La Storia dei 49ers
Una serie di stagioni negative non può offuscare anni ed anni di trionfi: questa è l’avventura dei San Francisco 49ers.
La storia della franchigia rosso-oro cominciò nel 1946, dopo ben cinque anni di richieste, volte a far sì che San Francisco avesse una squadra professionistica di football; ciò avvenne grazie agli sforzi di Tony Morabito, imprenditore nel settore dei trasporti, il quale spese ben 25.000 $ per realizzare quel sogno. Il nome 49ers venne scelto in onore degli uomini che si distinsero per il proprio coraggio e lo spirito pionieristico nella corsa all’oro che ebbe luogo, nel 1849, sui monti della Sierra Nevada, a nord – est di Frisco.
L’esordio dei ‘Niners nella All American Football Conference avvenne contro i Chicago Rockets il 31 Agosto, sul terreno amico del Kazar Stadium, davanti a circa 40.000 tifosi. La formazione di casa si impose col risultato di 34-14.
Il resto del campionato fu altalenante, ma con un buon rush finale la squadra di San Francisco chiuse sul 9-5.
L’anno successivo, i 49ers entrarono nella storia, come la prima formazione ad ingaggiare un giocatore sì americano, ma di chiare origini asiatiche, il RB Wally Yonamine. La velocità di quest’ultimo e le nuove uniformi rosso – oro furono certamente d’aiuto, in quanto la stagione si concluse con un 8-4-2 che valse il secondo posto nella Western Division, alle spalle dei Cleveland Browns.
Nel 1948, San Francisco risultò devastante sotto il profilo offensivo, con una media di cinque TDs a partita e la bellezza di 495 punti. Il gioco di corsa fu incredibilmente proficuo, con complessive 3.363 yds e 6.5 di media a portata. Il QB Frankie Albert lanciò per 2.104 yds e 29 TD passes, 14 dei quali raccolti da Alyn Beals, cui tuttora spetta il primato di miglior realizzatore di sempre nella AAFC, con la bellezza di 285 punti.
Nonostante l’eccellente record di 12-2, anche stavolta i ‘Niners dovettero inchinarsi ai Browns.
Frankie Albert
Il 1949 vide finalmente l’approdo ai playoffs: al Kezar Stadium, il 4 Dicembre, i 49ers sconfissero i New York Yankees 17-7, il che li proiettò in finale contro i Browns. Ma anche questa volta fu Cleveland ad imporsi, per 21-7: quella fu l’ultima partita giocata da San Francisco nella AAFC.
Nel 1950, infatti, la franchigia della Baia passò alla NFL: la prima sfida vide i ‘Niners soccombere in casa contro gli Yankees per 21-17; la stagione fu davvero negativa, con un bilancio finale di 3-9.
Il 1951 vide un impressionante miglioramento, sia in difesa che in attacco: la squadra chiuse sul 7-4-1, ed alcuni giocatori si misero in grande evidenza; tra essi, il LB Hardy Brown (celebre per il suo placcaggio di spalla), il QB Y.A. Tittle ed il WR Billy Wilson, entrambi rookies.
Nel 1952, i ‘Niners sembravano pronti per approdare ai playoffs, con cinque vittorie consecutive nelle prime cinque gare, guidati dal grande RB Hugh McElhenny: tuttavia, le speranze furono rese vane da ben cinque sconfitte nelle restanti sette partite, che portarono il computo complessivo sul 7-5.
Hugh McElhenny in azione
Il gioco di corsa fu il tratto dominante della stagione 1953: il FB Joe Perry, infatti, totalizzò qualcosa come 1.000 yds, ed i ‘Niners si portarono sul 9-3, ma non riuscirono ad agguantare il titolo divisionale, sconfitti dai Lions.
Joe Perry divenne, nel 1954, il primo RB a realizzare 1.000 yds in due stagioni consecutive: nonostante il buon avvio (4-0-1), i ‘Niners, falcidiati dagli infortuni, chiusero sul 7-4-1.
Joe Perry
Al termine della stagione il coach Buck Shaw lasciò il posto a Red Strader.
Quest’ultimo fece le valigie dopo una sola stagione: Frisco, infatti, chiuse il campionato 1955 con un record negativo di 4-8, dovuto anche all’infortunio subito da McElhenny.
Alla guida dei 49ers venne chiamata una vecchia conoscenza: Frankie Albert. Il cambio di allenatore non si rivelò, tuttavia, positivo: la squadra perse infatti sei delle prime sette partite. Senza la pressione della postseason, ormai un miraggio, i 49ers cominciarono a giocare su buoni livelli, mettendo a segno cinque vittorie consecutive e chiudendo sul 5-6-1.
Il 1957 fu una stagione ricca di emozioni, nel bene e nel male: la squadra diede spettacolo, ed il passaggio alley-oop di Tittle al RB R.C. Owens divenne un marchio di fabbrica dei ‘Niners.
Tuttavia, la franchigia perse per sempre il suo fondatore e proprietario, Tony Morabito, che morì a causa di un infarto il 27 Ottobre, durante la sfida contro i Bears a Chicago. La squadra, in svantaggio per 17-7, rimontò alla grande, conquistando la vittoria per 21-17 e dedicandola al patron appena scomparso.
La stagione si concluse sul 8-4, a pari merito con i Lions: le due squadre si affrontarono al Kezar Stadium il 22 Dicembre, per stabilire chi sarebbe approdato alla finale NFL. In vantaggio 27-7, i ‘Niners vennero incredibilmente sconfitti dai Lions che, con 24 punti consecutivi, si imposero 31-27, lasciando i californiani con un palmo di naso.
Solo due furono le note positive nella stagione 1958, cioè le vittorie contro i Packers ed i Colts: per il resto, l’annata fu a dir poco altalenante.
Il record di 6-6 venne tuttavia oscurato dalla duplice sconfitta per mano dei Rams, che si imposero, rispettivamente, per 33-3 e 56-7. Le prestazioni negative costrinsero Albert alle dimissioni; la guida tecnica passò a Red Hickey.
Il 1959 vide i ‘Niners concludere al terzo posto (7-5), con il QB John Brodie su buoni livelli.
Con l’introduzione della Shot Gun Offense da parte di coach Hickey, nel 1960 la squadra riuscì a raddrizzare una stagione negativa, chiudendo sul 7-5. L’innovazione tecnica sbalordì l’intero mondo del pro football.
Il QB Billy Kilmer, rookie da UCLA, sembrava fatto apposta per incarnare il nuovo credo offensivo: ma, dopo un suo inizio stentato, si tornò all’antico. John Brodie si installò nuovamente in cabina di regia, e venne ripristinata la vecchia T – formation, con risultati di tutto rispetto: i ‘Niners, infatti, chiusero al secondo posto, con un discreto 7-6-1.
John Brodie
La stagione 1962 fu deludente, con un record negativo di 6-8. Da segnalare il pessimo rendimento casalingo (una sola vittoria in sette gare al Kezar Stadium), a fronte di cinque vittorie su sette incontri disputati fuori dalle mura amiche.
Tre sconfitte nelle prime tre gare della stagione 1963 spinsero Hickey alle dimissioni: ma le cose non migliorarono con il successore Jack Christiansen, ed infatti i californiani chiusero con un terrificante 2-12.
Nonostante una linea difensiva tra le migliori (soli 230 punti concessi), la stagione 1964 si concluse con il record negativo di 4-10, parzialmente mitigato dalle buone prestazioni dei rookies, il QB George Mira, il WR Dave Parks ed il LB Dave Wilkcox.
Il 1965 fu l’anno del riscatto per John Brodie, che riuscì a lasciarsi alle spalle tanti infortuni, divenendo uno dei migliori QB della Lega, lanciando per 3.112 yds e 30 TD passes; i ‘Niners giunsero al quarto posto, con un record di 7-6-1.
