La corazzata Potëmkin #5: il letargo
Si stava meglio quando si stava peggio, quando tutte le domeniche ti rovinavi il fegato maledicendo di volta in volta l’head coach, il DC, il tuo receiver con le mani di burro o il tuo LB che placca più morbido di un marshmallow.
Inutile stare a guardare la programmazione TV: il football sul campo è finito, amici, conclusosi con una squadra che ha vinto (due, se volete contare anche la NCAA) e una marea di squadre che hanno perso. Sembrano già lontani anni luce gli improperi lanciati ai commentatori, la speranza che il GamePass non ti abbandoni nel momento topico, le maledizioni lanciate alle compagnie telefoniche per i problemi di linea che capitavano immancabilmente alle sette di sera di domenica.
Alzati dal divano, alle sette di sera non troverai più invasati che si picchiano con casco e paraspalle, avanzi di galera che esultano come guerrieri zulu dopo un touchdown, coach che tirano per terra cuffie e cartelline correndo dietro alle zebre con meno classe di un giaguaro affamato. Ora hai davanti sette mesi di speranze, sogni e poco di più… si dai, potrai vedere qualche prospetto da draft mentre corre, salta e fa gli slalom come se fosse un cane addestrato per i percorsi di Agility, ma non è la stesa cosa come vedere quegli energumeni spaccarsi le ossa su quel campo verde a righe bianche.
Sette lunghissimi mesi in cui quello che ti resta è il macerarti nel dubbio che la tua squadra abbia scelto i giocatori giusti in free agency e non i soliti mercenari ce si addormentano appena appoggiano il culo su un contratto, che al draft tu non abbia preso il solito bust da college che in NCAA correva/passava/riceveva per 5000 yard all’anno ma tra i pro fa la figura della mozzarella scaduta.
Tuttavia ci sono dei lati positivi, bisogna pur ammetterlo: tutti i “tifosi occasionali” che ci hanno sfrangiato i maroni per tutta la stagione con commenti saccentissimi dall’alto delle loro tre settimane e mezzo di full immersion nel mondo del football grazie ai servizi di Studio Sport, torneranno ad occuparsi della fase calda del campionato di calcio slovacco.
Ma come non pensare che, in fondo, saresti disposto anche a sopportarli di nuovo, se solo ti fosse concesso di avere un solo altro weekend di football. Senza considerare che questi figuri potrebbero anche non essere del tutto distolti dal pallone e rimanere nei paraggi per porre circa duecento volte in una offseason domande a cui nemmeno il padreterno può rispondere come “Qual’è il miglior quarteback della storia?” dimenticandosi continuamente un aspetto fondamentale di questo gioco che, se si guarda attentamente, ma solo attentamente, si può scorgere velatamente: il football è uno sport di squadra, e non individuale.
Devi guardare in faccia la realtà, devi avere il coraggio di affrontare tutto questo: è la offseason, e la DeLorean di Marty McFly e Doc Brown non esiste e quindi non ti potrà salvare riportandoti indietro nel tempo.
Coraggio, smettila di fare il soldato giapponese di stanza in una isoletta sperduta del Pacifico: la stagione del football è finita, esci dal tuo carrarmato pre Iwo Jima con le mani alzate, arrenditi all’evidenza che è iniziata la quaresima footballistica. L’unico rimedio è tirare fuori quei polverosi DVD o quelle polverose videocassette (o quelle polverose pizze da cinegiornale se si parla di tifosi di Philadelphia o Arizona) e godi i momenti passati quando la tua squadra sfolgorava sul gridiron ed era piena stagione di football, di un tempo passato.
Per tutti gli altri, buon letargo!
L’hai scritto tu? 🙂
Eh si…
Complimenti Gianni!
Grazie! Arriva il periodo mestizia…
Grande Gianni!
un po…avvelenato nei confronti dei non-integralisti ma, ok 🙂
Bisogna essere un po’ ecumenici orsù 😀
o si è integralisti o niente 😀
Concordo su tutto..ul brutto del football é uno solo: 7mesi di nulla 🙁