Analisi dal Lato Oscuro Week #8: Oakland Raiders VS Cleveland Browns

Capita delle volte che alcuni fan comincino già a pensare al draft in tempi ancora ben poco maturi per farlo. Non esiste un motivo valido, perché fino a che la stagione non è agli sgoccioli tutto può accadere, ma per come gli Oakland Raiders stanno giocando e soprattutto per quella che è la rimanente schedule che ci separa da quell’ancora lontano Gennaio, forse è il caso di chiedersi chi la squadra sceglierà con il primo overall.
La lista di termini dispregiativi per descrivere le varie partite sta giungendo al termine, ma anche quest’oggi tutto si può riassumere con un unico e tristissimo stato d’animo: FRUSTRAZIONE.
Andiamo a scoprire perché.

LA PARTITA

Questo match è stato un anomalia fin dall’inizio. Scelte contestabili sotto tutti i punti di vista hanno reso questo incontro una tortura di quasi 3 ore che ha prosciugato qual si voglia speranza di miglioramento e voglia di vivere. Prima di addentrarci però nelle considerazioni e analisi, andiamo a descrivere come ogni settimana il meglio e il peggio di ogni quarto.

PRIMO QUARTO: Esattamente come la scorsa partita, anche questa volta l’inizio è stato una gran delusione. Sfidando la Run Defense peggiore dell’NFL, corse di Darren McFadden e passaggi corti e rapidi di Derek Carr, permettono ai Raiders di marciare in territorio avversario. Dopo aver preso il ritmo però, Greg Olson inizia a mostrare segni di squilibrio: mandato in campo un Mourice Jones-Drew che non sembra aver ancora trovato il vecchio se stesso (tant’è che nel suo primo carry è già in negativo di 4 yard), l’OC pensa di utilizzare James Jones (notoriamente non uno speed WR) per un lateral. Cosa c’è di sbagliato in questo? Che Jones non è un tipo da yard dopo contatto, quindi è normale che Joe Haden fosse immediatamente su di lui ogni qual volta cercasse di fare il primo passo.
Dopo aver mandato in stallo il primo drive, ecco che ad unirsi alla banda di squilibrati arriva Tony Sparano con due trick plays. Perché fare due trick plays quando la squadra stava avanzando senza problemi? Solo Sparano sa la risposta, e quella data nella post conference non sta affatto in piedi.
Il primo dei due è una wildcat inutile che forza McFadden a tirare lateralmente su Derek Carr coperto benissimo dal secondario, mentre il secondo è un”fake punt”.
Questo fantomatico fake chiamato dall’HC era già rovinato in partenza: mandando in campo Matt Schaub (perché forse non lo sapete, ma per fare un fake punt e venderlo, mica si manda un punter, ma un QB… SMH come direbbero gli americani), un brutto snap costringe il veterano ad inseguire la palla; una volta recuperata, Schaub lancia in doppia marcatura, regalando un intercetto a Gipson che lo ritorna fino alle 48 di Oakland.
La difesa, che rispetto alla settimana scorsa sembrava completamente rivoluzionata come atteggiamento, ferma i Browns, costringendoli al FG. Il merito va dato ad un drop di Jordan Cameron, ma comunque è sufficiente a non lasciarsi scappare l’avversario che va in vantaggio 0-3.
Dopo un drive decente il cui scatafascio è da attribuire alle scelte del coaching staff, l’attacco si dimostra ancora una volta la ragione di quello 0 nella colonna delle vittorie.
Con MJD che non è proprio in grado di portare palla, c’è Greg Olson che pensa a restituirla a Cleveland… Come? Semplice: ogni essere umano dotato di un cervello, arrivati ad un 3 e 1 contro la run defense peggiore della lega, farebbe solo una cosa, cioè far correre McFadden che fino a quel momento aveva 31 yard su 5 portate; Olson invece è dell’opinione che fare un lancio (evitando di premere sui punti deboli) fosse un’idea migliore, e, come da copione, i Raiders vanno al Punt.
Ripreso l’ovale, i Browns con Hoyer alle redini, si fanno strada sul campo sfruttando la nuova occasione. Dopo un lateral eseguito alla perfezione che porta un guadagno di 48 yard (impara Greg Olson, impara) e salvato in extremis da Mayowa, la difesa torna quella dei drive precedenti, e, con Mack e Moore a mettere pressione, ancora una volta gli avversari sono limitati ad un FG e un maneggevole 0-6 da inseguire.

