College Football Playoff: the day has come
E’ ufficiale, il nuovo corso del Football universitario è finalmente cominciato.
Dopo la Nona settimana di campionato, infatti, si affaccia alle luci della ribalta il Ranking ufficiale della prima stagione caratterizzata dai Playoff.
Un comitato di dodici persone (all’inizio tredici, per evitare pareggi, poi orfano di Archie Manning ritiratosi dalla questione per motivi di salute) stabilirà settimana per settimana la classifica delle migliori squadre universitarie le cui prime quattro, a stagione finita, si sfideranno in due semifinali ed infine in una finale per determinare il campione nazionale.
Questo nuovo sistema, già ampiamente presentato ad inizio campionato, dovrebbe garantire una maggiore competitività per la vittoria del titolo finale, allargando la cosa a quattro squadre con la possibilità di guadagnare la finalissima sul campo, invece che per nomina come accaduto fino ad oggi. Ma come vengono selezionate le quattro semifinaliste? Appunto per nomina, come già detto.
Di fatto il nuovo sistema non aggiunge niente ai vecchi Ranking…anzi, a livello pratico, qualcosa viene a mancare: l’oggettività. Il nuovo Ranking non si basa su un computo di punti ma su una selezione del tutto “umana”.
Non è un caso che già dalla prima settimana le polemiche la facciano da padrone.
Sulle prime due della classifica nulla da dire: Mississippi State e Florida State sono imbattute e hanno dimostrato sul campo di giocare un football al top.
Auburn, la terza e prima delle squadre aventi una L, ha pieni diritti di reclamare la terza posizione mentre, a chiudere le TOP 4, troviamo Ole Miss; e qua cominciano le sorprese.
Se scorriamo la classifica troveremo alcuni particolari davvero bizzarri; cominciamo con un paio di esempi: Per primo Notre Dame, squadra con una sola sconfitta, rimediata contro i campioni in carica e #2 del Ranking di FSU all’ultimo TD.
Gli Irish son stati posizionati in decima posizione, ben sei posizioni sotto ad Ole Miss che in week 9 si è vista superare di misura da LSU, squadra attualmente #19 del Ranking e capace di esprimere un football decisamente inferiore a quello di Florida State.
In nona posizione figura Kansas State che ha una sola L rimediata contro la fortissima Auburn ma che, ad oggi, ha incontrato una Schedule piuttosto inferiore rispetto a quella affrontata da altre scuole da lei precedute (ha affrontato solo due Top 25, perdendo con Auburn e vincendo di un punto con l’attuale #11, Oklahoma).
Spicca anche la posizione di Baylor, tredicesima e con una L, nonostante abbia vinto qualche settimana fa contro TCU, ad oggi posizionata decisamente meglio, settima.
Quindi perdere all’ultimo secondo in casa dei campioni in carica e #2 del ranking vale un decimo posto, mentre perdere con la #19 vale il quarto…ma non solo, avere lo stesso record (6-1) e aver vinto lo scontro diretto ti può posizionare sei posti sotto alla squadra che hai sconfitto. Un bel casino.
E’ chiaro che all’osservatore comune questo tipo di scelte possa scatenare pruriti ed irritazioni cutanee a profusione…soprattutto se tifa una squadra costretta a risalire la china dopo una stagione di livello superiore rispetto a quelle che ha davanti. Ma ai dietrologi più puri (come me), questo non basta; una volta placato il prurito scatta la scintilla del complotto: vuoi vedere che fanno di questi garbugli giusto per alimentare la polemica e creare un hype enorme attorno alla rincorsa al titolo?
Beh, lo si era già detto in estate: affidare un ranking così importante a dei comuni “umani” (alcuni dei quali non hanno mai toccato una palla ovale…di cuoio) non poteva che essere una mossa atta ad incendiare le polveri della polemica….lungi dal comitato l’idea di smentirsi!
Prima settimana di classifica, prime tonnellate di carta, inchiostro e megabyte sacrificati alla causa del “facciamoci sentire, questo ranking è una sola!”.
Tutto bene, tutto regolare; nel football non abbiamo un’abbondanza di casi arbitrali da sottoporre ai Biscardi d’oltre oceano per cui….tutto fa brodo! Resta lo stesso il dubbio partorito in estate da molte menti surriscaldabili: alla fine della fiera, saranno obbiettivi o il carrozzone dovrà continuare fino al titolo?
Ai Bowls facenti da semifinali, ci andrà chi ha meritato sul campo o chi farà più scalpore?
Poco importa, a mio avviso; per il tifoso di una squadra estromessa, le altre non avranno MAI più meriti oggettivi della sua e dovrà scattare la crociata. In caso ci andasse una diretta rivale, la guerra aperta.
Pronti quindi a trincerarvi dietro le tastiere, fans del football universitario: se la vostra squadra non sarà nei “Fab Four”, potrete riempire la rete e l’etere di dati, statistiche e teorie per dimostrare che quei dodici santi apostoli del comitato, in realtà, non capiscono un tubo. Se poi arrivate quinti o sesti, vi consiglio una buona connessione e una scorta di Maalox, perché il lavoro sarà lungo ed estenuante.
– Nicholas J Hook –