La Storia dei Lions

Nel 1934, Dick Richards, a capo di un gruppo di investitori, acquistò i Portsmouth Spartans per la stratosferica somma 7.952.080 $, e li trasferì a Detroit, dove, nel rispetto della tradizione di nomi ispirati alla giungla, vennero ribattezzati Lions.

La loro prima partita ebbe luogo il 23 Settembre al vecchio stadio dell’Università di Detroit, e terminò con la vittoria contro i New York Giants per 9-0 davanti a 12.000 tifosi.
La formazione di Detroit vinse i successivi dieci incontri, lasciando a secco gli avversari per ben sette volte di fila.
A quattro giorni di distanza dalla loro prima sconfitta, i Lions ospitarono i Chicago Bears nel Giorno del Ringraziamento, dando vita ad una nuova tradizione. I padroni di casa persero quell’incontro chiave per 16-13, chiudendo la loro prima stagione col positivo record di 10-3.

Nel 1935, i Lions furono tra le 4 squadre nella ultracompetitiva Western Division a terminare con un record vincente. Il team del Michigan chiuse infatti sul 7-3-2, superando di un niente i Green Bay Packers nel Divisional Championship ed approdando poi alla finalissima. Il 9 Dicembre, di fronte al proprio pubblico, i Lions ospitarono i New York Giants.
Guidati dal QB Earl “Dutch” Clark, i padroni di casa conquistarono il loro primo titolo NFL, imponendosi per 26-7.

Earl “Dutch” Clark

La stagione successiva si chiuse per i Lions con un positivo 8-4, che valse loro, però, solo il terzo posto, alle spalle di Packers e Bears.

Il piazzamento fu il medesimo anche nel 1937, con un record di 7-4, nonostante tre sconfitte nelle ultime cinque partite.

Nel 1938, dopo quattro stagioni giocate allo stadio dell’Università di Detroit, i Lions si trasferirono al Briggs Stadium, già noto per essere stato per ventisei anni l’impianto casalingo della squadra cittadina di baseball, i Tigers.
Nel primo incontro tra le nuove mura amiche, i Lions sconfissero i Pittsburgh Steelers col punteggio di 16-7.
La stagione si chiuse sul 7-4, ma con una sconfitta di troppo rispetto ai Green Bay Packers, che conquistarono il titolo divisionale.

L’anno seguente, i Lions partirono a spron battuto, ma si persero poi per strada, venendo sconfitti nelle ultime quattro partite, chiudendo al terzo posto col record di 6-5.

Nel 1940, Byron “Whizzer” White (in seguito giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, n.d.r.), divenne il primo giocatore dei Lions a conquistare il titolo di miglior runner della NFL, con 514 yards. Tuttavia, la stagione si concluse con un deludente 5-5-1.

Quella successiva fu la prima di segno negativo per la franchigia del Michigan dal suo arrivo a Detroit, con un 4-6-1 che valse solo il terzo posto.

Nel 1942, i Lions furono semplicemente disastrosi, chiudendo con 0 vittorie e ben undici sconfitte.

Il 1943 vide un parziale riscatto per i Leoni, che si aggiudicarono le prime due gare. Ma ne conquistarono poi solo un’altra, terminando con un pessimo 3-6-1.

L’anno successivo, guidati dal HB Frank Sinkwich (primo MVP della NFL nella storia della franchigia), i Lions chiusero con un discreto 6-3-1.

Frank Sinkwich

La conferma giunse nel 1945, con un solido 7-3 che valse ai Lions il secondo posto.

Ma dopo due stagioni di segno positivo, nel 1946 giunse la battuta d’arresto: sei sconfitte nelle prime sei gare furono il viatico per un allucinante record finale di 1-10, che significò l’ultimo posto.

I Lions riuscirono a ripetersi l’anno dopo, con un terrificante 3-9.

Anche il 1948 fu pessimo: al record di 2-10 si accompagnarono infatti i ben 407 punti concessi dalla difesa agli avversari.

Nel 1949, nonostante il quarto record consecutivo di segno negativo, i Lions chiusero la stagione in crescendo, vincendo le ultime due gare, terminando sul 4-8 ed evitando l’ultimo posto in classifica.