SECONDO QUARTO: Dopo due drive non eclatanti per entrambe le squadre, ecco che ne arriva uno che vale la pena discutere… ma non per questioni positive. Dopo un MJD che per l’ennesima volta ha prodotto il nulla sul campo, arrivati ad un 3 e 1 ripropongono una azione che già con i Dolphins aveva fallito in maniera miserabile: “Jamize Olawale al centro senza blocchi per una FB run”. Olawale, coinvolto solo due volte questa stagione e con 0 yard guadagnate, non ha avuto la minima speranza di passare e prendere anche solo un centimetro. Mi chiedo perché mai, con due grossi RB come McFadden e Latavius Murray, l’OC si ostini a fare la scelta sempre più stupida mandando in stallo ogni tentativo.
Tornati i Browns all’attacco e limitati ancora una volta ad un calcio per via del secondario sceso in campo per vincere (con un Carlos Rogers preciso nelle marcature e un Charles Woodson che si dimostra senza età fermando chiunque gli si poni davanti), i Raiders finalmente cominciano ad ingranare.
Riuscendo a muovere la catena sia grazie a Jones che soprattutto a Rivera, che si rende protagonista con una catch “over the shoulders” che ha dell’incredibile, Oakland si porta a distanza di Field Goal e Janikowski accorcia le distanze 3-9.
Non so cosa ci fosse nel Gatorade di Jason Tarver, ma sicuramente gli ha fatto più che bene, perché, grazie ad uno sforzo difensivo, i Raiders riusciranno ancora una volta a riconquistare la palla prima dello scadere della metà, con un grande stop dovuto a Carlos Rogers (che stavolta si mangia un pick-6 facile facile, droppando l’intercetto) e alla pressione sempre dei due OLB.
Sfruttato gli ultimi secondi per far calciare nuovamente Jano, le due squadre si avviano verso lo spogliatoio. 6-9 e la partita è apertissima.

TERZO QUARTO: Solitamente, ogni qual volta i Raiders giocano in questa stagione, accade qualcosa (una sorta di punto di svolta) che puntualmente manda all’aria qual si voglia visione di vittoria. Il turning point di questa settimana avviene proprio nel terzo quarto.
Inizialmente le due difese mostrano una netta superiorità nei confronti dei rispettivi attacchi. Per quanto riguarda i Silver&Black, due giocatori spiccano su tutti: il primo è Khalil Mack, che dopo aver passato ogni snap a divincolarsi dai doppi blocchi, fermare le corse sul nascere e mettere pressione sul QB avversario, legge ad un 3&1 Hoyer che si sposta sulla sinistra intento a lanciare, e in pochi istanti, è subito lì davanti a forzare il brutto passaggio; il secondo invece è Benson Mayowa, che assieme al suo compagno non si limitava a mettere pressione, ma anche a dar supporto sulle corse, dimostrando di essere un potenziale altro tassello importante della squadra.
Nonostante lo sforzo difensivo di dare all’attacco numerosissime occasioni per sbloccare il risultato e passare in vantaggio (visto che soprattutto in quei minuti la superiorità dei Raiders era visibile), arriva quella giocata che in attimo cambia completamente il momentum della partita, e dal quale Oakland non riuscirà più a riprendersi.
Corte corse dei RB che non riescono ad imporsi come all’inizio, sono intervallate da lanci di Carr che servono a tamponare la situazione e che sono però vitali per tenere il drive in piedi; importantissime sono due conversioni sul terzo down, specie quella con Thompkins, che con una solo mano riesce a prendere la palla assolutamente imprendibile per Gipson. Proprio Thompkins, pessimo contro Arizona, è invece risultato il target preferito del rookie QB, che in più occasioni ha sempre cercato lui per continuare a muovere la catena. Tutto questo affiatamento è bello da vedere, se non fosse che pochi secondi dopo accade il dramma: McFadden trova il buco giusto per convertire un secondo down, e riesce a percorrere 9 yard prima che Whitner, andando di casco sulla palla, riesca a forzare un fumble che schizza sulle mani di Joe Haden. Quell’azione è stata bizzarra, i Raiders non hanno neanche avuto modo di lottare per il possesso di quel turnover, e visto che Haden è riuscito a ritornarlo per ben 34 yard, i Brown riniziano subito da metà campo.

