Norman Mack Van Brocklin
Norm “Dutch” Van Brocklin nacque il 15 marzo 1926 a Eagle Butte, nel South Dakota.
Lasciò il paese natale per trasferirsi a Walnut Creek, in California, dove frequentò la high school.
Dopo aver servito la Patria nella Marina tra il 1943 ed il 1945, nel 1946 si iscrisse all’Università di Oregon, dove giocò agli ordini del grande coach Len Casanova.
Una volta conclusi gli studi, ecco il grande salto verso i professionisti: Norm fu scelto da ben due squadre nel 1949.
I primi furono i Los Angeles Rams al quarto giro (37° assoluto) nella NFL, i secondi furono invece i Chicago Hornets all’undicesimo giro (78° assoluto) nella AAFC.
Van Brocklin scelse ovviamente gli Arieti californiani, e con loro sarebbe entrato nella storia.
Nel 1951 realizzò un record tuttora imbattuto: lanciò per la bellezza di 554 yards (!!!) in una partita.
Quello stesso anno, i Rams conquistarono il titolo, sconfiggendo in finale i Cleveland Browns: fu un TD pass da 73 yds di Dutch per Tom Fears a chiudere il match, conclusosi sul 24-17.
Ma oltre che per le indubbie doti espresse sul campo, Norm fece parlare molto di sé a causa del continuo confronto con un altro grande specialista del ruolo e compagno di squadra, Bob Waterfield. Quella fu la prima vera sfida tra QBs nella storia della NFL, e si risolse, infine, con il ritiro di Waterfield dall’attività.
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Da sinistra a destra: Tom Fears, Bob Waterfield e Norm Van Brocklin
Dopo nove stagioni passate con i Rams, le strade di questi ultimi e di Van Brocklin si separarono. Norm venne ceduto ai Philadelphia Eagles nell’ambito di una trade, che portò a Los Angeles una guardia, un defensive back ed una prima scelta.
Per comprendere le ragioni dell’addio, guardate un po’ cosa scrisse il diretto interessato nel 1961: “I miei nove anni con i Rams sono stati felici e ricchi di soddisfazioni. Probabilmente sarei ancora con loro, se non fosse per una spiacevole situazione che ha coinvolto me e coach Sid Gillman nel 1957. Se n’è già parlato a sufficienza, e non voglio ulteriormente rivangare il passato. È sufficiente dire che entrambi volevamo chiamare gli schemi. Gillman dalla sideline, alla maniera di Paul Brown. Io pensavo di essere in una migliore posizione per farlo, stando alle spalle del centro. I Rams ritenevano di dover appoggiare il proprio HC, e così me ne sono andato”.
Ad onor del vero, sulle prime Norm non fu particolarmente felice di trasferirsi ad Est con la famiglia, e di giocare per una franchigia che aveva vinto solo quattro partite in ciascuna delle precedenti tre stagioni.
Tuttavia, il lavoro di Van Brocklin con il grande coach Buck Shaw, che aveva proposto la trade ai Rams, portò eccellenti frutti alla squadra della Pennsylvania.
La prima stagione con le Aquile si concluse con un ottimo record di 7-5.
Nel 1960 gli Eagles si aggiudicarono addirittura il titolo NFL, sconfiggendo i Green Bay Packers in finale, col punteggio di 17-13, nell’ultima partita da professionista di Dutch.
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In azione con la maglia dei Philadelphia Eagles
Le sue grandi prestazioni lo portarono ad essere nominato Pro Player Of The Year dalla rivista The Sporting News.
Al termine di quella trionfale stagione, Shaw si ritirò dall’attività, e Norm era il favorito alla successione.
Tuttavia, quando gli Eagles assunsero Nick Skorich, Van Brocklin si scagliò contro la dirigenza di Philadelphia, lamentando di essere stato indotto a trasferirsi all’Est per prendere il posto di Shaw.
Invece, gli fu affidato il compito di costruire i Minnesota Vikings.
Prima di passare alla sua carriera da allenatore, non posso non ricordare i suoi numeri da giocatore (sia come QB che come punter), nelle sue 12 stagioni di pro football:
-140 partite giocate;
-23.611 yards lanciate (media 8.16 a lancio);
-173 TD passes;
-178 intercetti;
-40 yards su corsa (media 0,4 a portata);
-11 TDs su corsa ;
-3 volte miglior passatore della Lega (1950, 1952 e 1954);
-523 punts calciati;
-22.413 yards su punt (media 42,9 a calcio);
-5 finali NFL disputate;
-9 volte nominato Pro – Bowler (8 partite giocate).
Nel suo primo anno da head coach, i Vichingi vinsero solo tre partite, ma giocarono un football spumeggiante, specialmente per l’impiego di Fran Tarkenton, QB dotatissimo nello scrambling.
