Un’altra vittoria sul filo del rasoio.
Un’altra battaglia, un altro scontro giocato fino all’ultimo secondo; ma soprattutto un’altra vittoria, la quarta di fila, che porta i Chicago Bears sul 5-3 e con un vantaggio di due vittorie sulle dirette avversarie di division grazie alla sconfitta dei Detroit Lions subita dai Minnesota Vikings orfani di Daunte Culpepper. Partita difficile, giocata bene dalle due difese in grado di forzare parecchi turnover e limitare bene gli attacchi avversari pur concedendo non di rado qualche consistente giocata a livello di yards concesse.
Come dopo l’incontro di Detroit, anche questa partita andrebbe raccontata cominciando dal fondo, o comunque evidenziando l’ultimo e fondamentale atto della gara che ha portato i Bears a domare anche i New Orleans Saints. Domenica scorsa l’intercetto in over-time di Charles Tillman riportato in meta, ieri il calcio del rookie Robbie Gould a sei secondi dalla fine. L’eroe del giorno cambia faccia e ruolo, ma il risultato finale (20-17) dice ancora Bears. La partita dei ragazzi di Lovie Smith comincia maluccio, con un attacco impreciso ed una difesa che deve giocare tutti i propri assi per limitare i danni. Primo drive e Antowain Smith (17/110) scappa per 42 yards. Lo ferma Tillman, ma da subito si capisce che il gioco offensivo di Aaron Brooks e soci darà parecchio filo da torcere. I difensori forzano un field goal dei Saints dalle 22 yards limitando i danni, ma Kyle Orton è immediatamente intercettato. L’attacco di New Orleans cerca di colpire in ogni modo, Brooks (16/26 170 yds 2 INT 1 Rush.TD) ci sa fare e Smith sembra davvero inarrestabile. I “Santi” giocano il più lontano possibile da Brian Urlacher, cercando di tagliarlo costantemente fuori dal gioco, ma le difficoltà giungono ugualmente contro gente come Lance Briggs ((10-1 tkl) ed il terzo LB della squadra Hunter Hillenmeyer, che fa male, molto male ai Saints. Hillenmeyer è devastante, copre sulle corse e non disdegna i raddoppi sui lanci centrali e sulle flat, colpisce nel backfield ed è costantemente una spina nel fianco degli avversari: per lui la partita si chiude in modo superlativo con quattro placcaggi e, soprattutto, con un sack ed un intercetto.
Dal canto suo la gara in attacco dei Bears parte con una certa lentezza e, dopo l’infortunio a Thomas Jones (11/40), le cose sembrano addirittura complicarsi. Come il suo diretto avversario, anche Orton ha qualche problema ad impostare giocate efficaci, ma nonostante tutto trova almeno tre volte Mushin Muhammad (3/85) con lanci chiave che il buon Moose trasforma in guadagni d’oro. Ma New Orleans è squadra che soffre sulle corse e senza Jones regna più incertezza che altro. Il drive che aveva portato alla meta Justin Gage (4/28) era stato infatti frutto delle sole corse del RB da Virginia, salvo appunto il td pass di Orton finale ed una penalità da 12 yards sul primo play. Proprio le penalità daranno un ottimo vantaggio nelle due azioni da td per Chicago, dando una spinta molto utile alle ambizioni di Orton e di tutti i Bears.
La partita non è bellissima e Chicago mostra davvero troppi problemi a trovare continuità offensiva. Donte Stallworth trova un td su lancio da 15 yards di Brooks e solo un calcio di Gould rimette le cose a posto prima dell’arrivo dell’half-time. Orton, che perderà tre palloni in tutto (2 INT e 1 FMBL), non sembra riuscire ad innescare il gioco come sette giorni prima, e la fortuna di Chicago è quindi quella di trovare tra i backup di Thomas Jones due uomini in grado di fare la differenza. Adrian Peterson sfrutta un drive a metà terzo quarto semplicemente splendido e, dopo un intercetto annullato per pass interference che regala 28 yards a Orton, è lo stesso RB a trovare la meta su corsa, giusto la play successiva alla propria “career high rush” da 37 yards. La giocata non basta e a seguito del pareggio su corsa proprio di Aaron Brooks è il rookie Cedric Benson, finalmente, a mettersi in grande evidenza, togliere da una zona di campo difficile e spingere la squadra in una zona consona al field goal grazie anche ad una splendida palla lanciata da Orton per Muhammad su un 3rd & 5 che costa 22 yards ai Saints. Senza più time out i Saints attendono di essere giustiziati dal kicker Gould (due FG su tre tentativi in partita) osando poi un lancio “dell’ave maria” come ultimo gioco, lancio intercettato da Nathan Vasher.
