Divisional playoffs weekend
New York Jets at Pittsburgh Steelers 17-20 (OT)
Gli Steelers staccano il biglietto per l’AFC Championship con due certezze.
La prima è che partite come il divisional vinto per 20-17 in overtime sui New York Jets capitano una volta su un milione. La seconda è scontata: giocare come nel terribile sabato pomeriggio di Heinz Field non porterà da nessuna parte. Ma nonostante la disfatta sfiorata, per ben due volte, Pittsburgh può avvicinarsi al penultimo atto di una stagione ai limiti della perfezione con la consapevolezza di contare su qualcosa in più delle proverbiali 7 vite e di avere un quarterback che nella settimana che porterà
alla sfida con i New England Patriots avrà un’immagine più chiara di cosa vuol dire giocare nei playoffs della Nfl. Ben Roethlisberger, suo malgrado, è stato il protagonista della partita. I due intercetti lanciati dal ragazzone di Findlay hanno rischiato di portare al capolinea The Bus e compagni: il primo, spedito malamente tra le braccia di Reggie Tongue, si è trasformato nel 17-10 per i Jets (andati sotto 10-0 nel primo quarto).
Ancora peggio il secondo, arrivato dopo il primo atto dell’incubo di Doug Brien. Il kicker dei Jets, che una settimana prima aveva spedito in vacanza i Chargers, sbaglia un field goal da 47 yard a 2:02 dalla fine del quarto periodo. Gli Steelers ringraziano, partono dalle 37 e Big Ben combina il secondo pasticcio, quello più grosso. Altro intercetto, sul primo gioco del drive, per David Barrett. New York ha la partita in mano, gestisce bene il cronometro e sceglie i giochi giusti. Ma a Brien, per la seconda volta, non ne vuole sapere di spedire il pallone tra i pali. Largo a sinistra.
L’overtime lo iniziano i Jets, che rimediano un paio di penalità pesanti e dopo 3 minuti scarsi sono costretti a mandare in campo la punting unit. La Dea Bendata, insomma, sorride agli Steelers, che nel drive decisivo trovano un Roethlisberger in grado di fare il minimo indispensabile lasciando il resto del lavoro ad uno straordinario Duce Staley. Lasciato sulla sideline per oltre 3 quarti da Bill Cowher, il numero 22 fa pesare la sua lucidità fisica e trascina l’attacco Black & Gold per gran parte delle 72 yard che separano gli Steelers dal field goal decisivo di Jeff Reed che significa l’accesso all’AFC Championship. I Jets, forse nella maniera peggiore
possibile, salutano dopo una partita giocata in maniera eccellente dalla difesa (il rookie Jonathan Vilma sarà una stella) e interpretata malissimo dall’attacco. Pennington e Martin di fronte avevano la prima difesa della lega, ma produrre solamente 3 punti contro i 14 equamente divisi tra difesa e special team è troppo poco. Eppure New York ha messo a nudo, ancora una volta, le carenze delle secondarie degli Steelers. Troy Polamalu e l’highlander Willie Williams hanno tenuto in piedi la baracca nonostante le incertezze della free safety Chris Hope (l’assenza di Mike Logan continua ad essere pesante) e del cornerback Deshea Townsend.
La nota positiva per coach Bill Cowher è arrivata ancora una volta dal front 7, affidabile e “cattivo” come sempre. In vista della sfida con i Patriots il lavoro maggiore lo richiederà l’attacco: Ward, tra i migliori con Faneca, Bettis e Staley, anche ripetendo la prestazione di sabato difficilmente risulterà decisivo. Big Ben e Plaxico Burress dovranno tornare a formare quel “combo” che per
oltre metà season ha contribuito in maniera decisiva a fare degli Steelers la squadra da battere, ruolo che ora – dopo la schiacciante vittoria sui Colts – sembra cucito addosso ai campioni in carica: “Ovviamente a New England sanno come raggiungere il top al momento giusto”, ha detto Bill Cowher; “è per questo che sono i campioni. Domenica, ad Heinz Field, sarà una grande sfida”.
Il K dei Jets, Doug Brien, sbaglia il secondo calcio decisivo in pochi minuti
Il K degli steelers Jeff Reed festeggia il calcio della vittoria in OT
Minnesota Vikings at Philadelphia Eagles 14-27
I Philadelphia Eagles sfruttano appieno il fattore campo e, pur ancora privi di Terrell Owens, battono meritatamente i Minnesota Vikings.