La stagione successiva, chiusasi sul record di 6-6-2, fu a dir poco deludente. Particolare da evidenziare è la vittoria sui Green Bay Packers, futuri Campioni NFL: San Francisco fu una delle sole due squadre in grado di sconfiggere la squadra del Winsconsin in quell’annata.
Nel 1967 i ‘Niners illusero i propri tifosi e gli addetti ai lavori, vincendo cinque delle prime partite stagionali, ma precipitarono poi in una spirale negativa, che portò il record finale sul 7-7. Coach Christiansen fu licenziato, e rimpiazzato da Dick Nolan.
Il 1968 fu un altro anno positivo per John Brodie (3.020 yds) e per l’attacco dei ‘Niners: non altrettanto per la difesa, davvero inconsistente. Risultato? Un record di 7-6-1.
Nel 1969, la difesa fu realmente falcidiata dagli infortuni, e se si esclude una bella vittoria contro i Colts a Baltimora, quella stagione fu tutt’altro che positiva, e si chiuse con un pessimo 4-8-2.
Il 1970 fu decisamente positivo: John Brodie vinse il premio di MVP della NFL (2.941 yds e 24 TD passes), il CB Bruce Taylor quello di Defensive Rookie Of The Year, ed i ‘Niners conquistarono il primato nella Coastal Division, con un eccellente 10-3-1.
Nei playoffs, dopo la vittoria in trasferta sul campo dei Vikings per 17-14 (con TD da 1 yard di Brodie a meno di due minuti dallo scadere), una settimana più tardi i ‘Niners trovarono sulla loro strada i Dallas Cowboys, che li sconfissero al Kezar Stadium per 17-10.
Nel 1971, i ‘Niners iniziarono discretamente, con due vittorie nelle prime tre partite, fin quando non vennero sconfitti in casa, sul nuovo campo del Candlestick Park, dai Rams, col punteggio di 20-13. Ma la squadra di Frisco si riprese alla grande, vincendo per la seconda volta di fila la propria Division, con un positivo record di 9-5. Nel Divisional Playoff, pur in svantaggio all’intervallo per 10-3 contro i Washington Redskins, i ‘Niners, guidati da uno straordinario Brodie, realizzarono un’eccezionale rimonta, chiudendo sul 24-17. Ma anche stavolta i Cowboys rovinarono la festa ai rosso-oro, sconfiggendoli nel Championship della NFC per 14-3.
Una vista dall’alto del Candlestick Park
La stagione 1972 sembrò prendere una piega pericolosa alla quinta giornata, a causa di un brutto infortunio a John Brodie. Ma le ottime prestazioni del backup Steve Spurrier, insieme al ritorno di Brodie nell’ultima partita di regular season (vittoria sui Vikings per 20-17), consentirono ai ‘Niners di agguantare il terzo titolo divisionale di fila, con un 8-6-1.
Nel Championship, sembrava che i ‘Niners fossero realmente in grado di prendersi la rivincita su Dallas al Candlestick Park, guidando 28-13 all’inizio dell’ultimo periodo: ma i 17 punti messi a segno dai Cowboys infransero, per l’ennesima volta, i sogni di gloria dei californiani.
Il 1973 fu uno dei peggiori anni per i rosso-oro (peraltro non aiutati dal calendario e tormentati dagli infortuni), che chiusero sul 5-9. Quella stagione segnò anche la fine della carriera professionistica di John Brodie, che si ritirò dopo un’annata decisamente deludente.
Prima dell’inizio della stagione 1974, Steve Spurrier si infortunò, rimanendo a bordo campo per gran parte dell’anno: ciò portò all’avvicendarsi di ben cinque QBs, e ad un record finale di 6-8.
I ‘Niners non fecero certo di meglio l’anno successivo, a causa di problemi in attacco (incertezza nella posizione di QB e linea da ricostruire): il record negativo di 5-9 costò il posto a Dick Nolan, sostituito da Monte Clark.
Nel 1976, Jim Plunkett arrivò nella Baia, pronto a guidare i 49ers in posizione di QB. Ed i californiani cominciarono alla grande, vincendo sei delle prime sette partite. Ma una striscia perdente di quattro incontri a metà stagione estromise di fatto la squadra dalla corsa ai playoffs. I ‘Niners vinsero due delle ultime tre partite, terminando sull’8-6.
Coach Clark venne comunque silurato, e sostituito da Ken Meyer.
Prima dell’avvio della stagione 1977, i 49ers vennerò acquistati da Edward J. DeBartolo Jr., uomo d’affari dell’Ohio. L’era di DeBartolo cominciò col piede sbagliato, poichè la squadra perse le prime cinque partite.
Il team si riprese prontamente, vicendo cinque dei successivi sei incontri, ma i problemi di inizio stagione si ripresentarono, ed i rosso-oro persero le ultime tre gare, chiudendo sul 5-9.
L’ennesimo cambio di allenatore giunse puntuale al termine della stagione, con Ken Meyer silurato e rimpiazzato da Pete McCulley.
Il grande colpo del 1978 giunse nella off-season, con l’acquisto del RB O.J. Simpson dai Buffalo Bills in cambio di scelte al draft. Ma O.J. corse per sole 593 yards in stagione, e fu costretto a saltare buona parte delle partite a causa di un infortunio alla spalla.
O.J. Simpson in maglia rosso-oro
In aggiunta, il QB Steve DeBerg faticò decisamente, con quasi tre intercetti per ogni TD, ed i 49ers cominciarono con un terrificante 1-8. Anche Coach McCulley dovette fare le valigie, ma agli ordini di Fred O’Connor la squadra non seppe fare di meglio, e terminò col peggior record nella storia della franchigia, un pauroso 2-14.
Nel 1979, sotto la guida del nuovo allenatore, Bill Walsh, i 49ers ripeterono una stagione identica alla precedente (2-14).
Bill Walsh, la mente dietro tanti successi dei 49ers
Tuttavia, la squadra fece intravedere qualche barlume di miglioramento, con l’attacco che divenne tra i migliori della NFL, nonostante un’altra deludente stagione per O.J. Simpson, che sarebbe poi stata l’ultima in carriera.
O.J. era prossimo al ritiro, ma al contempo giungeva da Notre Dame un QB rookie, che fece il suo debutto con 96 yards ed un TD in 23 tentativi: il suo nome era Joe Montana.
Nel 1980, i 49ers mostrarono costanti progressi nel loro programma di ricostruzione sotto l’attenta guida di coach Walsh.
Una striscia vincente di tre partite all’esordio, insieme a tre vittorie consecutive tra la Week 12 e la Week 14, consentì ai 49ers di chiudere la stagione sul 6-10, triplicando il numero di vittorie ottenute nelle precedenti due annate.
Il loro successo nella Week 14 entrò nella storia della NFL: Joe Montana, che si era conquistato i galloni da titolare alla fine della stagione, condusse i suoi ad una straordinaria vittoria in overtime per 38-35 contro i New Orleans Saints al Candlestick Park, dopo che i ‘Niners avevano chiuso il primo tempo sotto per 35-7!!! Quella fu la più grande rimonta nella storia della NFL.
Joe Montana, “The Comeback Kid”, uno dei più grandi QBs di tutti i tempi
La stagione 1981 non cominciò benissimo, poichè i 49ers persero due delle prime tre partite, inclusa una sconfitta all’esordio a Detroit contro i Lions.
I 49ers avrebbero poi perso solo una partita nel resto della stagione, conquistando il titolo della NFC West con un eccellente 13-3.
Il merito della rivoluzione fu attribuito a Bill Walsh, votato Coach of the Year. Va però detto che Walsh ricevette molto aiuto dai suoi uomini, dato che Joe Montana passò per qualcosa come 3.565 yards nella sua prima stagione da titolare fisso. A dare man forte vi fu anche un reparto difensivo decisamente migliorato, guidato dai rookies della secondaria, il CB Eric Wright e le Safeties Carlton Williamson e Ronnie Lott.
