Una vittoria che vale oro.
Alla fine la differenza la fanno 29 yards, ossia quelle che separavano Matt Bryant dal goal post di Chicago e che il kicker dei Tampa Bay Buccaneers non è riuscito a colmare sparando a lato. Differenza non da poco quando una partita finisce 13-10 e tutte le tue speranze si vanificano con un calcio tutto sommato facile facile. I Chicago Bears come al solito soffrono e vincono, ma stavolta è una vittoria davvero importante, una vittoria d’oro. La monumentale difesa dei Bears compie ancora un sacrificio enorme per costruire le fondamenta di una vittoria che poi l’attacco riesce a non sciupare nonostante la propria ormai cronica sterilità. Kyle Orton ha trovato parecchia difficoltà nell’impostare il gioco offensivo, con un running game più in difficoltà rispetto ad altre occasioni ma utilissimo nel far correre l’orologio a proprio vantaggio e mantenendo palla per 30:03 esatti a fine incontro.
L’incontro si è messo subito bene per Chicago con Alex Brown che andava a forzare un fumble direttamente su Chris Simms (19/30 202 yds) poi recuperato da Thomas Harris ad una yard dalla endzone, ed immediatamente convertito in touchdown da un lancio di Orton per il TE John Gilmore. Ottimo inizio ma partita certamente da giocarsi per mezz’ora come infatti è stato. Ottima prova della difesa si diceva, con Brown certamente tra i migliori grazie al fumble e a due sack, e generalmente una buona pressione della linea di nuovo ben guidata da Adewale Ogunleye che a sua volta mette un paio di volte al tappeto Simms. La prima parte della gara serve a Chicago per prendere le misure al solito Cadillac Williams, poi limitato a 84 yards su 20 portate, riuscendo a trovare le giuste chiusure sul running back solo in spazi più stretti dove Tampa arriva una volta sola nel primo tempo limitandosi ad un calcio. Il gioco aereo di Simms dà invece parecchie noie ai backs della formazione di Lovie Smith, e Charles Tillman deve giocare molto a contatto con uno straripante Joey Galloway, capace di guadagnare 138 yards in sette ricezione e autentico di un paio di big play che hanno davvero segato in due la difesa dei Bears. Brian Urlacher si è dato un gran da fare nel box e su tutto il parallelo della line of scrimmage, correndo da sideline a sideline per limitare le uscite di Williams sul quale spesso veniva a chiudere la safety Mike Brown, lasciando il profondo pericolosamente scoperto e protetto dallo stesso Tillman coadiuvato dal prezioso aiuto della FS Mike Green.
Nonostante la sofferenza iniziale e le difficoltà nel contenere Galloway, la difesa di Chicago ha tenuto a 3 punti i Buc’s fino al qaurto periodo senza però che l’attacco riuscisse a chiudere la partita. Thomas Jones era piuttosto scarico, le sue corse a 72 yards alle quali si aggiungono 3 ricezioni da 50 yards, ma è stato spesso incapace di trovare giocate convincenti si escludono due o tre portate. Adrian Peterson (5/27) è stato il solito onorevole backup, mentre Justin Gage e Muhsin Muhammad hanno messo insieme soltanto 32 e 38 yards di ricezione, al servizio di un Orton davvero in giornata no. Forse il caldo della Florida, certamente il valore dell’avversario, ma Orton ha combinato qualche pasticcio di troppo e il suo record di 14/28 per 134 yards ha trovato un td da una yard e un intercetto su un pallone lanciato davvero male sul profondo e facile presa di Brian Kelly che si è trovato l’ovale tra le mani.
Nella difficoltà a giocare palloni aerei Chicago è comunque riuscita a costruirsi due buoni drive, il secondo dei quali ha visto di nuovo protagonista Kelly, capace di togliere dalle mani di Muhammad un pallone da 6 punti. Senza i guadagni aerei Chicago diventa come al solito piuttosto prevedibile e se è vero che le corse permettono di controllare il risultato è anche vero che se non entra nessun big play la partita rimane costantemente aperta. Ci pensa così Robbie Gould a mettere due field goal che chiudono i due drive più lunghi e concreti di propri compagni. Il kicker rookie calcia due FG su due dalle 25 e dalle 36 yards, rimandando il tutto a un’ultima frazione tutta da giocare.
Ottimo il drive che serve al fullback Mike Alstott per infilarsi sopra le linee della difesa nemica e segnare la meta che riapre l’incontro. Chicago non trova spazio in avanti e tocca di nuovo alla difesa fermare i Bucs all’interno della propria redzone dopo che questi avevano violato la endzone dei Bears dopo 38 possessi totali nulli. La difesa soffre un paio di lanci per il solito Galloway, ma a campo stretto compi l’ennesimo miracolo ed impedisce una coversione da “3rd & 2” mandando al calcio del pareggio i Bucs, calcio che verrà poi sbagliato dalle 29 yards da Matt Bryant.
Difficile giudicare la partita dei Bears in modo logico. Il caldo della Florida può avere influito, ma l’idea è sempre la solita, ossia che Kyle Orton fatichi a prendere pieno possesso dell’attacco pur avendone i numeri, e quando qualche difesa ha buon gioco sulle corse di Thomas Jones l’offensive game s’inceppa un po’ e mette a rischio il risultato. Un vantaggio in più rispetto all’annata 2004, oltre ad una compattezza e a un qualche numero certamente superiori, arriva sicuramente dal possesso palla che permette alla difesa di non essere sempre in campo e quindi obbligata a logorarsi più o meno inutilmente. La vittoria del Raymond James Stadium è importante per il grado di difficoltà, perchè continua a tener lontani i Minnesota Vikings e perchè prosegue una scia di vittorie giunta oggi a 7, con un’impresa lontano dal Soldier Field da non sottovalutare. Stavolta non è bastata una gran difesa, è servita anche un po’ di fortuna, un tocco della dea benadata sul piede di Bryant e sul suo pessimo field goal. Ma la vittoria è importantissima per il morale e, a questo punto della stagione, poco importa come sia venuta. Rex Grossman era a bordo campo come trezo quarterback, il suo braccio avrebbe fatto comodo oggi e non è detto che da qui alla fine non lo debba usare.