Dan “The Man” Marino
Terry Bradshaw ne ha tante di cose da raccontare: è stato il leggendario QB dei Pittsburgh Steelers degli anni Settanta, ha vinto quattro Super Bowl, e molto altro ancora. Ma a suo dire, una cosa che senz’altro racconterà ai suoi nipotini è l’intervista che ebbe modo di fare al “greatest player ever in the NFL, the great, Dan Marino”.
Proprio a Pittsburgh inizia la nostra storia. Daniel Costantine Marino Jr., per tutti Dan “The Man”, nacque nella città dell’acciaio il 15 settembre 1961. Sin da piccolo si avvicinò alla palla ovale, giocando quarterback nelle vie del suo quartiere, e diventando un acceso tifoso degli Steelers e del già citato Bradshaw. In lui c’era già l’istinto del passatore, tant’è che spesso si allenava lanciando il pallone contro le cabine del telefono, cercando di evitare le auto parcheggiate come se fossero dei difensori.
La famiglia Marino, con enormi sacrifici, consentì a Dan di frequentare la Central Catholic High School della sua città, dove si mise in luce per la sua abilità nel football e nel baseball, tanto che, al termine della sua esperienza al liceo, venne scelto dai Kansas City Royals per giocare nelle Major Leagues. Fortunatamente, nei piani di “The Man” c’era solo il football.
Le sue doti di lanciatore non erano passate inosservate, e molte università di prestigio iniziarono a fargli la corte (UCLA e Notre Dame su tutte). Tuttavia, Marino decise di rimanere a casa, iscrivendosi alla University of Pittsburgh. A metà della sua stagione da freshman, il promettente QB guadagnò il posto da titolare. Nei due anni successivi, “The Man” diventò uno dei più lucenti giocatori a livello universitario, arrivando a lanciare ben 37 touchdowns nel suo anno da junior, nel quale venne nominato All-American.
Il suo anno da senior, al contrario, fu una parziale delusione, anche a causa dei problemi alle ginocchia che lo accompagneranno nell’intera carriera professionistica. Di conseguenza, le sue quotazioni per il draft del 1983 calarono notevolmente, ed era difficile pensare che una squadra avrebbe speso una scelta alta su di lui.
I Miami Dolphins fecero di Dan Marino la 27a scelta assoluta del draft, la penultima del primo giro.
Da ricordare che Dan nello stesso anno era stato prima scelta (e prima assoluta) dei Los Angeles Express, una franchigia della defunta USFL.
Miami era reduce da uno sfortunato Superbowl perso contro i Washington Redskins, disputando comunque la terza finale in dieci anni. Il QB che condusse i Dolphins all’ultimo titolo nel 1974, Bob Griese, si era ritirato nel 1980, e la franchigia era giusto alla ricerca di qualcuno che potesse prendere il suo posto. Marino impressionò immediatamente coach Don Shula, il quale decise di puntare subito sul giovane prospetto. Il 9 ottobre 1983, in una partita contro i Buffalo Bills, “The Man” calcò per la prima volta un campo NFL. I suoi numeri in quella partita lasciarono tutti di stucco: 19 passaggi completati su 29, 322 yards guadagnate, 3 passaggi da touchdown. Marino si era appena conquistato un posto da titolare, posto che avrebbe mantenuto per 17 anni.
Il 1984 fu la stagione della svolta: da quel momento in avanti, Marino iniziò a macinare record su record. Dopo sole otto partite, Dan fissò un nuovo standard per i passaggi da touchdown lanciati in stagione da un QB di Miami (il precedente record apparteneva a Bob Griese). La partita successiva, “The Man” diventò il Dolphin con il maggior numero di yard passate in regular season. Ma lo spaventoso ruolino di marcia non accennava a calare, ed a fine stagione i numeri avevano dell’incredibile. Marino divenne il primo QB della storia a lanciare per più di 40 passaggi da touchdown in un anno, mettendone a segno ben 48 (gli altri 2 QB che nella storia hanno superato la soglia dei 40 sono Kurt Warner, nel 2000, con la casacca dei St. Louis Rams e Peyton Manning che nel 2004 ha superato Marino con 49). Inoltre, Dan stabilì il nuovo record di yard lanciate in una stagione (5.084) e di passaggi completati (362).
E non solo. Nel 1984, supportato da una squadra di alto livello (ma soprattutto allenata egregiamente da Shula), Marino condusse i Dolphins a giocarsi il XIX Superbowl contro i San Francisco 49ers. Giunta al grande ballo finale, Miami dovette però inchinarsi alla strapotenza di una squadra innovativa e vincente come la San Francisco di Bill Walsh, guidata da Joe Montana.
Purtroppo per Marino, quello del 1984 fu l’unico Superbowl che riuscì a disputare. Negli anni successivi, infatti, la squadra non si dimostrò abbastanza competitiva da poter puntare all’anello. Questo però non impedì a Dan di continuare, anno dopo anno, a riscrivere il libro dei records. Supportato da due ricevitori noti come “Mark Brothers”, Mark Clayton e Mark Duper, “The Man” superò nuovamente il muro dei 40 touchdowns (44), nel 1986, e divenne il QB che lanciò 100 mete nel minor numero di partite. Dopo l’era segnata dai due ‘fratelli’ Clayton e Duper, raramente Marino trovò attorno a sè dei ricevitori affidabili, se si escludono O.J. McDuffie, Irving Fryar e Tony Martin nella seconda metà degli anni Novanta.
Oltre alla penuria di ricevitori, occorre precisare che Miami si ritrovò con un cronico problema: la mancanza di un gioco di corsa. Tutto il peso dell’attacco, per quasi un ventennio, è stato caricato sulle spalle di Marino, le cui ginocchia diventavano sempre più fragili. A causa di questi problemi fisici, Dan divenne l’emblema del lanciatore da tasca, di colui che non corre mai con la palla. Un’altra peculiare caratteristica del suo gioco fu la velocità di rilascio, che gli permetteva di liberarsi del pallone in una frazione di secondo.