QUARTO QUARTO: Bastano due passaggi, uno su Hawkins e uno su Dray, per dar modo Hoyer di portarsi alle 4 yard dove con un ulteriore passaggio sul primo dei due, porta i Browns in vantaggio per 6-16.
Si tratta solo di 10 punti di scarto e sul cronometro mancano ancora oltre 12 minuti, ma ogni fan dei Raiders sa che, vista la difficoltà in quei 3 quarti di recuperare un deficit di 9 punti, sarà praticamente impossibile rientrare in partita… e così è stato.
Invece che rispondere a tono, l’attacco di Oakland entra in stallo, e a nulla serve lo sforzo della difesa di forzare il 3&Out una volta e portarli al punt una seconda, perché dopo due drive andati a vuoto per chiamate altamente discutibili (come non andare al quarto down con 6 minuti sul cronometro e uno svantaggio di due possessi da recuperare), sarà lo stesso Carr a correre e sbattere su Austin Howard, perdere la palla alle proprie 5 yard, e regalare il terzo turnover a Cleveland.
Con Tate che sigilla il vantaggio per 6-23, ai Silver&Black non resta che giocare gli ultimi minuti di Garbage Time, segnare un TD di passaggio su Holmes per salvare la faccia nelle statistiche, e restituire la palla della vittoria alla squadra di casa. 13-23 e i Raiders scivolano a 0-7 come record di stagione.

ANALISI

Qualche commento è stato necessario inserirlo durante la descrizione del “Il Bello, il Brutto e il Cattivo” di ogni quarto, ma adesso che abbiamo riassunto un po’ quello che è stato il disastro della partita contro i Browns, iniziamo ad analizzare il quadro generale (per poi ovviamente passare ai vari comparti).
La parola del giorno è stata “Frustrazione”. Questa sensazione non è solo stata provata dai tifosi, ma anche dai giocatori. Verso la fine della partita, quando ormai lo svantaggio era irrecuperabile, la telecamera ha ripreso la panchina dei Raiders, ed è lì che si è visto Sio Moore piangere dalla disperazione con la faccia immersa in un asciugamano.
Ogni settimana è qualcosa di diverso, la scorsa i terzi down, questa i turnover, ma l’unica costante è che i Raiders non riescono a trovare una via per strappare la vittoria. Per quante cose positive si possano trovare, quelle negative oscurano qualsiasi cosa e puntano su quel record di 0-7 che non sembra essere destinato a cambiare positivamente per le settimane a venire.

OFFENSE: Se la partita è stata persa, il merito è solo loro. L’incontro contro San Diego sembra sempre più un anomalia, perché ora come ora, nessuno è in grado di emulare una performance del genere.
Derek Carr, nonostante nelle stats abbia lanciato per oltre 300 yard e portato a casa un TD, questa settimana è stato parte del problema. Nelle scorse occasioni il “rookie” che c’è in lui è venuto fuori in rarissime occasioni, ma contro Cleveland ha preso il sopravvento. La fretta di liberarsi della palla nonostante non fosse in procinto di subire un sack è sicuramente uno dei maggiori problemi del match: in più occasioni infatti non ha progredito con le sue letture (dove spesso c’erano ricevitori disponibili per convertire il down), affidandosi alla prima e tentando la fortuna che tuttavia non arrivava.
Darren McFadden, incisivo all’inizio, non ha avuto modo di continuare a mostrare ciò che riusciva a far bene, per via della decisione di coinvolgere di più MJD che sul campo non sta producendo. Questa strategia ha pesantemente influenzato la partita, soprattutto perché contro la peggior difesa sulle corse della lega, non si può correre soltanto 22 volte e lanciare 54.
I ricevitori (sia WR che TE) sono stati decisamente migliori, il numero dei drop è drasticamente diminuito e soprattutto c’è stato Thompkins che è emerso come un bersaglio valido che, quando c’è con la testa, può aiutare a muovere la catena.
Per quanto riguarda la linea invece il discorso cambia. Se dal punto di vista della pass protection l’incontro è stato “buonino” (solo 3 sack nonostante i continui blitz di Cleveland che cercavano di mettere in difficoltà il giovane QB), i blocchi della corsa sono stati osceni. Di lavoro ce ne è ancora tanto da fare e il tempo per far funzionare il comparto RB sta volgendo al termine.