La difesa degli Eagles è riuscita a contenere l’attacco dei Vikings fin dall’inizio della partita : Mike Tice come al solito ha alternato nella posizione di running back Onterrio Smith e Michael Bennett, ottenendo ben poco da entrambi.
Dopo un drive inconcludente per parte, McNabb prima buca le secondarie dei Vikes con un ottimo passaggio per il running back Brian Westbrook, e poi trova nella endzone Freddie Mitchell con un comodo passaggio in touch down da 2 yards.
Nel drive successivo, Minnesota ancora inconcludente : in una situazione di terzo down Culpepper, messo sotto pressione da un blitz proveniente dalla sua destra, cerca Marcus Robinson ma il passaggio è incompleto.
McNabb sale in cattedra : prima chiude il down con un passaggio per Freddie Mitchell, poi trova Greg Lewis con un grande lancio da 52 yards, quindi chiude un altro down con un passaggio per Todd Pinkston ed infine lancia Brian Westbrook in touch down. Philadelphia 14, Minnesota 0.
I Vikings reagiscono : Culpepper converte un terzo down cruciale con un ottimo passaggio da 40 yards per Marcus Robinson (in doppia copertura). Ed è lo stesso Culpepper a trovare il touch down poche azioni dopo : terzo e goal per Minnesota, nessun ricevitore libero nella endzone e Daunte rolla sulla destra per una corsa in TD da 7 yards.
Partita riaperta ? Nemmeno per sogno ! Reed ritorna il kickoff successivo sulle 46, poi ci pensa la difesa dei Vikings ad aiutare McNabb e soci : due interferenze portano Philly sulle 14.
Poi ci pensano i venti del destino a far volare alte le Aquile : McNabb trova in tight end L.J. Smith con un ottimo passaggio centrale, il placcaggio del cornerback Antoine Winfield è ben assestato : il pallone schizza via dalle mani di Smith e dalle 4 yards vola nella endzone, dove viene preso al volo da Freddie Mitchell. Il PAT di Akers è una formalità : Eagles 21- Vikings 7.
Nel drive successivo Minnesota cerca di riaprire il match affidandosi ancora una volta al gioco aereo. Culpepper porta i suoi ad un passo dal touch down, ma ci pensa Jevon Kearse a mettere sotto pressione il QB dei Vikes, causando un incompleto fondamente su un terzo down & goal. Tice decide di rischiare il fake field goal ma commette un errore madornale, lasciando in campo al posto di Randy Moss un offensive lineman.
Risultato ? Gus Frerotte riceve lo snap ma è costretto a sparacchiare nella endzone, senza alcun ricevitore libero.
I Vikings commettono ancora errori nel drive seguente : dopo un terzo down convertito con un bel passaggio di McNabb per Pinkston ed un buon guadagno di Dorsey Levens, il QB degli Eagles completa per il fullback Josh Parry. Il rookie però commette fumble sulle 41 di Philly e la palla viene recuperata dal linebacker Chris Claiborne. Andy Reid chiama un challenge e dall’instant replay viene appurato che Claiborne era uscito dal campo ed al momento del recupero aveva solo un piede in campo. Il possesso resta quindi in mano a Philly, che chiude senza problemi il primo tempo.
Inizia il terzo quarto e la musica non cambia, anzi la difesa degli Eagles cresce ulteriormente : Culpepper prima subisce un sack da Kearse e poi viene intercettato da Ike Reese.
Dopo un punt degli Eagles, i Vikings riprendono il possesso ma c’è poco da fare : Culpepper subisce un altro sack (stavolta da Dawkins), quindi si riprende convertendo due terzi down (con un lancio lungo per Marcus Robinson e con un passaggio per Moe Williams), per poi farsi intercettare da Nate Wayne un passaggio per Onterrio Smith.
E con questo episodio si spengono le speranze dei Vikings : due field goal di David Akers portano Philly sul 27-7 e quando sul finire della partita Culpepper lancia Robinson in TD per il 27-14 finale la squadra di Andy Reid sta già pensando al Championship Game.
Prova convincente degli Eagles, che chiudono la pratica-Vikings senza dare l’impressione di strafare (e risparmiando i running backs : 12 portate per Westbrook, 10 per Levens, per 106 yards complessive).
Ottima performance di McNabb (21/33, 286 yds, 2 TD) che, aldilà delle cifre, gioca in scioltezza senza commettere errori nei momenti topici.
McNabb ha fatto fronte all’assenza di T.O. distribuendo i suoi passaggi specialmente a Mitchell (5 rec, 65 yds, 1 TD), Westbrook (5 rec, 47 yds, 1 TD), Smith (4 rec, 52 yds) e Pinkston (3 rec, 46 yds).
