La Storia dei Raiders
“Impegno per giungere all’eccellenza”: questo, dal 1960, è il mantra dei Silver & Black. Vi raccontiamo la loro storia.
Pete Rozelle, l’allora commissioner della NFL, promise a quel gruppo di investitori di Minneapolis una ben più remunerativa franchigia nella sua Lega.
Dopo un breve flirt con Atlanta, si optò per la Bay Area.
La AFL scelse Oakland anche per accontentare l’allora proprietario dei Los Angeles Chargers, Barry Hilton, che minacciava l’abbandono qualora la Lega non avesse creato un’altra franchigia nella West Coast, in modo da creare una rivalità con gli stessi Chargers.
La tattica di Hilton ebbe buon fine, ed i vertici della AFL, timorosi di perdere uno dei proprietari più facoltosi, il 30 Gennaio 1960 affidarono la nuova franchigia ad un gruppo di 8 affaristi di Oakland.
I primi tempi furono a dir poco pioneristici: la biglietteria fu ricavata dai locali di una ex stazione di servizio, e gli uffici furono allocati in tre stanze d’albergo.
I colori sociali erano originariamente giallo-oro, e questa scelta non fu certo dettata da una strategia di marketing, ma da una necessità economica, dato che le divise erano di seconda mano.
Le partite casalinghe non si giocarono ad Oakland fino al 1962, poiché venne loro negato il permesso di sfruttare il Memorial Stadium di Berkeley, e così furono costretti a condividere il Kezar Stadium con i San Francisco 49ers.
Tra i 33 giocatori scelti dai Raiders nel draft del 1960 c’era Jim Otto, offensive lineman proveniente dalla University of Miami.
Otto diventò il centro titolare dei Silver & Black per i successivi 15 anni, nonché una vera e propria istituzione.
La prima gara ufficiale degli Oakland Raiders, allenati dal coach Eddie Erdelatz, si disputò al Kezar Stadium contro gli Houston Oilers l’11 Settembre, e la formazione texana si impose per 37-22.
Due settimane dopo, si giocò la rivincita, e questa volta furono i Predoni ad avere la meglio, vincendo in trasferta per 14-13.
In difficoltà finanziarie, i Raiders chiusero la prima stagione col record negativo di 6-8, e con una media di 9.612 spettatori nelle partite casalinghe.
Jim Otto
Nella stagione 1961, si trasferirono al Candlestick Park di San Francisco, e l’inizio fu tutt’altro che positivo: in 2 sole gare i Raiders incassarono la bellezza di 99 punti, senza metterne a segno alcuno!!!
Ciò portò al siluramento di Erdelatz, sostituito da Marty Feldman (N.D.R. è un omonimo, tranquilli…).
Ma le cose non migliorarono affatto, e la stagione si chiuse con un pessimo 2-12.
Il 1962 vide i Predoni trovare la propria definitiva sistemazione ad Oakland, al Frank Youell Field (ex impianto di high school), dopo aver giocato le gare interne negli stadi di Frisco (Kezar e Candlestick): ma il cambio di indirizzo non giovò alla formazione californiana.
Dopo le prime 5 sconfitte in altrettante partite stagionali, anche Feldman dovette fare le valigie; sotto la guida di Red Conkright, i Raiders riuscirono ad ottenere una sola vittoria (20-0 a Boston contro i Patriots), chiudendo con un record ancora peggiore del precedente, ovvero 1-13.
Nel 1963, apparve sulla scena un personaggio che avrebbe segnato per sempre (sino ad oggi) la storia della franchigia: Al Davis.
Quest’ultimo, assistant coach dei San Diego Chargers, venne ingaggiato in qualità di allenatore capo e general manager.
Il nuovo arrivato diede una svolta alla squadra, anzitutto in termini di look: fu Davis, infatti, ad introdurre le uniformi nero-argento.
Ma anche sul campo si cominciarono a vedere progressi: con la nuove divise, i Raiders sconfissero gli Oilers in trasferta all’esordio, col punteggio di 24-13.
Bissarono il successo una settimana dopo, ma una striscia perdente di 4 incontri li riportò immediatamente con i piedi per terra; con 8 successi di fila i Predoni chiusero sul 10-4, sospinti dalle 1.099 yds su corsa del grande Clem Daniels.
I Raiders chiusero la stagione al secondo posto, nonostante avessero battuto i Chargers, che chiusero davanti a loro.
Pessima partenza nel 1964, con 5 sconfitte in altrettante gare.
Benché le chances di approdare ai playoffs fossero ormai svanite, i Raiders giocarono un buon football, perdendo solo 2 delle restanti partite, chiudendo sul 5-7-2.
La stagione 1965, l’ultima disputata al Frank Youell Stadium, vide i Predoni giocare su ottimi livelli, terminando con un 8-5-1 che valse loro il secondo posto nella AFL West.
Al termine di quella stagione, coach Davis fu nominato Commissioner della AFL, e venne rimpiazzato da John Rauch.
Davis ricoprì il nuovo ruolo per soli 3 mesi, ma quel breve lasso di tempo vide cambiamenti epocali nel panorama del football professionistico.
A partire dal suo insediamento in Aprile, Davis convinse la metà dei migliori QBs della Lega ad unirsi alla NFL.
Quest’ultima fu allora costretta a legittimare definitivamente la AFL, e gli sforzi di Davis condussero a quella che sarebbe poi divenuta una fusione: le 2 Leghe avrebbero avuto un draft comune, ed una finale annuale.
Davis si dimise in Giugno, per tornare al front office dei Raiders, quando ormai la AFL era divenuta parte della NFL.
I Raiders inaugurarono il nuovo impianto dell’Oakland Alameda County Coliseum con una sconfitta per 32-10 contro i Kansas City Chiefs, davanti ad oltre 50.000 tifosi.
La stagione si chiuse ancora una volta con un record positivo (8-5-1), ma che valse nuovamente il secondo posto in classifica.
In quella post-season Al Davis acquisì il cornerback Willie Brown dai Denver Broncos, ingaggiò il super veterano George Blanda e scelse Gene Upshaw al primo giro del draft.
Questi 3 giocatori sarebbero tutti entrati a far parte della Hall of Fame.
Prima dell’avvio della stagione 1967, grazie ad una trade con Buffalo, i Raiders si assicurarono il QB Daryle Lamonica, in cambio di Tom Flores e di Art Powell.
L’acquisizione fu realmente azzeccata, tanto che il nuovo arrivato fu l’AFL Player of the Year, con 3.228 yds e ben 30 TD passes; ma vi è di più: i Raiders furono dei veri e propri rulli compressori, dominando in lungo ed in largo (record 13-1 in stagione), mettendo a segno 468 punti e subendone 233.
Nel Championship, i Raiders confermarono la propria schiacciante supremazia, distruggendo gli Houston Oilers per 40-7 ad Oakland, giungendo così alla finale contro i Campioni NFL.
Nel Superbowl II, i Predoni affrontarono i Green Bay Packers, i quali, consci del prossimo abbandono del coach Vince Lombardi, giocarono il loro miglior football, imponendosi per 33-14, in una partita senza storia.
Daryle Lamonica, “The Mad Bomber”
Nel 1968, i Raiders partirono nuovamente a spron battuto con 4 successi consecutivi, ma una striscia negativa fece loro perdere il primato.
I Predoni vinsero le successive 3 gare, ma parevano spacciati contro i Jets, sotto per 32-29 all’ultimo minuto in casa.
