Un attacco disastroso trova il modo di non vincere la partita: Lions 13 – Browns 10

Cominciamo dalla fine: quello che doveva essere il drive del riscatto per i Browns iniziava a 2:09 dalla fine con i Lions in vantaggio 13-10 in una partita bruttissima in cui l’unica scintilla era stata fino a quel momento un TD su ritorno di kick-off per 90 yard di Joshua Cribbs (e, udite udite!, nessuna flag a cancellare il gesto atletico del ritornatore e dello special team). Il resto erano stati field goal (3) e un TD su corsa di Jeff Garcia (bella soddisfazione la sua: vincere di misura contro la squadra che non più tardi di 8 mesi fa lo aveva messo alla porta) su un 4° e Goal originato più da un gioco rotto che non dalla volontà di Steve Mariucci di far correre il suo QB.
Il drive del riscatto , dicevamo: primo down preso sulle 40 difensive in seguito ad una corsa di Reuben Droughns e ad una ricezione di Braylon Edwards.
Sul 1-10 successivo: passaggio incompleto di Dilfer per Droughns.
Sul 2-10: penalità per uso illegale delle mani della Guardia Cosey Coleman.
Sul 2-20: altra penalità per falsa partenza di Braylon Edwards.
Sul 2-25: sack su Dilfer (e penalità, declinata dai Lions, per holding del Tackle L.J. Shelton)
Sul 3-26: passaggio incompleto su Edwards
Sul 4-26: punt.
Da piangere.
Le statistiche del QB di Cleveland a fine partita parlano da sole e spiegano in modo crudele le difficoltà dei Browns a muovere il pallone: 10 su 19 per 73 yard (!) e 3 intercetti. In termini di Fantasy Football una prestazione da -4 punti!
E ieri non c’era nemmeno l’alibi della mancanza di un gioco di corsa accettabile perché finalmente l’attacco di Maurice Carthon è riuscito a far toccare ad un RB (Reuben Droughns) quota 100 yard in una partita.
Se continuiamo ad esaminare le statistiche vediamo anche che i Browns sono riusciti a conquistare solo 11 primi down e che sui terzi down la media è agghiacciante: 0 su 8.
Il tutto in una partita che i Browns potevano e dovevano vincere. I Lions sono sembrati veramente poca cosa, soprattutto perché si sono presentati al Cleveland Browns Stadium con un attacco spuntato. E poi la stagione dei Browns aveva bisogno di una scintilla e tutto sembrava predisposto per farla scoccare: un calendario decisamente alla portata metteva in cartellone due partite casalinghe contro Lions e Titans inframmezzate da una trasferta a Houston. D’accordo che nella NFL degli anni 2000 nessun avversario si può considerare facile, ma ce n’era da far mettere “a budget” 3 doppie-vu anche ai non brillanti Browns visti a Baltimore.
Dopo quello che si è visto ieri, non più.
E’ pensabile che questa sarà una settimana infuocata a Berea e dintorni. Intendiamoci, la difesa rimane affidabile e nulla si può rimproverarle (tranne una mancata safety su Jeff Garcia nel 4° periodo trasformata dal QB di Detroit in un eccellente e fondamentale primo down). Ha quasi sempre tenuto gli avversari su punteggi accettabili, anche attacchi tritatutto come quello dei Colts di Peyton Manning. Gli Special Team hanno prodotto giochi importanti in tutte le partite disputate finora dai Browns e mediamente i drive di Dilfer & C. iniziano sempre da posizioni di campo accettabili.
Ma è l’attacco che resta inguardabile. Il gioco di passaggio si svolge sempre sul filo dell’intercetto. Le tracce dei ricevitori sono costantemente previste dalle difese e le ricezioni si devono sempre affidare alla grinta del WR che deve puntualmente lottare contro raddoppi dei defensive back avversari. Questa sarà senza dubbio una settimana difficile per Trent Dilfer. Il nome di Charlie Frye verrà fatto più volte e neanche tanto sommessamente dai media. L’umore dei tifosi è giustamente nero (soprattutto quello dei 72.293 che gremivano il Cleveland Browns Stadium ieri), non tanto per il record di 2-4 quanto per il fatto che si sta gettando alle ortiche la possibilità di essere subito competitivi. Gli aficionados dei Browns sono preparati ad assistere ad un’altra stagione con record negativo, ma non tollererebbero una stagione in caduta libera come si era soliti vedere nell’epoca di Butch Davis.
Sembra un’affermazione scontata, ma la partita di Domenica prossima contro i disastrati Texans sarà la classica ultima spiaggia, il punto di non ritorno per i Browns. E per Phil Savage e Romeo Crennel, che stanno lottando per inculcare una mentalità vincente alla franchigia dell’Ohio.
Solo sette giorni. E poi sapremo…