Il ritorno di Arch
Le pessime condizioni della sua schiena non gli permettevano di compiere nemmeno i più comuni gesti quotidiani, figuriamoci giocare ad alti livelli.
Nonostante l’ernia al disco, Adam Archuleta ha disputato tutte e 16 le gare di regular season, chiudendo con 123 placcaggi, un paio di sacks ed un fumble recuperato, poi riportato in meta.
Era però evidente che non fosse al top della condizione.
“La scorsa stagione è stata da incubo”, ha dichiarato Archuleta. “Quando disputi un’intera stagione e non riesci nemmeno a piegarti per toccarti le ginocchia, bè, non è per niente una bella situazione. Sicuramente sono in una forma migliore adesso. Non riuscivo neppure ad allacciarmi le scarpe. Se sono riuscito a superare una cosa del genere, allora posso affrontare qualsiasi altra sfida”.
Riuscire a superare l’infortunio ha richiesto uno sforzo notevole, ed il processo è stato lento e difficile. Durante le sue prime tre stagioni da pro, Archuleta si era guadagnato la reputazione di colpitore temibile, con notevoli attitudini ai big plays.
La offseason è stata difficile, ma non comparabile alla scorsa stagione.
Con un severo programma di allenamenti e terapie a Los Angeles quasi ogni weekend, Archuleta si sente già meglio.
“Mettiamola così: rispetto a come stavo nel corso della stagione, mi sento al 6.000% meglio“, ha dichiarato l’atleta. “Tutto ciò che so è che mi sento bene. Sto ritornando in forma molto più velocemente di quanto avrei fatto normalmente”.
Ad aiutare Adam a migliorare c’è una squadra di 4 o 5 persone con varie specializzazioni. Ogni mattina, Archuleta va ad allenarsi. Dopodichè, le attività dipendono dal giorno.
Certi giorni, Archuleta vede un terapeuta specializzato in tessuti molli, altri con un fisiatra. Nei weekends, Adam ha fatto la spola tra la sua casa in Arizona e Los Angeles, per incontrarsi con lo specialista che si occupa della sua schiena.
Archuleta dice di essere in anticipo sui tempi, e ritiene che ciò sia in gran parte dovuto allo specialista della California. Spostarsi in aereo è nulla, in confronto ad una schiena malandata.
“E’ solo un’ora di volo, è come stare in mezzo al traffico, non è un grosso problema”, ha detto Archuleta.
Che Adam non fosse al top per l’infortunio o meno, va comunque lodato il suo carattere, per aver giocato stringendo i denti e soffrendo.
Aeneas Williams, che aveva iniziato la stagione come seconda safety, è finito in infermeria all’inizio del campionato a causa di artrite al collo.
Date le prestazioni non esaltanti di Lucas, Lassiter e McBride, Archuleta non ha potuto far altro che restare in campo.
“Mi sentivo obbligato a giocare, per rispetto nei confronti dei compagni. E’ difficile per me associare dolore e salute. Ai miei occhi, era naturale scendere in campo. Giocavo ad alto livello? Giocavo sui miei standard? No, ma al contempo ero in grado di giocare, cosìè difficile per me dire “No, non scendo in campo”. Credo dipenda dai medici dirti cosa va bene e cosa non va bene per te“.
Avendo giocato tutta la stagione in quelle condizioni, la schiena di Archuleta è certamente peggiorata.
Possiamo dire che fosse alla frutta alla fine della regular season: prova ne sia l’intercetto droppato contro i Jets, che avrebbe chiuso l’incontro.
“Ciò di cui avevo bisogno era forse qualche settimana di riposo, e sarei stato meglio. L’aver continuato a giocare mi ha certamente portato in questa situazione”.
Mentre aspetta che i dischi ritornino al suo posto, Archuleta si è concentrato sul miglioramento della sua flessibilità.
Il passo successivo è volto al recupero della forza che aveva prima dell’infortunio.
In parte, la ragione del veloce recupero di Adam è la scelta di evitare l’intervento e di optare per la terapia.
Quando ha deciso per quest’ultima, la parte più difficile per l’atleta è stata quella di capire ciò che doveva fare per ristabilirsi completamente.
Noto per i suoi allenamenti ossessivi e per il lavoro con i pesi, Archuleta ha dovuto imparare una lezione importante per tornare ad essere il tipo di giocatore che molti credevano che fosse.
“E’ un problema di riposizionamento dei dischi. Una volta rientrati nella loro sede, devi tornare ad essere forte, e preparare il tuo corpo all’impatto, così da essere assolutamente mobile e pronto. Una volta acquisita la flessibilità, tutto sta nel riacquisire forza. E’ un processo lungo, una novità per me”.
Adesso Archuleta può toccarsi le punte dei piedi, ma questo è solo l’inizio di una strada che deve portarlo a diventare quel giocatore che molti credono possa effettivamente divenire.