Ronnie Lott, spaventoso colpitore
Giunti ai playoffs per la prima volta in nove anni, i 49ers ospitarono i New York Giants nel Divisional Playoff.
Dopo un iniziale equilibrio (7-7 nel primo quarto), i 49ers premettero sull’acceleratore nella seconda frazione, segnando 17 punti. I Giants accorciarono le distanze, portandosi ad un solo TD, dopodichè nell’ultimo quarto i 49ers misero il risultato in cassaforte con due veloci segnature, coronate da uno splendido intercetto di 20 yards da parte di Ronnie Lott, chiudendo sul 38-24.
Nel Championship NFL al Candlestick, i 49ers affrontarono la loro vecchia nemesi, i Dallas Cowboys. La partita fu combattutissima, ed i ‘Niners sembravano destinati a soccombere nuovamente, essendo in svantaggio per 27-21 verso la fine dell’ultimo quarto, dovendo, per di più, affrontare l’arduo compito di un drive da 89 yards. Quel giorno, il mondo intero sperimentò la magia di Montana: il giovane QB fece attraversare tutto il campo ai suoi. Con meno di un minuto sul cronometro, i 49ers affrontarono un terzo e goal sulle 6, quando Joe Montana perse la protezione della tasca. Tentando di evitare un sack sanguinoso, Joe cercò di lanciare verso il fondo della endzone. Il WR Dwight Clark fece un gran balzo, e catturò il pallone, con la ricezione che è passata alla storia con il nome di “The Catch”, dando ai 49ers il vantaggio sul 28-27.
I rosso-oro resistettero e portarono a casa la vittoria: era nata una dinastia .
Nel Super Bowl XVI (disputatosi a Pontiac, sobborgo di Detroit), in un anno ricco di sorprese, i 49ers affrontarono i Cincinnati Bengals, anch’essi ultimi nella stagione precedente. I 49ers partirono in quarta, chiudendo il primo tempo sul 20-0. Ma nell’ultimo quarto i Bengals cominciarono la rimonta, portandosi a soli sei punti di distacco. I ‘Niners riuscirono comunque ad imporsi per 26-21, con il PK Ray Wershing che segnò due FGs, portando le sue segnature a quattro (record del Super Bowl); Joe Montana venne nominato MVP. Tuttavia, non va dimenticata l’eccezionale prova della difesa che, sul finire dell’incontro, riuscì ad a tenere lontani i Bengals per ben quattro volte dalla goal line, conquistando così la vittoria finale.
Nel 1982, i 49ers partirono col piede sbagliato, perdendo le prime due partite, prima che uno sciopero dei giocatori, durato ben due mesi, portasse ad una decurtazione della stagione da sedici a nove gare.
Ma i rosso-oro non seppero fare di meglio alla ripresa dell’attività, mancando l’appuntamento con la postseason con un record negativo di 3-6, perdendo anche tutti i cinque incontri disputati al Candlestick Park.
Nonostante la brutta stagione, Joe Montana ebbe un altro anno stellare, passando per 2.613 yards in sole nove partite, statistica impreziosita da cinque gare consecutive nelle quali infranse la barriera delle 300 yards.
Vincendo le ultime tre gare in calendario, i 49ers terminarono la stagione 1983 sul 10-6, vincendo la NFC Western per la seconda volta in tre anni. A guidare la riscossa fu Joe Montana, che si confermò su livelli stratosferici, passando per 3.910 yards e mettendo a segno 26 TD passes.
I ‘Niners ospitarono i Detroit Lions nel Divisional Playoff, portandosi subito in vantaggio, e conducendo per 17-9 all’inizio dell’ultimo quarto. I Leoni cominciarono a ruggire, mettendo a segno due TDs e passando a condurre per 23-17. Montana orchestrò la rimonta, imbeccando il WR Freddie Solomon con un TD pass da 14 yards a 2′ dal termine, che diede la vittoria ai ‘Niners.
Nel Championship NFC, disputatosi a Washington, i 49ers si ritrovarono in pessime acque, sotto per 21-0 all’inizio dell’ultimo quarto. I rosso-oro si riportarono in parità, con tre TD passes di Montana. Ma alla fine furono i Redskins a spuntarla per 24-21, con un FG di Mark Mosley a 40 secondi dal termine.
L’avvio della stagione 1984 fu davvero strepitoso, con sei vittorie in altrettante gare. Ma la striscia vincente dei ‘Niners si arrestò il 14 Ottobre, con una sconfitta casalinga, rimediata contro i Pittsburgh Steelers allo scadere.
Quella fu l’unica sconfitta stagionale, ed i 49ers vinsero il titolo della NFC West con uno spettacolare 15-1.
Nel Divisional Playoff, i 49ers si portarono rapidamente in vantaggio per 14-0 contro i New York Giants. Ma questi ultimi rientrarono in partita, allorquando un passaggio di Montana fu intercettato e riportato in meta.
I 49ers si ripresero prontamente, con un TD pass da 29 yards di Montana per Freddie Solomon, portandosi quindi sul 21-10 a metà gara. Da lì in avanti la difesa di Frisco la fece da padrona, tanto che nessuna delle due squadre realizzò punti nel secondo tempo.
Nel Championship NFC, la difesa dei 49ers fu ancora determinante, dato che mise a segno la bellezza di nove sacks, in una vittoria netta per 23-0 contro i Chicago Bears.
I 49ers tornarono al Superbowl, e si trovarono di fronte i Miami Dolphins, in una battaglia tra grandi Quarterbacks. Per quella gara, i 49ers avevano un grande vantaggio, quello di giocare virtualmente in casa, dato che la partita si sarebbe disputata a Palo Alto, a poche miglia da San Francisco. I ‘Niners si trovarono da subito in svantaggio per 10-7, ma rimontarono alla grande, chiudendo in vantaggio all’intervallo sul 28-16, trascinati dalle corse di Roger Craig e dai passaggi di Joe Montana. Nel secondo tempo, la difesa rosso-oro salì decisamente in cattedra, non concedendo più alcuna segnatura agli avversari, mentre i ‘Niners segnarono dieci punti nel terzo periodo, aggiudicandosi il loro secondo Lombardi Trophy con il punteggio finale di 38-16.
A guidare i californiani alla vittoria furono principalmente il FB Roger Craig, che relizzò un TD su corsa, e ricevette altri due TD passes, e Joe Montana, nominato MVP con 331 yards su passaggio e ben quattro TD passes.
Nel 1985, Roger Craig entrò nella storia, divenendo il primo giocatore di sempre a realizzare 1.000 yards su corsa ed altrettante su ricezione nella stessa stagione.
Roger Craig in azione
Ma in quello stesso anno fecero sensazione le prestazioni di un rookie WR, un giovane chiamato Jerry Rice, che ricevette per 927 yards nella sua prima stagione da pro, mettendo a segno anche tre TDs.
Tuttavia, i ‘Niners non riuscirono ad agguantare il titolo divisionale, e furono costretti a lottare per una Wild Card, con un record di 10-6. Nella sfida tenutasi a New York contro i Giants, i 49ers conquistarono più yards in attacco, ma quella stagione si chiuse con una sconfitta per 17-3, che lasciò davvero l’amaro in bocca.
La stagione 1986 si aprì con una schiacciante vittoria per 31-7 contro i Buccaneers a Tampa Bay, ma Joe Montana si infortunò alla schiena, rimanendo fuori per ben due mesi. In quel frangente, la squadra, guidata dal backup Jeff Kemp, si portò sul 4-3-1, con prestazioni non proprio eccellenti.
Al ritorno di Montana, i 49ers si ripresero alla grande, vincendo cinque delle ultime sette gare, tra le quali una vittoria per 24-14 contro i Los Angeles Rams al Candlestick Park, che assicurò loro il titolo della NFC West con il record di 10-5-1.
