Vicini alla perfezione
C’era una volta che le vittorie dei Bengals facevano scalpore come la notizia dell’uomo che morde il cane, che nell’universo giornalistico significa l’eccezionalità. A dire il vero una vittoria dei Bengals continua a sconvolgere, come sottolinea lo Head Coach Marvin Lewis, con un pizzico di disappunto. Ma la sensazione è che d’ora in avanti le vittorie dei Bengals faranno notizia come fa notizia di un cane che morde un uomo.
Domenica scorsa, quelli che una volta venivano definiti come Bungles(errori imbarazzanti), hanno distrutto una squadra che in prestagione era definita come una delle squadre più migliorate, malgrado la cessione di Randy Moss, ovvero i Minnesota Vikings.
Ii risultato di 37-8 parla da solo, con i Vikings autori del touchdown della bandiera a soli 3:17 dal termine.
Un dominio iniziato già al secondo gioco della partita, con Chad Johnson che raccoglieva un pallone lanciato da Carson Palmer e lo depositava in endzone dopo 70 yards. Nel primo quarto la festa continuava con T.J. Housmandzadeh e un’altra passeggiata in end zone, questa volta di 12 yards. Alla festa si aggiungeva Matt Schobel, che nel secondo quarto siglava una segnatura su ricezione di 8 yards e ancora Housmandzadeh, questa volta con una corsa di 16 yards nel terzo. Il K Shayne Graham era perfetto con i 3 field goal a disposizione tutti messi a segno.
Anche la giovane difesa dei tigrotti aveva il suo giorno di gloria, maltrattando Daunte Culppepper per tutta la partita e provocandogli ben 5 intercetti. Deltha O’Neal ha potuto dire 3 volte grazie, con Kevin Kaesviharn e Tory James beneficiari di un pallone a testa.
E finalmente sono spuntati anche i sacks. A secco la scorsa settimana, Carl Powell e Justin Smith hanno potuto segnare un +1 a testa al loro personale tabellino.
2 i fumbles recuperati, ai quali si sarebbero potuti aggiungere ulteriori 2 se David Pollack non fosse stato colto in offside in entranbe le occasioni.
Unica nota negativa, le troppe penalità. Ma Marvin Lewis non se ne preoccupa più di tanto: “questo è il risultato della necessaria aggressività”.
Negli anni precedenti, i Bengals si erano sempre classificati fra le squadre più corrette, ma questo non si traduceva in vittorie. Ma quelli erano ancora gli anni “dell’uomo che morde il cane”.