Quell’incontro vide coinvolti 10 futuri Hall – of – Famers : Fred Biletnikoff, George Blanda, Jim Otto, Willie Brown, Art Shell, Gene Upshaw e Al Davis per i Raiders, l’head coach Weeb Ewbank, Don Maynard e Joe Namath per i Jets.
La partita sembrava ormai chiusa anche per la NBC, che interruppe il collegamento per trasmettere il film “Heidi”!!!
Ma Daryle Lamonica, in 2 giochi, fece guadagnare ai suoi ben 77 yards : dapprima completò un passaggio da 20 yards per il running back Charlie Smith, che subì un facemask da parte della safety dei Jets Mike D’Amato.
La penalità portò i Raiders sulle 43 yards dei Jets.
Quindi Lamonica trovò ancora Smith, che bruciò D’Amato per un touchdown da 43 yards.
L’extra point portò i Raiders a condurre per 36-32, con 42 secondi da giocare.
Sul successivo kickoff, il ritornatore dei Jets Earl Christy commise un fumble.
La palla fu recuperata e portata in touchdown da Preston Ridlehuber dalle 2 yards, consentendo ai Raiders di chiudere sul 43-32.
Quella partita passò alla storia come “The Heidi Game”, a causa della sconsiderata decisione della NBC, che suscitò sdegno e malumore in tutti gli States, dato che nessuno aveva potuto assistere all’eccezionale rimonta dei Predoni californiani.
Questi ultimi chiusero sul 12-2, a pari merito con i Kansas City Chiefs, poi sconfitti nel Divisional con un impietoso 41-6, che consentì ai Raiders di volare al Championship.
Ancora una volta opposti ai Jets, i Raiders furono autori di un’altra bella rimonta (vantaggio 23-20 nel 4° quarto), ma quel giorno “Broadway” Joe Namath aveva altri progetti: con un TD pass per Don Maynard, consentì ai suoi di scavalcare i Predoni 27-23.
Le chances di vittoria di Oakland si infransero definitivamente con l’intercetto di Johnny Sample su un passaggio di Lamonica.
Al termine di quell’incontro, John Rauch si ritirò, sostituito dall’assistente John Madden.
Fred Biletnikoff
Nel 1969, la AFL venne nuovamente dominata dai Raiders, che conquistarono ancora una volta il titolo divisionale con un eccellente 12-1-1.
Venne tuttavia assegnato un ulteriore posto ai playoffs alle squadre seconde classificate.
Nel primo turno della post-season, i Raiders sotterrarono i malcapitati Oilers per 56-7 ad Oakland, staccando il biglietto per la loro terza finale.
Ma in quell’occasione i Chiefs, dopo essere stati in precedenza sconfitti per due volte nel Divisional, si presero la rivincita, imponendosi per 17-7 e conquistando l’accesso all’ultima finale nella storia della AFL.
L’esordio della stagione 1970 fu tutt’altro che positivo, con 3 sconfitte in altrettante partite. Ma i Predoni si ripresero prontamente, con ben 7 successi consecutivi.
Il 1970 fu decisamente l’anno di George Blanda, allora 43enne backup quarterback e kicker.
Nella sesta partita della stagione, i Raiders conducevano 7-0 sugli Steelers, quando Daryle Lamonica si infortunò alla schiena.
Blanda gli subentrò e lanciò 3 passaggi da touchdown, oltre a calciare un field goal da 27 yards: Oakland vinse 31-14.
La settimana seguente, a Kansas City, con i Raiders sotto 17-14 a 3 secondi dalla fine, Blanda calciò il field goal da 48 yards che fissò il punteggio sul 17 pari.
La domenica successiva, contro i Browns ad Oakland, i Raiders perdevano 17-13, quando Lamonica si infortunò alla spalla sinistra con 10 minuti da giocare.
A meno di 2 minuti dalla fine il punteggio era invariato, 4° down e 16 sulle 31 yards dei Browns. Blanda trovò Fred Biletnikoff sulle 14 yards per il primo down, dopodiché Madden chiamò timeout.
Il coach suggerì due corse: prima la “16 Bob Trey O” e poi la “69 Boom”.
George Blanda invece “garantì” la vittoria se gli avesse lasciato chiamare 3 slants per Warren Wells.
Madden acconsentì.
Sul 1° down, il passaggio fu corto. Ma sul 2°, George trovò Wells per un TD da 14 yards.
Blanda realizzò l’extra point per il 20 pari, con 1 minuto e 39 secondi ancora da giocare.
All’epoca, le partite di regular season potevano finire con un pareggio, ed i coach si erano quasi rassegnati all’idea quando Kent McCloughan intercettò un passaggio del QB di Cleveland Bill Nelson a metà campo con 34 secondi alla fine.
I Raiders cercarono di avanzare, ma arrivarono solo sulle 45 yards grazie ad un passaggio di Blanda per Hewritt Dixon.
Ci pensò ancora Blanda, che mise dentro il field goal da 52 yards con 3 secondi da giocare: Oakland 23, Cleveland 20.
La settimana seguente, a Denver, i Raiders erano sotto 19-17 a 3 minuti dal termine.
Lamonica aveva lanciato 2 TD ma la spalla sinistra gli dava ancora problemi, così Madden diede le chiavi dell’attacco a Blanda.
Quest’ultimo fece ancora miracoli: i Raiders erano piantati sulle loro 18 yards, 3° down e 12.
Blanda trovò Rod Sherman per un primo down sulle 45 yards, poi trovò Warren Wells sulle 20 dei Broncos e infine imbeccò Biletnikoff nella endzone.
Oakland vinse 24-19.
Un migliaio di persone si radunò all’aeroporto per accogliere i Raiders al loro ritorno ad Oakland. I cartelli erano tutti per Blanda : uno recitava “Blanda for President“, un altro “George l’ha fatto ancora“.
E la settimana successiva, George lo fece ancora una volta, l’ultima, realizzando a 7 secondi dalla fine un field goal da 16 yards, che permise ai Raiders di imporsi per 20-17 sui San Diego Chargers.
Sconfiggendo i Chiefs per 20-6, i Raiders conquistarono il loro quarto titolo divisionale consecutivo.
Con un record di 8-6-2, i Raiders affrontarono in casa i Miami Dolphins, battendoli per 21-14 e vendicandosi della sconfitta rimediata ad inizio stagione.
Tuttavia, nel primo Championship AFC, i Predoni dovettero inchinarsi ai Colts, che a Baltimora li sconfissero per 27-17.
George Blanda
Nel 1971, dopo aver perso all’esordio contro i Patriots in trasferta, i Raiders realizzarono una striscia vincente di ben 9 partite, piazzandosi in vetta alla AFC West.
Tuttavia, 3 sconfitte consecutive furono determinanti, facendo perdere ai Predoni non solo il primato, ma anche l’accesso ai playoffs, con un record finale di 8-4-2.
Quella del 1972 fu una stagione altalenante: dopo aver disputato una prima metà di campionato assolutamente mediocre, i Raiders conquistarono 6 successi consecutivi, assicurandosi il quinto titolo divisionale in 6 anni.
Nel Divisional Playoff, disputatosi a Pittsburgh, i Raiders si trovavano sotto 6-0 contro gli Steelers, quando Ken Stabler, sostituto di Lamonica, mise a segno un TD, con una bootleg da 30 yds, portando i suoi a condurre 7-6.
Quella partita fu però decisa dalla “Immaculate Reception”: su un 4° e 10, Terry Bradshaw lanciò sotto pressione, e venne colpito duramente; il passaggio, inteso per John Fuqua, fu deviato da Jack Tatum, ma prima che toccasse terra venne miracolosamente raccolto da Franco Harris, che corse fino in endzone, dando la vittoria agli Steelers per 13-7.
