Anthony Davis, l’ultima tessera del domino?

Che succede a San Francisco?

E’ strana la situazione che sta vivendo la franchigia cinque volte campione NFL, infatti dal termine ufficiale della stagione si sono susseguiti ritiri illustri, solo in parte mitigati dagli arrivi di free agency. Un domino che, ad ogni nuova pedina che cade, si spera si arresti, per il bene di una franchigia che sta vacillando sotto il peso degli abbandoni, in quella che BleacherReport ha chiamato “the worst offseason in NFL history”.

I 49ers dopo il Super Bowl del blackout perso nel 2012 hanno completato un biennio in discesa, culminato l’anno scorso in un record di 8-8 e l’esclusione dalla postseason, cosa mai successa sotto Jim Harbaugh. I 49ers annunciarono lo scorso 28 dicembre la mutuale separazione con Harabugh come capo allenatore, e fin qui tutto regolare, salvo poi scoprire che la mutua accettazione sottolineata anche dall’owner Jed York, secondo Harbaugh, non fu così scontata:

“Non ho lasciato i 49ers. Mi sentivo come se la dirigenza dei 49ers mi avesse lasciato”

Harbaugh ha inoltre aggiunto che i 49ers lo informarono che non sarebbe più stato il capo allenatore dopo aver subito una sconfitta del 14 dicembre 2014 al CenturyLink di Seattle, ma che decise di rimanere in sideline per le ultime due partite della stagione 2014, perché

“Volevo finire quello che avevo iniziato, quello che avevamo iniziato”

Ad Harbaugh si possono muovere senza dubbio critiche e a me personalmente sta simpatico come una caduta dagli scogli, ma il ritorno dei rosso-oro è merito suo, la disputa di un Super Bowl dopo quasi due decadi è merito suo. La stima che nell’ambiente è riservata all’ex-quarterback dei Bears e dei Colts, è stata prontamente ribadita dal contrattone che il buon Jim ha firmato con Michigan, badate bene Michigan, non un polveroso college del midwest… Ed al posto di Harbaugh è stato messo Jim Tomsula.

Inutile dire che la scelta è stata accompagnata da una enorme ventata (un monsone?) di ironia. Tomsula è stato considerato immediatamente dai maligni una sorta di yesman del front office, quello che non era assolutamente Harbaugh. Ma chi è esattamente Tomsula? 46enne ex-Defensive Line Coach già dal 2007, non ha esperienza come head coach ufficiale e non ha mai servito tra i pro come coordinator, ma conosce fortemente l’ambiente 49ers avendo lavorato sotto Nolan, Singletary ed Harbaugh, lo stesso Jim lo confermò dopo la claudicante esperienza-Singletary dove Tomsula fu HC ad interim a week #17 del 2010 (vittoria contro Arizona). Il fatto stesso che l’ambiente 49ers gli abbia in passato accordato la fiducia per condurre ad interim la squadra, depone a favore se non altro per la gestione dei rapporti umani con il personale, ed è fuor di dubbio che Tomsula abbia ben impressionato nelle interviste per i posti di HC sia a San Francisco ma anche a Minneapolis, ma è altrettanto fuor di dubbio che dovrà far fronte ad una situazione sicuramente involuta sul piano tattico, e piuttosto disastrosa sul piano del roster.

 

Il groviera difensivo

Dall’inizio dell’offseason è stato uno stillicidio di abbandoni. Alcuni di questi potevano essere preventivati, come quelli in free agency di Chris Culliver, andato ai Washington Redskins, e Perrish Cox, partito per i Titans, che hanno sguarnito la secondaria; ed il taglio di Ray McDonald, che ha assottigliato il front seven. Altre mancanze, tante e non indifferenti, sono arrivate dai ritiri.

Il primo è stato il linebacker Patrick Willis il dieci marzo, otto anni di carriera, sette Pro Bowl, e la sensazione da lui stesso affermata che

«So di non avere più in questi piedi ciò che serve per andare là fuori e fare quello che a voi, ragazzi, fa esclamare ‘Wow!'”

A ruota, inspiegabilmente, il rookie Chris Borland, uno dei migliori LB della squadra, vero e proprio gioiello da draft, pescato al terzo giro e diventato devastante in campo nonostante lo si facesse troppo undersize per la “professione”. Il motivo è legato alla sicurezza personale, con Borland che disse di aver provato durante il training camp l’esperienza di continuare a lavorare nonostante una probabile concussion, e che per lui, in cuor suo, l’esistenza sana era più importante dei soldi.

Poi è stata la volta del tackle/end difensivo Justin Smith, giocatore dalla work ethic granitica, senza atteggiamenti da superstar ma che ha grandemente contribuito al sistema di Vic Fangio, anch’esso, guardacaso, partito da San Francisco per andare a ricoprire la medesima posizione ai Chicago Bears. Smith ha sottolineato come siano stati gli infortuni, e non la mancanza di stimoli, a spingerlo verso la fine di una carriera anch’essa non certo lunga come lo standard NFL attuale, ma che lo ha visto illuminare la scena da quando è partito da Cincy alla volta della baia.