Ma la stagione si concluse inaspettatamente al Divisional Playoff, giocatosi a New York. Il risultato non fu mai in discussione, dato che i Giants dominarono l’incontro, schiantando i ‘Niners con un impietoso 49-3; Joe Montana, tra l’altro, finì K.O. nel secondo quarto.
Dopo aver perso all’esordio della stagione 1987 in trasferta contro gli Steelers, i 49ers si preparavano alla seconda sconfitta, trovandosi in svantaggio 26-20 a Cincinnati contro i Bengals.
Ma Joe Montana condusse i suoi alla vittoria, con un TD pass all’ultimo secondo.
La vittoria fu molto importante, e subito dopo i giocatori scesero in sciopero, costringendo la NFL ad utilizzare dei rimpiazzi per le successive 3 gare.
Tuttavia, le riserve dei 49ers si fecero decisamente onore, vincendo tutte e 3 quelle gare prima del ritorno dei titolari.
I 49ers conquistarono il titolo della NFC West con un eccellente 13-2, e con Jerry Rice che realizzò un nuovo record, mettendo a segno ben 22 ricezioni da TD, venendo nominato Offensive Player of the year.
Nel Divisional Playoff al Candlestick, i 49ers si trovarono sotto 20-3 contro i Minnesota Vikings, con un Joe Montana in evidente difficoltà, panchinato nel secondo tempo in favore di Steve Young, che riportò i suoi in partita; ma la sconfitta per 36-24 fu inevitabile.
Nel 1988, i 49ers partirono benissimo, portandosi sul 5-2, ma persero poi 4 delle successive 5 partite, con un parziale di 6-5.
Ad aggravare la situazione, da un lato, i rapporti non più idilliaci tra coach Walsh e Montana, deterioratisi a partire dai playoffs dell’anno precedente; dall’altro, la Società, che cominciò a pensare che Walsh stesse passando il limite.
Quando le voci di un possibile siluramento del coach cominciarono a diffonders, i 49ers vinsero 4 partite di fila, conquistando il titolo della NFC West con un record di 10-6.
Il Divisional Playoff, disputatosi nuovamente al Candlestick, fu la ripetizione del precedente, ma questa volta furono i ‘Niners a prendersi la rivincita, sconfiggendo i Vikings con un convincente 34-9.
A condurre i suoi alla vittoria fu Jerry Rice, che ricevette 3 TD passes, e Roger Craig, che mise fine all’incontro con una corsa da TD da ben 80 yards TD, un vero e proprio record.
Nel Championship della NFC, i 49ers affrontarono i Bears al Soldier Field, con una temperatura di 26 gradi sotto lo zero!!!
Paradossalmente, le condizioni atmosferiche parvero condizionare più i padroni di casa che non gli ospiti, tanto che la difesa dei 49ers annullò i Bears, e permise ai californiani di giungere al loro terzo Super Bowl, con una vittoria per 28-3.
Nel Super Bowl XXIII, i 49ers affrontarono i Cincinnati Bengals a Miami.
L’incontro era bloccato sul 6-6 verso la fine del 3° quarto, quando i Bengals si portarono in vantaggio per 13-6, dopo che Stanford Jennings aveva ritornato in meta un calcio.
I 49ers acciuffarono subito il pareggio all’inizio dell’ultima frazione di gioco, con un TD pass di Montana per Rice.
A poco più di 3 minuti dal termine, i Bengals passarono nuovamente a condurre per 16-13.
A complicare le cose, ci fu una penalità, che costrinse i 49ers a cominciare il loro ultimo drive dalla linea delle proprie 8 yards.
Ma Joe mantenne la freddezza anche sotto pressione, riportando metodicamente i suoi in avanti.
Un piccolo aneddoto: nell’huddle, il QB dei ‘Niners guardò i suoi uomini negli occhi, e vide una grandissima quanto ovvia tensione. Per stemperarla, disse al suo T Harris Barton: “Ehi, Harris, ma il tizio laggiù, vicino ai pali, non è l’attore John Candy?“. Ed era proprio lui!!! Questa battuta, e le risate che seguirono, rilassarono i compagni di squadra.
Allora Joe disse ai suoi ragazzi “Let’s go, guys“, e tutti si prepararono alla volata finale.
Con soli 39 secondi da giocare, Montana imbeccò alla grande il WR John Taylor nel mezzo della endzone, dando così ai 49ers un’eccezionale vittoria in rimonta per 20-16.
Jerry Rice fu nominato MVP del Super Bowl.
Quella fu però l’ultima stagione per Bill Walsh, che si ritirò dopo aver vinto il suo terzo Lombardi Trophy in dieci anni.
Jerry Rice, il più grande ricevitore di sempre
Guidati dal nuovo coach George Seifert, nel 1989 i 49ers sembravano ancora più forti, tanto da conquistare il titolo della NFC West a mani basse, con un 14-2, vincendo tutte le 8 partite in trasferta.
Quella stagione fu anche la migliore in carriera per Joe Montana, che fu eletto NFL MVP ed Offensive Player of the Year, passando per la bellezza di 3.521 yards e lanciando ben 28 TD passes, con soli 8 intercetti.
Ancora una volta, i 49ers si sbarazzarono dei Minnesota Vikings nel Divisional Playoff, imponendosi per 41-13 al Candlestick Park.
Nel Championship NFC, di nuovo opposti ai Los Angeles Rams, i 49ers terminarono il primo quarto in svantaggio per 3-0, dopodichè realizzarono 3 TDs nel secondo, prendendo saldamente il controllo.
I ‘Niners non fecero sconti, portando a casa la vittoria per 30-3 e staccando il biglietto per il loro quarto Super Bowl.
Quest’ultimo si svolse a New Orleans, dove i 49ers affrontarono i Denver Broncos: quella gara fu più un’incoronazione che non una finale.
I 49ers si portarono rapidamente in vantaggio, e divennero praticamente imprendibili, realizzando 2 TDs in ciascun quarto, concludendo con un incredibile 55-10, che rese i 49ers una delle più grandi squadre nella storia della NFL.
La partita fu da record non solo per il numero di punti segnati, ma anche per il più ampio distacco nel punteggio tra i contendenti; altro record fu il terzo titolo di MVP del Super Bowl assegnato a Joe Montana, che condusse i ‘Niners ad eguagliare il record di 4 Super Bowls vinti.
George Seifert, successore di Walsh sulla panchina dei ‘Niners
Nel 1990, con un solo obiettivo in mente, i 49ers si portarono immediatamente al comando della NFC West vincendo i primi 10 incontri stagionali.
Ma le speranze di rimanere imbattuti si infransero contro i Los Angeles Rams, che si imposero al Candlestick Park per 28-17 il 25 Novembre.
Si trattò di una sconfitta tutto sommato indolore, dato che i ‘Niners chiusero la stagione con il secondo 14-2 consecutivo, con Joe Montana che fece altrettanto quale MVP.
La lotta dei 49ers per la tripletta cominciò col successo casalingo per 28-10 contro i Washington Redskins nel Divisional Playoff.
La partita clou sarebbe stata il Championship, con i 49ers opposti ai New York Giants.
Quella gara fu principalmente difensiva, come il match già disputato in regular season, ma i Giants si mantennero in partita mettendo a segno FGs.
La svolta dell’incontro avvenne nel quarto periodo, con i 49ers in vantaggio per 13-9, quando Joe Montana si infortunò a causa di un colpo vizioso di Leonard Marshall, che causò altresì un fumble.
I Giants approfittarono della situazione, mettendo a segno un FG che li portò a -1.
Ma i 49ers sembravano in forma, consumando il tempo con il gioco di corsa: tuttavia, a poco più di 2 minuti dal termine, improvvisamente a Roger Craig venne strippato il pallone, ed i Giants parvero rinascere.
La formazione di New York guadagnò terreno, ed allo scadere mise a segno il quinto FG della giornata, ponendo fine ai sogni di gloria del ‘Niners imponendosi per 15-13.
