NFL Week #7: SEA@STL visto dai Rams
Pronostico rovesciato, irrimediabilmente.
Doveva essere una facile vittoria per i campioni del mondo in carica, uno scontro divisionale tra Golia e il figlio invalido di Davide… ma niente da fare, anche a ‘sto giro Golia va a casa con la testa sotto braccio. I Rams rappresentavano una patata bollente per chiunque viste le ottime prestazioni contro 49ers, Cowboys e Eagles, ma sembravano non saper vincere: davano molto filo da torcere a tutti ma mancavano di concretezza. Chi avrebbe immaginato che proprio contro i campioni del mondo in carica, gli arietini di Saint Louis avrebbero trovato il coraggio di andare oltre le proprie possibilità?
Il primo drive della partita mostra dei Rams molto timidi che infatti arrivano con tre giocate al “punt”. I Seahawks rispondono mettendo al sicuro un “field goal”. Ma dal successivo ritorno di “kick off” dei bluoro è evidente che questa sera qualcosa gira meglio del solito: 75 yarde di ritorno da parte di Benny Cunningham. E’ stato Kearse, il promettente WR di Seattle, a fermare il RB di Saint Louis, altrimenti sarebbe stato “touchdown”. Il protagonista assoluto di questo drive, cominciato dalle 30 yarde dei Seahawks, è il “rookie” Tre Mason che chiude con un TD che porta i Rams sul 7 a 3.
Il risultato non cambia finchè nel secondo quarto proprio Benny Cunningham si riprende la gioia che Kearse gli aveva tolto, segnando un TD su ricezione: 14 a 3. Sembra un copione già visto: Rams vincenti nel primo tempo che poi vengono sonoramente sbeffeggiati nel secondo. Ma alla metà del secondo quarto avviene qualcosa che fa “sbirluccicare” gli occhi dei tifosi di Saint Louis. Dopo che Seattle non è riuscita a chiudere un terzo tentativo e 15 yarde da guadagnare, Jon Ryan, “punter” dei Seahawks calcia la palla per restituirla ai Rams. La palla va verso il fondo, verso la “sideline” a destra dei Rams. Ma ad attirare l’attenzione di tutti è il fulmineo Tavon Austin che si è invece spostato quasi sulla sideline opposta con l’atteggiamento di chi sta per ricevere la palla. Tutti ne sono convinti e cercano in aria la palla, anche le telecamere. Ma la palla è dall’altra parte e mentre tutti i giocatori della città di smeraldo si affannano a non lasciare spazio ad Austin, dall’altra parte del campo, il “gemello” di Tavon Austin, Stedman Bailey, riceve la palla e comincia a correre indisturbato per un TD da 90 yarde. Uno schema incredibile dello “Special Team” bluoro che pare sia stato rinominato in gergo “Mountaineer”, proprio in onore dell’università di provenienza di Austin e Bailey. 21 a 3. Non è il solito vantaggio di una squadra minore che ha sfruttato la poca concentrazione della squadra campione, qui ci sono 18 punti da gestire: troppi da sperperare per i Rams, troppi da recuperare per i Seahawks. Il primo tempo si chiude sul 21 a 6 visto che Hauschka ha trasformato un altro “field goal”. Nell’intervallo tutti si domandano se i Rams visti nel primo tempo saranno gli stessi che rientreranno nel secondo, e se riusciranno a contenere la reazione dei Seahawks. Perché una reazione ci sarà, questo è certo. Fino a questo punto la difesa dei Rams è sembrata quella dell’anno scorso: devastante, con gli occhi iniettati di sangue, pressante, mai doma. Su tutti svetta il “rookie” Aaron Donald che sembra banchettare allegramente in mezzo alla linea di Seattle.
Ma è troppo presto per fare valutazioni, le squadre tornano in campo per disputare gli ultimi due quarti. Russell Wilson sembra giocare da solo, come ultimamente gli capita spesso, e il suo talento lo porta a segnare un TD su una corsa da 19 yarde. 21 a 13. Il “braccino” dei Rams sembra improvvisamente diventare corto, e in breve la palla torna a Wilson che la gestisce con cura e la fa in ultimo pervenire al giovane TE Helfet, che punta i piedi al limite della “endzone” e segna un TD da grande giocatore di football. Il coaching staff dei Seahawks chiama il “2 point attempt conversion”, ma le ottime intenzioni non danno frutti in questo caso: 21 a 19. Incredibile, si pensava che oramai per la squadra di Saint Louis non ci fossero ostacoli e invece la partita è più che mai aperta. Ma le emozioni non finiscono qui: ci sono ancora in ballo quasi sei minuti dell’ultimo quarto, quando Kendricks segna un TD su ricezione, dopo un drive finalmente convincente dei Rams. 28 a 19.
