Il piccolo mondo di Orton.

Giorni di minicamp per la NFL, giorni di presentazione e banchi di prova per i rookie. A Chicago ha destato ottima impressione la scelta di Cedric Benson al primo giro, viceversa sulle altre chiamate ancora non è tutto chiaro. Il reparto receiver necessitava di rinforzi e i due giocatori chiamati non sembrano potenziali atleti d’impatto NFL sin da subito. Agli ultimi due giri, le safeties Chirs Harris e Wilson Rodriguez sembrano più un tentativo di pescare un “jolly” nelle secondarie più “scoperte” della difesa dei Bears, che la vera ricerca di sistemare un reparto comunque già forte. La terza chiamata è quella che più incuriosisce, già definito da alcuni uno steal vero e proprio, al quarto giro è arrivato il quarterback Kyle Orton. Come spiegare questa scelta? Difficile dirlo, Grossman ha tutta la fiducia dell’ambiente ed è molto giovane per tentare di inserire già dal 2005 il passer del futuro. I backup a disposizione sono Craig Krenzel, che poco impressionò la scorsa stagione ma, come presenza in campo, fu a onor del vero a livelli praticamente inconsistenti. Dall’altra parte Chad Hutchinson, giocatore di mediocre esperienza e assolutamente perfetto per il ruolo di riserva con uno sguardo sempre rivolto al cielo in preghiere sulla salute di Grossman. Non dimentichiamo che in roster Chicago conta altri due QB: Kurt Kittner e Ryan Dinwiddie: il primo oggetto misterioso della NFL nella quale ha disputato sette incontri (quattro da starter) ad Atlanta nel 2003. I Falcons lo scelsero al draft del 2002, ma nella sua stagione rookie non vide mai il campo. Stessa sorte nel 2004 a Pittsburgh dove venne spedito dalla Georgia ed ha potuto assistere all’esplosione di Ben Roethlisberger. Il secondo, Ryan Dinwiddie, personaggio invitato al camp e tutto da scoprire ma in apparente assenza di un buon “pedigree”.

Il minicamp servirà per prendere decisioni sui tre QB da tenere a Roster. Il rischio di avere troppi giovani sulla sideline spinge a credere che Krenzel, Dinwiddie e lo stesso Kittner abbiano poche chance di rimanere per la stagione regolare, ed il tutto darebbe un senso alla chiamata di Kyle Orton. Inoltre, se Grossman dovesse mostrarsi di nuovo troppo fragile fisicamente, Chicago si sarebbe assicurata una scelta molto interessante nel ruolo. Siamo di nuovo nel campo delle ipotesi, materia molto frequentata nei periodi “morti” della NFL, e di questi tempi ci si può permettere ogni tipo di affermazione. Davvero Orton rappresenta il futuro dalla franchigia o, addirittura, il colpo a sorpresa da calare come un asso di cuori prima del previsto? Quanto deve temere Grossman la concorrenza del rookie da Purdue e veramente verranno allontanati altri QB dopo il camp estivo. Certamente la NFL Europe potrebbe di nuovo svolgere la funzione di palestra d’addestramento per i giovani come Dinwiddie, Krenzel e Kittner, mentre Orton potrebbe assaporare il primo anno sulla sideline affiancato da Hutchinson (prima riserva) mentre si verificano le reali condizioni e il reale valore di Rex Grossman. Dopo tutto questo preambolo la domanda sorge spontanea: chi è davvero Kyle Orton, quanto vale e che tipo di prospetto è; la NFl è nel futuro di questo quarterback?

Diciamolo subito, molti QB sulla carta inferiori a Orton sono stati chiamati ben prima di lui, di conseguenza la definizione di steal of draft potrebbe non essere del tutto fuori luogo, anche se ovviamente è difficile sapere se ci si trovi di fronte al Joe Montana del nuovo millennio… ma è soprattutto sacrilego anche solo pensarlo, oggi come oggi.
Nato il 14 novembre 1982, Kyle Raymond Orton risiede oggi ad Altoona, Iowa, ed è approdato al college di Purdue dopo un’esperienza alla high school di Southeast Polk (Runnels, Iowa). Cresciuto da coach Kent Hortsmann il ragazzo si è subito messo in mostra, risultando al termine della sua “carriera giovanile” uno tra i migliori 25 prospetti per USA Today’s pronti per il college. La carriera nella scuola dell’Iowa è stata ricca di soddisfazioni e premi individuali che ne hanno accresciuto la fama non solo nel piccolo stato, ma in tutta la nazione, soprattutto dopo il suo anno da senior chiuso col Coaches Award (premio alla leadership dentro e fuori dal campo) e uno score personale di 95/192, 1.366 yards e 12 td pass.
Dopo i riconoscimenti individuali e i vari ranking scalati accetta, come detto, la chiamata a Purdue, dove si presenta con 3.176 yards lanciate nei quattro anni di HS, 24 TD e una percentuale di completi poco sopra il 46 percento.

