Da Uno a Dieci – NCAA 2014
1 Come gli Heisman Trophy vinti dalla University of Oregon nella propria storia. I Ducks sono riusciti a portare a casa questo trofeo grazie al QB Hawaiiano, Marcus Mariota, autore di una stagione pazzesca conclusa con soli 10 turnover a fronte di quasi 60 TD totali. I Ducks sono sembrati più preparati rispetto agli anni passati con un gioco offensivo formidabile, con il solito tempo rapidissimo e con una dose di fisicità che molti analisti non credevano appartenesse ad Oregon. Mariota è stato l’uomo perfetto per l’attacco dei Ducks, capace di effettuare lanci nella zona corta ed intermedia con grande precisione, anche se non sempre le sue letture in read-option sono apparse corrette, soprattutto contro avversari di livello.
2 Come le sconfitte che Nick Saban si trova a dover analizzare negli ultimi due anni nello Sugar Bowl. Se l’anno scorso Oklahoma al Super Dome aveva battuto Alabama grazie ad una difesa esplosiva, molto abile in pass rush e con un fiuto per la palla, quest’anno Alabama è stata battuta con le sue stesse armi: potenza, forza fisica e atletismo. Ohio State ha approfittato delle corsie perimetrali per mettere in difficoltà gli atleti di Alabama, molto possenti ma di conseguenza non preparatissimi negli spostamenti laterali. Strategia che forse nella SEC funziona ancora bene, ma che contro squadre più veloci (sia come atleti che come tempo) sembra essere controproducente. La palla passa adesso a Saban e a Smart, mentre l’assunzione di Lane Kiffin è sembrata positiva, con un attacco di Alabama meno orientato sul gioco a terra tipico dell’era Nussmeier e più disposto a mettere palla in aria, con la presenza di un mostro come Amari Cooper, di gran lunga l’arma offensiva migliore di Alabama negli ultimi anni.
3 Come le vittorie raccolte da Washington State, al terzo anno sotto la guida di Mike Leach. I Cougars sono scivolati indietro dopo un anno chiuso sul 6-7. Tante le gare sprecate da una squadra che sta disperatamente cercando di cambiare direzione, su tutte quella contro California in cui il QB Connor Halliday ha lanciato per 734 yard (record FBS) ma non è comunque riuscito a portare a casa la vittoria. Il 2015 sarà un anno cruciale per Leach e per i Cougars, chiamati alla riscossa nella Pac-12 North.
4 Come i titoli consecutivi vinti da North Dakota State in FCS, il secondo livello di gioco per il college football (ma solo su carta, i Bison sarebbero almeno da 6-6 anche in FBS, ndr). I Bison sono riusciti nell’impresa battendo Illinois State in Texas dopo essere stati sotto a pochi secondi dalla fine dell’incontro. In generale un anno incredibile per una squadra che ha atleti che hanno conosciuto più titoli nazionali che partite perse durante la propria carriera. La vittoria larga in casa di Iowa State è stata solo l’inizio di una stagione che ha visto l’unico passo falso contro Northern Iowa, mentre ben 8 avversari inseriti nella top 25 FCS sono caduti nell’assordante Fargo Dome, a Fargo, città che è stata casa anche quest’anno per una settimana di College GameDay. Il tutto con uno staff nuovo di zecca e con un QB, Carson Wentz, alla prima stagione da titolare.
5 Come le partite decise da un Hail Mary Pass, ovvero un passaggio disperato in endzone fatto all’ultimo secondo. Dapprima è stata Arizona contro California, poi sempre in Pac-12 l’incredibile epilogo della gara al Coliseum tra USC e Arizona State, con Jaylen Strong capace di uscire con la palla in mano nell’ultimo assalto dei Sun Devil. La palla è passata poi a Central Florida, uscita vincitrice dall’incontro con East Carolina grazie ad una bomba a tempo scaduto. Infine, nel Bahamas Bowl, Central Michigan ha compiuto forse la giocata più miracolosa della stagione. I Chippewas, sotto di 35 punti ad inizio quarto quarto, hanno iniziato una rimonta clamorosa conclusasi con una serie di passaggi all’indietro (quattro lateral, in tutto 6 giocatori hanno toccato la palla) e con un insperato touchdown a cronometro abbondantemente fermo. Tutto molto bello, tranne il finale: invece di accontentarsi del pareggio (e dunque supplementare) con l’extra point, Central Michigan ha provato la conversione da due punti, senza ottenerla, di fatto vanificando la giocata precedente. Come da motto NCAA, è vero che “Every game counts”, ma è anche vero che “Every moment counts…”
6 Come le vittorie raccolte da Texas nel 2014, sotto la guida dell’HC Charlie Strong. I Longhorns sono apparsi in netta ripresa nonostante i numeri non siano così incoraggianti, a partire da un rinnovato senso di responsabilità fornito da Strong che ha dovuto espellere dalla squadra circa 15 giocatori per comportamenti non conformi agli standard richiesti da una scuola storica come Texas. Una volta compreso il messaggio, i Longhorns hanno iniziato a creare una buona identità di squadra, mentre Strong e soci hanno iniziato a reclutare con fortuna in Texas (tanti talenti difensivi) e non è da escludere che con l’esplosione di un QB (Swoopes o un altro giovane) i Longhorns non possano essere contender per i playoff in un paio di anni da adesso.
