Romanowski ammette l’uso di steroidi
L’ex linebacker dei Denver Broncos, Bill Romanowski, ha chiarito la scorsa settimana di essere sempre stato un passo avanti rispetto ai controlli antidoping della NFL, per poter giocare ad alti livelli.
“Non era esattamente illegale. Assumevo sostanze che non erano soggette a controlli“, ha detto Romanowski, noto per aver utilizzato in carriera integratori migliorativi delle prestazioni e per essere rimasto implicato nello scandalo – steroidi che ha coinvolto la Bay Area Laboratory Co-Operative (BALCO).
“Non appena hanno trovato qualcosa che potesse essere testato, ho smesso di assumere quelle sostanze. Non volevo sentirmi imbarazzato, ma dal punto di vista etico, se potevo prendere qualcosa che mi avrebbe aiutato a giocare meglio, e quel qualcosa non era sulla lista, l’avrei preso“.
“Avevo due criteri da seguire: 1) Mi avrebbe fatto male? 2) Sarei risultato positivo?“.
“Alla fine, c’è stato un pò d’imbarazzo per quello che ho fatto“.
Romanowski, che ha giocato con i Broncos dal 1996 al 2001, era a Denver lunedì scorso per promuovere il remake di “Quella sporca ultima meta”, che vede protagonista Adam Sandler, e nel quale Bill interpreta il ruolo di un secondino.
Il film uscirà nelle sale americane venerdì 27 Maggio.
Romanowski sta altresì lavorando ad un’autobiografia, e fornendo consulenza per sostanze dietetiche in grado di aiutare il recupero da traumi cranici, un tipo di infortunio che ha giocato un ruolo determinante nel suo ritiro dall’attività.
Romanowski ha dichiarato che l’uso di integratori derivava dal suo essere insicuro, e che è perfettamente conscio dei compromessi cui è dovuto scendere.
“Ho compromesso la mia integrità per diventare il migliore, per giocare al massimo livello possibile” ha detto. “Nel profondo, sono una persona buona e gentile, che apprezza gli altri. Ho un gran cuore, e voglio sempre aiutare le persone“.
Romanowski è parso più un filosofo che un gladiatore, ruolo che si era conquistato sul campo.
“E’ una lezione che si impara. Se continui a fare cose che compromettono la tua integrità, allora che cosa sei?” ha aggiunto Romanowski, risultato positivo nel 2003 al THG, steroide sintetico in precedenza non rilevabile, e fornito dalla BALCO.
“Moralmente, diventa una seccatura. Che cosa vuoi? E’ la qualità della vita? Vuoi sentirti bene? Ero veramente in difficoltà“.
Per Romanowski, il football e l’ambizione hanno costituito un’intensa combinazione.
“Penso di essere stato così implacabile nel raggiungere i miei obiettivi e nel vivere i miei sogni che non so se ho mai fatto un bel respiro e mi sono detto ‘Goditi il viaggio’ ” ha dichiarato. “Ci sono cose che ho fatto fuori dal campo per essere in grado di giocare al massimo livello che davvero mi hanno riportato alla mia insicurezza ed alla domanda ‘posso farcela da solo?’ “.
Romanowski ha detto che la NFL dà molto da pensare ai suoi giocatori quando si parla di sicurezza del lavoro.
“Ho giocato 243 incontri consecutivi, non contando playoffs e Super Bowls. Il gioco non va bene per il corpo umano. E’ una realtà. Il mio intento non era solo quello di giocare, ma anche quello di avere una buona qualità della vita dopo aver abbandonato l’attività“.
Romanowski avrebbe potuto eccellere basandosi solo sul talento e l’allenamento?
“Non saprò mai se ce l’avrei fatta completamente da solo“, ha aggiunto.
Romanowski ha affermato che fa male sapere che molte persone vedranno la sua carriera, durata ben 16 anni, attraverso una lente, una visione deformata dalle controversie e dai grovigli legali, ma di una cosa è assolutamente certo.
“Credo che non ci fosse persona sulla terra che volesse raggiungere l’obiettivo tanto quanto me” ha dichiarato.
“Cattivo” è una parola che ha tormentato la carriera di Romanowski o, a seconda dei valori del football, l’ha accresciuta.
“Più giocavo, più spingevo, più oltrepassavo la linea, e più mi allontanavo da ciò che in realtà sono” ha dichiarato. “Così facendo, mi sento come se avessi abbassato il mio livello di coscienza“.
“Perchè la verità assoluta è l’amore, esprimerlo ed onorarlo. Non me ne accorgevo, perchè ero completamente guidato da ciò che stavo facendo. Ero sempre spinto dall’allenamento successivo, dalla partita seguente, dal prossimo drago da ammazzare, accertandomi di essere sempre all’altezza di farlo“.
Non importa in quale campo, ha detto Bill, ma è possibile lavorare duramente ed emergere senza scendere a compromessi.
“Ci sono milioni di persone che l’hanno fatto” ha dichiarato. “Ma per me, c’è una linea, ed a volte l’ho oltrepassata“.