Ma se Philadelphia giocherà il terzo NFC Championship Game di fila (prima squadra che ne giocherà 3 di seguito in casa) questo lo deve anche alla difesa, orchestrata magistralmente da Jeremiah Trotter e Jevon Kearse : due autentiche furie sguinzagliate alle calcagna di Culpepper.
I Vikings poco hanno potuto : delundente Randy Moss (solo 3 ricezioni, per un totale di 54 yards), apparso assente e svogliato.
Rimandata la linea offensiva, specie per non essere riuscita a contenere i blitz degli Eagles (soprattutto quelli sul lato forte).
Pessime le secondarie e basta citare un solo dato : 3 interferenze per un totale di 78 yards di penalità, e pensare che un anno fa le safeties Russell e Offord erano da Pro Bowl…
Quanto agli Eagles, ognuno ha fatto la sua parte : dalle superstar ai gregari. Se contro i Falcons giocheranno senza il freno a mano tirato, il biglietto per Jacksonville è garantito.
LB degli Eagles Ike Reese festeggia con la squadra un intercetto
Il LB degli Eagles Jeremiah Trotter: prestazione perfetta
St. Louis Rams at Atlanta Falcons 17-47
A differenza di quanto accadde nel 2000, il Georgia Dome non ha portato bene ai St. Louis Rams.
La sfida con Atlanta è stata una vera e propria débacle per gli uomini di Martz, che tornano mestamente a casa, dopo aver raggiunto i playoffs in maniera a dir poco rocambolesca.
Gli Atlanta Falcons si sono dimostrati una delle squadre più spettacolari e più belle da vedere.
Michael Vick ha dato spettacolo, correndo e lanciando, Warrick Dunn ed Allen Rossum non hanno voluto essere da meno.
Ma veniamo alla cronaca dell’incontro.
Vick si è messo subito in movimento, lanciando e correndo per ben 47 yards; il drive si è concluso con un suo TD pass da 18 yds per Crumpler.
Risultato: St. Louis 0 – Atlanta 7.
I Rams hanno risposto immediatamente: dopo una serie di corse di Faulk, Bulger ha imbeccato Curtis con un TD pass da ben 57 yds.
Risultato: St. Louis 7 – Atlanta 7.
I Falcons, come un rullo compressore, hanno colpito duramente i Rams, con una corsa di Warrick Dunn da ben 62 yds, che ha ulteriormente confermato, qualora ve ne fosse bisogno, la pochezza e l’inadeguatezza del reparto difensivo degli Arieti.
Risultato: St. Louis 7 – Atlanta 14.
Con questo punteggio, si è chiuso il primo quarto.
Trascorsi 5 minuti dall’inizio della seconda frazione di gioco, Warrick Dunn è andato nuovamente a segno, con una corsa da 19 yds.
Risultato: St. Louis 7 – Atlanta 21.
Marc Bulger, 5 minuti più tardi, ha lanciato un bellissimo TD pass da 28 yds per Torry Holt.
Risultato: St. Louis 14 – Atlanta 21.
A 2’30” dalla fine del secondo quarto, Vick ha commesso l’unico errore della serata, commettendo un fumble, recuperato da Polley.
St. Louis non ha voluto essere da meno, ed è incappata nell’ennesimo errore marchiano dei propri special teams: il punt calciato da Stemke è stato infatti riportato in meta da Allen Rossum, con una corsa da ben 68 yds.
Risultato: St. Louis 14 – Atlanta 28.
I Rams, storditi dall’ennesima meta subìta sui ritorni, hanno accorciato le distanze, con un FG da 55 yds del solito Jeff Wilkins.
Risultato: St. Louis 17 – Atlanta 28.
Anche nel terzo quarto, Vick ha continuato a scorrazzare indisturbato ed inarrestabile per il campo, concludendo il primo drive offensivo del secondo tempo con un TD pass per Price. I Rams hanno chiamato un challenge, ma la decisione è stata confermata dagli arbitri.
Risultato: St. Louis 17 – Atlanta 35.
Dopo una serie di reciproci three – and – out, i Falcons hanno allungato le distanze, con un FG da 38 yds di Feely.
Risultato: St. Louis 17 – Atlanta 38.
A 5’ dal termine della terza frazione, Bulger si è fatto intercettare da Webster, riconsegnando palla ai Falcons.