Qualche segno di risveglio e di competitività giunse nel 1950, con i Lions a chiudere sul 6-6, che valse loro il quarto posto.

La definitiva scossa giunse nel 1951: dopo essere stati per 10 anni la peggior squadra della NFL, i Lions tornarono ai piani alti, grazie ad un nucleo di giocatori guidati dal grande QB Bobby Layne.
Nella prima vera stagione competitiva, dopo anni, la squadra terminò sul 7-4-1, di pochissimo alle spalle dei futuri Campioni NFL, i Los Angeles Rams.

La squadra di Detroit seppe fare ancor meglio nel 1952, con un 9-3 a pari merito con i Rams. Le due squadre si affrontarono il 21 Dicembre: la vincitrice sarebbe approdata alla finalissima.
I Leoni, davanti ai propri tifosi, si imposero per 31-21, e la settimana dopo sfidarono in trasferta i Cleveland Browns. Furono gli ospiti a dare una grossa delusione alla squadra ed ai tifosi dell’Ohio, piegando i Browns per 17-7 e conquistando il secondo titolo NFL.

L’anno successivo, i Lions chiusero sul 10-2, staccando il biglietto per la finalissima NFL, nella quale si confrontarono nuovamente con i Cleveland Browns. Il 27 Dicembre, davanti a ben 54.577 tifosi, i Leoni si imposero per 17-16, vincendo per la terza volta il titolo NFL.

Nel 1954, la formazione di Detroit partì a spron battuto, terminando al comando della Western Conference col record di 9-2-1, e conquistando l’accesso alla terza finalissima consecutiva.
Per l’ennesima volta, i rivali furono ancora i Browns, che però si presero la rivincita, maltrattando i Lions con un sonante 56-10.

Dopo alcune stagioni ricche di successi, il 1955 fu un anno pieno di infortuni e frustrazioni per i Lions, tanto da chiudere all’ultimo posto nella Western Conference con un terrificante 3-9.

Pronto riscatto nel 1956: i Lions tornarono ad essere una delle migliori squadre della NFL.
Il record finale, pur positivo, di 9-3, bastò solo per il secondo posto nella Western Conference, di un soffio alle spalle dei Chicago Bears.

L’anno successivo, prima dell’inizio della stagione, l’Head Coach Raymond Parker, che aveva guidato i Lions nei loro anni migliori, si dimise improvvisamente. Il suo assistente, George Wilson, lo sostituì il giorno dopo.
I Lions chiusero con un record finale di 8-4, che li portò allo spareggio per il titolo della Western Conference contro i 49ers.
La formazione del Michigan andò subito sotto al Kezar Stadium di San Francisco, ma seppe riscattarsi nel secondo tempo, spuntandola per 31-27 e tornando così in finale.
Gli acerrimi nemici di Detroit, i Cleveland Browns, si presentarono al Briggs Stadium. Di fronte a ben 55.263 spettatori, i Lions si presero la rivincita, imponendosi per 59-14 e conquistando per la quarta volta la corona di Campioni NFL, la terza del decennio.
Quello sarebbe stato l’ultimo titolo nella storia della franchigia.

Brutta annata quella del 1958, con i Lions a chiudere sul 4-7-1, che significò per loro il quinto posto nella Western Conference.

Gli anni ’50 si chiusero per i Leoni con eguale piazzamento, frutto di un pessimo 3-8-1.

Il 1960 vide il LB Joe Schmidt conquistare il titolo di NFL MVP, ed i Lions tornarono in corsa per la vetta della Western Conference.
Tuttavia, il record di 7-5 record bastò solo per il secondo posto, con una sconfitta di troppo rispetto ai Green Bay Packers.

Joe Schmidt

Nel 1961, William Clay Ford, membro della celebre famiglia Ford, venne nominato presidente della franchigia.
I Lions chiusero con un solido 8-5-1, ma anche questa volta giunsero alle spalle dei Packers nella corsa al titolo di Conference.

Nel 1962, i Lions chiusero la stagione con un eccellente 11-3. Normalmente, un simile record avrebbe certamente significato l’accesso ai playoff, ma i Packers riuscirono anche stavolta ad avere la meglio, con due vittorie in più.

