Lo Sceriffo e la Dea Bendata

Il Super Bowl numero 50 va in archivio consegnandoci, come sempre accade, visi ed emozioni di vinti e vincitori. Cam Newton ed i Carolina Panthers restano a bocca asciutta dopo una stagione favolosa in cui hanno dimostrato di essere probabilmente la squadra migliore della NFL.

Domenica sera però si sono trovati davanti una squadra ostica, determinata a lottare su ogni pallone e con una difesa che ha giocato ad una velocità pazzesca lasciando il povero Cam spesso in balia dei blitz avversari.

Inoltre, riguardando attentamente la partita non si può non notare che proprio non era la serata giusta per le pantere; pali, fumble, palle quasi recuperate ma perse inesorabilmente per un centimetro hanno consegnato a Denver la vittoria finale. Eppure Peyton Manning non ha brillato, anzi. Solo 141 yards lanciate e 2 turnovers in una delle partite meno produttive di tutta la sua carriera.

Una carriera quella di Peyton che definire immensa è dir poco; record su record lo hanno portato ad essere il QB col maggior numero di TD lanciati, il QB col maggior numero di TD lanciati in una singola stagione, quello con maggior yards lanciate in una stagione, quello con più partite in cui ha lanciato più di 300 yards, quello con più TD in una singola gara, quello che ha vinto 2 Superbowl con due differenti team e credetemi ce ne sono ancora tantissimi di record che si aggiungono ai 5 Mvp della NFL, alle 14 convocazioni al Pro Bowl eccetera eccetera.

In pratica quando uno gioca contro Denver dice che gioca contro Manning, come se in squadra non ci fossero talenti mostruosi come Von Miller e DeMarcus Ware, che in pratica hanno vinto il Super Bowl, o Emmanuel Sanders, Demaryius Thomas ed altri ancora. Tutti sono nessuno davanti a Manning, maestro pluridecorato durante la sua carriera.

Ebbene domenica in campo Manning giocatore si è spento, complice una prestazione piuttosto mediocre, una staticità imbarazzante che poteva costare molto più cara a Denver. Durante la stagione Manning è stato lontano da quei numeri impressionanti che ne hanno caratterizzato la carriera, ha subito l’umiliazione di una partita in cui i Chiefs lo hanno costretto ad uscire dal campo intercettandolo continuamente, è stato sostituito dal backup Brock Osweiler e le voci di una sua fine di stagione/carriera si rincorrevano man mano che Denver continuava a vincere, dimostrando che Peyton non faceva più la differenza.

Domenica Peyton non ha fatto la differenza, non ci è andato neppure vicino, ma il mito era in campo. Lo sceriffo c’era, all’alba dei suoi 39 anni, con tutto il suo background fatto di vittorie, preparazioni meticolose, intelligenza sportiva, sagacia tattica, lui c’era. La sua sola presenza ha rassicurato giocatori e tifosi di Denver quando Cam Newton sembrava poter guidare il tentativo di tornar in partita di Carolina. “Noi abbiamo Manning, ci penserà lui” sembravano pensare sugli spalti i tifosi dei Broncos.

Domenica Peyton è finito come giocatore (credo ormai gli resti solo il ritiro) ma si è consacrato come mito. Uno che ha vinto tutto come lui non poteva che lasciare con un altro Superbowl, non poteva che finire osannato sul palco oscurando tutti gli altri vincitori, dal coach ai compagni. Tutti cercavano lui, il mito che nasce dalle ceneri del QB supremo che non esiste più.
E’ stato talmente bravo durante la sua carriera che poteva concludere la sua performance sportiva solo vincendo un altro Superbowl.

Abbiamo un campione in meno sul campo, un mito in più nell’Olimpo degli Hall of Fame.

 

– Antonio Carugo –