Difesa grandiosa, anche Carolina va K.O.!!
Si era presentata con il quarto attacco più prolifico della NFL e come tra le più in forma della NFC, ma anche Carolina ha dovuto fare i conti contro la spaventosa difesa dei Chicago Bears. Partita decisa nel primo tempo con tredici punti dei Bears poi controllati agevolmente fino alla fine. I Panthers tornano a casa con tre soli punti, un field goal sbagliato e tanta, tantissima sofferenza per Jake Delhomme che subisce otto sacks e due intercetti entrambi opera del sempre più grande Nathan Vasher.
E’ cominciata con il solito three and out per Kyle Orton (15/26 136 TD INT) rimediato immediatamente dal primo intercetto di Vasher con un Delhomme immediatamente sottopressione. La gara ha più o meno avuto sempre questo ritmo, pochissimo il tempo per ragionare da parte del quarterback di Carolina, con grande pressione sulla linea da parte della D-line di casa e le continue pressioni che arrivavano dai linebacker. Il gioco di corsa non ha funzionato bene, ed era prevedibile, e la difesa impostata da Ron Rivera ha giocato intasando il box e cercando di limitare l’unica vera arma dei Panthers: i lanci verso il miglio WR della lega, Steve Smith. A dire il vero Smith il proprio lavoro lo ha fatto, 169 yards ricevute a Chicago sono un bottino niente male, ma l’attacco dei suoi non ha mai trovato continuità. Delhomme (22/38 235 2 INT) non ha mai avuto modo di gestire al meglio un intero drive, Adewale Ogunleye (3-1+3 sack) e i suoi compagni di linea si sono sbarazzati troppo spesso della resistenza imposta dal muro in protezione del QB e le secondarie di Chicago sono riuscite a limitare il gioco sul profondo pur concedendo qualcosa. Del resto l’asse Delhomme-Smith è quasi impossibile da annientare completamente, ma la prova difensiva assume un valore incredibile se si pensa ai soli tre punti concessi e alle 238 yards totali (addirittura 50 meno di quelle guadagnate da Chicago). Inutile sperare che fosse DeShaun Foster a trovare le giocate giuste per risolvere i problemi, il RB è stato fermato a 41 yards senza quasi mai entrare in partita ed obbligando i Panthers a cercare il rimedio sempre e solo via aerea, diventando prevedibili e facilmente “leggibili” da un reparto che nel finale si è seduto sulle secondarie con vari pacchetti di dime ed ha impedito la meta che avrebbe riaperto i giochi a quattro minuti dalla fine.
Ma se i Panthers hanno avuto possibilità di smuovere il risultato di 13-3 nel finale è stato perchè spesso l’attacco dei Bears ha ricominciato a palesare qualche limite. Buono l’inizio dove due intercetti di Vasher fruttano dieci punti, ma è di nuovo il gioco di corsa a fare la differenza, soprattutto in una giornata dove Muhsin Muhammad (6/49 TD) droppa due palloni che avrebbero potuto pesare non poco sull’economia del match. Il primo, sul 7-0, in endzone obbliga i Bears ad accontenarsi del calcio di Robbie Gould (2/2), mentre il secondo costa l’intercetto di Ricky Manning a un incolpevole Orton. Il running game ha comunque portato a 122 yards di guadagno, e il rientro di Thomas Jones è stato piuttosto positivo. Jones ha corso 81 yards trovando non poca resistenza sulla propria strada ma anche un buonissimo supporto da parte di Adrian Peterson, backup da 4 portate per 37 yards. Il problema è stato nel non riuscire a creare drive abbastanza lunghi da permettere a Chicago di chiudere la partita in anticipo, problema già riscontrato in altre occasioni dove l’attacco aveva magari portato a casa risultati più cospicui. Orton ha avuto la bravura e la freddezza di sfruttare al meglio le buone posizioni di partenza avute all’inizio, mandando subito in endzone Muhammad con un pallone veloce nei pressi della goal line avversaria. Ron Turner e Lovie Smith hanno poi optato per Justin Gage come target principali, in assenza di Moose all’altezza è stato infatti necessario cercare altre mani in cui mettere il pallone. L’idea è stata ripagata, Gage ha ricevuto per 81 yards in 7 ricezioni, ma l’attacco non ha mai trovato la giocata giusta una volta dentro il territorio avversario e il punter Brad Maynard è stato chiamato al lavoro per ben sette volte.
Grazie al gioco di contenimento l’orologio è stato comunque lasciato correre con tranquillità e con i Panthers obbligati al punt sei volte consecutive tra il secondo e terzo quarto, solo le innumerevoli e baneli penalità del finale hanno messo paura ai tifosi di Chicago. Si potrebbe dire che è stata la paura di vincere, ma per foruna Chicago ha portato a casa il risultato e la sesta vittoria consecutiva fermando un attacco che finora aveva ottenuto una media di 29.8 punti a partita ed aveva toccato i 30 nelle ultime tre uscite. Il gioco difensivo non fa una piega, è ottimo in ogni reparto e oltre a Ogunleye (eguagliato il record personale di sack in una partita), vanno ricordati anche i colpi inflitti al passer avversario da Alex Brown (2), Alfonso Boone, Michael Haynes e Tommie Harris (uno a testa). Questa difesa è in grado di tenere a bada davvero chiunque, e l’attacco bilanciato riesce in un modo o nell’altro a dare i propri frutti. Spesso pare macare del colpo decisivo, una volta per l’inesperienza di Orton un’altra per la luna storta di Muhammad, ma con un running game così efficace si ha comunque il controllo della palla (e del tempo) e si può dare al gioco aereo più contenimento senza dover cercare necessariamente di eccedere.
Chicago è ora al secondo posto della NFC insieme ad altre quattro squadre (New York, Dallas, Carolina e Tampa Bay) con un record di 7-3 e con questa vittoria dà maggior lustro alla propria classifica e maggior credibilità al proprio potenziale forse un po’ troppo sottovalutato fino ad oggi. Non è poi da sottovalutare l’impresa di aver portato maggior scarto su Detroit in attesa del monday night tra Green Bay e Minnesota, scarto incrementato grazie alla prestazione contro avversari più quotati che permettono di guardare ai prossimi duri impegni con minor pressione. La stagione è lunga, Chicago ha fatto un grande passo in avanti, ma non deve credere di essere già arrivata.