Il QB di St. Louis ha piazzato un paio di grossi errori anche all’inizio dell’ultimo periodo: prima con un fumble, ricoperto da T. Hall, e poi facendosi placcare all’interno della propria endzone.
Risultato: St. Louis 17 – Atlanta 40.
A 6’57” i Falcons sono andati nuovamente a segno con una corsa di Dunn, ma il TD è stato vanificato da una penalità commessa da Shaffer.
Ci ha pensato T.J. Duckett a realizzare la meta su corsa, a 2 minuti dallo scadere.
Risultato finale: St. Louis 17 – Atlanta 47.
Che dire? Certamente la batosta per i Rams è stata notevole, ma il punteggio è lo specchio di due situazioni diametralmente opposte.
Da un lato un attacco esplosivo ed incontenibile, quello di Atlanta, con un Vick davvero inarrestabile, e che darà filo da torcere agli avversari; dall’altro, una difesa non all’altezza, specie sul gioco di corsa (con oltre 300 yds subite).
I Falcons avanzano al Championship, nel quale saranno opposti ai Philadelphia Eagles.
Una sfida tra “rapaci” che promette spettacolo.
Allen Rossum dopo il ritorno di punt in TD
La prima corsa di Michael Vick: 47 yards!
Indianapolis Colts at New England Patriots 3-20
16 gennaio 2005, Foxboro, Boston (Massachussets).
Va in scena la partita più attesa del weekend che ‘ospita’ i divisional playoffs.
Il match vede di fronte i New England Patriots (che si sono conquistati il ‘bye’ grazie alla seconda posizione nella AFC con un record di 14-2) e gli Indianapolis Colts che vengono dalla facile vittoria contro i Denver Broncos, nella partita di wild card.
A Boston ci sono vento e neve, condizioni climatiche che favoriscono i Patriots di Bill Belichick,
che devono rinunciare a Ty Law, Richard Seymoure e Tyron Pool tutti infortunati, cosa che potrebbe aiutare molto il vertical passing game di Manning e compagni. Ma, si sa, uno dei punti di forza della squadra di Boston è di non nascondersi mai dietro a scuse e, solitamente, chi sostituisce i titolari cerca, riuscendoci spesso, di non far rimpiangere gli assenti.
Molte sono le curiosità che accompagnano la vigilia della partita; valutare il fortissimo Manning nello stadio che lo ha sempre visto sconfitto dopo la stagione dei records, scoprire se la difesa di Indy confermerà i miglioramenti mostrati durante la stagione e riuscirà a contrastare l’attacco di NE in queste condizioni atmosferiche. In particolare è un osservato speciale Freeney, il miglior DE della stagione e leader nella speciale classifica dei Sack con 16, dal quale Tom Brady dovrà, verosimilmente, guardarsi per tutta la sera.
Ci sono poi da vedere Troy Brown dei Patrioti (che gioca come punt returner, cornerback e, se serve, WR) e Corey Dillon, il RB di NE, che è alla sua prima partita di playoff dopo 8 stagioni e 10.000 ys su corsa e che col sua arrivo dai Bengals ha portato a Boston un gioco di corse credibile.
I NE non li scopriamo certo oggi. Hanno il miglior coaching staff in circolazione (che comunque dal prossimo anno perderà pezzi importanti: l’offensive coordinator Charlie Weiss, il defensive coordinator Romeo Crennel e il coach dei QBs), e un’organizzazione di gioco che non lascia spazio a improvvisazioni. Tutto, solitamente, è studiato nei minimi particolari e ancor di più lo sarà in una partita in cui si deve fronteggiare il miglior QB della lega e uno dei migliori RB.
Tom Brady, poi, è uno che nelle occasioni che contano non sbaglia.
Insomma, motivi di interesse, non dovesse bastare il fatto che stiamo parlando di un divisional playoff, ce ne sono molti.
Pronti via. Il freddo e la neve la fanno da padroni ed infatti il primo quarto si esaurisce con cinque ‘3 and out’ e relativi punt. Si vdono difese dominanti e attacchi bloccati, ma l’impressione è che Manning non ci capisca granchè, mentre, dall’altra parte, che un Brady sornione non attenda altro che il momento giusto per colpire.
Il secondo quarto inizia con un bel drive di NE che si porta ad 1 yard dalla meta. Corey Dillon segna, ma il TD viene annullato per una ‘false start’ di Light. I Patriots si devono accontentare di un FG di Vinatieri, che, dopo l’ennesimo punt (complice anche un fumble di Manning, che perde 12 yards) dei Colts, ne mette un altro, portando il punteggio sul 6-0.
