Lovie Smith, tra certezze e… realtà?

Lovie Smith lo ha ribadito per l’ennesima volta, la difesa di Chicago è super e l’head coach dei Bears si è dichiarato innamorato del reparto difensivo. Questo per i duri d’orecchio, per chi proprio non ci vuole sentire o si limita ad osservare il record 2004, il pessimo piazzamento della squadra e l’annata buttata nel fango. Bastava poco, si potrebbe azzardare, per migliorare il 7-9 dell’anno prima, invece ne è venuto fuori un disastro. I motivi li abbiamo detti più volte, e non solo su queste pagine. Si è avuto modo di trovare i mille “perchè” ed infiniti “se fosse” di una season davvero pessima. Ma Lovie Smith ha carattere, al suo primo anno ha dimostrato fermezza e non si è mai perso di fronte a prove scoraggianti e, alle volte, persino imbarazzanti. Smith lo ha ribadito: Io vado matto per questa difesa, non ci sono dubbi. Nel freddo Illinois si ha una certezza, e non è poco, diciamolo.
Dando un’occhiata alla division bisogna ammettere che Chicago si è mossa benissimo fino ad oggi, solo Minnesota pare aver fatto meglio, mentre i Lions e i Packers sono rimasti quasi sui blocchi. Vero che a Green Bay si punta ancora sull’esperienza di Brett Favre e che nella Motown puntano su un prospetto di squadra che potrebbe sorprendere tutti prima o poi, ma Chicago si è mossa perfettamente durante la free-agency e si candida ad una stagione a buoni livelli. In lotta con Minnesota per il primato nella NFC north quindi? Non è detto, nel football nulla è scontato, i pronostici servono a poco, le speranze spesso crollano “all’ultimo miglio”. A volte anche prima.
Analizziamo quindi, a meno di un mese dal draft, qual è la situazione reale dei Chicago Bears, e lo facciamo con un’intervista concessa da Lovie Smith al Chicago Tribune e, concedetelo, con qualche parere del tutto personale.
Smith ama la difesa, dicevamo poco fa, ma ammette a denti stretti che uno strong linebacker o una strong safety sono gli anelli deboli del reparto. Muoversi in quel senso al draft? Possibile se i receiver appetibili dovessero andarsene nelle chiamate antecedenti alla quarta scelta assoluta dei Bears. E’ quasi impossibile che uno tra Mike Williams e Braylon Edwards non se ne vada entro le prime tre chiamate, ma c’è una possibilità che potrebbe paralizzare le aspettative della squadra di Smith: questa possibilità si chiama Ricky Williams, RB latitante dalla lega da un anno che, secondo rumors poco credibili a dire il vero, sarebbe disposto a rientrare a Miami. Se così fosse i Dolphins potrebbero gettarsi con buone probabilità su un WR, togliendo così i due migliori prospetti in quel ruolo prima della chiamata da parte di Chicago.
Smith non si pone nemmeno il problema e al Chicago Tribune preferisce parlare di come vede la squadra oggi, senza il draft, piuttosto che di quello che verrà. Delle voci che vedrebbero addirittura un Jerry Azumah sulla sideline non si fa commento solo chiacchiere di poca rilevanza. Oggi è oggi, di questo parliamo, il resto verrà. Saggio Lovie? “Possiamo competere nella nostra division ha detto Smith al quotidiano di Chicago, “ma dobbiamo capire il passato. Abbiamo la nostra chance quest’anno”. No, non si parla di Williams, o di Edwards e nemmeno di come il WR Bernard Berrian potrebbe risultare più importante di una qualsivoglia scelta al draft. E così capita che, incredibilmente, salti fuori il nome del kicker Paul Edinger, grande piede che ha deluso molto nelle ultime stagioni. Dice Smith: “Abbiamo avuto grossi problemi sui kick off e sui field goal quest’anno. Non dico che il problema sia Edinger che è un ottimo kicker, ma nelle ultime due stagioni è stato troppo sotto tono. Abbiamo un ottimo punter, Brad Mainard, al quale abbiamo prolungato il contratto: Mainard ci permette ottime posizioni di campo in difesa quando giochiamo un punt. Vogliamo che sia così anche per il kicker, vogliamo poter sfrtuttare appieno le nostre chance sui field goal.”
Non fa polemica l’head coach, ci mancherebbe, ma ci tiene a sottolineare come tutto debba funzionare bene in un attacco, anche gli special team, anche le opportunità di mettere tre punti con un calcio, spesso fondamentali. Infatti Smith torna sul problema infortuni del 2004, problema che non ha colpito solo Rex Grossman, ma che a un certo punto ha scatenato una quasi epidemia tra i giocatori dell’attacco di Chicago. E sempre parlando della totalità dell’offensive team dice al giornalista che lo interroga riguardo il running game della sua squadra che ci sono diversi modi per ottenere un buon gioco di corsa, varie eventualità da sfruttare. Si possono sfruttare i movimenti di tutto i lreparto, si può avere buon gioco di corsa levando pressione al QB e liberando la tasca, sfruttando due grandi RB o due grandi WR che portano a spasso i difensori avversari. Insomma, Lovie Smith idee ne ha tante, ma il problema sembra essere sempre il solito, ossia la profondità del gioco aereo. Quel gioco per il quale si è rinforzato il muro davanti a Grossman, firmato Muhammad e si è pronti con grande probabilità a chiamare un WR, pur potendo scommettere su qualche giovane che si ha già in casa. Grossman dal canto suo una piccola risposta in tasca se la tiene: il running game non è un problema con Thomas Jones (già dimostrato), il problema è quanto il QB valga in NFL. Non è una saetta, non è fisicamente immenso ma ha qualità, tante. Il braccio promette bene, la squadra che lo segue anche. Vedremo, in fin dei conti si parla sempre di anno zero…