 

Il groviera offensivo

Infine, ieri, il tackle offensivo Anthony Davis ha sorprendentemente annunciato che non giocherà a football nel 2015. Che non significa a suo avviso un ritiro, ma una “sospensione”, come da lui stesso dichiarato:

“Dopo alcuni anni di riflessione, ho deciso che sarà meglio per me prendere almeno un anno di stacco dalla NFL. Questo sarà un momento per me di dare al mio cervello ed al corpo la possibilità di guarire. So che molti non capiranno la mia decisione, ma è quella giusta.”.

I 49ers in una loro nota fanno invece sapere che Davis (che ha perso quattro partite la scorsa stagione a seguito di una commozione cerebrale) ha comunicato alla squadra di collocarsi definitivamente a riposo. 25 anni, 71 partite da starter in cinque stagioni di NFL, si aggiunge alla defezione del Pro Bowler Mike Iupati (partito per i Cardinals), privando i 49ers di entrambe le loro scelte di first round del Draft 2010.

Il LT Joe Staley ed Alex Boone, probabilmente obtorto collo, sono gli unici starter rimasti di una linea offensiva che ha dominato il campionato nel 2013, pilastri di un attacco che dovrà affrontare altri due grattacapi. Il primo, per alcuni, non appare così grave, ed è la partenza di Frank Gore per i Colts, a cui i 49ers hanno supplito con l’arrivo di Reggie Bush da Detroit e la crescita di Carlos Hyde, sophomore quest’anno. Ma forse in pochi si rendono conto di cosa è stato, in termini di affidabilità e numeri, Frank Gore per i 49ers con 142 gare da starter in nove anni in baia, più di 11.000 yard corse ma soprattutto le ultime quattro stagioni da oltre 1.100 yard: un lavoro enorme che ha permesso più serenità all’altro “aspetto” del backfield di Frisco.

Già, l’altro aspetto. Colin Kepernick è stato salutato come una ventata di aria nuova in NFL e come una alternativa molto più entusiasmante (e con molto più appeal per una lega di lustrini e tatuaggi come la NFL odierna) rispetto ad Alex Smith in cabina di regia ai 49ers. Dopo una prima stagione fulminante per il corazziere di Milwaukee, arrivato a cinque yard dal super Bowl, il 2013 ha rappresentato una stagione tutto sommato stabile, terminata al Championship con Seattle, ma il 2014 ha visto una involuzione del prodotto di Nevada, diventato inesorabilmente un quarterback “medio” e quindi assolutamente insufficiente a fronte dell’enorme contratto firmato solo pochi mesi prima. Il licenziamento dell’OC Greg Roman e la promozione di Geep Chryst, ex QB Coach, pone come ovvio qualche dubbio: chi non faceva rendere il QB? Il suo coach, ora coordinatore, o il vecchio coordinatore, ora licenziato?
O… la linea? Infarcita di scelte eccellenti come Davis, Iupati, Staley, tutti guardacaso draftati al primo turno?

 

Quindi?

Pro football Focus ha prodotto una depth chart di San Francisco basata sulle loro analisi statistiche. La situazione a livello offensivo è tutta da verificare, con Kilgore al centro, Boone guardia e Staley tackle per il lato cieco, su cui ci sono pochi dubbi, ma Erik Pears RT l’anno scorso a Buffalo è stato molto in difficoltà in run blocking ed appare una grossa incognita, e Brandon Thomas, proiettato come possibile LG starter, ha zero esperienza tra i pro, e lotterà con Joe Looney, l’anno scorso insufficiente. Nel backfield con il fullback Bruce Miller, gli starter Kaepernick e Hyde (o Bush) hanno avuto statistiche non entusiasmanti l’anno scorso ed entrambi hanno l’obbligo di dimostrare qualcosa: il primo che non è stato un fuoco di paglia, il secondo che è stato preferito a ragione a Gore, il tutto però con due uomini fondamentali in meno in linea; mentre il parco ricevitori, con l’aggiunta di Torrey Smith appare eccellente anche se con un bel punto di domanda su Quinton Patton, #4 round del Draft 2013, sei ricezioni nei primi due anni di carriera.

A livello difensivo, registrata la partenza dei giocatori e del loro coordinatore, si contano i superstiti con Bowman che torna da un lungo stop, e sarà alla prima gara dopo l’infortunio con Seattle di due stagioni fa. Opposto al lunatico Aldon Smith, c’è Aaron Lynch, giocatore assolutamente affidabile, ma nel mezzo Michael Wilhoite certamente rappresenta una incognita non da poco. In prima linea affianco agli affidabili Williams e Dorsey, Darnell dockett, rilasciato da Arizona e proveniente da un crociato anteriore, è una scommessa. In secondaria, ok Bethea e Brock, ma… Eric Reid e Shareece Wright potrebbero essere gli anelli deboli, senza considerare che a safety, dietro Reid ci sono il rookie Tartt e UdFA rookie Whitehead, così come in linea dei LB il rookie Harold è il backup di Smith ed Armstead da Oregon rischia di “dover” fare le scarpe a Dockett.

Lo staff, come detto, ha facce note, ma in posti nuovi. L’abbandono simultaneo di Harbaugh e Fangio non sarà facile da digerire, ma i 49ers hanno ancora molta qualità da buttare nel piatto. Sia chiaro, tantissime cose saranno diverse e non necessariamente peggiori, ma per Tomsula si apre una stagione caldissima, sotto il sole della baia.