Nel 1973, dopo una sconfitta nella partita inaugurale contro i Vikings a Minneapolis, i Raiders disputarono il primo incontro casalingo nella vicina Berkley contro i fortissimi Miami Dolphins, reduci dalla “Perfect Season“.
La difesa dei Predoni salì in cattedra, ed ebbe un ruolo fondamentale nella vittoria per 12-7.
Dopo 10 giornate, i Raiders avevano un record di 5-4-1, ma con 4 vittorie nelle ultime partite conquistarono nuovamente la AFC West, chiudendo sul 9-4-1.
Nel Divisional, i Predoni si vendicarono della “Immaculate Reception”, sconfiggendo in casa gli Steelers con un rotondo 33-14.
Tuttavia, nel Championship AFC, dovettero cedere ai Miami Dolphins, che si imposero per 27-10.
Ken Stabler e John Madden
Ancora una sconfitta all’esordio della stagione 1974, questa volta contro i Bills in trasferta; ma la reazione fu prontissima, con 9 vittorie di fila, ed i Raiders vinsero l’ennesimo titolo divisionale (il settimo in 8 anni).
Ken Stabler, inoltre, venne nominato sia NFL MVP che Offensive Player of The Year.
Nel Divisional Playoffs, la partita coi Dolphins (vincitori degli ultimi 2 Super Bowl) fu una vera e propria battaglia.
Una stazione radio di Oakland invitò chiunque fosse andato alla partita a vestirsi di nero: il Coliseum era un oceano di gente che agitava asciugamani neri (alcune fans sventolavano reggiseni di quello stesso colore!!!).
Ma la bolgia infernale divenne immediatamente silenziosa dopo 15 secondi dall’inizio della partita: kickoff ritornato in touchdown da Nat Moor e subito 7-0 per Miami.
La partita fu emozionante come poche, con il risultato sempre in bilico.
I Raiders trovarono il pareggio nel secondo quarto con un TD pass di Stabler per Charlie Smith.
I Dolphins, affidandosi principalmente alle corse con Larry Csonka, Jim Kiick e Benny Malone, si riportarono avanti con un field goal di Garo Yepremian, ed il secondo quarto si chiuse sul 10-7.
L’inizio del terzo quarto si aprì con un grande drive dei Raiders, conclusosi con una strepitosa ricezione ad una mano nella endzone di Freddie Biletnikoff: Raiders 14, Dolphins 10.
Miami tornò avanti 16-14 con un TD di Paul Warfield (l’extra point attempt di Yepremian fu deviato da Bubba Smith), per poi portarsi sul 19-14 con un FG di Yepremian all’inizio dell’ultimo quarto.
A 4’54” dal termine, Stabler prima trovò Biletnikoff per 11 yards, poi imbeccò Cliff Branch sulle 27 di Miami.
Branch si tuffò per ricevere il pallone ma nessun difensore lo toccò, così si rialzò e corse indisturbato nella endzone per un TD da 72 yards.
Raiders 21, Dolphins 19 con 4’37” da giocare.
A 2’08” dalla fine, Benny Malone, con una sweep verso destra, si liberò da un paio di placcaggi e segnò il TD che riportò di nuovo Miami avanti (26-21).
Ma Stabler orchestrò in maniera magistrale l’ultimo drive, partendo dalle proprie 32. Passaggio per il TE Bob Moore per 6 yards, poi due lanci per Biletnikoff (da 18 e 20 yards rispettivamente).
Ad 1 minuto dalla fine, Stabler imbeccò prima Branch per 4 yards e poi Frank Pitts, che venne placcato sulle 14 yards.
Una corsa di Clarence Davis da 6 yards portò i Raiders sulle 8. Madden chiamò l’ultimo timeout.
Sul 1° e Goal, il QB di Oakland sembrava nei guai, avendo perso la protezione della tasca, ma anziché subire il sack, prima di cadere a terra placcato, riuscì a liberarsi della palla.
Quell’azione passò alla storia col nome di “The Sea Of Hands”: la palla, infatti, passò attraverso un mare di mani, quelle dei difensori di Miami, fino ad essere ricevuta da Clarence Davis, che diede ai Predoni il vantaggio per 28-26.
I Raiders misero definitivamente la partita in cassaforte con un intercetto realizzato da Phil Villapiano.
Tuttavia, una settimana più tardi, vennero sconfitti in casa dai Pittsburgh Steelers, nel Championship AFC, con il risultato di 24-13.
Il miracoloso touchdown di Clarence Davis (“The Sea Of Hands”)
L’avvio della stagione 1975 fu positivo, con una vittoria esterna a Miami per 31-21, in un Monday Night giocato all’ultimo sangue, che mise fine alla striscia vincente dei Dolphins di ben 31 successi interni consecutivi.
Ancora una volta, i Raiders conquistarono il titolo divisionale, con un record di 11-3.
Nell’ultima giornata di regular season, il PK George Blanda diede l’addio all’attività, mettendo a segno il suo 2000° punto in carriera, divenendo il primo atleta nella storia della NFL a realizzare un simile record.
Una settimana più tardi, i Raiders si sarebbero vendicati di una sconfitta di inizio stagione, battendo in casa i Cincinnati Bengals per 31-28 nel Divisional Playoff.
Ma la settimana seguente, i Predoni trovarono nuovamente sulla propria strada gli Steelers, che li sconfissero per 16-10 nel Championship AFC in una giornata nevosa a Pittsburgh.
Il 1976 vide Al Davis installarsi da solo al comando della franchigia, allorquando Wayne Valley cedette tutte le proprie azioni.
Nella sfida d’esordio in casa contro gli Steelers, la safety George Atkinson mise fuori combattimento il WR Lynn Swann per 2 settimane, in seguito ad uno scontro casco contro casco, ed i Raiders la spuntarono 31-28.
Al termine di quell’incontro, il coach di Pittsburgh Chuck Noll definì Atkinson un criminale, il che condusse ad un contenzioso legale.
Quella gara fu importante, poiché da lì in avanti i Raiders si dimostrarono ancora più cattivi rispetto alle annate precedenti, e conquistarono il loro nono titolo divisionale in dieci stagioni, con un 13-1.
Tuttavia, nei playoffs i Predoni sembravano in difficoltà, sotto per 21-10 in casa contro i New England Patriots all’inizio dell’ultimo quarto.
I Raiders accorciarono le distanze a 21-17 con una segnatura veloce, ma furono di nuovo sulle spine quando i Pats giocarono un 3° e inches sulle 30 avversarie.
Ci pensò Phil Villapiano a bloccare l’iniziativa degli ospiti, che poi fallirono un FG.
I Raiders riuscirono a portarsi sulle 27 di New England, ma ci volle una penalità per pass interference per portarli vicino alla endzone avverdaria.
I Raiders capitalizzarono al massimo la chiamata arbitrale, vincendo l’incontro per 24-21.
Nel Championship AFC, i Raiders approfittarono dell’infermeria piena degli Steelers, sconfiggendoli per 24-7 ad Oakland, staccando così il biglietto per il Super Bowl XI.
I Raiders tornarono finalmente al Grande Ballo, affrontando i Minnesota Vikings a Pasadena, davanti ad una folla composta prevalentemente da loro tifosi.
“Sapevamo dal mercoledì che avremmo vinto. Il difficile fu aspettare fino alla domenica” disse in un’intervista il lineabacker Phil Villapiano.
Nessun punto venne messo a segno nel primo quarto: i Raiders scamparono ad un punt bloccato (il primo in carriera per Ray Guy), e recuperarono con Willie Hall un fumble sulla goaline quando Phil Villapiano colpì il running back Brent McClanahan.