Uno scandalo scosse la NFL nel 1963, nel quale venne coinvolto l’All-Pro DT Alex Karras (noto anche in Italia per essere stato uno dei protagonisti della serie TV “Webster”, n.d.r.), sospeso per l’intera stagione con il RB dei Packers Paul Hornung per aver scommesso sulle partite di Lega. In assenza di Karras, i Lions faticarono oltremodo, chiudendo sul 5-8-1, che valse il quarto posto.

Alex Karras

Il 1964 vide William Clay Ford divenire il solo proprietario dei Lions, acquistando le quote di partecipazione dei propri soci per 4.5 milioni di $.
La stagione terminò sul 7-5-2, in una Western Conference davvero competitiva.

Anche il 1965 fu caratterizzato da un football mediocre, ed i Leoni chiusero in sesta posizione sul 6-7-1.

Di male in peggio: nel 1966, i Lions condivisero con i Minnesota Vikings il peggior record nella Western Conference (4-9-1).
Il problema maggiore per la formazione del Michigan fu nella posizione di QB: soli otto TD passes contro la bellezza di 28 intercetti.

Nel grigiore di un pessimo 5-7-2 (che valse il terzo posto nella Central Division), il 1967 vide due giovani di belle speranze, il RB Mel Farr ed il CB Lem Barney, conquistare il titolo di Offensive e Defensive Rookie of the Year.

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Mel Farr

Il calvario continuò anche l’anno seguente, con i Lions all’ultimo posto della Central Division, frutto di un terribile 4-8-2.

Il 1969, invece, vide i Lions disputare la loro miglior stagione in sette anni, terminando al secondo posto con un solido 9-4-1, guidati da una difesa arcigna, che concesse agli avversari soli 188 punti.

Nel 1970, grazie ad un record di 10-4, i Lions chiusero al secondo posto nella NFC Central, guadagnandosi l’accesso alla Wild Card.
Nel loro primo incontro di postseason dal 1957, i Lions si trovarono opposti ai Dallas Cowboys. La difesa di Detroit fu in grado di contenere i Cowboys per tutta la partita, ma altrettanto seppe fare quella di Dallas: alla fine, furono i texani a prevalere, imponendosi per 5-0, nella partita col più basso punteggio nella storia dei playoff NFL.

Il 24 Ottobre 1971, la stagione dei Lions fu contrassegnata da un evento luttuoso: il WR Chuck Hughes venne infatti colpito da un attacco cardiaco durante l’incontro con i Chicago Bears, perdendo la vita sul campo.
La squadra chiuse col record di 7-6-1.

Nel 1972, i Lions chiusero sull’8-5-1, mancando nuovamente l’appuntamento con la postseason; il LB Wayne Walker stabilì un nuovo record di franchigia, giungendo a 200 gare disputate con la maglia di Detroit.

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Wayne Walker

La mediocrità fu il tratto dominante anche nella stagione 1973, con i Lions che chiusero al secondo posto sul 6-7-1.

Ancora una volta, la malasorte si accanì contro la squadra del Michigan: nel 1974, prima dell’inizio del training camp, l’Head Coach Don McCafferty venne stroncato da un infarto. Venne poi sostituito da Rick Forzano, che guidò i Lions ad un record finale di 7-7, nella loro ultima stagione al Tiger Stadium.

Il 1975 vide i Lions in una nuova tana: le partite casalinghe vennero infatti disputate al Silverdome, nel sobborgo di Pontiac, Michigan. Il nuovo impianto offrì ai tifosi un ambiente accogliente, ma al contempo sterile, per seguire il football.
Nella prima stagione al coperto, i Lions chiusero col medesimo record dell’anno precedente.

Nel 1976, nonostante le buone prestazioni del QB Greg Landry, la formazione del Michigan terminò la stagione al terzo posto, con un record di 6-8.

Pessimo reparto offensivo quello del 1977: i Lions misero infatti a segno soli 183 punti, piazzandosi nuovamente al terzo posto con il medesimo record negativo.

Fedeli alla linea, nel 1978 i Lions chiusero ancora nella medesima posizione, ma stavolta il record finale fu di 7-9.

