La “West Coast Offense”

La paternità dell’attacco West Coast non è da attribuirsi ai San Francisco 49ers, ma all’altra squadra della Baia, gli Oakland Raiders.
Sembra strano ma è proprio vero, questo nuovo sistema offensivo è nato in casa degli enfatizzatori del vertical passing game, ovvero dei passaggi in verticale.

Ma procediamo con ordine.

Dunque dicevamo che il sistema è nato ad Oakland, è germogliato a Cincinnati ed è fiorito a San Francisco (49ers). Questa è la strada che ha percorso questo rivoluzionario sistema offensivo e questa è la strada che ha dovuto percorrere il suo inventore, Bill Walsh.

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Bill Walsh

Gli approcci di Walsh al football non sono stati molto promettenti e come giocatore non valeva molto, dimostrando però di essere una promessa come allenatore. L’ex velocista a livello di high school, privato della sua velocità da un brutto infortunio al quadricipite, giocò due stagioni come RB al San Mateo Junior College e due stagioni come End a San Jose State.

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Mary Levy

Dopo un breve trascorso nell’Esercito, si laureò alla San Josè State con una tesi intitolata “Come fermare la Pro Spread Offense“. Il suo primo lavoro fu a livello di High School , poi nel 1960 andò con Marv Levy all’Università della California con il doppio incarico di reclutatore dei giocatori di liceo e di allenatore della difesa. Dopo tre stagioni ricoprì lo stesso incarico all’Università di Stanford.

Fino ad allora la sua carriera come allenatore di difesa era stata molto mediocre, e sembrava destinato a rimanere un emerito sconosciuto fino a quando i Raiders non gli offrirono un posto. Successe nel 1966, e quel posto era di assistente dell’attacco. Qui fu indottrinato sul famoso gioco aereo dei Raiders da Sid Gillman, che a sua volta aveva rivoluzionato il gioco di passaggio negli anni ’50 e ’60, e da Al Davis che era assistente di Gillman. Questa, a detta di Walsh, è stata l’esperienza più importante di tutta la sua carriera.

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Sid Gillman

Nel 1968 la nuova franchigia dei Cincinnati Bengals gli offrì la possibilità di allenare QBs e WRs e qui riuscì a mettere alla prova una delle sue prime teorie offensive: costruire i QBs i base a degli allenamenti particolari ed a lunghe sessioni di film. Nel 1969 la matricola Greg Cook diventò il QB rivelazione del campionato e quando l’anno successivo ebbe un grave incidente che lo costrinse al ritiro, Virgil Carter diventò il QB più accurato della Lega.

Questi successi permisero a Walsh di avere carta bianca anche nelle decisioni del personale, e nel 1971 i Bengals scelsero dal college un QB su indicazione del suo allenatore. Quel giocatore era Ken Anderson dal piccolo college di Augustana nell’Illinois. Walsh era stato l’unico a fare dello scouting su Anderson e l’unico film del giocatore al college era stato visto così tante volte che era quasi consumato. Anderson non sembrava essere il prototipo del QB professionista. Aveva un buon fisico, circa 187 cm per 95 kg, con un braccio decente, ma al college era stato quasi esclusivamente un QB da sprint out (non da tasca!). Walsh ricominciò dai fondamentali, insegnando ad Anderson come tenere la palla, arretrare, prepararsi per il lancio.
Anderson diventò titolare nel 1972, e nel ’74 e ’75 vinse la classifica per il miglior QB del campionato.
Dopo cinque anni di convivenza Anderson era diventato così perfetto nei movimenti che Walsh riprese i loro allenamenti per mostrarli poi ai suoi futuri allievi.

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Ken Anderson

Walsh riusciva a lavorare sui punti di forza dei QBs, ed il lavoro fatto con Cook, Carter e Anderson era diverso anche se poi il risultato finale era lo stesso. Enfatizzava il gioco di passaggi ad alta percentuale di completi, un passing game a basso rischio di intercetti, un attacco che gli permetteva di controllare la palla esattamente come si faceva con il gioco di corsa.

Il sistema non è poi molto complicato: bisogna coinvolgere tutti i giocatori che possono ricevere la palla in attacco e mandarli ad attaccare le zone difensive impegnando i difensori. Esattamente tutto il contrario di quanto si utilizzava allora, ovvero, prendiamo quello che la difesa concede. Ci voleva ovviamente molta disciplina da parte di tutti i giocatori di attacco e soprattutto il QB doveva essere in grado di compiere delle letture in progressione sui potenziali ricevitori.
Il timing tra QB e ricevitore doveva essere perfetto e permettere al ricevitore di finire la traiettoria proprio nel momento in cui veniva cercato dal QB. La preparazione di Walsh era maniacale e provava ogni gioco contro ogni possibile difesa. Presto questo diventò un modo per modificare i giochi offensivi e non era raro che Walsh pensasse un gioco il sabato e lo mettesse in campo la domenica. L’attacco West Coast stava germogliando sulle rive del fiume Ohio.

Nel 1976 Walsh ritornò in California andando a fare l’assistente di Tommy Prothro e dei suoi Chargers. Con sè portava le sue idee, il suo playbook ed i filmati di Anderson. Dan Fouts, l’allora QB dei Chargers, aveva avuto tre stagioni particolarmente tribolate, lanciando ben 36 INTs e soli 16 TDs. Lavorando con Walsh, stava pianificando la sua strada per accedere nella Hall of Fame. Walsh accettò nel 1977 il ruolo di Head Coach all’Università di Stanford, e prima Benjamin e poi Dils vinsero la classifica di miglior QB.

Nel 1979 finalmente arrivò l’incarico tanto atteso, quello di Head coach nella NFL, e furono proprio i 49ers ad offrirgli questa opportunità.
Nel terzo giro del draft di quell’anno, Walsh scelse il suo QB, quello che avrebbe cambiato le sorti del suo destino e di quello dei 49ers, Joe Montana.
Montana era stato scarsamente considerato dagli altri scouts per il suo fisico non proprio da professionista e per un braccio assolutamente mediocre.
Nel 1981, dopo aver rivoltato il roster della squadra, finalmente i 49ers erano competitivi, almeno sulla carta, e Montana e compagni erano in strada verso il loro primo Super Bowl. Con Walsh e Montana i 49ers ne vinsero altri due ed un quarto con Siefert come allenatore capo.

Nella decade successiva molte altre squadre cominciarono ad utilizzare lo stesso sistema offensivo e per farlo assunsero i collaboratori di Walsh.

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Joe Montana (sinistra) e Walsh

Fu così che Hackett, figlio di uno scienziato ed assistente di Walsh, andò prima a Cleveland, poi all’Università di Pittsburgh e poi a Kansas City a fare l’allenatore capo dei Chiefs. Ma era soltanto l’inizio e nel giro di un decennio c’erano più allenatori capi con un passato di assistente di Walsh che altri. Mariucci, Holmgren, Rhodes, Green, Shanahan, Siefert, Gruden…

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Walsh con Mariucci

Ma l’arrivo di un giocatore nel 1985 diede nuova linfa a questo sistema offensivo. Jerry Rice, sconosciuto giocatore proveniente dalla piccolissima Università di Missisipi Valley State (Delta Conference), portò in dote la sua velocità e quindi la possibilità di andare in verticale.

Nei primi anni di Montana il gioco di passaggio si sviluppava quasi esclusivamente in orizzontale, e la squadra contava sulla mobilità del suo QB, poi finalmente, ecco la possibilità di aggiungere l’altra dimensione, quella che gli avrebbe permesso di rimanere al top ancora per parecchi anni.