Miami Dolphins “The Perfect Season”
I Dolphins del ’72 avrebbero potuto essere sconfitti il primo ottobre a Bloomington, Minnesota, ma non successe, infatti batterono i Vikings 16-14 segnando 10 punti nel quarto quarto.
Bob Griese lanciò un passaggio da TD da 3 yards per il tight end Jim Mandich completando la rimonta ad 1 minuto e 28 secondi dalla fine.
Jim Mandich
Avrebbero potuto essere sconfitti contro Buffalo il 22 ottobre in casa all’Orange Bowl, ma non successe, infatti Garo Yepremian, calciò un field goal da 54 yards nel terzo quarto, il più lungo della sua carriera, Poi Mercury Morris realizzò un TD con una corsa da 15 yards nell’ultimo quarto dando la vittoria a Miami sui Bills, 24-23.
Garo Yepremian e Mercury Morris
Avrebbero potuto essere sconfitti il 19 novembre contro i Jets, ancora in casa, ma non accadde.
In qualche modo, Earl Morrall, con le sue consumate gambe da 38enne, realizzò due Td, il primo con una corsa da 31 yards e quello vincente da 14 yards, portando la sua squadra, che era indietro 7-17, alla vittoria finale, 28-24.
Earl Morrall
Avrebbero potuto perdere una qualsiasi delle nove partite che Griese, il QB titolare, non giocò per una frattura alla gamba. Ma non successe.
Morrall, rilasciato dai Colts ed acquisito da Miami prima dell’inizio della stagione, lo sostituì magnificamente.
I Dolphins non furono mai sconfitti. Per tutte le 14 partite di regular season, 2 partite di playoff ed il Superbowl VII. Miami vinse 17 volte.
Questa perfect season ancora oggi dopo oltre 30 anni non ha avuto repliche.
Alcuni Teams hanno avuto attacchi molto più potenti di quei Dolphins, altre hanno avuto difese più dominanti, altre ancora hanno avuto stagioni straordinarie, ma alla fine tutte sono state sconfitte almeno una volta.
Nessun altro Team NFL ha registrato una stagione completa, inclusi i playoff, senza una sola sconfitta o pareggio.
Nel 1972, i Dolphins ebbero l’allenatore giusto con la squadra giusta nel momento giusto.
Don Shula, il coach della Perfect Season
Negli anni ’70, il football professionistico, visse una fase in cui il gioco di corsa raggiunse una grande enfasi. Nel 1971, i 26 coaches della NFL, chiamarono più giochi di corsa che in ogni altra stagione dal 1960 fino ad allora. E meno giochi di passaggio dal 1959.
Nel 1972 si cercò di cambiare le regole tentando di dare più spazio al gioco aereo. Per questo si spostarono le hash-marks verso il centro del campo per dare più spazio ai ricevitori nelle traiettorie verso le sideline.
Paradossalmente questo portò a correre ancora di più sfruttando anche il lato stretto del campo. Dieci running backs, quell’anno, raggiunsero le 1.000 yards.
Nessuno sapeva usare il gioco di corsa meglio di Miami con Morris, Larry Csonka e Jim Kiick.
Larry Csonka e Jim Kiick
Il coach Don Shula e l’offensive coordinator Monte Clark costruirono una mostruosa linea d’attacco con diversi bloccatori provenienti da altre squadre, inclusi il centro Jim Langer (che era stato rilasciato da Cleveland), la guardia sinistra Bob Kuchenberg (rilasciato da Philadelphia ) e la guardia destra Larry Little (acquisita da uno scambio con San Diego). Dietro questi tre ed ai due tackles, Wayne Moore e Norm Evans, i Dolphins stabilirono un record di 2.960 yards corse. Csonka era il runner potente per le yards dure, nelle corse interne. Morris era il velocista per le corse esterne. Kiick era eccellente nelle ricezioni fuori dal backfield. Csonka e Morris guadagnarono più di 1.000 yards ciascuno, ed era la prima volta che una squadra NFL raggiungeva questo traguardo con due running backs.
Jim Langer e Bob Kuchenberg
Larry Little e Norm Evans
Proprio a causa di questo suo potente gioco sulle corse, la squadra non fu handicappata dalla perdita del quarterback titolare, Bob Griese, alla quinta giornata, colpito duro da Ron East dei San Diego Chargers.
