NFL Week #9: Washington Redskins @ Minnesota Vikings recap

Questa sconfitta brucia. Forse più di quella della prima giornata, contro i Texans. Lì, oltre al fatto che c’era la sensazione di poter vincere la partita, c’era anche la speranza che ci fosse tutto il tempo per rimediare. Con questa partita persa invece si mette la parola fine ad ogni misera, residua speranza di poter salvare la stagione. Ed il grande rammarico sta nel fatto che ci si porta via anche la sensazione che fosse una vittoria abbordabile, soprattutto dopo il primo tempo. Quella di Domenica è stata una sconfitta della squadra,  perché ogni reparto ha giocato sotto le proprie possibilità, o comunque non all’altezza, e molti giocatori non nel loro standard. La difesa, che aveva avuto pause enormi contro i Seahawks e contro i Giants, è riapparsa, in quella forma, nel secondo tempo. La pressione sul QB si è dissolta ma, contemporaneamente, è crollato il run blocking, concedendo ai Minnesota due touchdowns su corsa, anche abbastanza agevoli, oltre una serie li linee interne preoccupanti. La OL ha spesso mancato la protezione sul QB costringendolo, a volte, a scelte forzate e facendogli incassare una bella serie di sacks e colpi. Della secondaria parleremo dopo. Ma parliamo di Griffin. Evitando la sterile polemica sul quarterback, era chiaro che rientrando come titolare avrebbe dimostrato degli impacci, e così è stato. Ma tutto sommato la sua prova è stata positiva. Gli si possono ascrivere un intercetto orrendo nato da un pessimo lancio e non da una errata lettura ed un ultimo drive dove non è riuscito ad incidere, complice anche una penalità nel momento meno opportuno, che ha allungato terribilmente le yarde per chiudere il down. Per il resto ha giocato con la personalità che gli si richiede, portando la squadra a 26 punti contro la ottava difesa della NFL, quarta sul pass game,  dopo che le ultime  cinque partite Washington aveva avuto i seguenti  score 14 – 17 – 20 – 19 – 20. Con la sua presenza in campo si è rivitalizzato il running game con 112 yarde assommate corse e Morris, a momenti, è sembrato il running back devastante di qualche tempo fa. Nel primo tempo però sono apparsi costosi sia un 3 e 1 mancato su una corsa sul bordo e un lancio laterale non tenuto a difesa aperta in una drive che poi non si è chiuso. Ci sono stati altri momenti in cui la presenza di Griffin ha forzato il DE o il linebacker al gioco di contenimento, e questo, ancora una volta, ha creato una corsia per Morris. In qualche azione si è rivisto il 2012.  Troppo presto per dire se la strada è giusta, ma  sembrerebbe, anche con l’aiuto di Helu, che il reparto possa migliorare. Con Griffin in campo  si è visto un maggior uso della read option, ad  aiutare l’attacco, nonostante  Domenica i Redskins avessero contro uno dei migliori DE della lega,  Everson Griffen .  Tornando a RG3, ha lanciato  103 yds nel primo quarto con 6 su 6, con un grande impatto sulla squadra. Ha finito con 18 su 28 e 251 yds  un TD e un intercetto, purtroppo sanguinoso perché ha permesso in chiusura del primo tempo di temere in vita Minnesota con un touchdown. Ma nel gioco, alla fine, ha mostrato alcuni impacci che sono assolutamente da migliorare, visto che, forse,  è impossibile migliorare la squadra. E’ stato detto spesso che l’unico giocatore d’elite nella OL è Trent Williams, e si è dimostrato domenica, quando il tackle non ha certo vissuto una giornata esaltante, tutta la linea si è lentamente sgretolata attorno al QB.  Forse Griffin ha le sue colpe, ma c’è da pensare che, in una stagione quasi finita con Philadelphia e Dallas a 6 vittorie, sarebbe meglio che Gruden si decidesse a provare  giocatori come Spencer Long, Josh LeRibeus e Morgan Moses , finora usati con il contagocce, per vedere se possono rappresentare il futuro della OL. Alla fine Griffin è stato sackato 5 volte e in questo c’è un concorso di colpa tra una impossibilità dei giocatori di linea nel fermare i giochi difensivi di Minnesota, ed una esasperata ricerca di RG3 del gioco decisivo, con una tenuta della palla esagerata per i tempi che la linea gli concedeva. RG3 deve imparare a leggere le situazioni di gioco ed a regolare l’orologio interno per sapere quello che si può permettere nella partita, nello schema, nella situazione. Griffin corre bene. E’ indubbio. Però non è più il giocatore guascone del primo anno. Questo è un altro dato di fatto. I colpi, evidentemente, fanno male. Si è visto benissimo in una corsa su un terzo down, in cui appena ha visto profilarsi la possibilità di un colpo di un difensore, con una yarde  per chiudere il down, ha messo il ginocchio a terra. Il Griffin rookie non l’avrebbe mai fatto. Non è un difetto, è un  dato di fatto.