Nel 1991, con Joe Montana fuori per tutta la stagione, il ruolo di QB titolare fu assegnato a Steve Young, che giocò benissimo, tanto da divenire il miglior passatore della NFL.
Tuttavia, i 49ers persero 6 dei primi 10 incontri.
Nessun’altra sconfitta fu più dolorosa di quella rimediata in trasferta per 17-14 all’ultimo minuto contro gli Atlanta Falcons.
Quell’incontro vide anche l’infortunio al ginocchio di Steve Young.
Tuttavia, il suo back up Steve Bono lo sostituì egregiamente, tanto che i 49ers vinsero 5 partite di fila.
Young tornò giusto in tempo per l’ultima gara stagionale, ed i ‘Niners conquistarono il loro sesto successo consecutivo, chiudendo sul 10-6, che però non fu sufficiente per disputare la post-season, per la prima volta in 8 anni.
Nel 1992, con Joe Montana ancora fermo al palo, Steve Young si confermò come titolare, vincendo il titolo di NFL MVP passando per 3.465 yards, e correndo per altre 537, con i 49ers che si imposero nella NFC con un record di 14-2.
L’ultima partita stagionale diede il via ad una sfida tra QBs, poiché Joe Montana tornò in attività dopo quasi 2 anni.
All’inizio dei playoffs, Montana ritornò in panchina, ed i 49ers sconfissero i Washington Redskins per 20-13 nel Divisional playoff al Candlestick.
Ma la stagione dei 49ers terminò in modo deludente, con una sconfitta interna per mano dei Dallas Cowboys, che si imposero per 30-20.
Al termine di quella stagione, i 49ers cedettero Joe Montana ai Kansas City Chiefs, consentendo a Steve Young di diventare il titolare, senza più doversi guardare le spalle.
Steve Young, da quest’anno nella Hall of Fame
Con Steve Young che passò per 4.023 yards, nel 1993 i 49ers infransero la battiera delle 10 vittorie per l’undicesima stagione consecutiva, terminando con un 10-6 che valse altresì il titolo di campioni della NFC West.
Nel Divisional Playoff, i ‘Niners massacrarono i New York Giants per 44-3, vendicandosi di 3 sconfitte nei playoffs, con Ricky Watters che seppellì i Giants mettendo a segno ben 4 Touchdowns.
Ma ancora una volta furono i Cowboys a rovinare la festa ai rosso-oro, imponendosi per 38-21 nel Championship disputatosi a Dallas.
Nel 1994, decisi a vincere ad ogni costo, i 49ers ricostruirono il proprio reparto difensivo, ingaggiando stelle del calibro di Ken Norton Jr. e Deion Sanders.
Ma troppi infortuni all’inizio di stagione condizionarono il rendimento dei ‘Niners, davvero mediocri.
Nella sconfitta casalinga rimediata dai Philadelphia Eagles nella Week 5, le frustrazioni aumentarono ancor più, allorquando un deludentissimo Steve Young venne panchinato, con la squadra che dovette cedere per 40-8, portandosi sul 3-2 stagionale.
Una settimana più tardi, a Detroit, i 49ers si trovavano nuovamente in svantaggio per 14-0 contro i Lions.
Ma i 49ers rimontarono alla grande, vincendo quell’incontro per 27-21, dando il via ad una striscia vincente di 10 partite, che consentì loro di conquistare il titolo della NFC West con un eccellente 13-3.
Steve Young vinse nuovamente il titolo di NFL MVP, ed i 49ers ebbero il vantaggio campo, potendo disputare le partite dei playoffs tra le mura amiche.
Ma anche la difesa ricevette il giusto premio, con Deion Sanders che venne nominato Defensive Player of the Year.
Nei playoffs, i 49ers continuarono a dominare, sotterrando i Chicago Bears con un roboante 44-15 nel Divisional, pronti ad affrontare nuovamente i Dallas Cowboys nel Championship NFC.
Dopo 2 frustranti sconfitte contro i texani, che avevano interrotto le precedenti stagioni, i rosso-oro erano determinati a vendicarsi.
Nei primi 5 minuti della gara, i 49ers misero a segno ben 21 punti, ma i Cowboys si rifecero sotto. Tuttavia, i californiani non si scoraggiarono, e con un solido 38-28 si guadagnarono l’accesso al loro quinto Super Bowl.
I 49ers giunsero a Miami da superfavoriti, pronti a sfidare i San Diego Chargers.
La partita non ebbe storia sin dalle prime battute: Steve Young imbeccò Jerry Rice con un TD pass da 44 yards.
I 49ers mantennero il controllo, chiudendo sul 28-10 all’intervallo.
Nel terzo periodo, i 49ers realizzarono ancora 2 TDs su passaggio, prima che i Chargers segnassero con un ritorno di kickoff in meta.
All’inizio dell’ultimo quarto, Steve Young mise il risultato in cassaforte, lanciando il suo sesto TD pass della giornata, venendo nominato MVP, e trascinando i suoi al record di 5 Super Bowl vinti, imponendosi per 49-26.
All’inizio della stagione 1995, i 49ers subirono un duro colpo, non potendo rifirmare il loro CB Deion Sanders.
Le cose andarono di male in peggio, a causa di numerosi infortuni che condizionarono l’andamento della squadra, che vinse 5 partite e ne perse 4.
Tra i giocatori in infermeria, anche il FB William Floyd, la cui carriera non sarebbe più stata la stessa, dopo un serissimo infortunio al ginocchio.
Anche Steve Young si fece male, ma in sua assenza Elvis Grbac si comportò egregiamente, aiutando i 49ers a vincere 3 partite chiave, prima del ritorno di Young.
Ancora una volta, i rosso-oro conquistarono il titolo della NFC West, con un 11-5.
Ma il cammino dei 49ers si arrestò al Divisional Playoff, con una sconfitta casalinga per 27-17 contro i Green Bay Packers, nel rinominato (per motivi di sponsorizzazione) 3Com Park.
Nel 1996, ancora una volta i 49ers furono uno dei top teams della Lega a realizzare un 12-4, infrangendo la barriera delle 10 vittorie per la quattordicesima stagione consecutiva, realizzando un nuovo primato nella NFL.
Tuttavia, 2 sconfitte contro i Carolina Panthers costarono ai ‘Niners il titolo divisionale, costringendoli a lottare per una Wild Card.
Avversari al 3Com furono i Philadelphia Eagles, in una giornata ventosa e piovosa.
Con un terreno pesantissimo, gli attacchi faticarono, ma i 49ers ebbero comunque ragione degli ospiti, imponendosi per 14-0 ed avanzando al Divisional.
Una settimana dopo, fu ancora la pioggia a giocare un ruolo determinante, allorquando i californiani persero palla per ben 5 volte, venendo sconfitti 35-14 dai Packers al Lambeau Field.
Al termine della stagione, George Seifert si dimise, venendo rimpiazzato da Steve Mariucci.
L’avvio della stagione 1997 non fu certo esaltante: Jerry Rice si infortunò al ginocchio, ed i 49ers vennero sconfitti 13-6 dai Buccaneers a Tampa Bay; nella stessa partita, Steve Young subì un trauma cranico.
Ma il grande QB si riprese alla grande, guidando i 49ers a ben 11 successi consecutivi.
Anche Rice tornò in capo prima del previsto, mettendo a segno un TD in ognuno degli incontri giocati. Ma un altro infortunio al ginocchio mise fine alla sua stagione.
Nonostante le defezioni, i 49ers vinsero per l’ennesima volta il titolo della NFC West con un 13-3.
Nel Divisional Playoff al 3Com, i 49ers sconfissero i Minnesota Vikings per 38-22, avanzando al Championship.
Una settimana più tardi, la stagione terminò improvvisamente, ancora una volta in casa, per mano dei Packers, che si imposero 23-10, su un terreno reso pesante dalla pioggia.
Nel 1998, Steve Young passò per ben 4.170 yards, ed i 49ers poterono vantare uno dei migliori reparti offensivi della NFL.