I Dolphins non avevano bisogno di lanci lunghi per aprire il gioco per vincere, così, sia Griese che il suo sostituto, Morrall, non lanciavano molto spesso. Contro i Bills in una partita, misero la palla in aria solo 10 volte. Alla fine della stagione regolare, avevano chiamato 613 giochi di corsa e 259 di passaggio.
La difesa, comunque, concedeva agli avversari meno yards su passaggio di quante ne guadagnasse il loro attacco. Mentre Griese e Morrall, insieme, raggiunsero una media di 148 yards lanciate a partita, la difesa ne concesse una media di 125. Insieme, attacco e difesa, formarono una macchina impossibile da battere.
I Dolphins segnarono più punti (27,5 a partita) e guadagnarono più yards (359,7 a partita), e allo stesso tempo concessero meno punti (12,2 a partita) e meno yards (235,5 per partita) di ogni altra squadra.
La difesa non era formata da giocatori famosi o spettacolari. Infatti, essi stessi si attribuirono l’appellativo di ‘No Name Defense’ dopo che il coach di Dallas, Tom Landry, aveva commentato la loro mancanza di notorietà prima della vittoria dei Cowboys 24-3 su Miami nel Superbowl VI.
Ma essi erano semplicemente la migliore difesa della NFL.
Il linebacker centrale, Nick Buoniconti, ne fu il cuore e l’anima, ma la vera rivelazione fu soprattutto Bob Matheson, una riserva che divenne la chiave del successo contro i passaggi. Questo numero 53 si alternò come defensive end o come quarto linebacker e in entrambi i casi si allineava rimanendo in piedi senza dare così la possibilità agli avversari di capire cosa avrebbe fatto di volta in volta. Poteva, indifferentemente, mettere pressione sul QB o andare indietro a coprire sui passaggi.
Nick Buoniconti e Bob Matheson
Durante il Superbowl, i giocatori di Washington andavano in due a bloccare Buoniconti, ma come risultato dovevano mantenere uno contro uno il left tackle Manny Fernandez, la cosa si rivelò devastante.
Infatti Fernandez, effettuò 17 placcaggi. Il defensive end di sinistra Bill Stanfill e le due Safety Dick Anderson e Jake Scott, che fu nominato MVP del Superbowl VII per i suoi due intercetti, furono i giocatori che si contraddistinsero in questa cosiddetta difesa ‘No Name’.
Manny Fernandez e Bill Stanfill
Dick Anderson e Jake Scott
L’attacco controllava la palla così bene che la difesa non era costretta a rimanere in campo a lungo. La difesa peraltro era abbastanza forte da dare all’attacco la possibilità di tornare in campo velocemente se era necessario segnare subito.
Shula lavorò molto nel creare una squadra con un notevole equilibrio anche se non era eccitante da guardare. Egli fu l’allenatore perfetto per far fronte all’aumentare della pressione a causa della loro imbattibilità.
Certo che il fatto di avere avuto uno dei calendari più facili nella storia della NFL non fece male a Miami. Pensate che l’unica altra squadra della AFC Eastern Division a non avere un record perdente furono i Jets (7-7) questo portò i Dolphins a vincere il titolo divisionale già il 19 novembre, un mese prima della fine della regular season. Degli avversari che incontrarono quell’anno, solo i Giants (8-6) ed i Chiefs (anch’essi 8-6) finirono con un record vincente. Tutti insieme, gli avversari di quell’anno, combinarono un record di 51 vinte e 86 perse e 2 pareggiate. Miami, naturalmente, le sconfisse tutte e spesso sonoramente: 52-0 contro New England, 34-13 contro Houston, 31-10 contro St.Louis, 23-0 contro Baltimore.
Il 12 Novembre, la vittoria contro New England coincise con la centesima vittoria in carriera per Don Shula, il quale ricevette un telegramma di congratulazioni dal Presidente Nixon, lo stesso Presidente che, l’anno precedente, durante un notiziario nazionale in una telefonata con Shula prima del Superbowl VI aveva detto che i Dolphins avrebbero avuto grosse possibilità di successo lanciando la palla al ricevitore Paul Warfield utilizzandolo su traiettorie corte e interne.
I Cowboys, naturalmente, si prepararono per quel gioco, neutralizzarono Warfield e vinsero.
