Johnny “The Master” Unitas (1933-2002)
Johnny Unitas nacque a Pittsburgh il 7 maggio del 1933.
Frequentò il piccolo liceo cittadino St. Justin’s dove giocò halfback e end (in quegli anni non era insolito che un ragazzo giocasse sia in attacco che in difesa) prima di prendere il posto del quarterback titolare verso la fine della sua stagione da junior. E subito si intuì che il ragazzo possedeva un buon braccio e grinta da vendere.
Sul finire della high school, fece domanda per entrare a Notre Dame, ma non fu accettato. Dovette quindi ripiegare sul college di Louisville e, quando partì titolare, con i Cardinals vinse le prime 4 partite, giocando anche come safety. Purtroppo, per gran parte della sua carriera al college, Unitas fu falcidiato dagli infortuni e non potè dimostrare tutto il suo valore.
Nel 1955, alla fine del corso di studi universitari, Johnny venne scelto dai Pittsburgh Steelers, franchigia della sua città natale, che però lo tagliarono prima dell’inizio della stagione. L’Head Coach lo riteneva troppo poco intelligente per ricoprire il ruolo di QB. (Poi si capì bene chi tra i due fosse il meno intelligente, n.d.r.).
Di questo ‘taglio’ approfittarono i Baltimore Colts che lo ingaggiarono dopo che Unitas era stato costretto per un anno a ripiegare sui semi-pro giocando per una squadra minore di Pittsburgh, dalla quale percepiva circa 6 $ a partita.
Simpatica è la storia narrata da Weeb Ewbank, il coach dei Colts che lo fece mettere sotto contratto:
“Mi arrivò una lettera da un fan dei Colts che mi chiedeva di mettere sotto contratto Unitas dicendo che non me ne sarei pentito, così seguendo l’istinto provai. Ho sempre pensato che quella lettera me l’avesse spedita Johnny in persona!“.
Nacque così, da un ingaggio di 7.000 $ annui la favola di uno dei più forti quarterback di sempre, sia come passatore sia come leader della squadra.
Per l’amico Robbie (barry20lions), Unitas è IL migliore di tutti i tempi e sapendo quanto si intende di football non faccio nessuna fatica a credergli. E non solo per Robbie, visto che nel 1969 fu nominato “Miglior QB di tutti i tempi“, carica riconfermata nel 2000 dai più grandi esperti di football del mondo (quelli che eleggono chi verrà ammesso nella Pro Football Hall of Fame).
In panchina come backup un certo Joe Montana, altro grandissimo dell’American Football.
La frase che fa capire quanto Unitas sia stato grande è:
“All the greatest quarterbacks have been compared to Johnny Unitas, but he was never compared to anyone else“
L’inizio della carriera di Johnny Unitas tra i pro per la verità fu disastroso. Durante la quarta partita della stagione entrò a sostituire il QB titolare George Shaw che si era infortunato; risultato: i suoi primi 2 downs giocati si trasformarono in un intercetto ed un fumble ricoperto dai Chicago Bears. Due palle perse.
Ma Unitas non si scoraggiava mai, dagli errori imparava, dalle avversità traeva forza e alla fine di quella stagione stabilì il record per di passaggi completati per un Rookie (esordiente): 55,6%
L’anno successivo, il 1957, Unitas lanciò per 2.550 yards con 24 TDs portando i Colts ad un record finale di 7-5.
Nel 1958 aveva oramai in pugno squadra e situazione. Conosceva il sistema di gioco, il suo carisma e la sua forza mentale lo avevano portato ad essere il leader incontrastato ed il suo braccio non tradiva. Quell’anno Johnny portò i Colts al titolo della Western Conference. Vittorie e rimonte incredibili (su tutte quella contro i San Francisco 49ers, nella gara vinta per 35-27 dopo che il primo tempo si era chiuso sul 7-27) portarono i Colts a giocarsi il Championship allo Yankee Stadium Stadium di New York contro i New York Giants.
In quella partita, ritenuta da molti la più bella della storia di questo sport (“The Greatest Game Ever Played”), alla fine del 3° quarto i Giants conducevano per 14-3.
A 1’56” dal termine il punteggio era 17-14 NY. palla ai Colts dalle proprie 14 yards. Unitas iniziò quella che sembrava una missione impossibile e, ben coadiuvato dal receiver Raymond Berry riuscì a portare la squadra in raggio da field goal: 3 punti e over time.
Partendo dalle proprie 20, Unitas orchestrò un drive perfetto che si concluse col TD del FB Alan Ameche.
La rivista SPORT ILLUSTRATED titolo: ’13 plays to glory’. Era nato il mito intramontabile di Johnny Unitas.
Da ricordare che questa fu la prima partita NFL che andò ai supplementari e anche il primo match di football che ebbe una grossa audience televisiva (più di 50 milioni di telespettatori). Grazie a quella leggendaria finale il football NFL si avviò a diventare nel giro di 10 anni (dopo l’altrettanto famoso Super Bowl III) lo sport più seguito d’America, detronizzando il baseball.
La sua bravura ad orchestrare i drive, a motivare i compagni, ad ottenere la loro incondizionata fiducia ed a convincerli che nulla era impossibile con lui in cabina di regia fu determinante per i successi dei Colts.