DEFENSE: Il merito dell’essere stati in partita fino all’ultimo (o quasi) è solo loro. Senza alcun supporto dall’attacco, la difesa ha lottato fino alla fine forzando i Browns a numerosi punt. La cosa migliore, apprezzabile anche dalle statistiche, sono proprio i terzi down. Permettere agli avversari di convertirne solo 2 su 12 (16%) è un traguardo notevole, e grazie agli infortuni, giocatori come Mayawa sono potuti emergere, e dare una piccola svolta ad una squadra che ormai ha ben pochi “bright spots”.
La linea difensiva è stata la migliore mai vista: non ci sono sati i grandi numeri sui sack, ma l’offense dei Browns era sotto continua pressione. Sia i DE (Tuck e Mayowa) che i DT (Justin Ellis in primis) sono riusciti a chiudere gli angoli ad ai RB limitati a 1.6 yard per carry.
I LB sono stati ancora migliori. Fatta eccezione per Miles Burris (che tuttavia non ha dato il peggio di se, uscendone più o meno dignitosamente), Khalil Mack e Sio Moore sono stati incredibili. Lo stesso Hoyer, senza che gli venisse posta alcuna domanda, ha elogiato Mack per la sua prestazione in campo: 6 tackle (di cui 4 da solo), 2 tackle for a loss, 2 QB hits e 4 pressioni sul QB, sono numeri che meritano rispetto, e il Rookie da quinto overall si sta dimostrando sempre più uno steal del draft.
Il secondario è stato rivoluzionato. Di rado si sono visti quegli enormi cuscini concessi ai ricevitori avversari tanto usati in passato, ma per quanto le coperture siano state eccellenti in molte occasioni, c’è stata una mancanza di fondo che ha comunque influenzato la partita: il lasciarsi scappare i big plays. Sia Charles Woodson che Carlos Rogers hanno droppato due sicuri intercetti che avrebbero cambiato completamente tono al mach. Carlos Rogers poi, rispetto a Woodson, avrebbe avuto campo libero davanti, potendo potenzialmente andare per il pick-6 e affossare gli avversari quando ancora si era nel terzo quarto.

COACHING STAFF: La nota di demerito, ancora una volta, va proprio al coaching staff. Prima di giudicare bene Jason Tarver aspetterò ancora una settimana (anche perché è più facile che sia una performance una tantum, piuttosto che una vera e propria correzione), quindi concentriamoci su Sparano e Olson.
Essendo loro le menti dietro questo Offense che non riesce a funzionare, c’è da chiedersi quanto ci sia dell’uno e quanto dell’altro dietro alla scelta degli schemi.
Sicuramente sia i trick plays che la wild cat sono genialate dell’HC, ma ci sono alcune scelte inspiegabili che non posso immaginare siano partorite da una mente sana. Vorrei quindi porre loro delle domande cui vorrei delle risposte: Perché lanciare a 3 e 1 contro la peggior run defense? Perché far correre Olawale senza blocchi ad un 3 e 1 (nonostante in una precedente occasione non abbia funzionato) e non uno dei due RB alti 6’2” e che pesano 230 pound? Perché ostinarsi a fare i lateral su James Jones (anziché sugli speedster) se non possiede la velocità e l’accelerazione per poter fare anche solo un passo prima di vedersi gli avversari addosso?
Di domande così ce ne sarebbero ancora tante, ma purtroppo non potremmo avere le risposte.

Concludendo, questa partita è stata meritatamente persa contro una squadra che la settimana precedente aveva fallito contro i Jaguars anche loro a quota 0 vittorie. Se non si riesce a strappare una W neanche contro dei Browns al peggio della loro forma e senza Jordan Cameron (uscito per concussion), allora c’è ben poco da sperare per questa stagione.
Il prossimo mese bisogna prepararsi a vedere il record scendere a 0-11 perché in successione ci saranno Seattle, Denver, San Diego e Kansas City. Due di queste squadre lo scorso anno stavano giocando il Super Bowl, le altre due davano battaglia ai PlayOff, ed è alquanto improbabile (ma comunque statisticamente sempre possibile) riuscire a spuntarla.
L’unica soluzione quindi è pensare che tra 9 settimane sarà tutto finito, e quel giorno molto probabilmente si assisterà ad una pulizia generale dei piani alti (per mettere una toppa al troppo imbarazzo) e una nuova ricostruzione. Rispetto al 2012, questa volta ci sono sia i soldi, che due giocatori come Mack e Carr, attorno ai quali è possibile assemblare una squadra decente.
Fino ad allora però ci sono solo dolore e frustrazione all’orizzonte, e la domanda “chi prenderanno i Raiders con il primo overall” diventa sempre più concreta.