Cleveland Browns 2005: E’ iniziata l’era di Romeo Crennel
Due cifre: nove e ventitre. La prima indica le vittorie dei Browns nelle stagioni 2003/2004. La seconda le sconfitte, nello stesso periodo.
In questi due numeri è racchiusa la spiegazione del perchè è Romeo Crennel adesso a scorazzare su e giù per la sideline del Cleveland Stadium. Via Butch Davis, che le aveva provate tutte senza aver trovato la ricetta vincente e che a detta di tutti non aveva più in mano lo spogliatoio, via quello che sembrava il pilastro della ex “nuova era” dei Browns, Jeff Garcia (QB), via giocatori su cui il nuovo deus-ex-machina giunto sulle rive del Lago Erie non poteva più contare, per rendimento o per problemi di salary cap: Gerard Warren (DT), Anthony Henry (CB), Robert Griffith (CB), Kelly Holcomb (QB) e forse anche Courtney Brown (DE).
Dentro nuova linfa. Dei vincenti come Joe Andruzzi (G) dai New England Patriots campioni NFL degli ultimi due anni o degli ottimi titolari come Gary Baxter (CB) dai Baltimore Ravens e Cosey Coleman (G) dai Tampa Bay Buccaneers. E poi Trent Dilfer (QB) dai Seattle Seahawks.
Dite quello che volete, ma Dilfer è l’uomo che ci vuole per i Browns. Certo, nessuno costruirebbe una franchigia attorno a Trent Dilfer. Dilfer non è Peyton Manning. Dilfer non ti vince le partite da solo. A questo dovranno pensare Crennel ed il Coaching Staff dei Browns. Ma Dilfer le partite non te le perde. E Dilfer ha dimostrato di avere una professionalità enorme. Gli si può chiedere di spianare la strada ad un nuovo Quarterback (Luke Mc Cown?) e poi, una volta venuto il momento di raccogliere i frutti del lavoro svolto, farsi da parte per lasciare le luci del palcoscenico ad un ragazzino di belle speranze, senza fare troppo baccano.
Il GM Phil Savage ed il nuovo Head Coach sembrano avere le idee molto chiare. Un occhio agli uomini che ci vogliono ed uno al salary cap. Si, perché questa non sarà una squadra che si presenta al via della stagione 2005 per vincere subito. Qui si stanno piazzando le basi per risalire in vetta alla AFC North e rimanerci a lungo. Non c’è fretta. Ma Cleveland non può rimanere fuori dalla post-season ancora per molto (in realtà i Browns hanno già messo il naso fuori di casa a Gennaio di due anni fa andandosi a giocare un’entusiasmante, memorabile e sfortunata Wild Card all’Heinz Field di Pittsburgh, ma quella fu più che altro una incredibile coincidenza di risultati favorevoli che permisero ai Kardiak Kids di accedere alla post-season a discapito di squadre che, onestamente, lo meritavano di più), perché Cleveland non sarà un “major market” televisivo, ma è sicuramente una delle piazze storiche del football made in USA. I tifosi sono in fermento e il nuovo HC non ci metterà molto a finire sulla graticola di stampa e network locali se i Browns non dimostreranno da subito di meritare il credito che si sta giustamente dando loro in questi primi giorni di mercato.
Nove e ventitre dicevamo. Ma come sono saltati fuori questi risultati?
Gli americani dicono: “ci sono bugie, ci sono grosse bugie e ci sono le statistiche”. Vero, verissimo, ma nel caso dei Browns niente può spiegare la situazione meglio delle statistiche.
Se andiamo ad analizzare i Browns sui due lati dalla palla la verità emerge chiara e disarmante: nel 2004 i Browns hanno avuto il 27° attacco con 17.3 punti a partita (28° se si considerano le yards guadagnate a partita: 280.1). Ventitreesimi sulle corse (103.6 yds/gara) e venticinquesimi sui passaggi (176.5 yds/gara).
276 punti segnati contro 390 subiti, quindi neanche la difesa è stata immune da critiche, anzi! 24° con 24.4 punti/gara, 15° per yards totali (325.9) ma 32° sulle corse (144.6 yds/gara e quando devi giocare due volte all’anno contro Jamal Lewis, due contro Rudi Johnson e due contro la coppia Jerome Bettis e Deuce Staley, questa statistica si paga a caro prezzo).
I leader di squadra dei Browns nel 2004 sono stati: Lee Suggs nelle corse (199 portate per 744 yds. e 2 TD) e Dennis Northcutt nelle ricezioni (55 per 806 yds. totali e 2 TD). I Browns hanno segnato un totale di 29 touchdown (contro i 45 dei loro avversari!) di cui 6 su corsa (e siamo nella AFC North!), 21 su passaggio, 1 della difesa e 1 degli special team.
Le yards corse nel 2004 sono state 1657 (voglio dire: Curtis Martin e Shaun Alexander da soli hanno corso più di tutti i Browns messi insieme?), le yards ricevute 2824. Ma quello che conta di più è che in media gli avversari hanno sempre fatto meglio dei Browns. In qualunque statistica!
Ed è appunto per questo che Romeo Crennel la notte del Super Bowl XXXIX è stato contattato dal top management di Cleveland (almeno questo vuole la cronaca, anche se sembra strano pensare che durante i festeggiamenti dei Patriots per il terzo anello in quattro anni ci sia stato posto per delle trattative di mercato) per salvare l’orgoglio della franchigia dell’Ohio.
