Ancora in alto mare la divisione delle rendite locali
Da mesi, ormai, i più ricchi proprietari NFL si stanno fermamente opponendo alle molte proposte di divisione delle rendite locali.
Credete possibile che un Robert Kraft (titolare dei Patriots) sia disposto a staccare un assegno da 25 milioni di $, e che un proprietario di fascia medio – bassa come Bill Bidwill (patron dei Cardinals) se la cavi invece con soli 3 milioni?
Questo è solo un esempio, giusto per chiarire quanto siano lontane le posizioni tra le parti.
Ma la NFL Players Association è stata chiara: non siglerà alcuna estensione dell’accordo collettivo senza che i giocatori percepiscano una fetta di quanto guadagnato localmente da ogni squadra, somme attualmente non suddivise, a differenza dei diritti televisivi e delle vendite dei biglietti.
Tuttavia, un influente proprietario come Dan Rooney (Steelers) ed il collega di Jacksonville Wayne Weaver, hanno proposto un piano nel quale ogni squadra contribuirebbe in misura pari al 34% delle rendite locali, somma che sarebbe poi inserita in un fondo comune, in seguito distribuita egualmente tra le 32 franchigie e da lì assegnata ai giocatori.
Di conseguenza, se, per ipotesi, i Washington Redskins guadagnassero localmente circa 100 milioni di dollari, il patron Daniel Snyder dovrebbe staccare un assegno da 34 milioni di $.
Al solo pensiero, Snyder già si sente male. Idem per quanto riguarda Bob Kraft, Jerry Jones dei Cowboys e Bob McNair degli Houston Texans.
Snyder afferma che ha bisogno di ogni singolo penny per pagare il debito contratto per l’acquisto dei Redskins e per rimborsare il denaro preso a prestito al fine di migliorare lo stadio.
Attualmente, la maggioranza dei proprietari sono favorevoli a sconti per colleghi come Snyder, che hanno migliorato i propri impianti.
Ma non c’è altrettanta simpatia nei confronti di chi — come McNair — ha invece ottenuto sconti per ripianare il debito contratto per l’acquisto di un expansion team come i Texans.
L’associazione dei giocatori si mostra favorevole ad aiutare i proprietari che hanno investito milioni di dollari nel rinnovamento degli stadi, ma non certo a far recuperare i soldi spesi per l’acquisto della franchigia.
E’ di lapalissiana evidenza, quindi, la ferocia con la quale si sta combattendo questa guerra tra i 32 teams che compongono la Lega.
Le squadre più ricche non accetteranno mai di versare una percentuale così elevata (il 34%, appunto) ai giocatori, quando vi sono franchigie come i Bengals, i Cardinals ed i Chargers, localmente poco o nulla produttive.
Tuttavia, il flusso di utili locali cambierà in Arizona, non appena sarà stato completato il nuovo stadio.
Anche i Chargers sperano di avere un nuovo impianto, ma a quanto pare non a breve termine.
Certamente, è ovvio che i Bengals e Mike Brown non riusciranno mai a “fare mercato” con la loro franchigia quanto Jones a Dallas.
Questo infastidisce il buon Jerry, ma c’è ben poco che lui o la Lega possano fare con proprietari che conducono una vita agiata anche indipendentemente dalla loro squadra di football.
Tra le dozzine di proposte presentate negli ultimi mesi, il piano Rooney-Weaver sembra aver dato una spinta per uscire dall’impasse.
I clubs si riuniranno nuovamente a Detroit la settimana prossima, per parlare dei problemi finanziari, e finalmente la questione delle rendite locali potrebbe sbloccarsi.