NFL Week #8: Minnesota Vikings @ Tampa Bay Buccaneers recap
Doveva essere alla vigilia una partita tutto fuorché spettacolare Vikings@Buccaneers, ed eccezion fatta per 2-3 di drive che hanno svegliato dal torpore i tifosi di ambedue le formazioni, possiamo dire a ragion veduta che non ha (purtroppo) deluso le attese.
Poco da dire circa la prima metà di gara, un’autentica sagra del punt. Fatta eccezione per l’intercetto iniziale messo a segno da Captain Munnerlyn ai danni di Mike Glennon nel primo drive del match, e per il seguente field goal sbagliato da Blair Walsh per i Vikings da una distanza di 56 yard nel drive seguente, infatti le due squadre si fronteggiano a colpi di punt (ben 9 consecutivi!) per tutto il primo e secondo quarto, prima che di nuovo Walsh da una distanza di 46 yard riesca a mettere a segno il field goal che sblocca l’incontro ma che di fatto sancisce la difficoltà di entrambe le squadre di andare a punti via touchdown, oltre che la bassa qualità dell’incontro.
Nella ripresa la musica sembra non cambiare ed i primi due drive del 3° quarto continuano ad essere appannaggio dei due punter. Nel terzo quarto però Bridgewater dalle 17 yard di Tampa riesce a trovare Jenning con un bellissimo passaggio profondo nell’angolino destro della endzone dei Bucs, portando così gli ospiti sul 10-0 e dando l’impressione di poter finalmente spostare l’inerzia dell’incontro a favore di una squadra. Impressione errata, i Vikings infatti continuano a chiudere i loro drive con dei punt mentre i padroni di casa cominciano ad avvicinarsi con due field goal (54 e 45 yard) trasformati da Murray per poi passare in vantaggio con un passaggio da touchdown da yard di Glennon dritto dritto nelle mani di Austin Seferian-Jenkins, allo scadere del 4° quarto. Il sorpasso dà però la sveglia all’attacco di Minnesota e Bridgewater in circa 2 minuti riesce a portare i suoi ad un passo da una comeback interrotta solo dai 5 secondi rimasti sul cronometro. La posizione di campo è però sufficiente per Walsh per mettere a segno il FG (38 yard) che manda le due squadre all’over time. Tempo supplementare che però dura la pochezza di appena 17 secondi, cioè il tempo necessario al kickoff di Walsh ed al capolavoro di Barr, che induce Seferian-Jenkins al fumble, lo recupera ed infine lo ritorna per 27 yard nel touchdown che pone la parola fine al match.
Cosa possiamo dire di questa partita? Sicuramente come già preannunciato nell’introduzione è lecito ribadire che è stata un’ incontro tutto fuorché spettacolare, che ha ribadito un percorso ancora tutto in salita per due squadre entrambe finite nei bassifondi della lega nel 2013 ed ambedue alle prese con un nuovo ciclo segnato dall’arrivo di un nuovo coaching staff. I Vikings venendo da tre pesanti sconfitte consecutive avevano l’imperativo categorico di tornare alla vittoria come sottolineato al termine della gara anche da coach Zimmer.
Se però da un lato possono essere più che soddisfatti di una difesa in continua e regolare crescita (2a in sack, 3a in intercetti e 13a in total defense dopo esser stata penultima la scorsa stagione) che ha letteralmente tenuto in piedi la baracca, lo stesso non si può dire dell’attacco. Certo, passi in avanti sono arrivati con un Bridgewater capace di passare dai 3 intercetti contro Detroit ai 2 intercetti e 1 TD pass contro Buffalo sino al TD pass senza intercetti contro Tampa, però contro quella che è al momento l’ultima difesa della lega e godendo di una difesa che continua a regalare turnover ed invitanti posizioni di campo, non puoi limitarti a condurre la squadra ad un solo TD pass e un FG goal (sarebbero in verità due ma non possiamo considerare un’ottimo lavoro dell’attacco una posizione per un tentativo di FG pari a 56 yard). Peraltro Bridgewater, pur avendo il solito alibi della OL che ha continuato ad esporlo ai colpi dei lineman anche questa domenica, ha subito un solo sack e globalmente ha avuto una pressione meno asfissiante rispetto ai due incontri precedenti, ragion per cui era lecito aspettarsi qualcosa di più in attacco pur prendendo con soddisfazione il passo in avanti. Inutile dire che molte saranno le luci puntate addosso al rookie QB nel non impossibile match casalingo di domenica prossima contro i Washington Redskins. Menzione d’onore per Anthony Barr, man of the match che si candida ancor più oltre che ad essere una delle colonne portanti della difesa dei Vikings nell’immediato futuro, anche al premio di rookie difensivo dell’anno con una produzione che al momento conta già su 3 sack, 1 FF 3 FR ed 1 TD, oltreche 54 tackle con iqualioltre a guidarei Vikings è anche 4° tragli OLB 4-3 dellalegadietro solo due giocatori dal rendimento Pro Bowler come Lavonte David e DeAndre Levy di Bucs e Lions e Brandon Marshall dei Broncos.
Quanto ai Bucs c’è da dire che invece non si sono visti praticamente neanche quei piccoli passi avanti fatti registrare dai Vikings. La squadra allenata da Smith ha infatti avuto il solito atteggiamento passivo per 3/4 di gara prima di darsi la solita svegliata nell’ultimo quarto, peraltro sfiorando per poco il colpaccio con una comeback interrotta da Walsh prima e Barr poi. Dietro gli ottimi McCoy e David non possono per forza di cose bastare a fermare corse e passaggi così come la pass rush non è stata certamente all’altezza (basti un solo dato: 1 solo sack collezionato contro un’OL che nelle scorse due partite ne aveva concessi complessivamente ben 14), avanti invece Glennon, il cui noto tallone d’Achille è il soffrire in maniera determinante la pass rush avversaria, non può essere continuamente esposto all’aggressività di DL come quella di Minnesota. Il dato poi che deve fare più riflettere è che Minnesota non vinceva contro Tampa dal 2001 e mai aveva vinto al Raymond James da quando lo stadio era divenuto nuova casa dei Bucs. L’impressione è che molto delle sorti della franchigia di Tampa dipendano dalla resa della OL che oltre a limitare la capacità di incidere sulla partita di Glennon limita oltremodo anche quella del parco RB, fermato dai lineman di Minnie al di sotto delle 100 yard corse. Se migliorerà la resa di tale reparto (che comunque va detto non è l’unico sotto la sufficienza e non deve passare in ogni modo come capro espiatorio del difficile momento che sta attraversando Tampa) è lecito sperare in partite più combattute da parte della squadra il cui calendario vede ancora incontri divisionali in una NFC South che mai come quest’anno sembra esser il fanalino di coda della NFL, altrimenti verosimilmente i tifosi della Bucs Nation dovranno per quest’anno sperare che la RS finisca presto.
– Teddy B. –