Chicago ha saputo soffrire di nuovo, riuscendo tra mille difficoltà a conquistare più yards degli avversari (314 contro 283) nonostante un tempo di possesso decisamente inferiore. La difesa a tratti ha sofferto troppo, ma contro un attacco come quello di New Orleans lo si poteva prevedere. I giocatori della retroguardia sono sì riusciti a controllare discretamente il profondo e a strappare quattro palloni agli avversari, ma troppe volte hanno faticato nel leggere le giocate di Brooks, o comunque hanno impiegato spesso parecchi giochi prima di decifrare un drive avversario. Su corsa i Bears hanno concesso 133 yards, ma l’attacco ha dato troppi minuti in campo ai propri compagni di squadra, i quali per ben sette volte (su 15 tentativi) hanno concesso una conversione di terzo down.
Di contro, l’attacco sapeva comunque delle difficoltà dei Saints nel running game e le 183 yards (5.7 di media) conquistate sul campo confermano la tendenza. Peterson e Benson sono stati all’altezza della situazione, soprattutto il rookie, il quale già a Detroit dovette guidare un drive decisivo riuscendo trovare le tracce giuste per coplire i Lions. Ieri è stata la stessa cosa e Benson, che ha dimostrato grande solidità e un ottima portata di palla, ha giocato alla grande i palloni decisivi, correndo alla fine per un totale di 79 yards, con una portata record di 36 yards. Orton è tornato invece a soffrire, in affanno più del previsto per buona parte della gara, salva la propria prova (12/26 137 yds TD 2 INT) grazie a qualche pallone davvero ben giocato su Muhammad. Finalmente la coppia comincia a girare per il verso giusto, e il quarterback rookie riesce spesso a giocare palloni per il receiver, il quale a sua volta è dotato di doti fisiche e mani che possono permettergli di prendere quasi tutto. Orton ha mostrato ancora poca continuità sul profondo e, non bisogna dimenticarlo, sono state due penalità a salvargli la giocata in un paio di occasioni, in particolare sul drive del secondo td di Chicago, dove Bulloks lo aveva intercettato per una terza volta.
I Bears continuano a cercare maggiori certezze, il coaching staff sta lavorando bene per far crescere gradualmente Orton, il quale tutto sommato si dimostra capace di fare buone cose e mantenere anche il sangue freddo se necessario (vedi ultimo e decisivo drive), anche se la lettura delle difese e un certo ciniscmo ancora gli mancano; a volte questo gli costa caro. Chicago si avvia ad un mese di fuoco dove la sola difesa potrebbe non bastare contro squadre solide come Tampa, Atlanta, Pittsburgh, dotate di buone opzioni offensive e di difese capaci di metterti in difficoltà. Considerando la forza degli Steelers sul gioco di corsa sarà certamente interessante vedere come Smith e Turner prepareranno l’assedio agli uomini di Cowher. Nel frattempo però c’è da ospitare i San Francisco 49ers, squadra con mille problemi ma che ultimamente ha mostrato una difesa in grado di annullare quasi completamente l’attacco dei Bucs di John Gruden e di limitare per tre quarti quello dei Ginats di Eli Manning e Jeremy Shockey. Sarà una buona occasione per testate di nuovo l’attacco in tutte e sue le versioni, contando su una difesa che dovrebbe giocare piuttosto tranquilla su un reparto offensivo piuttosto scadente in questa prima metà di stagione. Ma le partite vanno tutte giocate e, a Chicago, devono farlo una alla volta senza perdersi in troppi conti con questo record vincente.