Young guidò la squadra col suo braccione, ma Jerry Rice ricevette per 1.157 yards, ed il RB Garrison Hearst corse per 1.570 yards.
Tuttavia, fu il reparto difensivo ad evidenziare una certa debolezza, concedendo 326 punti, tanto che i 49ers non riuscirono ad agguantare il titolo divisionale, nonostante un altro solido 12-4.
Nella sfida di Wild Card al 3Com Park, i 49ers ospitarono ancora una volta i Green Bay Packers, in una gara combattutissima.
Allo scadere, tutto sembrava perduto, con i rosso-oro in svantaggio per 23-27 a pochi secondo dal termine.
Ma in un ultimo momento di gloria, Steve Young imbeccò Terrell Owens in endzone con un fantastico TD pass da 25 yards, che diede ai ‘Niners la vittoria per 30-27 con soli 3 secondi sul cronometro.
Nel Divisional Playoff ad Atlanta, i 49ers si trovarono presto in svantaggio, con Garrison Hearst costretto a lasciare il campo a causa di una frattura alla gamba.
Nonostante un buon finale di partita, i 49ers cedettero ai Falcons per 20-18.
Garrison Hearst
La stagione 1999 vide i 49ers iniziare con un uomo in meno, dato che Garrison Hearst venne messo sulla lista degli infortunati saltando l’intero campionato, tentando di recuperare dal grave incidente occorsogli nei playoffs.
Le cose peggiorarono durante un Monday Night (peraltro vinto 24-10) contro i Cardinals in Arizona, quando Steve Young subì un altro trauma cranico.
Quell’infortunio mise fine alla sua carriera, ed il back up Jeff Garcia vinse all’esordio, consentendo ai 49ers di portarsi sul 3-1.
Ma una pessima difesa, che concesse la bellezza di 453 punti, portò i ‘Niners a perdere 8 partite di fila, ed 11 delle ultime 12, terminando la stagione con un allucinante 4-12, mettendo la parola fine alla loro striscia vincente di 16 stagioni consecutive con almeno 10 vittorie.
Nel 2000, alla sua prima stagione completa da titolare, Jeff Garcia giocò benissimo, passando per ben 4.278 yards e lanciando 31 TD passes.
Tuttavia, il giovane reparto difensivo di Frisco non fu all’altezza, tanto che i ‘Niners persero 8 delle prime 10 gare.
Con 3 successi consecutivi e 4 vittorie in 5 gare, i ‘Niners chiusero sul 6-10.
Quella stagione segnò altresì la fine di un’era, dato che Jerry Rice, il più grande ricevitore di ogni tempo, fu rilasciato al termine della stagione, vittima del Salary Cap, e si trasferì dall’altra parte della Baia, ad Oakland.
Nella sua ultima stagione con i 49ers, Rice mise a segno 7 TDs, collezionando 805 yards su ricezione.
Jeff Garcia
Il 2001, con una difesa ancora in difficoltà, vide il ritorno in attacco di Garrison Hearst, che aveva saltato 2 stagioni consecutive.
La sua annata fu eccezionale: Hearst corse per 1.206 yards, ed i 49ers ebbero un reparto offensivo ed un gioco d’attacco davvero versatili.
Anche Jeff Garcia diede un grande contributo, passando per 3.538 yards, ed i 49ers si candidarono ai playoff con un impressionante 12-4.
Nel Divisional Playoff, i ‘Niners affrontarono i Packers a Green Bay in una sfida combattutissima.
I 49ers pareggiarono 15-15 all’inizio dell’ultimo quarto; ma i Packers misero a segno altri 10 punti, portando a casa la vittoria per 25-15.
Nel 2002, i 49ers balzarono rapidamente al comando della NFC West, vincendo 7 delle prime 9 gare, ma faticarono oltremisura nel resto della stagione.
Terrell Owens si rese protagonista di un episodio che fece scalpore, estraendo un pennarello dal suo calzettone, e firmando il pallone per un amico sugli spalti, dopo aver realizzato un TD nel vittorioso Monday Night contro i Seattle Seahawks in trasferta.
Comunque i 49ers giocarono in modo mediocre, e cominciarono a circolare voci di un divorzio tra i californiani e coach Mariucci: tuttavia, i ‘Niners vinsero il titolo della NFC West con un 10-6.
Nei playoffs, i problemi di fine stagione parvero continuare, allorquando i ‘Niners si trovarono sotto 38-14 a metà del terzo quarto al 3 Com Park contro i New York Giants.
Ma Jeff Garcia guidò i suoi ad un’eccellente rimonta, ed i 49ers misero a segno 25 punti, portandosi in vantaggio 39-38.
Fu solo grazie ad un FG sbagliato dai Giants che i ‘Niners approdarono al turno successivo.
Nel Divisional Playoff, i 49ers passarono presto in svantaggio in trasferta contro i Tampa Bay Buccaneers, con un pesante 28-6 all’intervallo.
Questa volta, però, non vi fu alcuna rimonta, ed i californiani vennero schiantati per 31-6 dai futuri Campioni del Mondo.
Dopo quell’incontro, i 49ers licenziarono Steve Mariucci, nonostante egli avesse portato i suoi ragazzi al secondo turno dei playoffs.
Agli ordini del nuovo coach, Dennis Erickson, i 49ers esordirono alla grande nel 2003, con un’impressionante 49-7 contro i Chicago Bears.
Tuttavia, i rosso-oro persero le successive 3 partite: l’ultimo anno di contratto di Terrell Owens pesò terribilmente sulla squadra, con il WR che litigò continuamente con Jeff Garcia e con gli assistant coaches a bordo campo.
Terrell Owens, croce e delizia dei 49ers
Dopo aver perso le successive 4 partite, le cose per i 49ers andarono di male in peggio, con Garcia fuori per un infortunio alla schiena.
Ma il suo back up, Tim Rattay, si fece valere, guidando la squadra a 2 successi consecutivi, portando il bilancio stagionale sul 5-5.
Dopo una pessima performance a di Rattay a Green Bay, i 49ers si affidarono nuovamente a Jeff Garcia, che però non potè confidare sul suo bersaglio preferito, dato che Terrell Owens terminò la stagione anzitempo, a causa di un infortunio rimediato in allenamento.
Senza di lui, i 49ers faticarono, finirono terzi in Division con un deludente 7-9.
Al termine della stagione, i 49ers liberarono spazio a roster, cedendo Terrell Owens ai Philadelphia Eagles, ma anzichè tentare di ricostruire una squadra competitiva partendo dai proprio giocatori di maggior talento, preferirono cedere questi ultimi, tra i quali Jeff Garcia, Garrison Hearst, ed il WR Tai Streets.
A dieci anni dalla conquista del loro quinto Super Bowl, i 49ers sono sembrati lontanissimi dai giorni di gloria: un vero e proprio repulisti in offseason ha lasciato dietro si sè una squadra che è parsa un expansion team. I tifosi dei 49ers si sono quindi scagliati contro il patron John York, colpevole di aver lasciato che una franchigia così gloriosa fosse allo sbando.
Sin dall’avvio della stagione la pochezza dei ‘Niners è emersa in modo inequivocabile, con tre sconfitte in altrettante gare. Ad un passo dallo 0-4, i 49ers hanno vinto in rimonta contro gli Arizona Cardinals, superati in overtime per 31-28, ma quello sarebbe stato l’unico momento da ricordare.
Il campionato si è infatti concluso sul 2-14, peggior record di franchigia: l’altro successo è arrivato ancora contro i Cardinals ai supplementari, nel rematch della Week 14.
Al termine della stagione, i 49ers hanno dato via all’ennesima ricostruzione, silurando Dennis Erickson e rimpiazzandolo con Mike Nolan, figlio di quel Dick Nolan che aveva guidato i rosso-oro tra il 1968 ed il 1975, portandoli per due volte al Championship NFC.
