L’anno silenzioso di Nate Solder
Delle volte ci si perde talmente tanto nelle frivolezze della offseason di football, farcita di arresti per ubriachezza e prospetti strapompati dai media, che ci dimentichiamo del fatto che queste supermacchine sono esseri umani, ed in quanto tali, soggetti a quello che può succedere ai corpi degli esseri umani. Così ci rimaniamo un po’ male quando “ragazzi” di 35 anni decidono di ritirarsi, e ci rimaniamo pure peggio quando quelle specie di brontosauri che sono i left tackle, si aprono il cuore e raccontano di aver appena terminato una silenziosa battaglia contro il cancro.
E’ il caso del LT dei campioni in carica, Nate Solder, a cui circa un anno fa è stato diagnosticato un cancro al testicolo, e pochi giorni dopo è andato sotto i ferri ed ha iniziato un ciclo di cure, senza strombazzamenti, iniziando quindici giorni dopo il regolare lavoro estivo con i Patriots al Gillette e, purtroppo, pure di sposarsi…!
Bill Belichick, informato privatamente, ha tenuto sotto silenzio l’accaduto e così hanno fatto i compagni, informati a poco a poco da Solder stesso, in maniera molto leggera, come lo stesso ha dichiarato:
“Non pensavano che fossi serio. Tenevo un tono scherzoso a riguardo perché mi sentivo molto fiducioso nei medici, e Dio mi aveva nelle sue mani. Stavo scherzando su questo in un modo che avrebbe tenuto lontano le preoccupazioni da loro”
Solder ha scelto, a mio avviso giustamente, di aspettare fino a questa offseason per mettere in ordine le idee e non permettere che la sua lotta personale diventasse un argomento da affiancare, equiparare, o addirittura adombrare il lavoro della squadra durante l’anno che ha portato al quarto Super Bowl. I medici gli hanno dato il via libera del cosiddetto cancer-free, e la moglie è in attesa del primo figlio. Oltre ad una rinnovata fede religiosa che lo ha aiutato a superare il momento, quello che Solder ha capito, e che vuole trasmettere, è essenzialmente un messaggio di attenzione:
“Ti può colpire se non te lo aspetti. Nel mio caso, io mangio molto sano, faccio esercizio continuo, sono un atleta professionista, io sono un giovane, nessun indicatore nella mia storia di famiglia, senza altri indicatori che mi hanno fatto pensare che fosse possibile… ed è successo a me. Questo mi fa pensare che tutti dovrebbero farsi controllare se pensano di avere qualsiasi tipo di dubbio. […]
Non ho la supponenza di sapere perché Dio fa le cose, ma mi rendo conto che sono un buon esempio per le persone che stanno attraversando, o non sanno se riusciranno ad attraversare, questo tipo di problema, per diffondere la consapevolezza circa l’intera questione. Non si tratta di me, però. Io non sarei stato in grado di farlo senza i medici e le persone che mi sono state vicine e mi hanno sostenuto”
Tutto è bene ciò che finisce bene, Solder è un giovane giocatore che ha sconfitto una grave e subdola malattia, il fatto che abbia scelto di svelarlo solo dopo tutto il processo di guarigione dimostra come, anche negli animi delle persone più ottimiste come lui, non si possa avere la certezza di riuscire a vincere la battaglia, e si possa diventare un simbolo o un esempio, solo dopo il percorso medico.
Noi non possiamo che aggiungere un in bocca al lupo per la sua carriera sportiva, gli in bocca al lupo che si fanno a tutti i giovani sportivi.