Se dobbiamo essere onesti, l’inizio di Crennel ci è piaciuto parecchio. Ci sono piaciute le parole: poche e tutte improntate al “gotta go to work”. I primi movimenti, da verificare alla resa dei fatti ma comunque coerenti alla risoluzione dei problemi impietosamente esposti dalle statistiche elencate in precedenza. Chi scrive avrebbe puntato su Jeff Garcia. E non taglierebbe Courtney Brown, anche se il taglio si rivelerà obbligato se lo sfortunato (e infortunato) DE non accetterà di ristrutturare il contratto. Ma devo ammettere che i nuovi Browns hanno l’aria della franchigia che fa sul serio. Crennel e Savage hanno l’entusiasmo e l’esperienza per fare più che bene, sperando che la città di Cleveland sappia concedere loro il tempo necessario.
Ma vediamo che “faccia” hanno i Browns del 2005, in attesa del draft che verosimilmente completerà il mosaico e degli altri movimenti di free agency che la strana coppia vorrà regalarci.
Cominciamo dall’attacco: la linea vedrà schierati come tackle Ryan Tucker a destra e Ross Verba a sinistra, le due nuove guardie Cosey Coleman a destra e Joe Andruzzi a sinistra a proteggere il centro Jeff Faine ed il quarterback Trent Dilfer ( a meno che Crennel non voglia lanciare Luke Mc Cown da subito, ma non credo).
Nel backfield il running back Lee Suggs a cui dovranno aprire i varchi (missione abbondantemente fallita nel 2003 e 2004) il fullback Terrelle Smith e la linea d’attacco già menzionata.
I ricevitori titolari sono, per il momento Antonio Bryant e Andrè Davis, ma non si esclude almeno un’acquisizione per completare la batteria e rendere il gioco aereo un po’ più credibile. E poi, nel ruolo di tight end Kellen Winslow Jr. che, purtroppo, vivrà quest’anno da rookie, anche se tecnicamente è al secondo anno, a causa dell’infortunio che lo ha tenuto fermo per gran parte del 2004. Kellen Winslow Jr. è il vero “diamond in the rough” dell’attacco dei Browns. Tecnicamente e fisicamente il fenomeno già c’è. Deve solo entrare in sintonia con l’NFL che non è esattamente la NCAA! E qui torna in ballo Trent Dilfer. La presenza di Dilfer sarà fondamentale per completare la transizione di Winslow dal College ai Pro. Le notizie che arrivano dalla cittadella dei Browns a Brea, Ohio parlano di un Winslow Jr. pienamente in linea con le tabelle di recupero, per cui il giovane virgulto, prima scelta dei Browns nel draft del 2004, dovrebbe poter disporre di tutto il tempo necessario per entrare nel nuovo playbook e fare gli sfracelli per cui è stato acquisito e profumatamente messo a libro paga.
Con tutta probabilità la difesa dovrà passare dal classico 4-3 ad un nuovo “Patriotico” 3-4. Per ora il solo Romeo Crennel sa che volto avrà veramente la “sua” difesa. Certo che lasciare andare il DT Gerard Warren per una scelta al 4° round avrà un impatto negativo quest’anno, ma Crennel ha già dimostrato nel New England di saper fare le nozze (e che nozze!) con i fichi secchi. Anche la posizione di Courtney Brown non è sicura (resta o parte? Molto, se non tutto, dipenderà dalla volontà del DE di ristrutturare il suo contratto) e questo fa della difesa dei Browns un cantiere aperto, con il solo Orpheus Roye ad avere il posto sicuro, come Nose Tackle o come DE se sarà Alvin McKinley ad aggiudicarsi il ruolo di NT. Per qualche settimana la front seven di Cleveland rimarrà ancora avvolta nel mistero, ma Phil Savage ha dimostrato durante la sua permanenza a Baltimore di saper fare quegli “steals” che fanno le fortune di una franchigia NFL. Per il momento non ci resta che affidarci a lui…
La secondaria titolare presenta invece un quadro apparentemente più chiaro con Gary Baxter e Daylon McCutcheon come cornerback e Earl Little e Sean Jones come safety. Ma qui i rincalzi di valore scarseggiano e, visto il numero incredibile di infortuni che hanno tormentato i Browns per tutto il 2004, non possiamo pensare che Crennel pensi di fermarsi lì.
Per quel che riguarda gli Special Team, altro tallone d’Achille delle scorsa stagione, è arrivato il punter Kyle Richardson dai Cincinnati Bengals, ma il vero problema rimangono i kick-off/punt return. Nel 2004 solo un kick-off è stato ritornato fino in meta (dal WR Richard Alston), per il resto è stata calma piatta. Chiunque sia il QB, dovrà essere messo in condizione di partire da posizioni di campo decenti e in questo gli special team giocheranno un ruolo fondamentale.
All’impianto di Brea è nuovamente esposto il cartello “stiamo lavorando per voi” e gli aficionados dei Browns sembrano intenzionati a concedere al nuovo coaching staff tutto il tempo di cui hanno bisogno, a patto che si veda da subito una “work ethic” diversa da quella vista negli anni scorsi.
Romeo Crennel è conscio di giocarsi molto dell’alone di guru che si è creato nei suoi 35 anni di attività nel football ad alto livello culminato con i suoi 4 travolgenti anni a Boston.
Radio NFL sta diffondendo un nuovo messaggio in direzione di Baltimore, Pittsburgh e Cincinnati: “Attenta AFC North: i Kardiak Kids stanno tornando!”. Parola del Dawg Pound e di Romeo Crennel.
Woof!