I Predoni dominarono il secondo periodo, portandosi sul 16-0: la difesa di Oakland continuò a provocare turnovers.
L’ultimo quarto si aprì coi Raiders in vantaggio 19-7; grazie al secondo TD della giornata di Pete Banaszak, i Predoni aumentarono il distacco.
Sul successivo drive dei Vikings, i Raiders chiusero definitivamente il conto, grazie ad un intercetto da 75 yards riportato in meta da Willie Brown.
I Vikings misero a segno il TD della bandiera, e l’incontro si chiuse sul 32-14.
Il WR Fred Biletnikoff venne nominato MVP della partita, ma la difesa e la linea offensiva (considerata la migliore di tutti i tempi da Paul Zimmerman di “Sports Illustrated”) giocarono un ruolo chiave : il left tackle Art Shell annullò il defensive end Jim Marshall (nessun placcaggio per lui), il centro Dave Dalby controllò egregiamente il middle linebacker Jeff Siemon, e Gene Upshaw, George Buehler e John Vella furono ugualmente dominanti.
La linea offensiva del 1976: Upshaw, Shell, Dalby, Buehler e Vella
Nel 1977, i Raiders partirono di nuovo alla grande, vincendo i primi 4 incontri, per terminare poi la stagione col record di 11-3.
Questa volta, però, i Predoni non conquistarono il titolo divisionale (perso per una sola partita in favore dei Denver Broncos), dovendo lottare per una Wild Card.
Nel Divisional Playoff a Baltimora, i Raiders lottarono strenuamente contro i Colts.
La partita rimase bloccata in OT sul 31 pari, fino a quando Kenny Stabler imbeccò il TE Dave Casper (soprannominato “The Ghost”) con una post perfetta, 43 secondi dopo l’inizio del secondo supplementare.
Quella partita divenne nota come “Ghost To The Post”.
Tuttavia, il dominio dei Raiders cessò in occasione del Championship AFC, quando i Predoni vennero sconfitti per 20-17 dai Broncos a Denver, in una sfida al cardiopalma segnata da un episodio controverso (un fumble non visto del runningback dei Broncos Rob Lytle).
Nell’immaginario collettivo, il nome Raiders era ormai sinonimo di durezza e cattiveria; a fornirne una conferma giunse, purtroppo, un episodio davvero grave.
In una partita della preseason 1978 giocata ad Oakland contro i Patriots, la safety Jack Tatum colpì durissimamente il WR Darryl Stingley alla schiena; il giocatore avversario riportò lesioni spinali irreversibili, e rimase paralizzato a vita.
Quando il campionato ebbe inizio, i Raiders mantennero il proprio dominio, nonostante una stagione costellata di intercetti per il QB Kenny Stabler; dopo 12 partite, i Predoni avevano un parziale di 8-4.
Tuttavia, 3 sconfitte li estromisero dalla corsa ai playoffs.
Ci volle una vittoria per 27-20 contro i Minnesota Vikings all’ultima di campionato per chiudere con un record positivo (9-7).
Momento indimenticabile della stagione fu la vittoria all’ultimo secondo contro i Chargers a San Diego: la squadra di casa era avanti 20-14 a 1’07” dal termine della partita.
I Raiders cominciarono il drive della speranza dalle proprie 20 yards.
Stabler, fino a quel punto in giornata decisamente no (3 passaggi intercettati e numerosi incompleti), prese in mano la squadra e la portò sulle 14 yards dei Chargers quando mancavano solo 16 secondi.
Senza più timeouts a disposizione, Stabler poteva solo lanciare nella endzone, sperando in qualche ricevitore libero.
Dapprima cercò Biletnikoff, ma il passaggio risultò incompleto.
Secondo down con soli 10 secondi rimasti. Stabler rollò sulla destra, ma fu afferrato dal defensive end Fred Dean. Prima di essere scaraventato a terra, Stabler (ben sapendo che un sack avrebbe posto fine all’incontro) si liberò della palla commettendo volontariamente fumble. Il pallone fu avanzato fino alle 5 yards con le mani e con i piedi dal running back Pete Banaszak, dopodiché ci pensò Dave Casper a seguirne la traiettoria tuffandosi sulla palla quando questa oltrepassò la goal line.
Gli arbitri segnalarono il touchdown tra l’incredulità dei presenti, e l’extra point attempt messo a segno da Errol Mann fissò il punteggio sul 21-20 per i Raiders.
Quell’azione passò alla storia come “The Holy Roller” e dopo quell’episodio così singolare la NFL modificò le regole riguardo ai fumbles commessi negli ultimi 2 minuti di ciascuna metà tempo.
Al termine della stagione avvenne il ritiro del coach Madden, letteralmente bruciato dallo stress e tormentato da un’ulcera.
Madden chiuse con un record eccezionale in carriera: 103 vittorie, 32 sconfitte e 7 pareggi, in soli 10 anni da head coach.
Sarebbe diventato una delle voci della NFL in televisione e nei video games, conquistando maggior notorietà dopo il ritiro di quanta ne avesse avuta durante gli anni nei quali allenò.
Dave Casper, “The Ghost”
Nel 1979, a rimpiazzare John Madden in qualità di allenatore capo, venne chiamata una vecchia conoscenza: quel Tom Flores che era stato QB dei Raiders agli esordi ed assistente dello stesso Madden.
Sotto la sua guida, i Predoni giocarono un football mediocre per quasi tutta la stagione, giungendo sul 6-6 dopo 12 incontri.
Tuttavia, con 3 successi di fila, i Raiders tornarono in corsa per i playoffs; ma una sconfitta casalinga per 29-24 contro i Seattle Seahawks costò loro l’accesso ai playoff, e la formazione californiana chiuse sul record stagionale di 9-7.
Tom Flores
Prima dell’inizio della stagione 1980, Al Davis annunciò la propria intenzione di trasferire la franchigia da Oakland a Los Angeles.
Ma il Commissioner Pete Rozelle impedì quella mossa, e cercò addirittura di estromettere Davis dalla proprietà della franchigia: il ricorso alle vie giurisdizionali divenne inevitabile.
Ancora ad Oakland, i Raiders iniziarono la stagione con un nuovo QB, dopo aver ingaggiato Dan Pastorini dagli Houston Oilers in cambio di Kenny Stabler.
Ma la new entry faticò moltissimo, tanto che dopo 5 partite i Raiders erano fermi sul 2-3. Pastorini si fratturò una gamba, e venne sostituito da Jim Plunkett.
Quest’ultimo dimostrò di essere il regista perfetto per l’attacco di Oakland, e la squadra giocò un football eccellente per il resto della stagione, chiudendo sul 11-5, e qualificandosi per i playoffs agguantando una Wild Card.
In quella sfida, i Raiders sconfissero in casa gli Houston Oilers 27-7, e la difesa intercettò l’ex compagno Kenny Stabler per ben 2 volte.
Nel Divisional Playoff, disputatosi nel gelo polare di Cleveland, con 30° sotto lo zero, i Raiders sconfissero i Browns 14-12.
Nel Championship AFC, i Raiders piegarono i Chargers in trasferta per 34-27, divenendo la prima Wild Card nella AFC a guadagnare l’accesso al Super Bowl.
In quel periodo, i Raiders erano coinvolti in un contenzioso legale contro la NFL, e volarono a New Orleans per disputarsi il titolo con iPhiladelphia Eagles.
Per molti, il Super Bowl XV rappresentò lo scontro tra il bene ed il male: i bravi ragazzi degli Eagles contro i brutti, sporchi e cattivi Raiders.