Nel 2005, con la prima scelta assoluta al draft e la speranza di gettare le basi per un futuro roseo, i 49ers hanno selezionato il QB Alex Smith, prodotto di Utah. Con Smith in cabina di regia, i rosso-oro avevano una delle squadre più giovani della Lega, e si sono trovati a dover crescere in fretta; l’OL Thomas Herrion, compagno di college di Smith, allora in cerca di un posto a roster dopo aver giocato nella NFL Europe, è infatti morto all’improvviso, a causa di un attacco cardiaco dopo il match di preseason contro i Denver Broncos.
All’avvio della regular season i 49ers, guidati da Mike Nolan, erano intenzionati a cancellare da subito i pesismi ricordi della stagione 2004: il primo passo è stato il successo per 28-25 contro i St. Louis Rams nell’opener, in occasione del quale Brandon Lloyd ed Arnaz Battle hanno ricevuto un TD pass ciascuno da Tim Rattay nel secondo quarto. Ma nella Week 2 i californiani sono subito tornati coi piedi per terra, bastonati in trasferta dai Philadelphia Eagles con un perentorio 42-3: la loro ex stella, Terrell Owens, ha totalizzato 143 yards e messo a segno due TDs. Quella sconfitta è stata la prima di cinque consecutive; vittima sacrificale è stato Tim Rattay, dapprima panchinato e poi ceduto dopo la sconfitta per 31-14 contro gli Arizona Cardinals a Città del Messico. La partenza di Rattay ha così spianato la strada alla prima scelta Alex Smith, che non era chiaramente pronto, tanto che nelle sue prime due gare da titolare i ‘Niners hanno subito 80 punti, segnandone solo 20. La striscia negativa ha avuto fine nella Week 7: Smith è rimasto sulla sideline causa infortunio, così è toccato a Ken Dorsey scendere in campo; il sostituto ha lanciato per sole 40 yards, mentre la difesa ha approfittato dei troppi errori dei Tampa Bay Buccaneers, superandoli per 15-10. A quella vittoria hanno fatto seguito ben sette sconfitte di fila, con i 49ers a faticare ogni settimana non per restare vicini nel punteggio. Alla fine Smith è tornato in campo, sembrando in condizioni migliori, lanciando il suo primo TD pass dopo undici intercetti.
La stagione dei 49ers si è chiusa con due successi consecutivi, ed un record negativo di 4-12.
In occasione dell’opener della stagione 2006, i 49ers hanno esordito nel nuovissimo impianto degli Arizona Cardinals, che sono passati subito a condurre per 21-7. Pur non vincendo, i ‘Niners hanno dimostrato di saper reagire, venendo sconfitti per 34-27. Nel primo incontro casalingo, i rosso-oro hanno saputo fare di meglio, superando i St. Louis Rams per 20-17: da ricordare il TD pass da 72 yards di Alex Smith per Antonio Bryant. Tuttavia, la strada dei giovani 49ers verso la rispettabilità era ancora lunga: ed infatti sono giunte quattro sconfitte di fila. Comunque, similmente a quanto avvenuto all’esordio, il team ha dimostrato di saper rimontare: dopo aver concesso qualcosa come 89 punti in due gare, i ‘Niners hanno sconfitto i Minnesota Vikings per 9-3 in una brutta battaglia a suon di FGs, nella quale gli attacchi hanno a dir poco stentato. Una settimana dopo è giunta la prima vittoria esterna, ai danni dei Detroit Lions, sconfitti per 19-13: a trascinare i rosso-oro è stato Frank Gore: delle 159 yards conquistate su corsa, 61 sono valse sei punti, ottenuti al termine di una splendida cavalcata nel primo quarto. I 49ers si sono mantenuti caldi al ritorno a casa, aggiudicandosi il terzo successo di fila contro i primi della Division, i Seattle Seahawks, sconfitti per 20-13: anche stavolta Gore l’ha fatta da padrone, correndo per 212 yards e stabilendo il record di franchigia per un singolo incontro. Tuttavia, dopo aver faticosamente raggiunto il parziale di 5-5, i ‘Niners hanno perso tre incontri consecutivi, prima di affrontare nuovamente i Seahawks in trasferta, in una freddda e piovosa serata a Seattle. In svantaggio per la maggior parte dell’incontro, sul 7-3, i 49ers hanno ribaltato la situazione: Alex Smith ha lanciato ben tre TD passes nell’ultimo quarto, portando i suoi alla vittoria per 24-14 e mantenendo così vive le flebili speranze di postseason. Ma una settimana dopo, i sogni si sono definitivamente infranti, con la seconda sconfitta per mano dei Cardinals, impostisi per 26-20. Senza più obiettivi da raggiungere, i 49ers hanno confermato la loro attitudine di combattenti, ribaltando un parziale di 13-0 per imporsi sui Denver Broncos in overtime col punteggio di 26-23, grazie ad un FG da 36 yards di Joe Nedney, che ha oltretutto estromesso i Broncos dai playoffs. Pur terminando sotto quota .500, il record di 7-9 ed il teezo posto del ‘Niners era visto come un punto di partenza.
Frank Gore in azione
Reduci da un buon finale di stagione, nel 2007 i 49ers hanno iniziato il campionato con velleità di playoff, battendo gli Arizona Cardinals per 20-17 nel Monday Night della Week 1: Arnaz Battle ha segnato con un end around, al termine di uno splendido drive da 86 yards. Una settimana dopo i 49ers sono riusciti a tramutare un muff in vittoria, allorquando Dante Hall ha droppato un punt nell’ultimo quarto, che ha messo Joe Nedney in condizione di calciare il FG da 40 yards con cui Frisco ha superato per 17-16 i St. Louis Rams in trasferta. Ma, pur sul parziale di 2-0, l’attacco dei ‘Niners non ha giocato bene, e la squadra è precipitata in una spirale negativa. Ad aggravare la situazione, l’infortunio alla spalla di Alex Smith, che ha costretto i 49ers a schierare Trent Dilfer in cabina di regia. Dilfer ha stentato; altrettanto ha fatto Smith al suo ritorno, tanto che la squadra è incappata in ben otto sconfitte di fila. I disastri dell’attacco hanno avuto fine nel deserto, con la seconda vittoria sui Cardinals in overtime per 37-31 grazie ad un fumble di Kurt Warner recuperato in endzone; Trent Dilfer ha giocato bene, totalizzando 256 yards e due TD passes, mentre Frank Gore ha realizzato due TDs su corsa e 116 yards. Ma la stagione è andata sempre in calando, con due sconfitte di fila. Con in campo il terzo QB, Shaun Hill, i 49ers hanno vinto le ultime due sfide casalinghe, ma col record di 5-11, San Francisco è risultata ancor più distante dai playoffs dell’anno precedente. In occasione del draft, i 49ers hanno ceduto la prima scelta 2008 ai New England Patriots per selezionare Joe Staley con la 28ma assoluta. Al contempo, l’altra prima scelta dei 49ers, Patrick Willis, ha sciorinato eccellenti prestazioni in difesa, guidando la squadra nei placcaggi (174) e venendo nominato Defensive Rookie of the Year.
Con l’ex prima scelta assoluta Alex Smith ormai bollato come bidone, J.T. O’Sullivan ha esordito da titolare in cabina di regia. Dopo aver perso all’esordio contro gli Arizona Cardinals, i 49ers hanno mostrato segni di vita, allorquando O’Sullivan ha superato ben sette sack e guidato i suoi al successo esterno in overtime sui Seattle Seahawks, battuti per 33-30. Sette giorni dopo, i rosso-oro hanno fatto ancora bene, piegando i Detroit Lions per 31-13. Ma la formazione californiana è poi incappata in quattro sconfitte consecutive, che sono costate il posto a Mike Nolan.
