Libri: End Zone
End Zone è il titolo del secondo romanzo di Don DeLillo, pubblicato nel 1972 negli Stati Uniti, ma uscito in Italia solo l’anno scorso, per Einaudi
Si tratta di una farsa scanzonata che anticipa gran parte dei temi che DeLillo tratterà nei successivi romanzi e racconti della fase più matura della sua produzione.
Situato al piccolo Logos College di West Texas, End Zone è narrato in prima persona da Gary Harkness, un runningback della squadra di football americano durante primo anno di integrazione della scuola.
Gary è un ventenne apatico nell’affrontare quello che gli accade attorno, il cui unico scopo è quello di giocare a football, “Senza il football la mia vita non aveva senso”. Ma in lui vi è una certa disillusione, come traspare quando elenca i College che ha frequentato, ed i motivi per cui ne è stato escluso. Del tutto inaspettatamente, il ragazzo si trova ad avere un interesse per gli armamenti nucleari seguendo le lezioni del corso dell’aeronautica, le svariate strategie di annientamento globale e l’apocalisse, un coinvolgimento sempre più forte, agevolato dal paesaggio desolante di un Texas assolato:
“una terra intontita, invariabilmente spenta, una landa ridotta al silenzio dalle sue stesse origini nel caldo ruggente, nata morta, pietre piatte a segnare il luogo di sepoltura della memoria.”
Gary passa il tempo a giocare a football, fare picnic con una ragazza di nome Myna, seguire sconclusionate lezioni universitarie ai suoi ancor più assurdi corsi, e speculare su una ipotetica futura guerra nucleare. La sua natura meditativa ma alla fine giocosa, i dialoghi che sconfinano nell’umoristico, ed i temi profondi, ma per lo più estranei al contesto incui è immerso Gary, fanno di End Zone un lavoro non facilissimo, ma comunque uno dei suoi più accessibili. I registri del linguaggio (Logos, richiamo ovvio) più vari vanno dai termini tecnici dello sport allo slang giovanile, ai termini guerrafondai snocciolati nelle lunghe digressioni che riguardano la guerra nucleare.
Storie intrecciate fra di loro in un susseguirsi di eventi, nei quali è l’umorismo ad emergere il più delle volte dalle varie situazioni in cui si trovano coinvolti i suoi interpreti. Il football fa da metronomo alla storia, con i suoi personaggi particolari come i compagni e, soprattutto, lo staff tecnico. Taft Robinson, l’unico atleta nero della squadra, che appare una perla in una squadra senza qualità eccezionali; Anatole Bloomberg, preoccupato dalla sua condizione di ebreo; Billy Mast, che frequenta un corso a numero chiuso sull’indicibile da cui è escluso chi conosce il tedesco. Infine coach Emmett Creed (“Credo”), ombroso e distante, che osserva i giocatori da una torre che si è fatto costruire a bordo campo.
La metafora del football come la guerra è sfidato dalla citazione “la guerra è la guerra”: Gary pensa spesso alla guerra come conflitto nucleare, ma ripudia l’accostamento al football, che pure dalle righe di DeLillo traspare come la battaglia all’ultimo sangue tra due eserciti.
“Gli special team entrarono in collisione, corpi intercambiabili che sciamavano e cozzavano, piccole guerre che scoppiavano un po’ ovunque, esaltazioni e primi spargimenti di sangue, caschi luccicanti che rimbalzavano sull’erba splendente, l’impatto spasmodico di due masse distruttive, uno spettacolo bello da guardare.”
Quanto al termine “End Zone”, che tutti conoscono e che indica l’area di campo dove il giocatore segna il touchdown, ha ispirato un interessante pensiero dello scrittore Giuseppe Genna:
“Sarebbe come se io allestissi una narrazione teologica a partire dal calcio e la intitolassi Porta. La differenza starebbe nel fatto che, mentre la Porta ha un’evidente deriva semantica (dalla porta di calcio al varco, anche alla “Porta dei Cieli”), essa rimane un manufatto umano o un’intuizione percettiva metaforica umana; l’espressione americana riguarda invece qualcosa che umano non è (se non per accidente), poiché la Zona Finale è in tutto ciò che apparem e costituisce una fase temporale estremale, che fa da premessa all’uscita dal tempo. Di qui si induca la potenza su cui lavora Delillo.”