Gli Eagles ebbero il primo possesso, ma il primo passaggio della partita del QB Ron Jaworski fu intercettato dal linebacker Rod Martin.
I Raiders aprirono le segnature, grazie ad un corto TD pass di Jim Plunkett per Cliff Branch a metà del primo quarto.
I Predoni sferrarono agli avversari un colpo micidiale, allorquando Plunkett imbeccò Kenny King con una bomba da TD di ben 80 yds.
Gli Eagles misero a segno un FG nel secondo periodo, ma la difesa dei Raiders sigillò la partita, dato che Rod Martin intercettò il QB degli Eagles, Ron Jaworski, per altre 2 volte.
I Predoni si imposero per 27-10, e Jim Plunkett venne nominato MVP dell’incontro, grazie ai suoi 3 TD passes.
Quella vittoria portò ad uno dei più grossi momenti di imbarazzo nella storia della Lega: il Commissioner Pete Rozelle fu costretto ad attribuire il Lombardi Trophy ad Al Davis, l’uomo con il quale stava conducendo un’aspra battaglia legale.
Jim Plunkett in azione
A causa degli infortuni e delle scarse prestazioni di Plunkett, nel 1981 fu Marc Wilson ad installarsi in cabina di regia, ma le prestazioni furono decisamente mediocri, tanto da porre fine alla loro striscia di 16 stagioni vincenti, chiudendo con un deludente 7-9.
Al termine della stagione, la franchigia si trasferì a Los Angeles.
Nell’ultimo incontro disputatosi ad Oakland, i Predoni cedettero 23-6 ai Chicago Bears.
Nel 1982, i Raiders conquistarono 2 vittorie in trasferta, ma prima di poter esordire nella Città degli Angeli dovettero attendere la fine dello sciopero dei giocatori NFL, durato ben 2 mesi.
Alla ripresa della stagione, il 22 Novembre, i Raiders sconfissero i San Diego Chargers 28-24, in un Monday Night disputatosi nello storico impianto del Los Angeles Memorial Coliseum.
Dopo aver ceduto in trasferta ai Bengals, i Raiders conquistarono 2 successi consecutivi, prima di affrontare i Rams nel derby di Los Angeles.
I Raiders la spuntarono per 37-31, con il Coliseum che registrò il tutto esaurito, superando, per la prima volta nella storia della NFL, il milione di dollari di incasso.
I Predoni si installarono al vertice della AFC con un record di 8-1, ed il RB Marcus Allen conquistò il titolo di Offensive Rookie of the Year.
Nel primo turno dei playoffs, i Raiders si sbarazzarono agevolmente dei Cleveland Browns con un comodo 27-10.
Tuttavia, nella partita successiva, i Raiders subirono troppi turnovers, venendo sconfitti dai New York Jets per 17-14.
Al Davis, padre-padrone
Prima dell’inizio della stagione 1983, i Raiders combinarono un brutto scherzo alla NFL, vincendo il giudizio antitrust promosso contro quest’ultima per aver tentato di bloccare il passaggio da Oakland a Los Angeles, ottenendo un risarcimento danni di ben 35 milioni di dollari.
Tornando al football giocato, i Predoni, decisi a rinforzare la secondaria, ingaggiarono il CB Mike Haynes dai New England Patriots.
Con un attacco equilibrato, i Raiders partirono con il piede giusto, vincendo i primi 4 incontri, prima di venire sconfitti in trasferta 37-35 dai Washington Redskins, partita che, a detta di molti, fu il match dell’anno.
La squadra californiana conquistò nuovamente il titolo della AFC West con un record di 12-4, nonostante una duplice sconfitta per mano dei Seattle Seahawks.
Nel Divisional Playoff giocatosi al Coliseum, i Raiders distrussero i Pittsburgh Steelers 38-10.
Quella vittoria portò i Predoni ad affrontare nuovamente in casa i Seahawks nel Championship AFC.
I Raiders chiusero il primo tempo in vantaggio per 20-0, trascinati dalle corse di Marcus Allen, e si imposero infine per 30-14, conquistando l’accesso al Super Bowl XVIII.
Come all’inizio di stagione, anche nella finale NFL i Raiders si scontrarono con i Washington Redskins a Tampa.
“Staccherò la testa a Joe Theismann“, dichiarò il defensive end Lyle Alzado, tanto per far scaldare un po’ gli animi alla vigilia.
Furono i nero-argento ad aprire le marcature, quando Derrick Jensen bloccò un punt di Jeff Hayes e lo riportò in meta all’inizio del primo quarto.
Alla fine della seconda frazione, il risultato era fermo sul 14-3, quando i Raiders misero a segno un vero colpo gobbo: Jack Squirek intercettò e riportò in meta uno screen pass.
“Ero sotto shock“, ricorda Squirek, “mi sembrava di sognare. Non potevo crederci fin quando i miei compagni mi balzarono addosso per festeggiare“.
I Redskins avevano segnato nello stesso identico modo in regular season, ma questa volta i Raiders non si fecero ingannare, portandosi sul 21-3 al termine del primo tempo.
La seconda parte di gara fu un vero e proprio show personale di Marcus Allen, che realizzò 2 TDs nel terzo periodo, uno dei quali con una corsa da ben 75 yards, chiudendo di fatto l’incontro sull’ultimo gioco di quella frazione.
Allen si aggiudicò il titolo di MVP dell’incontro, ed i Raiders il loro terzo Lombardi Trophy col risultato finale di 38-9.
Anche stavolta, gli occhi di Al Davis luccicarono, allorquando ricevette il trofeo dalle mani di Pete Rozelle, da lui sconfitto in tribunale.
Marcus Allen durante il Super Bowl XVIII
Nel 1984, i Raiders esordirono alla grande, vincendo le prime 4 gare, e complessive 7 delle prime 8.
Ma una striscia perdente di 3 partite non consentì loro la matematica conquista del titolo divisionale, costringendoli a lottare per una Wild Card, con un record di 11-5.
Nella sfida in trasferta contro i Seahawks, i Predoni dovettero inchinarsi 13-7 ai padroni di casa.
Grande annata quella del 1985 per Marcus Allen, che venne nominato sia Offensive Player of the Year che NFL MVP; i Raiders tornarono a conquistare il titolo della AFC West vincendo le ultime 6 partite stagionali e chiudendo sul 12-4.
Ma la post-season si concluse con un’inaspettata sconfitta casalinga, rimediata nel Divisional Playoff dai New England Patriots per 27-20, nella quale i Raiders persero numerose volte il possesso del pallone in favore degli avversari.
Pessima partenza dei Raiders nel 1986, con 3 sconfitte in altrettante partite, e con Marcus Allen infortunato ad inizio stagione.
Gli infortuni del RB divennero tuttavia oggetto di aspre controversie: addirittura, Al Davis dichiarò pubblicamente che Allen stava fingendo.
Nonostante tutto, i Raiders si ripresero alla grande, con 8 vittorie nelle successive 9 partite; ma la stagione prese nuovamente una pessima piega, allorquando un fumble commesso da Marcus Allen venne riportato in meta, dando ai Philadelphia Eagles un’insperata vittoria in overtime al Coliseum, e rinfocolando le polemiche tra Davis ed il suo giocatore.
Quella sconfitta diede il via ad un’altra striscia perdente di 4 incontri, ed i Raiders chiusero con un deludentissimo record di 8-8.
Nel 1987, i contrasti tra Marcus Allen ed Al Davis si acuirono ulteriormente, con l’ingaggio dell’ex vincitore del Heisman Trophy Bo Jackson.