Nei Boilermakers Orton saggia il campo sin dalla sua prima stagione da freshman, prendendo in mano le redini del comando nel gioco offensivo come starter già alla seconda stagione di college. Orton migliora di anno in anno, il suo rapporto TD/INT è costante ed in crescita fino ad arrivare ad essere un 5-1 a favore dei lanci vincenti nella sua stagione da senior. Il fisico del giovane quarterback pare essere perfetto per la NFL (6’3″ per 233 libre) e il braccio è qualcosa di perfetto sui lanci a medio-corto raggio. Il tocco di Orton peggiora vistosamente nelle giocate sul profondo, e la sua mobilità appare ridotta. Non proprio un velocista (5.10 alle combine pre draft) il ragazzo ama giocare nella tasca dove a Purdue è sempre stato protetto da una linea molto forte. Tra le cose da migliorare certamente quella di partire con lo snap dalle spalle del centro visto e considerato che nei Boilermakers è praticamente sempre partito dalla posizione di shotgun. Ma anche sulle letture difensive e per il rilascio del pallone: grazie all’ottima linea avuta al college e l’eccellente presenza in tasca, Orton si è sempre preso molto tempo prima di rilasciare il pallone per il lancio, effettuando il passaggio spesso con un difensore avversario davanti alla faccia. La scelta al draft è arrivata dopo tutti e quattro gli anni disputati in NCAA dove ha lanciato un totale di 9056 condite da ben 60 td passes.

Nei primi giorni del rookie mini-camp Orton ha dimostrato subito grande sicurezza nei propri mezzi, lasciando intravedere quel tipico carattere da leader che lo ha sempre contraddistinto nella sua carriera di giocatore.
“Non ci sono grandi differenze secondo me” ha detto a chi chiedeva lumi sul passaggio dalla posizione perenne di shotgun a una West coast offense pura, ci si stanca di più in allenamento, devi cercare sempre un piccolo guadagno ad ogni play, ma non vedo grosse differenze rispetto al passato”.
Per crescere da pro Kyle Orton si affida in primis a Ron Turner, offensive coordinator col quale spera di poter lavorare bene per poter imparare il miglior modo per guidare un attacco e continuare ad alzare il proprio costante perfezionamento che, in NCAA, non ha conosciuto tregua in tutti e tre gli ultimi suoi anni. Basta guardare i numeri: 2,257-2,885-3,090 per le yards lanciate, 13-15-31 il numero di TD passes e 9-7-5 quello degli intercetti.
Poi c’è Lovie Smith, head coach dei Bears particolarmente compiaciuto di questa scelta al draft. “E’ una persona estremamente intelligente” ha detto Smith di Orton “deve migliorare alcune cose, ma non è un ragazzo col quale sia difficile lavorare. Direi che sarà semplice aiutarlo a crescere al meglio”.
Anche Ron Turner ha, ovviamente, speso ottime parole per il nuovo QB, mostrandosi piacevolmente sorpreso quando Orton si è fatto trovare “libero da impegni” al quarto giro del draft. Incredibile per molti analisti una scelta così alta, Orton veniva dato da molti mock a fine secondo/inizio terzo round.
Tornando al sistema Orton ha aggiunto di quanto sia “piacevolmente sorpreso di come sto apprendendo facilmente il nuovo sistema. Mi danno tonnellate di lavoro da svolgere e penso che sto rispondendo bene al compito. Studio anche tutta la notte per apprendere al meglio il nuovo playbook, ci sto lavorando davvero duramente”.

Insomma, come ogni rookie anche questo sembra essere pronto al lavoro e al sacrifico, già un uomo in grado di definirsi da NFL, o comunque di essere pronto a breve. Certamente il prospetto è interessante (molto), anche se legato ai dubbi che circondano l’intero settore quarterbacks dei Bears. Pensare che sarà lui il terzo (il secondo?) già dal 2005 è più che verosimile, per buona pace di chi verrà allontanato dopo l’estate. Quanto un prospetto possa valorizzarsi tra i pro è solo il campo che può dirlo, e quanti huddle guiderà questo ragazzo è una decisione che spetta non solo al suo lavoro, ma anche ai risultati conseguiti con esso e alle opportunità che Smith sarà disposto a concedergli. Sicuramente l’estate per lo sport è il momento migliore per sognare, prima che la cruda realtà possa chiudere ogni porta o limitare i nostri sogni al giungere del freddo inverno si può davvero scommettere su ogni cosa, sbilanciarsi su ogni pronostico. Kyle Orton è giovane, fiducioso e con tanti sogni nell’armadietto dello spogliatoio: nessuno gli nega, mentre gioca nel suo piccolo mondo di football e speranza, di sognare un futuro da numero uno. Alla faccia del quarto giro.