“Qualsiasi cosa io faccia, c’è sempre un buon motivo per farla“, disse una volta, lasciando trasparire una sicurezza nei suoi mezzi che trascinava i compagni convinti, e a ragione, che facendo quello che lui chiedeva sarebbero arrivati alla vittoria.
Per un QB la la fiducia ed il rispetto dei compagni sono tutto; non conta solo il braccio, conta il fatto che una squadra necessita di un punto di riferimento, uno da proteggere e da ascoltare, uno da non deludere mai.
Johnny Unitas era quel punto di riferimento.
Volete un esempio di chi era Unitas? Eccolo: Alla fine di un Championship Ewbank ordinò di non lanciare temendo un intercetto.
Per tutta risposta Unitas completò un passaggio per Jim Mutscheller arrivando così ad una yard dal TD.
Alle rimostranze del coach rispose:
“Se avessi intuito un rischio di intercetto avrei buttato il pallone fuori dal campo. Quando sai quello che fai non ti possono intercettare“.
ECCO CHI ERA UNITAS!
Nel 1959 “The Master” lanciò 32 TD passes, ed i Colts arrivarono a giocarsi il Championship ancora contro NY. Prestazione super di tutta la squadra trascinata da Johnny e vittoria per 31-16.
C’è un altro esempio che esemplifica il carattere indomito di Unitas. Week 10, 7 novembre 1960, Wrigley Field. Colts @ Bears. Mancava poco alla fine e il punteggio vedeva Chicago in vantaggio per 20-17.
Unitas subì un sack durissimo da parte di Doug Atkins che gli spaccò il labbro. Dopo la partita ci vollero 20 punti di sutura.
Ewbank voleva sostituirlo, Unitas rispose : “No way!” e tamponata alla bell’e meglio la ferita col fango del campo raggiunse i compagni nell’huddle ed esclamò: “Now we’re going to win this game!“. Risultato? TD pass della vittoria: 24-20!
Nel 1962 divenne Head Coach dei Colts Don Shula, ben noto ai fans dei Miami Dolphins che con lui alla guida disputarono l’unica ‘perfect season‘ della storia del football.
Con “The Master” al timone della squadra i Colts vinsero un Superbowl (il V del 17 gennaio 1971 a Miami contro Dallas per 16-13) e ne persero un altro (il III del 12 gennaio 1969 a Miami contro i NY Jets per 16-7) che Unitas non giocò, se non nel finale, a causa di un infortunio.
Nel III il coach fu, appunto Shula.
Nell’anno del Super Bowl III nella stagione regolare i Colts chiusero con un record di 13-1
Unitas giocò con Baltimore fino al 1972 e si ritirò nel 1974 dopo aver giocato la sua ultima stagione a San Diego con i Chargers.
Meritano di essere citati alcuni numeri della sua carriera:
– 211 partite disputate;
– 5.186 lanci completati;
– 40.239 yards guadagnate;
– 290 TD passes;
– 3 stagioni con oltre 3.000 yards;
– NFL MVP nel 1959, 1964 e 1967;
– 10 convocazioni al Pro Bowl;
– 47 partite consecutive con almeno un TD passes, record tuttora imbattuto nella NFL.
Johnny fu anche eletto giocatore del decennio degli anni ’60 e miglior giocatore dei primi 50 anni del pro football.
Fu inserito anche nella formazione celebrativa dei primi 75 anni della Lega.
Nel 1979, Unitas fu introdotto nella PRO FOOTBALL HALL OF FAME.
Quel giorno disse:
“Devo essere onesto con voi: il merito per il fatto di essere qui oggi a ricevere questa onorificenza va ai compagni con cui ho giocato ed ai coach che mi hanno allenato. Voglio che ve lo ricordiate perchè io lo farò sempre“.
Johnny Unitas morì l’11 settembre 2002 all’età di 69 anni a Timonium nel Maryland a causa di un attacco di cuore, quel cuore che già anni prima gli aveva dato problemi e nel quale erano stati inseriti tre bypass.
I funerali si svolsero alla Cathedral of Mary Queen a Baltimore, la città che per sempre ne celebrerà il mito.
Il mito di un grande QB, il mito di un grande condottiero, mai domo, sicuro e capo indiscusso dentro quel campo da football che lo ha consegnato alla storia di questo sport.
NON CI SARA’ MAI PIU’ NESSUNO COL CUORE ED IL CORAGGIO DI THE MASTER, MAI PIU’ NESSUNO.
Non saprei come altro chiudere quest’articolo se non con le parole del suo compagno, WR Raymond Berry:
“Cosa rendeva Johnny Unitas così speciale? Il suo innato istinto nel chiamare il gioco giusto al momento giusto, il suo mantenere il sangue freddo sotto pressione, la sua feroce competitività, la sua noncuranza per la propria incolumità“.
Addio Johnny, rest in peace.
Certo che le storie di questi campioni sembrano tutte dei piccoli romanzi.
Grazie Ale!
Un articolo veramente eccellente, bravo Ale!!!
sar
Grazie, Ale! Articolo molto molto bello!
Bellissimo articolo!
Complimenti!
Articolo: 10+
Grazie Great Johnny