Palla ancora ai Colts che perdono però un altro possesso grazie a Teddy Bruschi che soffia il pallone dal braccio di D. Rhodes vanificando un bel drive offensivo dei ragazzi di Coach Tony Dungy.
Finalmente, dopo un altro ‘3 ‘n out’ di NE, anche i Colts sbloccano il punteggio con un FG di Vanderjact che conclude un apprezzabile serie offensiva durante la quale Manning si affida, visto che siamo nel ‘two minutes warning’, alla shotgun, passaggi verso la side line, e alle corse di james o agli screen per lo stesso “the Edge”. 6-3.
Dopo l’intervallo NE rompe gli indugi e inizia a orchestrare drive lunghissimi con lo scopo evidente di ridurre allo stremo delle forze la difesa avversaria e a non dare mai ritmo all’attacco di Indy.
Da uno di questi (15 giochi, 87 yards, 8’ e 16” di possesso), nasce il Td td pass di Brady per David Givens (terzo TD in carriera del bravo WR nei playoffs), che dimostra una volta di più che Bill Belichick è il miglior HC in circolazione, se consideriamo l’importanza degli aggiustamenti fatti dai coach nel’intervallo tra il primo e il secondo tempo. 13-3 e terzo quarto che termina avendoci regalato solo 2 possessi di palla di Manning e compagni.
Si arriva così al 4° quarto. T. Bruschi chiede il sostegno del pubblico che prontamente arriva.
I Patrioti danno la netta sensazione di crederci di più o, addirittura, di non aver nessun dubbio su come portare a casa la partita e iniziare a preparare la finale di conference contro i Pittsburgh Steelers.
E, grazie ad una difesa che si dimostra in grado di affrontare qualsiasi gioco dei Colts, recuperano il pallone costringendo la franchigia di Indianapolis all’ennesimo punt della serata.
Altro possesso per Ne che, complici 2 infrazioni della difesa dei Colts (che comincia ad andare in debito d’ossigeno), avanzano e si portano nel campo avversario nonostante la partenza dalle 6 y difensive. Brady diversifica le chiamate e il cronometro corre. I punti di distacco sono 10 e il tempo stringe.
Come se tutto ciò non bastasse, arriva una fiammata di Dillon, che porta palla fino ad 1 y dalla end zone avversaria. Corey tocca 129 y in partita (alla fine saranno 144), dimostrando di essere stato un acquisto perfetto per l’attacco dei Patrioti.
E arriva un altro TD dei patrioti con una qb sneak di Tom Brady. 20 a 3 (che, per la cronaca, è anche il punteggio finale) e partita in cassaforte. Con pieno merito.
A Manning, abulico e in confusione per tutta la sera, viene concessa l’ultima possibilità di riaprirla. Il cronometro ‘dice’ -7 minuti circa, quindi serve una segnatura veloce.
Ma non è serata e a ribadirlo una volta di più arriva un fumble di Reggie Wayne dopo una bella ricezione.
E’ la resa di Indianapolis, una franchigia che aveva tutte le carte in regola per arrivare in fondo, ma che dimostra, secondo me, di non poter andare a giocare un SB fino al momento in cui chiuderà la regular season in testa nella AFC, così da giocare tutti i playoff in casa: nel loro Dome da condizione climatica perfetta, con l’Atroturf al posto della terra ghiacciata di Boston e col proprio pubblico che tace durante gli audible di Peyton.
A fine partita arriva anche un intercetto di R.Harrison su passaggio di Mannng inteso per M. Harrison, che serve solo per le statistiche.
La banda di Bill Belichick si merita ampiamente la vittoria e a Pittsburgh sarà un’altra battaglia al freddo, una lotta che NE dovrà affrontare con la stessa concentrazione e la stessa determinazione con le quali ha schiantato i Colts.
I Pittsburgh Steelers, che devono più agli errori dell’avversario che a meriti propri (difesa a parte) il passaggio del turno, non sono di certo quelli visti contro i Jets. La franchigia della città dell’acciaio è solida e se ritroverà i giochi di corse e la sicurezza di Big Ben, Ward e Burress potremo gustarci una battaglia d’altri tempi.
Tutto sommato le 4 squadre che si giocheranno la possibilità di andare a disputare il SB sono quelle che hanno chiuso la stagione regolare coi record migliori e, a mio modo di vedere, si sono meritate il posto raggiunto.
Buoni Championships a tutti!
Corey Dillon, grande serata per il RB di NE
Sack di Teddy Bruschi su Manning, che non è mai entrato in partita