L’ULTIMO DEI NEURONI (BLU)
Per un superstizioso come me, l’apertura delle ultime cinque stagioni è stata un incubo.
A parte l’incontrare quasi sempre Dallas (il che significa Romo, Witten e Bryant), a parte arrivare alla prima già rassegnati grazie a una pessima preseason, a parte avere sulla sideline un Coughlin che dava l’impressione di non sapere che pesci prendere, per il resto il filotto di cinque sconfitte consecutive non mi invogliava ad avere pensieri idilliaci considerando che incontravamo di nuovo Dallas, che arrivavamo da una brutta preseason e che McAdoo sembrava non sapere che pesci prendere.
Lo so, sono un pessimista di natura e preferisco sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto così non resterò deluso, ma dopo le ultime stagioni, su, fate lo sforzo di comprendermi.
Ma come aveva detto Shane Vereen ai tifosi: “Relax…”.
Per quale motivo non credergli nonostante la dose di cavallo di ansiolitici gentilmente offerta dal sistema sanitario nazionale ai tifosi dei Giants?
1) Non posso che partire da lui, il salsero, l’undrafted che a modo suo, nel bene (tanti TD) e nel male (l’infortunio) ha segnato gli ultimi anni nella Grande Mela: Victor Cruz. A riguardo devo fare un “mea culpa, mea grandissima culpa”, perché solo un paio di settimane fa, con l’80 che ancora non aveva visto il campo, con le sue condizioni fisiche che restavano un mistero inesplorato tra ricadute, infiammazioni, riposi precauzionali e via discorrendo, scrissi che un giocatore che nella NFL resta fermo due anni per colpa di un infortunio molto problematico, difficilmente quel campo lo rivedrà e di sicuro non in condizioni di fare la differenza. Bene, felice di essere stato smentito con ignominia, perché rivedere la salsa nell’endzone avversaria dopo una buonissima e intensa partita, è stato meraviglioso, per il giocatore, per l’uomo e per i tifosi.
2) Offense: il motivo di stupore, almeno per me, è stata la OL, sempre abbastanza compatta da non costringere Manning a fuggire a ogni down e lasciandogli quel paio di secondi in più per fare il suo lavoro. Non dimentichiamo che (se non ricordo male) una statistica abbastanza recente ci affibbiava un bel 1.8s come tempo che il nostro QB aveva avuto nelle passate stagioni per lanciare, che neanche Superman avrebbe potuto cavare qualcosa. S’è visto anche qualche buco e un decente gioco di corsa quando serviva. Nulla di trascendentale, sempre le solite corse nel mezzo, ma siamo alla prima e speriamo non sia stato un fuoco di paglia. Persino Jerry ha fatto una discreta figura, e ho detto tutto.
3) Defense: stesso discorso, in fondo. Reparto compatto, nessun colpo di testa o fiammate particolari, ma quando è stato il momento di stringere le fila l’ha fatto, soprattutto a ridosso dell’endzone e perché, va da sé, il campo si ristringeva e l’accoppiata Witten-Beasley che ci ha massacrato in mezzo al campo per tutta la partita per forza di cose era meno incisiva. Buon lavoro sul contenimento delle corse da parte della OL (l’impatto di Harrison si è visto fin da subito, c’è poco da dire); molto meno bene come pressione sul QB, solito problema (diciamo pure che la OL dei Cowboys non si incontra tutte le domeniche, per fortuna), e sappiamo tutti che senza pressione anche un QB a malapena decente fa danni. Pacchetto LB solido (da valutare l’infortunio di JT Thomas… era troppo bello, una volta tanto, essere usciti dalla preseason senza infortuni dopo i flagelli biblici degli anni passati), nessun fenomeno conclamato, ma un reparto che si è mosso bene e con la giusta reattività. Le secondarie si sono fatte valere con gli immancabili problemi nel mezzo, ma complice un QB che proprio sul profondo non poteva andare, il lavoro è stato agevolato. Ottima prova della S rookie Thompson e onesto lavoro della prima scelta Apple. Avranno tempo di crescere, ma già un debutto senza errori particolari è un buon viatico.
4) WR: se Eli ha tempo, quel trio là davanti con in più dei backup di lusso può fare qualsiasi cosa. Beckham è sempre lui, ti spacca il campo come nessuno e il povero Scandrick ci si è quasi fatto male per stargli dietro; Cruz non ha ancora lo smalto dei bei tempi, ma si è sempre fatto trovare pronto e ha ricevuto quel che doveva; persino il ragazzino Sheppard ha usato bene le mani, non fosse per quell’errore sull’intercetto che poteva costarci caro. Se la linea tiene e non avrà cali vistosi, ci divertiremo.