Nel suo telegramma stavolta Nixon promise di non suggerire alcun gioco se quell’anno Miami fosse arrivata al Superbowl.
Paul Warfield
All’inizio dei playoffs, Morrall era ancora il QB titolare.
Miami incontrò Cleveland, che in regular season aveva ottenuto un record di 10-4. I Browns, la migliore squadra che i Dolphins incontravano quell’anno, conducevano 14-13 nell’ultimo quarto.
Ancora una volta Miami avrebbe potuto perdere, ma ancora una volta non successe. Quasi allo scadere, una penalità per interferenza su un ricevitore diede la palla sulle 8 yards e Kiick segnò il TD vincente.
Nella finale della AFC, Miami e gli Steelers, all’intervallo, erano fermi su un combattuto 7 pari.
Ancora una volta i Dolphins avrebbero potuto perdere. Ma Shula pensò bene che Griese fosse più indicato di Morrall nel contrastare la feroce pass rush di Pittsburgh perchè più veloce nel rilasciare la palla.
Nel terzo quarto Shula tentò il tutto per tutto e lo mandò in campo per la sua prima azione dopo nove settimane e Griese portò la squadra a segnare due TD fissando il risultato finale sul 21-17 per Miami.
Bob Griese
Durante il Superbowl VII sembrò subito chiaro che i Dolphins non avrebbero potuto perdere. Dominarono i Redskins in attacco ed in difesa e a partita inoltrata si erano portati sul 14-0.
Nei primi due quarti Washington non riuscì neanche a superare la metà campo.
Solo uno dei più ‘stupidi’ giochi tentati nella storia del Superbowl diede ai Redskins una possibilità. Con soli due minuti da giocare, Bill Brundige bloccò un tentativo di field goal da 42 yards calciato da Yepremian il quale raccolse la palla persa e pittosto che proteggerla provò un improbabile passaggio. La palla scivolò via dalla sua mano verso l’alto, concedendo a Mike Bass di artigliarla ed andare a segnare con un ritorno da 49 yards.
All’improvviso il punteggio divenne 14-7 e Washington aveva la palla con un minuto e 14 secondi da giocare. I Dolphins potevano perdere o essere costretti ad andare all’overtime. Questo non successe. Un quarto tentativo dalle 26 yards si concluse con un sack sul QB dei Redskins, Billy Kilmer.
[u]Ecco, nel dettaglio, la stagione dei Miami Dolphins:[/u]
REGULAR SEASON | ||
Miami at Kansas City | 20 | 10 |
Houston at Miami | 13 | 34 |
Miami at Minnesota | 16 | 14 |
Miami at NY Jets | 27 | 17 |
San Diego at Miami | 14 | 24 |
Buffalo at Miami | 23 | 24 |
Miami at Baltimore | 23 | 0 |
Miami at Buffalo | 30 | 16 |
New England at Miami | 0 | 52 |
St.Louis at Miami | 10 | 31 |
Miami at New England | 37 | 21 |
Baltimore at Miami | 16 | 0 |
PLAYOFFS | ||
Cleveland at Miami | 20 | 14 |
Miami at Pittsburgh | 21 | 17 |
SUPER BOWL VII at Los Angeles | ||
Miami vs. Washington | 14 | 7 |
[u]La perfect season fu completata[/u].
The Perfect Team
In questi tempi bui per noi tifosi dei Dolphins, ho pensato che potesse essere un buon articolo da inserire.
Per tutti gli altri:
…mammamia! non so se e’ stato un bene comunque! ahahah
come infierire, rigirare il coltello tra le budella… ascolo da tempo le radio cronache dei Dolphins dalla voce proprio di JimMandich! Pensate per lui che strazio che deve essere vivere queste disfatte dopo essere stao un protagonista di quel periodo. Imbattuti per tutta la stagione secondo me non succedera’ piu’, ma in ogni caso i Patriots vincendo domenica contro di noi la diaciannovesima partita consecutiva quasi oscurano le nostre storiche imprese… tra qualche anno la squadra del NewEngland verra’ celebrata come una tra le migliori di tutti i tempi.
Ho una copia “bruttina” del SuperBowl VII… prima delle ferie estive me la sono rivista ahahah
Ce l’ho pure io una copia del SB VII. E pure io l’ho riguardata da poco.
Altri tempi, ma che squadra!!!