La squadra di Seattle non ci sta e, trascinata da un Wilson che non sembra certo vacillare nei momenti importanti, mette sul piatto un drive che porta al TD di Baldwin. 28 a 26 per i Rams. Tre minuti e quattordici secondi sul cronometro. Lo stadio è quello di casa, ma ai bluoro cominciano a tremare le mani. Infatti i primi tre tentativi non servono a conquistare il primo “down” ed entra in campo lo special team per calciare il “punt”. Ora mancano solo 2 minuti e 55 secondi, ma potrebbero essere più che sufficienti per Seattle per arrivare ad un “field goal” che gli consenta il sorpasso. Ma ancora una volta, telecamere e giocatori dei Seahawks vengono sorpresi da una giocata imprevedibile: il “punter” non calcia la palla ma lancia un perfetto passaggio per Benny Cunningham che guadagna ben 18 yarde. Sopratutto i “caproni” di Saint Louis guadagnano altri 4 tentativi con cui consumare più tempo possibile.
E’ questa la giocata del destino, una di quelle giocate che mostrano il coraggio e le capacità di una squadra in un momento drammatico. Una vetrina per attributi. Anche i giocatori della squadra avversaria sembrano subire un grosso contraccolpo psicologico. Ma i giovani sono giovani, nel bene e nel male: Tre Mason, durante un terzo tentativo e una yarda da conquistare, s’invola, palla alla mano, sulla sinistra, e riesce immediatamente a guadagnare la yarda necessaria, non si inginocchia, come suggerirebbe l’accademia, ma continua a correre, come un Forrest Gump con le treccine, e alla fine, cade. Cade e perde la palla. L’ovale viene dapprima ricoperta da Harkey dei Rams e poi da una montagna umana dalla quale è sembrato uscire vincitore il CB più famoso dell’ultimo lustro: Richard Sherman. Sembra proprio che la palla sia stata ricoperta da Sherman, e sul cronometro ci sono ancora 74 secondi senza “Time Out” per Seattle. Il referee dice che non ci sono prove evidenti che la palla sia stata ricoperta da Sherman, quindi palla ancora ai Rams che si mettono in “Victory Formation” e vanno a vincere una meritata battaglia contro un avversario che sembrava insormontabile alla vigilia.
Le vene in tensione sul collo dell’Head Coach di Seattle, Pete Carroll, confermano che qualche polemica è rimasta sul fondo di questa partita, ma nessuno può dire che la squadra di Saint Louis non abbia meritato questa vittoria. La difesa nella prima parte di gara è stata dominante, l’attacco è sembrato a tratti veramente intrigante, ed in altri, invece, prevedibile e incolore. Ma è stato lo “Special Team” a dare la vittoria agli arietini con due giocate fuori dal comune. Degli ST non si parla mai abbastanza, a meno di giocate “storiche” o di errori clamorosi. Lo ST di Saint Louis è da tre anni uno dei migliori di tutta la lega: Johnny Hekker, il punter, è uno dei migliori nel proprio ruolo, e le statistiche lo provano; Greg “the leg” Zuerlein (seppure un po’ in ombra in questo periodo), è senza dubbio un Kicker con un brillante futuro nella NFL , ma è tutto l’organico degli ST che sembra essere costantemente ben al di sopra della media.
Complimenti al coach John Fassel. A preoccupare i tifosi arietini sono le prestazioni di Ogletree, che è sembrato un completo disadattato davanti alle eleganti danze di Wilson, e la tendenza generale della squadra a fornire prestazioni discontinue all’interno di uno stesso match. Dall’altro lato della palla ci sono dei Seahawks che stanno probabilmente affrontando la crisi più profonda dell’era Carroll. Tre sconfitte per la squadra più dominante che si sia vista negli ultimi anni, sono qualcosa di sorprendente. Russell Wilson è l’unica nota sempre positiva di questa squadra che pare disgregarsi sotto il peso del proprio mito. Le corse non funzionano più come prima, la linea difensiva non è più così pressante, la linea offensiva non offre le stesse garanzie di un tempo, il parco ricevitori sembra troppo stretto e non all’altezza… ed in questo marasma anche la secondaria, la arcinota Legion Of Boom, non riesce a fare tutta la differenza che riusciva a fare l’anno scorso. Si tratta di delicati equilibri: se la linea difensiva crolla, la secondaria deve fare gli straordinari, se i LB non svolgono a pieno il loro lavoro sulle corse, saranno le safety a cercare di tappare i buchi… insomma in una squadra di football tutto è interconnesso, e a Seattle, in questo momento, tutto sembra interconesso male.
Stiamo sempre parlando della squadra campione del mondo e magari tra tre giornate avrà maturato altrettante vittorie schiaccianti contro chiunque, ma una flessione nelle prestazioni è evidente anche al più ostinato tifoso. Magari è uno stato fisiologico per arrivare in piena forma ai Play Off, ma a noi non è dato sapere con certezza e ci limitiamo a descrivere quello che vediamo Domenica dopo Domenica. Nella città di smeraldo possono comunque contare su un Russell Wilson che si sta dimostrando un vero e proprio fenomeno, ogni volta di più, quest’anno più dell’anno scorso, e su un Marshawn Lynch che, anche se non adeguatamente coadiuvato e non produttivo come al solito, ha un atteggiamento in campo che non lascia dubbi: c’è adesso e ci sarà quando le cose andranno meglio. Molte squadre vorrebbero i problemi di Seattle, ma per adesso li hanno loro.