5) Un dato assolutamente positivo c’è: se va tutto come deve, alla prossima partita non dovrò più vedere quella polpetta blu che va sotto il nome di Randy Bullock. Già dover garantire il minimo salariale di $675.000 a un K per una partita mi manda in bestia, ma quel punto addizionale sbagliato grida vendetta. Già tremavo all’idea che in una gara punto-punto l’esito potesse passare dal suo piede a roncola. Josh, batti un colpo e smettila di discutere con tua moglie.
6) Il dato nuovo della nostra stagione è semplice da identificare: non l’abbiamo persa nei due minuti finali. Ok, non c’era Romo, c’è da tenerne conto, ma l’approccio mentale s’è visto, i giocatori lottavano, ad ogni down non avevano lo sguardo da bradipi e soprattutto McAdoo sulla sideline appariva freddo ma deciso, non uno sfigato rassegnato già al terzo quarto come eravamo abituati a vedere nelle ultime stagioni. Anche lui deve farsi le ossa, avanti così che la rotta è tracciata.
7) Eli. Ha fatto una partita da ordinaria amministrazione. L’unica macchia è stato l’intercetto, ma nel movimento di Sheppard s’è vista tutta l’inesperienza di un rookie alla prima partita, e la faccia stizzita di Eli e Adam Henry (il nostro WR coach) che ha metaforicamente sodomizzato il ragazzino sulla sideline al termine dell’azione, la dice lunga su come siano andate le cose. Per il resto il piccolo Manning ha colpito tutto il fronte dell’attacco con sicurezza (soffrendo di più nel secondo tempo ma la OL un po’ era calata), nessuno escluso. Alla prima, va bene così.
8) Altro dato innegabile: ieri sera un bel po’ di cose ci sono andate bene. Non mi piace usare i “se”, ma senza dubbio il TD mangiato da Beasley col drop, le assenze dei Cowboys, l’ultimo drive dei texani non privo di gravi errori, su tutti quello di Williams che se all’ultima azione fosse uscito dal campo regalando un FG a Bailey, con ogni probabilità saremmo stati puniti ancora all’ultimo secondo. Vero è che senza l’errore di posizionamento di Sheppard e il seguente intercetto, i Cowboys non si sarebbero ritrovati a un passo dalla endzone dando una bella sterzata alla loro partita. Ma così non è andata e una volta tanto, considerando che anche noi negli anni passati ci avevamo messo ampiamente del nostro per perderle (e ascoltare gli altri dire che erano fortissimi), la dea del football ha gettato lo sguardo dalla nostra parte.
9) Il giorno in cui Witten si ritirerà, prenderò una di quelle sbronze che neanche John Belushi ai tempi d’oro.
10) Dallas Cowboys. Impossibile non contestualizzare la partita dei Vaccari. Aprire le danze con un QB rookie causa infortunio del titolare e giocarsela in difesa con i due DE titolari fuori (e contro la nostra OL è uno svantaggio non da poco) ovviamente ha inciso. Ma i texani, a differenza di noi, hanno una struttura di gioco già rodata e forse la OL più forte della Lega, sta di fatto che anche Prescott col suo 24 for 45, 227 yds, 0 TD, 0 INT ha fatto una discreta figura. A proposito dei rookie di Dallas, archiviata la prova abbastanza incolore di Elliott che con le sue 51 yds corse a 2.5 di media a portata ha inciso poco o niente, ero abbastanza preoccupato da Dak Prescott perché usciva dalla preseason dipinto come una perla pescata al draft, il nuovo Russell Wilson, avevo letto in giro. Bene, ha fatto il compitino assegnato ma per essere un Romo anche con una vertebra rotta ce ne vuole. La faccia di Bryant a fine partita, con la sua unica ricezione per 8 yds, la diceva lunga sulle capacità di lettura e il tocco sul profondo del ragazzone da Mississippi State, prova ne è che nelle rare volte in cui la nostra DL ha portato una pressione appena decente e non appena ha dovuto premere sull’acceleratore per raddrizzare la partita, in campo s’è visto un Dak Precotto, più che altro. Ma è un rookie ed era la prima, avrà tempo e le potenzialità ci sono.
Resta il fatto che Dallas è una squadra che può fare di tutto e la nostra una division indecifrabile almeno per ¾.
Come dicevo all’inizio, una vittoria è una vittoria, la portiamo a casa e dopo secoli partire finalmente col segno positivo nella division spero aiuterà psicologicamente una squadra che in caso contrario sarebbe già stata in difficoltà (così come il sottoscritto e il suo bicchiere mezzo vuoto). Alla prossima ci aspetta Drew Brees, che non è Prescott. Ma abbiamo dimostrato di avere un minimo di atteggiamento “da football” quest’anno, ed è già tanto.
Go Giants.