Insomma, stiamo parlando del miglior passatore puro di sempre, ed era solo questione di tempo prima che anche i numeri lo dimostrassero. Infatti, il 12 novembre 1995, Marino distrusse il record NFL di yards passate in carriera, eclissando le 47.003 yards di Fran Tarkenton.
Il 26 novembre, Tarkenton vide superato anche il record di passaggi da touchdown, con 343.
La carriera del fenomeno dei Dolphins ebbe un brusco cambiamento al termine del 1995 quando, dopo 25 anni da allenatore dei Delfini, Don Shula disse basta. Il suo successore, Jimmy Johnson, ebbe sempre un rapporto di odio (tanto) e amore (poco) con il suo QB, a causa dello stile di gioco conservativo di Johnson che cozzava con lo stile aggressivo di “The Man”. I dissidi con il coach durarono fino alla stagione 1999, che terminò con un’umiliante sconfitta per 62 a 7 al secondo turno di Playoff, a Jacksonville. Fu allora che Miami decise di voltare pagina, silurando Johnson. Sfortunatamente, anche Marino decise di appendere il casco al chiodo in data 13 marzo 2000, rinunciando ad un’offerta di rinnovo di Miami e ad un’allettante offerta dei Minnesota Vikings.
Poco dopo, i Dolphins ritirarono la casacca n. 13. Nessuno potrà più indossarla. Inoltre gli è stata dedicata la via cittadina che porta al Pro Player Stadium, la Dan Marino Boulevard.
Il PRO PLAYER STADIUM, la via d’accesso porta dal 2000 il nome di Dan Marino
Dopo il ritiro, Marino ha avuto modo di occuparsi maggiormente di tutte le attività off-field che ha sempre coltivato.
In primo luogo viene la famiglia ed i suoi cinque figli. Non meno importante, la ‘Dan Marino Foundation’, fondazione nata nel 1992 a favore dei bambini della zona di Miami.
Grazie al suo impegno nel sociale, Marino ha conquistato il premio ‘Man of the Year’ nel 1998.
Per completare il ritratto di un uomo di successo, si può citare anche la catena di ristoranti sparsi per la Florida, o la scuderia che partecipa al campionato NASCAR di cui è comproprietario. Va anche citata la sua parentesi come attore, nel ruolo di se stesso nel film “Ace Ventura l’Acchiappa animali“, e in una comparsata ne “I Simpson“.
Ma torniamo al football giocato. Attualmente, Marino detiene oltre 20 recorsd NFL, ed è leader ex aequo in altre 5 categorie.
Alcuni suoi numeri:
– 242 partite giocate nei PRO, tutte con la casacca dei Miami Dolphins
– 8.358 lanci tentati con 4.967 completi per una media altissima di 59,4%;
– 61.361 yards guadagnate;
– 420 Touchdowns;
– 86,4 di rating in carriera;
– 1 stagione (1984) con 5.084 yards;
– 5 stagioni (1985, ’86, ’92, ’94) oltre le 4.000 yards;
– 7 Stagioni (1987, ’89, ’90, ’91, ’95, ’97, ’98) oltre le 3.000 yards;
– 10 stagioni consecutive con almeno 20 passaggi da touchdown (dal 1983 al 1992);
– 12 partite con più di 400 yards;
– 60 partite con più di 300 yards;
– 21 partite con 4 o più TD passes di cui 4 consecutive (26/11 – 17/12/1984);
– 9 stagioni consecutive con più di 3.000 yards (1984-1992);
– 5 stagioni col maggior numero di passaggi tentati;
– 6 stagioni col maggior numero di completi;
– 48 TD passes in una sola stagione (1984);
– 58,45% di completi nell’anno da rookie;
– rating medio stagionale più alto (96 nel 1983);
– 13 partite consecutive con almeno 1 TD pass;
– 64 attacchi tentati in una sola partita (vs. Buffalo il 30/12/1995);
– 39 passaggi completati in una sola partita (vs. Buffalo il 16/11/1986);
– 521 yards guadagnate in una sola partita (vs. Jets il 23/10/1988);
– 6 TD passes in una sola partita (vs. Jets il 21/09/1986);
– per 9 volte selezionato per Pro Bowl, ma a causa degli infortuni potè giocarne solo 2(1984 e 1992).
Quello che i numeri non dicono, però, è quello che Dan Marino ha significato per un’intera squadra, per una franchigia che sarà per sempre legata a questo nome. Quando si pensa a Miami si pensa a Marino e viceversa, ed è giusto che sia così. Da tifoso dei Dolphins, mi auguro che ogni giocatore che vestirà la maglia acquamarina, nell’entrare al Pro Player Stadium, veda la statua del numero 13 che troneggia all’ingresso e cerchi di dare il massimo per onorare il mito di Dan Marino.
Ciao Dan, ci manchi molto
onore ad uno dei nostri piu’ grandi avversari…….
era veramente emozionante vederlo giocare
forza bills!!
Veramente un articolo eccellente, dedicato ad un grande protagonista di questo meraviglioso sport. Bravo Ivan!!!
Ottimo articolo, purtroppo quello che
Vermente toccante !!!
Dan un vero Hall Of Famers !
Per la HOF conta l’ uomo, il giocatpre non quanti Superbowls hai vinto…il riferimento ai Phil ed ai Jim é evidente ! 🙂
GO AFC EAST !
Ho iniziato a seguire il football con lui, leggenda
Anche per me è stato così, immenso!
Però non ha mai vinto un Superbowl…