Tuttavia, i californiani non ebbero Jackson a tempo pieno tra le proprie fila, in quanto l’atleta decise di dividersi tra il baseball, con i Kansas City Royals, ed il football con i Raiders, per l’appunto.
Con la stagione di baseball in corso, Allen aiutò i compagni a portarsi sul 2-0, prima che uno sciopero dei giocatori spingesse le dirigenze delle franchigie NFL ad utilizzare dei rincalzi.
Al Davis non mollava, insistendo affinchè Allen lasciasse la squadra: quest’ultimo non lo fece, e si andò di male in peggio.
Dopo aver vinto il loro primo incontro, le riserve dei Raiders persero le successive 2 gare.
Quando i titolari fecero ritorno, la striscia negativa continuò, fino ad interrompersi in occasione di un Monday Night vinto a Seattle per 37-14.
Quella partita rappresentò lo zenith della carriera da Raider di Bo Jackson: guadagnò 221 yards su corsa e mise a segno 2 TDs.
Nel secondo quarto, in una situazione di 3° e 6 sulle 9 yards dei Raiders, Bo prese l’handoff, tagliò sulla sinistra, bruciò la safety Kenny Easley (un All Pro) e si involò per 91 yards.
Arrivato nella endzone non si fermò per celebrare il touchdown, ma continuò la sua incredibile corsa imboccando il tunnel degli spogliatoi del Kingdome, seguito a ruota dai compagni !!!
Il secondo touchdown fu una corsa dalle 2 yards di Seattle, in cui Bo travolse l’iper-pubblicizzato linebacker Brian Bosworth (poi attore di B – movies, N.D.R.).
Ma fu un fuoco di paglia: i Raiders, infatti, persero le loro ultime 3 partite stagionali, chiudendo con un pessimo 5-10.
Al termine della stagione Al Davis, ormai scontento della piazza losangelina, a suo dire priva di passione, cominciò a pensare ad un ulteriore trasferimento.
Al contempo, il coach Tom Flores si dimise, dopo 9 anni di grandi successi.
Bo Jackson
Sotto la guida del nuovo coach Mike Shanahan (poi vincitore di 2 Lombardi Trophies con i Denver Broncos), nel 1988 le prestazioni dei Raiders furono decisamente mediocri, tanto da chiudere la stagione sul 7-9; il nuovo QB Jay Schroeder si rivelò troppo incline ai turnovers, mentre Marcus Allen venne sottoutilizzato, a causa del secondo “mezzo arrivo” di Bo Jackson.
Al termine della stagione, Al Davis fu tentato di tornare ad Oakland, ma rimase a Los Angeles dopo il rinnovamento del Coliseum.
Un giocatore di spicco in quegli anni altalenanti fu Howie Long, defensive end selezionato per 8 volte al Pro Bowl, votato nel NFL All Decade Team degli anni ‘80 e successivamente eletto nella Hall of Fame.
Howie Long
La stagione 1989 non avrebbe potuto cominciare meglio, con i Raiders che distrussero all’esordio i San Diego Chargers per 40-14; tuttavia, tre sconfitte interne consecutive costarono il posto a coach Shanahan.
Guidati da Art Shell, i Raiders mostrarono significativi miglioramenti, vincendo 4 delle prime 5 partite.
Una piccola curiosità: in quell’anno, Shell divenne il primo head coach di colore nella storia della NFL.
I Predoni avevano assoluto bisogno di una vittoria nell’ultimo incontro stagionale per agguantare l’ultimo posto disponibile per i playoffs.
Ma il sogno si infranse contro i Giants, che si imposero in casa 34-17; i Raiders chiusero sul 8-8, e Marcus Allen portò il pallone per ben 69 volte.
Il 1990 vide nuovamente Allen quale componente insostituibile ed essenziale dell’attacco, con ben 13 touchdowns all’attivo, che trascinarono i Raiders alla vittoria in 6 delle prime 7 partite stagionali.
Ancora una volta, i Predoni conquistarono il titolo divisionale con un eccellente 12-4, con lo stesso Allen e Bo Jackson a fornire una spinta micidiale nel backfield.
Nel Divisional Playoff, i Raiders sconfissero i Cincinnati Bengals per 21-10 al Coliseum.
Purtroppo, verso la fine del terzo quarto Bo Jackson subì un gravissimo infortunio all’anca a seguito di un placcaggio da tergo portatogli da David Fulcher, che segnò la fine della sua carriera.
I Raiders, costretti a giocare senza una delle loro stelle, diedero l’addio ai sogni di gloria con una pesantissima sconfitta per 51-3, rimediata in trasferta a Buffalo dai Bills, nel Championship AFC.
La lotta tra Al Davis e Marcus Allen era ben lungi dall’essere conclusa, ed il runner andò su tutte le furie quando, nel 1991, il proprietario ingaggiò il RB free agent Roger Craig; Allen sembrava ormai in trappola, quasi una semplice comparsa.
Se l’avessero impiegato di più, forse i Raiders avrebbero evitato di perdere le ultime 3 partite stagionali.
Nonostante tutto, con un record di 9-7, i Raiders ebbero l’opportunità di giocarsi una Wild Card, ma dovettero inchinarsi ai Chiefs, che si imposero per 10-6 a Kansas City.
Il 1992 vide nuovamente Marcus Allen languere in panchina, ed i Raiders perdere le prime 4 gare.
Il bilancio finale fu decisamente negativo, con un deludentissimo 7-9.
Al termine della stagione, Marcus Allen, divenuto free agent, si accasò a Kansas City, deciso a vendicarsi di Al Davis, che aveva complottato contro di lui per farlo finire in panchina.
Con il nuovo QB Jeff Hostetler in cabina di regia, nel 1993 i Raiders giocarono un football consistente per tutta la stagione, qualificandosi per i playoffs con un ottimo 10-6, spesso vincendo molti incontri con minimi scarti nell’ultimo quarto.
Una di queste vittorie, di particolare importanza, fu quella conseguita all’ultima giornata in overtime per 33-30 contro i Denver Broncos al Coliseum, che diede loro il vantaggio campo per la sfida di Wild Card.
Quest’ultima si concluse con un trionfo dei Raiders, che si imposero 42-24 sempre contro Denver.
Una settimana dopo, nel Divisional Playoff, i Predoni si portarono in vantaggio all’inizio dell’ultimo quarto a Buffalo; tuttavia, i Bills rimontarono alla grande, imponendosi per 29-23 e rispedendo i nero-argento in California, con le pive nel sacco.
Nel 1994, i Raiders partirono davvero male, con 3 sconfitte nelle prime 4 gare; ma in seguito si ripresero, e giunsero all’ultima partita stagionale al Coliseum dopo 3 vittorie consecutive.
I Predoni avevano bisogno di vincere contro i Kansas City Chiefs per giungere ai playoffs.
Le cose andarono, però, nel verso sbagliato: l’attacco dei Raiders faticò oltremisura, e la sconfitta per 19-9 mise fine alla stagione, chiusasi sul 9-7.
Al termine del campionato, coach Shell venne silurato, e rimpiazzato da Mike White.
Tuttavia, la notizia bomba della off-season fu un trasferimento.
Dopo 13 deludenti anni a Los Angeles, i Raiders annunciarono il loro ritorno ad Oakland, le cui autorità si erano impegnate a rimodernare pesantemente il vecchio Alameda County Coliseum.
Il 03 Settembre 1995, i Raiders fecero una trionfale rentrée, sconfiggendo in casa i San Diego Chargers per 17-7.
Il ritorno a casa, ed un pubblico appassionato e caldissimo, diedero un’incredibile spinta ai Raiders, che vinsero 8 delle prime 10 partite.