I 49ers hanno quindi promosso al ruolo di allenatore capo l’Hall of Famer Mike Singletarry, all’epoca assistente. La squadra ha perso al debutto del nuovo HC, con Shaun Hill alle spalle del centro, venendo sconfitta per 34-13 dai Seahawks al Candlestick Park. Durante la gara, un frustrato Singletary ha spedito anzitempo il TE Vernon Davis negli spogliatoi, facendo un vero e proprio cicchetto alla squadra durante l’intervallo.
Dopo il bye, i 49ers hanno giocato decisamente meglio, ma hanno perso sei gare di fila, l’ultima delle quali in trasferta contro i Cardinals per 29-24. Tuttavia, il duro lavoro ha cominciato a dare frutti: i 49ers hanno vinto infatti tre delle successive quattro gare, una delle quali per 24-14 sui New York Jets, all’epoca in corsa per i playoff. Dopo la sconfitta per 14-9 contro i Miami Dolphins, i 49ers hanno vinto le ultime due gare in calendario, chiudendo col record negativo di 7-9.
Nel 2009, in preparazione della nuova stagione, i 49ers hanno cambiato le proprie divise, ritornando a quelle dei giorni di gloria. San Francisco ha esordito positivamente, piegando in trasferta i campioni NFC in carica, gli Arizona Cardinals, per 17-13: Shaun Hill ha guidato i suoi in un drive da 80 yard, culminato nel TD del definitivo vantaggio nell’ultimo quarto. Sette giorni dopo, nella prima sfida tra le mura amiche del Candlestick Part, i 49ers sono passati sul 2-0 superando per 23-10 i Seattle Seahawks, trascinati dalle corse del RB Frank Gore, due delle quali, rispettivamente da 79 e 80 yards, si sono concluse in endzone. I 49ers sembravano destinati a cogliere la terza vittoria di fila, trovandosi in vantaggio per 24-20 al Metrodome contro i Minnesota Vikings allo scadere. Ma con due secondi ancora da giocare, il QB dei Vikings Brett Favre ha imbeccato Greg Lewis sul fondo della endzone, dando ai Vichinghi il successo per 27-24. I 49ers si sono ripresi prontamente, superando in casa i St. Louis Rams con un impietoso 35-0 sette giorni più tardi. Ma appena prima del turno di riposo, i rosso-oro sono stati bastonati dagli Atlanta Falcons per 45-10. Dopo il bye, i 49ers hanno continuato a stentare, e si sono trovati sotto per 21-0 contro gli Houston Texans all’intervallo. Coach Singletary ha panchinato Shaun Hill in favore di Alex Smith, che ha quasi portato al successo i suoi, alla fine sconfitti per 24-21. Una settimana dopo, Smith è partito titolare per la prima volta dal 2007, ma i 49ers sono passati sul 3-4 perdendo per 18-14 in trasferta contro gli Indianapolis Colts. Dopo aver perso la quarta gara di fila contro i Tennessee Titans, i 49ers hanno fatto ricorso alla propria difesa per rimettersi in carreggiata contro i Chicago Bears, vincendo per 10-6: ciò anche grazie ai cinque intercetti ai danni del QB avversario Jay Cutler, uno dei quali, a firma di Michael Lewis, ha sigillato il successo finale. Dopo aver alternato vittorie e sconfitte nelle successive due partite, i 49ers hanno perso allo scadere in casa contro i Seattle Seahawks per 20-17, a causa del FG da 30 yards di Olindo Mare a fil di sirena. La sconfitta non ha però infranto le speranze dei Niners di accedere ai playoff. Tuttavia, con il successo interno per 24-9, i 49ers hanno spazzato via gli Arizona Cardinals, mettendo a segno ben sette turnover e confondendo gli avversari per tutto l’incontro. Dopo la sconfitta per 27-13 contro i Philadelphia Eagles in trasferta, i 49ers hanno battuto Lions e Rams, terminando la regular season sull’8-8.
Dopo il bel finale della stagione 2009, il 2010 è iniziato con grandi aspettative per i 49ers, ritenuti da molti i favoriti per la conquista del titolo divisionale. Ma l’esordio è stato pessimo, con la sconfitta per 31-6 contro i Seattle Seahawks. Sette giorni dopo, i 49ers hanno ospitato i Campioni del Mondo in carica, i New Orleans Saints, nel Monday Night al Candlestick Park. Nonostante i grandi sforzi profusi, i 49ers hanno perso per 25-22, a causa di un FG da 37 yards di Garrett Hartley allo scadere. Dopo una brutta sconfitta esterna per 31-10 contro i Kansas City Chiefs, che li ha portati sul parziale di 0-3, i 49ers sembravano pronti a vincere in trasferta contro gli Atlanta Falcons, in vantaggio per 14-13, allorquando Nate Clements ha intercettato il QB avversario Matt Ryan. Ma in fase di ritorno, Clements si è fatto strappare il pallone dalle mani da Roddy White, che ha così dato un’altra chance ai suoi. I Falcons non si sono fatti pregare, e hanno vinto per 16-14 grazie ad un FG da 43 yards di Matt Bryant. Tornati a casa, i 49ers hanno continuato a perdere di misura, passando sullo 0-5 con la sconfitta per 27-24 contro i Philadelphia Eagles. La prima vittoria dei Niners è giunta sette giorni dopo, col successo interno contro gli Okland Raiders per 17-9 Candlestick Park nella Battle for Bay Area. In vantaggio contro i Carolina Panthers per 20-13 verso la fine dell’ultimo quarto, i 49ers hanno concesso 10 punti negli ultimi 1’53”, perdendo per 23-20; il backup QB David Carr ha lanciato un sanguinoso intercetto, dopo il pareggio dei Panthers. Con Alex Smith fuori per infortunio, è toccato al vincitore dell’Heisman Trophy 2006, Troy Smith, entrare in cabina di regia per la sfida contro i Denver Broncos al Wembley Stadium di Londra. Smith ha giocato bene, ed i 49ers hanno segnato 21 punti nell’ultimo quarto, imponendosi alla fine per 24-16. Dopo il bye, Troy Smith è partito titolare anche in casa, lanciando per 356 yards: i 49ers hanno superato i St. Louis Rams in overtime per 23-20, grazie al FG di Joe Nedney da 29 yards. La striscia positiva dei Niners si è però arrestata contro i Tampa Bay, impostisi per 21-0: per la prima volta dal 2007, i Niners erano rimasti a secco di punti in un incontro casalingo. I rosso-oro si sono ripresi battendo in trasferta gli Arizona Cardinals per 27-6 una settimana dopo, ma hanno perso per tutta la stagione il RB Frank Gore, a causa della frattura di un’anca. Opposti ai Green Bay Packers al Lambeau Field, i 49ers hanno sprecato molte opportunità, finendo per soccombere col punteggio di 34-16. Alex Smith è tornato titolare, lanciando per 255 yards e tre TD pass, nella vittoria per 40-21 sui Seahawks al Candlestick Park. Ma i 49ers hanno perso le due gare successive contro i San Diego Chargers ed i St. Louis Rams. Dopo l’ultima sconfitta, i 49ers hanno deciso di separarsi da Mike Singletary. Con il coach della linea difensiva Jim Tomsula in veste di allenatore capo ad interim, i Niners hanno chiuso la stagione vincendo per 38-7 contro i Cardinals, ed evitato l’ultimo posto col record di 6-10.
Al termine del campionato, l’ex HC di Stanford, Jim Harbaugh, è stato scelto come nuovo HC.
Fonte: http://www.sportsecyclopedia.com/nfl/sf49/49ers.html
Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.
Da par tuo Diego. Come sempre un’esposizione fluida e ricchissima di contenuti.
Il lavoro che stai facendo, con tanto impegno,
Ringrazio tutti voi per i complimenti, ma non
complimenti Diego, leggere la storia dei niners in un momento come questo aiuta un po:) aspettiamo la rinascita sperando di leggere a breve un tuo articolo che commenta un’esaltante stagione.
ancora complimenti e go niners!!
ciao