New Orleans Saints: analisi della trade di Jimmy Graham

Dopo lo shock iniziale è arrivato il momento di ragionare a mente fredda sulla trade che ieri sera ha coinvolto Saints e Seahawks. L’operazione prevede il passaggio di Jimmy Graham (TE) più la scelta del 4° giro del draft di quest’anno per Max Unger (C) più la prima scelta dei Seahawks, cioè la 31° assoluta.

Vediamo un po’ di pro e contro per capire cosa ha spinto la dirigenza della squadra di New Orleans a separarsi da uno dei suoi giocatori più forti.

Partiamo da alcuni aspetti negativi. Innanzitutto l’attacco perde la sua arma più importante dopo Brees, una macchina da touchdown nella red zone e un mismatch quasi impossibile da marcare per la maggior parte delle difese della lega. Non solo i Saints hanno perso un giocatore del genere ma lo hanno dato ad una squadra della stessa conference già molto forte di suo che è arrivata al Super Bowl per ben due anni di fila sulle spalle di Marshawn Lynch e della difesa. Ora saranno ancora più pericolosi in attacco.

Capitolo salary cap. Anche se per quest’anno il risparmio reale è solo di 2 milioni nel 2016 e nel 2017 sarà tutta un’altra storia. Purtroppo dare dei contratti molto onerosi come quello di Graham a giocatori che, per quanto forti, sono rimpiazzabili è una mossa rischiosa. I Saints hanno rischiato ma l’azzardo non ha pagato. O almeno non come si aspettavano loro ed è per questo che hanno deciso di liberarsi di un peso che nei prossimi anni avrebbe gravato non poco sul salary cap. Queste infatti le dichiarazioni del GM Mickey Loomis a Sirius XM NFL Radio poco dopo la trade:

Abbiamo avuto un buon attacco per molti anni. […] Siamo forti in attacco ma dobbiamo migliorare in difesa. Ci sono tre modi per avere giocatori in NFL. Attraverso la free agency, il draft e gli scambi. Noi vogliamo usarli tutti. Abbiamo preso uno dei nostri “beni” e lo abbiamo trasformato in risorse che serviranno, si spera, a migliorare la nostra difesa.

Sean Payton si è stufato. Dopo una stagione letteralmente buttata alle ortiche ha capito che serviva dare una bella scossa alla squadra e mandare via un giocatore come Jimmy Graham lancia un messaggio (più o meno) indiretto a tutti: qui sono tutti utili ma NESSUNO è indispensabile. Si vince come squadra e non con i singoli talenti. Il gruppo della scorsa stagione (e degli ultimi tre anni circa) aveva convinto (e vinto) poco e un coach con la sua personalità (o arroganza, se volete) quando decide di cambiare fa le cose in grande.

Josh Hill. Evidentemente i coach hanno molta fiducia nel giovane Josh Hill. Del resto neanche Jimmy Graham se lo filava nessuno (l’abbiamo preso al terzo giro) e si può dire che l’abbiano “creato” Brees e Payton. Possono fare lo stesso con Hill? Difficile arrivare agli stessi livelli del tight end ex-Miami Univesity: Hill e Graham hanno caratteristiche fisiche decidamente diverse ma anche se Josh Hill non dovesse diventare una superstar come Jimmy Graham potrebbe comunque diventare un titolare di buon livello. D’altronde c’è pur sempre Brees che lancia la palla, no?

Non è finita qui. Nei prossimi giorni ci saranno sicuramente altre operazioni (sia in uscita che in entrata) e sarebbe forse il caso di aspettare un attimo ed eventualmente esprimere giudizi definitivi solo alla fine quando avremo il quadro completo della situazione.

Il piano. Jimmy Graham è stata una pedina fondamentale dell’attacco negli ultimi anni. Forse troppo. Credo che Sean Payton abbia pensato con questa mossa di “tornare alle origini”: fornire a Brees una linea d’attacco d’elite in modo da permettergli di distribuire il pallone a tutti e non cercare di forzare ogni palla verso Graham. Del resto funzionava così prima che arrivasse lui, no? Terron Armstead e Strief sono due certezze e Max Unger è un giovane centro che in quattro anni in NFL ha già due nomine al Pro Bowl (2012 e 2013) e una nell’All-Pro team (2012). Se nei prossimi giorni in free agency (si parlava di un possibile taglio di Jahri Evans a breve) e poi con il draft riusciamo a sistemare anche le guardie avremo una linea offensiva da fare invidia a moltissime squadre.

Chiudiamo con un #InLoomisWeTrust e un po’ di ironia che non fa mai male. Ciao Jimmy!

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