I love Football
Come tutti (ahinoi) sappiamo, il football americano non è uno sport particolarmente diffuso, nè tantomeno conosciuto, nel nostro Paese.
Quando amici o conoscenti mi chiedono il perchè io ne sia così appassionato, la mia prima risposta è la seguente: “Beh, lo seguo da quando ero piccolo”. Il che è assolutamente vero: ho 28 anni, e quando ne avevo 9 o 10 ho iniziato ad interessarmi a questo meraviglioso sport grazie alle differite dei match NFL che andavano in onda sulle reti Fininvest (allora si chiamavano in quel modo), commentate da Guido Bagatta e Dan Peterson, solitamente la domenica mattina.
E’ così che ho preso confidenza con squadre gloriose come i Rams, i Raiders, gli Steelers, i 49ers, i Dolphins, e con grandi campioni come Eric Dickerson, Joe Montana, Walter Payton, Dan Marino, Marcus Allen, Jerry Rice. Ho un chiaro ricordo di una serata passata a seguire il Superbowl del 1985 tra Miami e San Francisco (commentato da Bagatta, Peterson e, udite udite, addirittura Rino Tommasi!!!), con la sfida nella sfida tra i due straordinari QB italo-americani.
JERRY ‘WORLD’ RICE E JOE MONTANA
MARCUS ALLEN IN AZIONE CON LA MAGLIA DEI RAIDERS
ERIC DICKERSON
Ricordo bene quegli anni, il football aveva attecchito anche da noi, con un proliferare di squadre come i Rhinos o i Frogs (solo per citarne alcune) e la finale era stata addirittura trasmessa in televisione.
Poi, il fenomeno è di gran lunga calato di intensità, le partite NFL non si vedevano più così facilmente, ed anche l’attenzione mediatica sulle squadre nostrane è decisamente scemata.
Per quanto mi riguarda, l’amore per il football è tornato più forte che mai nel 1997, quando decidemmo in famiglia di installare la parabola e di abbonarci all’allora TELE+: ebbene, durante la stagione, due giorni la settimana, monopolizzavo il ricevitore ed il VCR, per registrarmi le partite e rivederle con mio padre.
Ecco, il football ha rappresentato per me un ulteriore motivo di vicinanza con mio padre, anche lui appassionato di questa bellissima disciplina; ed è un momento che mi manca molto, come altrettanto grande è la mancanza di papà, che è scomparso cinque anni fa.
Ho dei ricordi estremamente belli della comune passione sportiva: a parte i due Superbowl conquistati dai Broncos guidati da John Elway, è indimenticabile per me una partita di playoff tra San Francisco 49ers e Green Bay Packers. I primi, guidati da Steve Young, si trovavano in svantaggio a pochi secondi dalla fine; quando Terrell Owens, allo scadere, ricevette il pallone in end zone, segnando il TD della vittoria, io e papà saltammo letteralmente dal divano, esultando per la vittoria di San Francisco (nonostante il grande Favre, Green Bay non sia mai stata in cima alla lista delle mie preferenze).
JOHN ELWAY GUIDA I BRONCOS PER DUE VOLTE ALLA CONQUISTA DEL SUPER BOWL
STEVE YOUNG e BRETT FAVRE
Si tratta solo di un piccolo esempio personale, ma credo che questo dovrebbe essere lo sport: un fattore di aggregazione e rispetto, non un mezzo per dividere o fomentare gli animi. Non ho mai visto, in anni di passione per la NFL, tifosi picchiarsi sugli spalti o scontri con le forze di polizia, tristi spettacoli cui ci tocca spesso assistere negli italici lidi.
Molti accusano il football, credo ingiustamente, di essere uno sport dominato dalla violenza: personalmente non la penso così.
Trovo invece che rappresenti una straordinaria metafora della vita di ognuno: perchè, a parte pochi casi isolati e privilegiati, per realizzare i propri obiettivi bisogna lavorare duramente, incassare i colpi, passare in mezzo a mille ostacoli (come un bravo RB), saper cogliere al volo (come un buon WR) le poche buone occasioni che ci capitano.
TORRY HOLT
KURT WARNER
Ed allora, quando vedo una bella corsa di Marshall Faulk o di Priest Holmes, un bel lancio di Brett Favre o di Kurt Warner, o una splendida ricezione di Torry Holt o Terrell Owens, penso che tutti quanti dobbiamo correre e sacrificarci, se vogliamo raggiungere ‘quella sporca ultima meta’, qualunque essa sia.
La locandina del film “QUELLA SPORCA ULTIMA META”
Bellissimo, stupendo.
Ale, vigliacco, mi stai rovinando…
Da noi sono 8 anni che ci troviamo tutti insieme (una decina) in una casa privata o nel mio bar, a guardare il superbowl in diretta e quelli che lavorano il giorno dopo prendono un giorno di ferie.
Ci prepariamo anche noi come gli americani con popcorn, patatine, panini e litri di birra!
Quest’anno sono stato in compagnia di Ale (via sms) dal primo all’ultimo field goal…
Bello l’articolo ma ingrato! potevi anche citarmi tra le fonti di ispirazione……dopotutto sono l’unico vero Runner che conosci di persona!.
leggo solo ora il tuo racconto.proprio bello.
P.S.I love Green Bay!
I miei più sentiti complimenti per un racconto che mi ha fatto commuovere e ripensare ai vecchi tempi quando guardare una partita di football era un’impresa da pionieri… L’amore per lo sport, per la famiglia, per l’amicizia, per la voglia di star insieme e condividere forti emozioni, tutti questi sentimenti emergono dalle tue righe e sono d’esempio per tutti!!!
bell’articolo…….io ho iniziato ad appassionarmi al football l’anno del primo di quattro Superbowls consecutivi dei Bills.da allora lo seguo assiduamente e la domenica sera seguo le partite al pc.
P.S.i love Green Bay too
..per me il football è stato un colpo di fulmine ..ero in 3^ elementare, ricordo perfettamente che, sfogliando un libro, la mia attenzione fu attratta da un’immagine che rimarrà impressa nella mia memoria per sempre: era una foto in primo piano del volto di Marc Wilson (era il 1985 e il baffo andava alla grande..) con il casco degli allora.. Los Angeles Raiders!