La grande indagata di questa sconfitta, è stato detto, è la difesa. E per una volta nel suo insieme e non solo la secondaria. Dalla prestazione convincente e a tratti esaltante di Dallas alla partita di Domenica c’è un abisso. Forse il peccato originale lo ha commesso Haslett, che andando contro un QB rookie ha abbandonato lo schema a blitz usato contro Romo, finendo per togliere identità al reparto. Ma soprattutto la difesa si è lentamente sgretolata, passando da un primo tempo dove aveva concesso pochissimo ad un secondo in cui ha fatto chiudere tutti e quattro i terzi down e concesso 86 yarde su corsa ( 14 nel primo tempo ), crollando proprio nella chiusura sulle corse che fino alla partita di Dallas, era stato il punto di forza. La partita di Domenica è stata persa soprattutto qui. Bridgewater ha completato 26 su 42 pass per 268 yards, un touchdown e nessun intercetto e due sacks. La pass rush non è mai stata una vera minaccia,  ha anche perso alcuni lanci in campo aperto con la copertura  totalmente saltata. Si è capito che se la difesa toglie tempo al QB, la secondaria di Washington ha qualche chance di difendere decentemente, ma se deve farlo sulle route che si sviluppano bene e il quarterback può scegliere il target sono veri dolori, sinceramente non è comprensibile la ragione per cui si perda totalmente la coverage in queste situazioni. Certo, Jerick  McKinnon  ha corso su route dal cutback in read zone o in allineamento, costringendo un linebacker esterno ad una copertura sul fronte  portando via la sua pressione.  Inoltre i Vikings hanno fatto parecchie play action con la massima protezione.  Con questi giochi  è difficile fare la pass rush, con anche giocatori in route aperte  a fondo campo, ma sta alla difesa ed al suo coach studiare velocemente le contromisure a questi schemi.  E’ bene dirlo, qui le colpe non sono nè di Amerson  o di Breeland o delle safety, anche se spesso si fanno uccellare dai movimenti di partenza. Qui le colpe sono del coaching. Facciamo qualche esempio.

La safety dei Redskins Ryan Clark a volte si è bruciato la copertura o per tentare di dare man forte all’attacco il linea ed ha finito per favorire i giochi offensivi, come nel caso del primo TD di Minnesota in cui ha attardato la copertura sul profondo per aiutare nello slot.

In un’altra occasione Cordarrelle Patterson si era  trovato un 15 yarde aperto con il corner David Amerson in cover da quella parte, ma questi ha giocato come se si aspettasse  l’ aiuto della safety, visto che poteva aver visto Clark, correre in alto, ma non erano in sincronia. Sempre nel TD di Minnesota, Amerson in  cover-3 ha preso il ricevitore esterno mentre correva una  post, saltando il percorso, lasciando l’esterno profondo aperto per tight end Chase Ford per il suo ingresso in end zone.

Ad un certo punto i Vikings hanno fatto una route ad incrocio – Ford e il WR Adam Thielen allineati sullo stesso lato  a fondo campo, e sia la safety Brandon Meriweather che Amerson  sono andati sullo stesso uomo mentre un altro era libero. Questo dimostra come la cover necessita di meccanismi ben studiati e giocatori che comunichino molto, perché se un giocatore aspetta un movimento e l’altro ne fa uno differente, molto spesso il movomento di trasforma in touchdown, proprio perché non c’è più nessuno. La cover 3 o 4 sono applicazioni difficili per giocatori giovani che vengono dal marcamento ad uomo del college. Minnesota non ha fatto giochi complicati. I corner di Washington, è ormai una regola, si fanno portare in copertura interna dai WR, nella Cover 3, liberando le route esterne. C’è bisogno, dall’inizio della stagione, di coperture fatte con molta disciplina.  Disciplina, meccanismi studiati, comunicazione nel reparto,  tutte cose che mancano alla secondaria di  Washington……

Nota positiva.  Come sempre DeSean Jackson ha dimostrato di essere uno dei pochi giocatori d’elite di questa squadra, con 120 yarde, quattro ricezioni e un touchdown, quinta partita stagionale con più di 100 yarde. Rimane una costante minaccia da  big-play, di cui  Washington aveva bisogno.

Per quanto riguarda gli obiettivi preferiti di Griffin una stagione fa, Jordan Reed e Pierre Garcon , hanno avuto giorni migliori. Questo è qualcosa su cui lavorare e da cui Griffin e il OC non possono prescindere. La giusta collocazione offensiva e l’uso di target sul corto e medio, possono aiutare tantissimo Griffin a liberarsi della palla, costringendo la difesa a chiudere differentemente le coperture e tenere allertati i linebacker. Un attacco produttivo di Washington, soprattutto sul terzo down, non può prescindere da Garcon e Reed. Garcon ha finito con solo tre ricezioni per 15 yards, mentre Reed  con una.  Questa unità deve lavorare differentemente, forse tutto ciò ha avuto a che fare con un po’ di ruggine di RG3 nella lettura o nella aggressività della linea offensiva, ma è qualcosa che il coaching deve rimediare.

I Redskins non ha mandato troppa pressione in direzione di Bridgewater. Nella fase iniziale, si è rivelato essere la mossa giusta. Correndo con  solo quattro difensori per la maggior parte degli snaps, la squadra della  pass rush ha compensato con  due sacchi e tre hit al quarterback nei primi 30 minuti. Bridgewater poi ha cominciato a gestire la fase dei lanci con maggiore tranquillità, rispettata da una pass rush che ha smesso di incidere. Andando contro una OL di  Minnesota  che  aveva concesso  31  sacks,  i Redskins nel secondo tempo hanno raccolto 0 sacks e 2 hit al QB. Da questo punto partono i  22 punti nel secondo tempo dei Vikings.

Un’altra nota positiva viene ancora dalle squadre speciali che sembra siano finalmente migliorate, sia nei ritorni che nel gioco dei blocchi sui ritorni avversari.

Adesso arriva il bye e dopo i Buccaneers. Si spera non si aprano ancora le polemiche sul quarterback. Il residuo della stagione deve servire per capire  se RG3 può ancora rappresentare il futuro di questa squadra, ed è molto più importante che raccogliere qualche vittoria in una stagione già segnata.