RPO Offense
RPO. Questo acronimo significa Run- Pass Option ed è un tipo di gioco offensivo nato nei college, (come quasi tutti) e che ha trovato, negli ultimi anni, una applicazione abbastanza importante in NFL. Anche se sembra sia accolto come una novità, i principi che la ispirano sono tutt’altro che nuovi, se è vero che i primi concetti di scelta tra corsa e pass senza schema predefinito risalgono agli anni ’40 e forse anche prima. E’ la naturale evoluzione della zone read, che aveva preso piede nel 2012 con quarterback come Cam Newton , Colin Kaepernick , Robert Griffin III e Russell Wilson, e che in qualche modo, le difese avevano imparato ad arginare, e a loro volta partivano dalla triple option, così popolare tra gli anni ’60 e ’90. Ma l’evoluzione del gioco non si ferma mai, e chi ha QB capaci di muoversi o di leggere bene le difese è andato a cercare le contromisure offensive. La RPO è l’evoluzione naturale dei concetti di zone read con pass option nel play call, con la tattica di eliminare un difensore con la lettura e sfruttare il vantaggio numerico, invece che con un block. Il quarterback fa un post-snap decidendo se correre o passare la palla. Così sembra semplice ma nulla è così, in NFL. Uno dei fondamenti del RPO è scoprire come le difese stanno aggiungendo i difensori per contrastare il running game per elaborare target che siano vincenti nel conflitto. Tutto ciò ruota attorno ad uno sviluppo del sistema del RPO, che è un ibrido offensivo su cui si stanno ampliando una miriade di variabili. Di fatto, e come sempre, tutto parte dal quarterback. In un RPO offense arriva sulla linea di scrimmage con due ma meglio tre opzioni pronte a seconda della lettura della difesa. Una read option quindi? Certo, simile, ma a tutto campo. Normalmente allo snap segue l’handoff al running back, cercando il difensore da leggere. A differenza della read zone o della tradizionale option questi non è semplicemente un End ma piuttosto un linebacker o difensive back che non va in cover ma in discesa sulla linea o magari viceversa. Se il difensore scelto, infatti svuota il suo ruolo nello schema della responsabilità in copertura, il quarterback cercherà il pass verso un target aperto nella sua zona, se, al contrario, il difensore non lascia la sua area di cover, il quarterback passerà la palla al running back. Ci sono molte varianti, come detto, a questo schema di base, ma questo è il concetto fondante. Gran parte del successo della tattica del RPO è dovuto al fatto che permette di attaccare la difesa simultaneamente con la velocità verso l’ esterno e la Power nel mezzo. Per la linea offensiva, il blocking è semplice: la linea sta in run-blocking sia se la palla è consegnata alla corsa sia che venga lanciata. Quello che è importante, in NFL, che nessun uomo di linea deve essere in conflitto nel downfield, e questo è uno dei punti di differenza fondamentali con il football dei college, dove troppe volte si trascura questo aspetto e i blocker si abituano a lavorare tra le tre e le cinque yards dietro la linea di scrimmage. I Carolina Panthers, i Kansas City Chiefs e i Cincinnati Bengals sono stati i team che più di tutti hanno portato i concetti del RPO in NFL. Per Carolina è un atto quasi dovuto: Cam Newton è il miglior quarterback dual della Lega e quindi mette in condizione il team di avere una gamma di set offensivi ancora più ampia, con anche dei play call piuttosto creativi. Tante volte si è visto Newton impegnato in snap il cui, identificato, ad esempio, un safety sceso nel box per attaccare il portatore di palla, si è trovato nella condizione di scegliere tra l’handoff, magari lontano dal potenziale conflitto, la sua corsa o magari optare per un veloce schema sul pass, visto l’affollamento in linea, come il bubble screen (una sorta di triple option modernizzata, quindi). Altre volte la cover dei linebacker su un apparecchiamento da pass, ha aperto la corsa al quarterback che non ha avuto tanto da decidere, ma solo da vedere il comportamento del difensore target per cercare il varco libero. La contemporanea presenza di un talento come Newton e di RPO funzionante, ha permesso ai Panthers di avere un attacco vincente senza la presenza di ricevitori dominanti. Non è così per tutti i team, certo, ma il RPO nelle forme comuni, viene anche utilizzato da chi non possiede un atleta d’elite nella posizione dietro al centro. Nei Kansas City, Andy Reid, per esempio, ha aggiunto il RPO al suo tradizionale West Coast con ottimo successo, e non è che Alex Smith sia un diavolo d’atleta, ma è un ragazzo che sa prendere decisioni rapide e intelligenti, e ciò è ideale per questo schema. A 31 anni, Smith ha toccato il career top di 498 yards su corsa nel 2015, e questo dato è figlio dell’uso aggressivo e intelligente del RPO,che ha mantenuto l’attacco competitivo anche dopo la perdita di Jamaal Charles. Lentamente questa gamma di set offensivi sta entrando progressivamente nei book delle squadre. La maggioranza delle volte il RPO parte dalla shotgun, ovviamente, con il suo guadagno temporale sugli altri posizionamenti, l’anno scorso alcuni team hanno avuto il 40-45% delle run con partenza dalla shotgun( KC 45%, SEA 43%, SF 43%, CLE 40%). Proprio Cleveland, con l’assunzione di Hue Jackson come head coach, potrebbe diventare uno dei team a maggiore diffusione del RPO. Con Jackson come offensive coordinator i Bengals sono entrati in questo schema piuttosto spesso, permettendo a Andy Dalton di mettere insieme la sua migliore stagione. Ora i Browns hanno Robert Griffin III dietro al centro e potrebbe essere il quarterback giusto, con il coach giusto per l’uso massivo di questo schema in Ohio. Se a posto fisicamente, RG3 in movimento non ha rivali, ha vissuto i suoi fasti con la read option ed è un bel biglietto da visita per il RPO. Certamente la visione di gioco della RPO è molto più ampia della read e RG3 deve dimostrare di possederla.
Insomma il termine è evoluzione. Se è vero che questo sport è professionistico dal 1892, ci saranno stati in questo arco, temporale una miriade di schemi e situazioni in campo studiate, analizzate, applicate scartate e riprovate. Forse è difficile inventare qualcosa di nuovo, ma gli equilibri sono talmente labili, nell’eterna lotta tra attacco e difesa, che, alle volte, basta una sfumatura per fare la differenza.