Ma una sconfitta casalinga per 34-21 contro i Dallas Cowboys riportò i Predoni con i piedi per terra: la squadra terminò con una striscia perdente di 6 partite, chiudendo sul 8-8.
Nel 1996, i Raiders persero le prime 2 gare in trasferta, prima di vincere in casa contro i Jacksonville Jaguars per 17-3.
La vittoria diede la stura ad una striscia positiva di 5 partite su 6.
Putroppo, 2 distinte strisce negative di 3 partite ciascuna spinsero i Raiders nel baratro, con un bilancio finale di 7-9; ciò costò il posto a Mike White, licenziato al termine della stagione e rimpiazzato da Joe Bugel.
Pessimo avvio di stagione nel 1997 per i Raiders, che persero 3 dei primi 4 incontri per soli 3 punti o meno.
La mediocrità fu il tratto distintivo di quell’annata, ed i Predoni chiusero con un terribile record negativo di 4-12.
Al termine della stagione, Joe Bugel fece le valigie, sostituito da Jon Gruden.
Quest’ultimo, nel 1998, divenne il più giovane coach della NFL e, nonostante prestazioni non eccelse fornite dai Raiders (bilancio finale 8-8), si accattivò le simpatie dei tifosi, per la sua energia e la sua intensità a bordo campo.
Piccola nota di colore: Gruden venne soprannominato dai suoi giocatori “Chucky”, come la bambola assassina protagonista di una celebre serie di film horror.
Jon Gruden, “Chucky”
La stagione 1999 fu decisamente altalenante, e si concluse con il medesimo record dell’anno precedente.
Ma nell’ultima giornata di regular season, i Raiders si tolsero una grossa soddisfazione, estromettendo i Chiefs dalla corsa ai playoffs, con una grande rimonta conclusasi sul 41-38 in overtime a Kansas City.
Nel 2000, il Quarterback dei Raiders, Rich Gannon, realizzò il proprio record in carriera per yards su passaggio (ben 3.430), ed i Predoni si installarono autorevolmente al comando della AFC West, conquistando la vittoria in 10 delle prime 12 partite.
La squadra californiana perse gli ultimi 4 incontri, ma il 12-4 finale fu sufficiente per conquistare il titolo divisionale per la prima volta in 10 anni, oltre ad un turno di riposo.
Nel Divisional Playoff la difesa dei Raiders dominò i Miami Dolphins, ed i Predoni si imposero agevolmente per 27-0, nella prima partita di post-season disputatasi ad Oakland in 20 anni.
Tuttavia, una settimana più tardi, nel Championship AFC, Rich Gannon si infortunò alle costole in una delle prime azioni, e furono i Baltimore Ravens a spuntarla per 16-3.
Rich Gannon
La stagione 2001 vide i Raiders aggiungere un’altra freccia al proprio arco nel reparto offensivo, con l’ingaggio di Jerry “World” Rice, il più grande ricevitore di sempre, tagliato dai San Francisco 49ers per motivi di salary cap.
Rice si unì al Predone di lunga data Tim Brown nel club delle 1.000 yards, e la partenza dei Raiders fu stratosferica, con 8 vittorie nelle prime 10 gare.
I californiani si ripresero immediatamente da un’inattesa sconfitta interna per mano dei Cardinals, e, giunti sul 10-3, sembravano ormai destinati ad aggiudicarsi il titolo divisionale.
Tuttavia, confidando su un vantaggio campo ormai pressoché scontato, i Raiders incapparono in 3 sconfitte consecutive, che li costrinsero a lottare per una Wild Card, dopo aver chiuso sul 10-6.
Nel primo turno di playoffs, Jerry Rice mostrò al mondo di non essere ancora pronto per il ritiro, totalizzando circa 200 yds su ricezione e guidando i suoi ad una bella vittoria casalinga per 38-24 contro i New York Jets.
Una settimana più tardi, il Championship AFC sembrava ormai nelle mani dei Predoni, che conducevano per 13-10 contro i Patriots nella neve del New England, quando misero a segno un fumble ai danni di Tom Brady con meno di 2 minuti sul cronometro.
Ma dopo l’instant replay, ed a causa di quell’oscura norma denominata tuck rule, la chiamata venne rovesciata in sfavore dei Predoni.
I Pats pareggiarono, e si assicurarono il primo possesso dei supplementari, conquistandosi una vittoria (non senza polemiche) per 16-13, grazie al piede sicuro di Adam Vinatieri.
Al termine della stagione, coach Gruden venne ceduto ai Tampa Bay Buccaneers in cambio di scelte nel draft, dopo che i Raiders non erano stati in grado di fargli firmare un’estensione di contratto.
Quale la ragione del mancato accordo?
Come nell’ “affare Allen”, anche stavolta fu determinante l’egocentrismo di Al Davis; il padre – padrone dei Raiders non aveva gradito il fatto che Gruden gli avesse rubato la scena, e voleva a tutti i costi riguadagnare parte del controllo che aveva perso in favore del suo allenatore.
Alla guida dei Raiders venne chiamato Bill Callahan.
Nel 2002, agli ordini del nuovo coach, i Raiders partirono a spron battuto, vincendo le prime 4 partite stagionali, guidati da un attacco capace di segnare ben 162 punti in quegli incontri.
Ma ben presto la situazione si rovesciò, con 4 sconfitte consecutive, ed al giro di boa i Raiders potevano vantare un non certo invidiabile record di 4-4.
Tuttavia, i Predoni si ripresero prontamente, e Jerry Rice realizzò il suo 200° TD della carriera, in una vittoria esterna per 34-10 contro i Denver Broncos nel Monday Night.
Quello fu l’inizio di una striscia vincente di 5 gare consecutive, tra le quali un’altra sfida del lunedì sera, vinta in casa per 26-20 contro i New York Jets; in quella partita un altro Raider, Tim Brown, entrò nella storia, diventando il terzo ricevitore di sempre a totalizzare 1.000 ricezioni in carriera, raggiungendo il compagno Rice e Cris Carter.
Dopo una sconfitta esterna a Miami per mano dei Dolphins, i Raiders conquistarono la AFC West con un eccellente 11-5, e Rich Gannon venne nominato NFL MVP grazie alle 4.689 yards lanciate, oltre a 26 TD passes e soli 10 intercetti.
I Raiders, forti del vantaggio campo, affrontarono nuovamente i Jets nel Divisional Playoff; dopo aver chiuso sul 10 pari il primo tempo, i Predoni presero il largo nell’ultimo periodo, quando il WR Jerry Porter quasi eclissò i ben più quotati compagni di reparto, mettendo a segno 123 yards su ricezione, tra le quali una da 50 yards, con il TD che diede la svolta all’incontro.
I Raiders si trovavano in svantaggio per 17-14 negli ultimi minuti del primo tempo contro i Tennessee Titans nel Championship AFC, ma improvvisamente si risvegliarono, recuperando un fumble commesso dagli avversari sulle proprie 16, e permisero così a Gannon di mettere a segno un TD pass.
Sul successivo kickoff, i californiani colsero una ghiotta occasione, recuperando un altro fumble e mettendo Sebastian Janikowski in condizione di calciare un FG, che portò i Raiders a chiudere il primo tempo sul 24-17.
Il passivo per i Titans si fece ancor più pesante nel secondo tempo, ed i Raiders, con una squillante vittoria per 41-24, staccarono il biglietto per il Grande Ballo, dopo ben 19 anni d’assenza.