7 Come i giorni trascorsi tra le folli corse di Melvin Gordon contro Nebraska e Samaje Perine contro Kansas, che hanno abbattuto il muro di yard corse in una gara per ben due volte in una settimana. Dapprima Gordon ha corso in faccia ad una talentuosa difesa di Nebraska, e solo la decisione di tenerlo in panchina a fine gara gli ha impedito di andare oltre le 408 yard corse fino a quel momento. Record come detto, battuto da un true freshman solo pochi giorni dopo, quando in Kansas Samaje Perine, RB di Oklahoma, ha corso per 428 yard favorito da una linea offensiva decisamente meglio preparata della difesa di Kansas, probabilmente una delle peggiori della nazione.
8 Come i nomi che vi vogliamo segnalare per la prossima stagione nel ruolo di RB e che avranno un sicuro impatto: Dalwin Cook (Florida State), Royce Freeman (Oregon), Samaje Perine (Oklahoma), Nick Wilson (Arizona), Leonard Fournette (LSU), Nick Chubb (Georgia) e due outsider forse meno noti, Jalen Hurd (Tennessee) e Jarvion Franklin (Western Michigan). Cosa hanno in comune? Sono tutti true freshman e dunque l’anno prossimo saranno tutti sophomore. La stagione appena trascorsa ha consacrato questa classe come quella potenzialmente migliore di sempre.
9 Come il voto assegnato a Gary Patterson e TCU, che ha chiuso la stagione come terza forza in gioco, oltre a presentarsi ai nastri di partenza del 2015 come seconda favorita alle spalle di Ohio State. Le Horned Frogs di TCU hanno saputo esprimere un gioco offensivo esplosivo, carburato dalla presenza del QB Boykin ma ottimamente preparato dai due coordinatori dell’attacco. Dopo essere entrati nell’ottica playoff con gli spaventosi 82 punti rifilati a Texas Tech, TCU non si è voltata indietro ed è rimasta esclusa dagli stessi per un’inezia, salvo poi presentarsi al Peach Bowl e demolire Ole Miss per dimostrare al comitato di valere uno dei primi quattro posti. A proposito di errori: voto 0 al commissioner della Big XII, Bob Bowlsby che ad inizio anno aveva dichiarato come la Big XII, non avendo un championship game, avrebbe eletto campione la squadra con il miglior record, senza dividere il titolo in caso di parità tra due squadre ma considerando il testa a testa tra eventuali contendenti. Tutto giusto, salvo poi rimangiarsi la parola a fine anno, quando sia TCU che Baylor sono state coronate entrambe vincenti della conference con un record di 8-1 nonostante la clamorosa vittoria dei Bears ad inizio anno contro TCU. Confusione che non ha fatto altro che affossare la conference facendo perdere credibilità alla candidatura delle due scuole, sfavorite anche dalla mancanza di un championship a differenza di squadre che hanno usato la stessa vetrina come rampa di lancio per i playoff (Ohio State). Un errore che pare in Texas vogliano sistemare in tempi brevi, si parla dell’ammissione in Big XII di Boise State e BYU, anche se la strada è ancora lunga e piena di ostacoli. Forse basterebbe non rimangiarsi la parola data a tutti in diretta televisiva pochi mesi prima…
10 Come il voto che meritano Urban Meyer, HC di Ohio State ed il suo staff. Un processo iniziato nel 2012, Meyer è alla terza stagione da capo allenatore dei Buckeyes e solo una probation nel 2012 a impedire che i titoli nazionali potessero essere già due in tre anni, come a Florida. Un record di 38-3 in tre anni a Columbus, una serie di classi di reclutamento pazzesche con tanti atleti strappati alla concorrenza SEC (Joey Bosa, Vonn Bell, Raekwon McMillan, Ezekiel Elliott, Dontre Wilson, JT Barrett solo per nominare quelli che hanno già avuto un impatto…) e una squadra che nonostante sia stata costretta a schierare il terzo QB per infortuni, non ha perso un colpo. I Buckeyes non si sono voltati indietro dopo la sconfitta clamorosa in casa contro Virginia Tech, anzi hanno approfittato degli errori tattici commessi in quella parte di stagione per aumentare il proprio potenziale offensivo con una maggiore dose di corse perimetrali, il tutto favorito dalla crescita esponenziale dei singoli reparti, primo fra tutti la linea offensiva. Ohio State ha dimostrato di essere la squadra meglio guidata non solo dal proprio HC, ma dai singoli coach di posizione che hanno messo delle pezze alle piccole falle palesate dalla difesa oltre a portare qualche innovazione fondamentale nel gioco offensivo, a riprova che nel college football, conta si il talento dei giocatori a disposizione, ma soprattutto la preparazione dei propri allenatori. Il tutto con una squadra giovanissima, composta in tanti ruoli da giocatori che sono freshman o sophomore. Urban profeta in patria.
Anche quest’anno, college football, hai fatto un ottimo lavoro. Ma la stagione non potrebbe durare un pochino in più, diciamo trecento giorni l’anno?