In attesa di Bruschi i Patriots dimostrano grinta a Denver pur sconfitti 28-20
“Questo è il mio lavoro: non lasciarsi andare e continuare a lottare. Abbiamo dimostrato una certa resistenza ed abbiamo pensato di avere una possibilità di giocarcela alla fine” – queste le parole di Tom Brady alla domanda di come sia possibile rialzarsi dopo essere stati buttati piu’ volte al tappeto.
Sicuramente non c’è gloria e non ci sono medaglie per i ‘tentativi’, ma se ce ne fossero i Pats li meriterebbero entrambi, arrivando nel finale a giocarsi un match che era ormai chiuso, archiviato con un deficit di 25 punti contro i Denver Broncos.
Un primo tempo ignobile da parte di New England con oramai allarme vero e proprio nelle coperture della secondaria.
Alla fine del primo tempo ed all’inizio del terzo quarto l’atmosfera era la medesima del blowout casalingo contro San Diego.
Al field goal di Vinatieri che portava i Patriots dal 28-3 al 28-6 nasceva però il famoso ‘momentum’… Sotto di 22 i campioni in carica tornavano quelli che ‘non si arrendono mai’.
E quasi quasi si concretizzava un’improbabile rimonta.
L’MVP dei Pats sicuramente era Patrick Pass, che faceva di tutto per dare al team una possibilità di vincere.
Certo: qualcuno, cinico, potrà anche dire che i Pats non facevano le giocate necessarie a vincere e che non c’è differenza alcuna nel perdere di 8, di 25 o di 43 punti. Una sconfitta è una sconfitta.
E tutto sommato ciò può essere pur vero.
O forse no…
Ma le circostanze negative aumentano purtroppo anzichè diminuire. Guss Scott ha terminato pure lui la stagione ed è stato messo nella injured reserve.
Con Corey Dillon fuori, rimanevano a Denver sani, come rb, solo Pass (ottimo) e Zereoue (mediocre ad esser buoni).
Una secondaria ed una linea offensiva farcita di debuttanti…
Ed ora la ‘bye week’ giunge piu’ che mai opportuna e gradita.
Vedremo se rientreranno Richard Seymour, Dillon e, chissà mai, anche Matt Light e, magari, riscoprire la tecnica ed il placcare i giocatori avversari.
Dopo lo showdown atteso al 7 di novembre contro Indy il calendario, finalmente, si dovrebbe fare piu’ tenero.
E potrebbe così concretizzarsi l’ennesima corsa ai play-offs. Quindi, forse, il peggio è ora passato.
Ma a Boston ed in tutto il New England tiene banco sicuramente il rientro del lb n.54 Tedy Bruschi.
Tutti parlano dell’ormai imminente ritorno in partita del leader della difesa dei Patriots.
Bruschi sembra abbia fatto progressi piu’ rapidi del previsto ed il giocatore che dichiarò che sicuramente non avrebbe giocato sino al 2006, ora ha intenzione di giocare già nel 2005.
Ieri, 19 ottobre, Bruschi per la prima volta dopo 8 mesi è tornato in campo.
Nessun contatto per ora ma solo ‘buone letture’ e ‘cattive letture’ nella difesa.
Si è sentito in discreta condizione fisica, anche se la condizione per un match è ben altra cosa.
Anche se Tedy cercherà addirittura di essere già presente per il Sunday Night Game del 30 ottobre contro i Buffalo Bills, non c’è ovviamente nessuna garanzia nè alcuna promessa ma fiducia totale nei medici che l’hanno seguito sinora e che gli hanno dato il loro benestare.
Ma l’opinione di molti è: Tedy, attendi almeno sino al 2006.
Tutta la tifoseria dei Pats, da febbraio, ha vissuto la ‘vicenda Bruschi’ preoccupata.
I commenti sono sempre stati “egli necessita di stare con la sua famiglia” oppure “deve pensare solo ad una buona qualità di vita” o ancora “nessun Super Bowl è piu’ importante della sua salute”.
E tali considerazioni sono tuttora valide.
Ma molti fans non capiscono cosa guida un giocatore dela Nfl.
Non conoscono la competizione che come il fuoco brucia all’interno di ogni singolo giocatore, che li porta a giocare contro ogni avversità, debilitati, malmessi.
E non conoscono le personalità dei medesimi.
Li si vede solo nel campo o in tv.
Ma nessuno è nella testa di Bruschi.
Nessuno può capire e capirà mai perchè egli spinga l’acceleratore per il suo rientro.
Molti gradirebbero un suo ritiro solo perchè preoccupati per la sua condizione fisica.
Era nel 2004 da Pro Bowl e tuttora relativamente giovane.
Ma ciò sottolinea ulteriormente che la sua famiglia ha bisogno di lui nel lungo periodo.
I Patriots sono malconci e l’infermeria zeppa, ma sono comunque 3-3 ed hanno concluso un periodo difficile con 6 partite durissime alle spalle.
Non è necessario quindi che Bruschi rientri per ‘salvare la stagione’.
Ma lui crede di essere in forma sufficiente per rientrare in azione.
E’ stato operato per riparare un piccolo foro congenito nel cuore e crede che ora tutto sia sotto controllo.
Ma Tedy dovrebbe concentrarsi solo a star meglio e a ciò che è meglio per lui e per i suoi cari e non per il bene dei Pats a cui ha già dato tanto.
Se qualcosa dovesse accadere causa il suo rientro nei campi Nfl, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto.
Il titolo di campione della National Football League conta; ma non quanto la vita di una persona.
Nè ora nè mai.