Parlando dell’edizione n. XXXVII del Super Bowl, non si può non citare l’espressione del grande filosofo Giovan Battista Vico, “corsi e ricorsi storici“: i Raiders, infatti, si trovarono di fronte i Tampa Bay Buccaneers, allenati dall’ex Jon Gruden.
Quest’ultimo, tra il 1998 ed il 2001, aveva ricostruito i Predoni, trasformandoli in una macchina da punti, che il suo successore aveva poi portato a diventare il miglior attacco della NFL; la sfida si preannunciava stellare, dato che i Bucs potevano invece vantare la miglior difesa della Lega.
La settimana del Grande Ballo passò alla storia come “The Chucky Circus”: l’atmosfera da circo ebbe effetti decisamente negativi sui Raiders, specie per il loro centro titolare Barret Robbins, il quale sparì alla vigilia dell’incontro, che si sarebbe svolto a San Diego.
Il giocatore riapparve il mattino successivo, dopo una notte passata a bere a Tijuana, ma venne immediatamente sospeso dalla squadra.
All’inizio della partita, sembrava che le distrazioni di Robbins non avessero danneggiato eccessivamente i Raiders, che capitalizzarono un intercetto sul primo drive offensivo avversario, portandosi subito in vantaggio per 3-0.
Ma i Bucs sembravano conoscere in anticipo le mosse dei Predoni, tanto da intercettare Rich Gannon per ben 2 volte ed ingabbiare completamente l’attacco avversario, chiudendo il primo tempo sul 20-3.
Le cose non andarono meglio ai californiani nel terzo quarto, dato che i Buccaneers aumentarono il distacco, portandosi sul 27-3 al termine di un lunghissimo drive, che tolse tempo prezioso ai Raiders.
Gannon, cercando disperatamente di riportare i suoi in partita, venne nuovamente intercettato, questa volta da Dwight Smith, che riportò il pallone in meta per il 34-3.
Con 3 segnature consecutive, i Raiders tentarono la rimonta, portandosi sul 34-21.
Ma negli ultimi 2 minuti, altri 2 intercetti riportati in meta schiantarono definitivamente i Raiders, che si arresero ai Buccaneers con il pesantissimo punteggio di 48-21.
“Chucky” si era preso la rivincita, alla faccia di Al Davis.
Jerry “World” Rice
Gli strascichi della sconfitta nel Super Bowl si fecero decisamente sentire nel 2003; i Raiders faticarono oltre misura nelle prime 4 gare, vincendone 2 in casa (senza brillare eccessivamente) e perdendone altrettante in trasferta.
Le cose andarono di male in peggio: 5 sconfitte consecutive e soprattutto, nella Week 8, il grave infortunio alla spalla rimediato da un Rich Gannon in evidente difficoltà, che mise la parola fine alla sua stagione.
Al contempo, era ormai palese il contrasto tra i giocatori e coach Callahan, da molti ritenuto all’origine della pessima figura rimediata al Super Bowl.
La striscia negativa dei Raiders si concluse con una vittoria casalinga per 28-18 sui Minnesota Vikings, ma fu un fuoco di paglia: la stagione, infatti, si concluse con un allucinante record negativo di 4-12, peggior risultato di sempre per una squadra reduce dal Super Bowl.
I veterani, che erano parsi al massimo del loro splendore nella precedente stagione, sembravano ora pronti per la pensione.
Tra i più deludenti, Jerry Rice e Tim Brown, che avevano messo a segno soli 2 touchdowns ciascuno.
Al termine di quella disastrosa stagione, nella quale i Raiders avevano chiuso col peggior record nella Lega alla pari con i New York Giants, Bill Callahan venne silurato, e sostituito da Norv Turner.
I Raiders cominciarono a fare pulizia, rilasciando il veterano Tim Brown (detentore di molti records di franchigia in termini di ricezioni), e rinforzando la difesa con l’ingaggio del free agent Warren Sapp, proveniente dai Buccaneers di Jon Gruden.
Tim Brown e Jerry Rice festeggiano dopo un TD
La stagione 2004 non è stata molto migliore della precedente, concludendosi con un deludente 5-11.
Tra le poche note positive, le prestazioni dell’offensive tackle Robert Gallery (seconda scelta assoluta del Draft 2004) e del wide receiver Ron Curry.
Nella off-season, la dirigenza californiana ha però messo a segno alcuni eccellenti colpi nel mercato dei free agents, ingaggiando il WR Randy Moss dai Minnesota Vikings, il RB Lamont Jordan dai New York Jets ed il DE Derrick Burgess, reduce dall’apparizione al Super Bowl con i Philadelphia Eagles.
Nonostante i nuovi arrivi, la stagione 2005 è stata ancora fallimentare: i Raiders hanno infatti chiuso con un pessimo 4-12 e l’ultimo posto in classifica, i quali sono costati il posto a Norv Turner.
L’11 Febbraio 2006, il team ha annunciato il ritorno di Art Shell in panchinga: all’atto della comunicazione ufficiale, Al Davis ha dichiarato che il licenziamento dello stesso Shell nel 1995 era stato un errore.
Sotto la guida di Shell, i Raiders hanno perso le prime 5 gare della stagione 2006, chiusa poi con un allucinante 2-14, il peggior record di squadra dal 1962.
Il reparto offensivo di Oakland ha stentato paurosamente, mettendo a segno la miseria di 168 punti (peggior risultato di sempre) e concedendo ben 72 sacks, il numero più alto della Lega.
Il WR Jerry Porter è stato panchinato da Shell per la maggior parte della stagione: il che è parso a molti più una scelta personale che tecnica.
In virtù di quel record disastroso, i Raiders hanno avuto il diritto alla prima scelta assoluta nel draft 2007 per la prima volta dal 1962 (quando facevano parte della AFL) e per la prima volta da squadra NFL. Dopo una sola stagione da HC, Shell è stato silurato il 04 Gennaio 2007.
Il successivo 22 Gennaio, la squadra ha annunciato l’ingaggio del 31enne Lane Kiffin, già offensive coordinator di USC, che è così divenuto il piiù giovane allenatore capo nella storia della franchigia e nella NFL.
In occasione del draft, i Predoni hanno speso la prima scelta assoluta su JaMarcus Russell, QB di LSU. Il giovane atleta, poi poco impiegato in stagione, ha fatto parlare di sè per il più lungo holdout nella storia della Lega: ci sono volutii diversi mesi prima che si ritenesse finalmente soddisfatto della proposta contrattuale formulatagli dalla squadra. Niente male per un rookie…
Anche la stagione 2007 appena trascorsa è stata fallimentare per i Silver & Black, e si è conclusa con un pessimo 4-12.
Numerosi sono stati i problemi che Kiffin ha dovuto affrontare, primo di tutti quello della cabina di regia. La posizione è stata ricoperta da diversi QB: Daunte Culpepper (giunto ad Oakland dopo essere stato tagliato dai Dolphins), Josh McCown, Andrew Walter.
Inoltre, anche il gioco di corsa non ha funzionato benissimo, tanto che LaMont Jordan ha chiesto di essere ceduto.
Il reparto ricevitori ha invece registrato la perdita di Randy Moss, ceduto ai Patriots in cambio di una scelta al draft.
Nella offseason, i Predoni sono stati attivissimi nel mercato dei free agents: Al Davis sembra determinato a riportare la squadra agli antichi fasti.
Sono stati ingaggiati il forte CB DeAngelo Hall (dai Falcons via trade), i WRs Drew Carter (ex Panthers) e Javon Walker (da Denver), la S Gibril Wilson (fresco Campione del Mondo coi Giants), il C John Wade (ex Buccaneers) ed il DE Kalimba Edwards (provenienza Lions).