Il miglior risultato che ottenne con Minnesota fu un secondo posto nella Conference, nel 1964. Nel 1966, tuttavia, dato che la squadra stentava a migliorare e che i rapporti con Tarkenton si erano deteriorati, venne licenziato dalla dirigenza dei Vikings.
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Van Brocklin festeggia con i propri giocatori il primo successo dei Minnesota Vikings
Nel 1968, dopo un anno sabbatico, venne ingaggiato dagli Atlanta Falcons per sostituire Herb Hecker, dopo tre partite dall’inizio della stagione.
Sotto la sua guida, nel 1972 e nel 1973 la squadra terminò al secondo posto nella propria Conference, ma nel 1974 la stagione prese da subito una pessima piega.
Con i Falcons sul 2-6, ed ancora otto partite da giocare, i dirigenti di Atlanta silurarono Van Brocklin, che si ritirò nella propria fattoria in Georgia e non allenò mai più.
Sinora, la figura di Norm è stata delineata sotto il profilo sportivo, ma il lato umano è decisamente interessante.
Dutch era conosciuto per la sua irascibilità ed il suo sarcasmo, tant’è che il suo primo coach, Hamp Pool, predisse che Norm avrebbe infranto qualsiasi record di passaggi della NFL “a meno che qualcuno non gli avesse spezzato prima il collo“.
Guai ai compagni di squadra che si fossero distratti: sarebbero stati puntualmente colpiti da una sassata lanciata in loro direzione.
Un solo episodio basta per dare un’idea del personaggio: durante un allenamento, era presente un giornalista che aveva scritto un articolo negativo su di lui. Che fece il buon Norm? Chiamò una sweep, facendo correre il compagno verso il malcapitato scribacchino!!!
Anche in veste di allenatore, i suoi rapporti con i media furono tutt’altro che idilliaci.
Van Brocklin fu tra i fondatori della NFL Players Association. Quando i suoi sforzi per unire in un sindacato i colleghi furono oggetto di scherno da parte del proprietario dei Redskins, George Preston Marshall (notoriamente caustico e ferocemente contrario ai propositi associativi), Norm se ne uscì con questa frase: “La cosa migliore che possa capitare alla NFL ed ai giocatori di Marshall è che quest’ultimo finisca sotto un taxi in corsa”. Fate vobis…
Un episodio interessante, tuttavia, permette anche di scoprire un lato nascosto nella personalità di Van Brocklin.
Lo raccontò Chuck Thompson, famoso giornalista di Baltimora, che si occupava delle cronache sportive delle squadre locali, i Colts (football) e gli Orioles (baseball), nella sua autobiografia, “Ain’t the beer cold”.
Nel 1962, Thompson si trovava a Minneapolis, distrutto dal dolore. Aveva infatti appreso che, la notte precedente, il suo grande amico e collega Bailey Goss era rimasto ucciso in un incidente stradale, sulla cui dinamica non è stata mai fatta piena luce.
Goss, giornalista molto conosciuto ed apprezzato tra gli appassionati di sport di Baltimora, lavorava per la National Brewery Company, produttrice di alcolici.
Racconta Thompson: “Fu difficile per me concentrarmi sulla partita, dopo aver saputo della morte di Bailey. Ma era sempre meglio che restarsene in una qualche stanza d’albergo, domandandosi il perché di simili tragedie. Portai comunque a termine la cronaca, dopodiché la National Brewery mi chiese di svolgere il compito più difficile di tutta la mia carriera.
Mi venne proposto di volare in California, e di prestare la mia voce per gli spot della Compagnia ai quali Bailey aveva in precedenza prestato la sua. Ciò al fine di consentirne la messa in onda, in attesa che la National Brewery e l’agenzia pubblicitaria trovassero una soluzione migliore.
Salii sull’aereo con un grave peso sul cuore, ed il coach dei Vikings, Norm Van Brocklin, con me in prima classe, sembrava comprendere il mio stato d’animo. Si sedette al mio fianco, e cominciò a disegnare schemi di gioco ed a parlare di football.
Mi costrinse ad ascoltare. Non voleva che me ne stessi lì seduto ad autocommiserarmi, come era successo in precedenza.
Non posso dimenticare quel volo, e quel che Van fece per me. Può essere stato un uomo volubile e scostante, ma nel profondo del cuore sapeva prendersi cura degli altri, e me lo dimostrò cercando di farmi superare un momento così difficile.
Quando le nostre strade si separarono, una volta giunti a Los Angeles, l’Olandese disse una frase che mai potrò dimenticare: “Sei un professionista, fai il Tuo lavoro” ”.
Norm Van Brocklin fu introdotto nella Hall Of Fame nel 1971, nel pieno dell’attività di allenatore, e morì il 2 Maggio del 1983, all’età di 57 anni.
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Il busto di Dutch conservato nella Pro Football Hall Of Fame di Canton, Ohio
Un giocatore straordinario, un uomo dal carattere difficile: ma anche questo fa parte dell’essere un Campione.
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Fonte: http://planetrams.5u.com/hall1.html
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