Dalla padella nella brace: nel 1979, i Lions vinsero sole due partite, terminando ultimi nella Lega, con un terrificante 2-14.

A causa del peggior record dell’anno precedente, la prima scelta nel draft 1980 spettò ai Leoni, che selezionarono il vincitore dell’Heisman Trophy, Billy Sims.
L’acquisto fu decisamente azzeccato: Sims venne infatti nominato Offensive Rookie of the Year, trascinando i suoi al record finale di 9-7; quest’ultimo, però, non consentì loro di staccare il biglietto per la postseason, appannaggio dei Minnesota Vikings.

Billy Sims

Grande stagione quella del 1981 per Sims, che totalizzò 1.888 yards in attacco, mettendo a segno la bellezza di 14 touchdowns.
Tuttavia, i Lions chiusero al secondo posto nella NFC Central, con un mediocre 8-8.

Nel 1982, in una stagione caratterizzata da uno sciopero dei giocatori che decurtò il calendario NFL a nove gare, i Lions furono tra le otto squadre ad agganciare il treno dei playoff nella NFC, nonostante un record di 4-5. Essendo gli ottavi qualificati, i Lions affrontarono i Washington Redskins al primo turno.
La partita non ebbe storia: i futuri Campioni del Mondo piegarono i Lions con un impietoso 31-7.

Il 1983 vide i Lions tornare alla vittoria del primo titolo divisionale dal 1957, grazie ad un record di 9-7.
Nei playoff, i Lions dominarono i San Francisco 49ers per quasi tutto l’incontro, ma furono i californiani a spuntarla, grazie al loro kicker Ray Wershing, che nei secondi finali realizzò il FG decisivo, dando ai suoi la vittoria per 24-23.

Pessima e frustrante stagione quella del 1984, caratterizzata da molti infortuni e conclusa con un terrificante 4-11-1.
Le notizie peggiori, tuttavia, vennero dall’infermeria: Billy Sims, infatti, subì un infortunio al ginocchio, che mise fine alla sua carriera. In sole cinque stagioni, Sims era stato capace di realizzare il record di franchigia in fatto di corse, con la bellezza di 5.106 yards.

Il 1985 vide ancora i Lions giocare un football mediocre, e chiudere al quarto posto con un record negativo di 7-9.

I Leoni seppero fare di peggio nel 1986, terminando al terzo posto con un terribile 5-11.

Il 1987 vide la squadra del Michigan precipitare all’ultimo posto con un pessimo 4-11. Il QB Chuck Long visse una stagione travagliata, con soli undici TDs a fronte di 20 intercetti.

Neanche nel 1988 i Lions riuscirono a vincere cinque incontri, chiudendo al terzo posto sul 4-12. Due di quelle vittorie vennero conquistate contro il fanalino di coda, i Green Bay Packers.

Nel 1989, dopo tre stagioni di fila senza aver vinto più di cinque gare, i Lions cercarono di tornare ai piani alti, selezionando al primo giro un altro RB vincitore dell’Heisman Trophy: il suo nome era Barry Sanders.
Esattamente come il suo predecessore Billy Sims, anche Sanders conquistò il titolo di Offensive Rookie of the Year, portando i suoi al record finale di 7-9.

L’immenso Barry Sanders in azione

Nonostante l’eccellente stagione di Barry Sanders (16 touchdowns all’attivo), nel 1990 i Lions fecero un passo indietro, chiudendo al terzo posto con un deludente 6-10, palesando notevoli difficoltà in cabina di regia.

Il 1991 vide Barry Sanders confermarsi come miglior runner della NFL, ed i Lions si trovarono coinvolti nella lotta per la postseason.
Il 17 Novembre, i Leoni giunsero alla sfida con i Los Angeles Rams sul parziale di 6-4. La formazione di Detroit si impose per 21-10, ma la gioia per la vittoria fu oscurata dal gravissimo infortunio al collo della guardia Mike Utley. Le squadre ed i tifosi del Silverdome assistettero impotenti al dramma di Utley, immobile sul campo. Dopo che il suo collo fu bloccato, Utley (che sarebbe rimasto paralizzato agli arti inferiori) riuscì ad alzare il pollice, facendo capire ai suoi che tutto sarebbe andato bene.
Quel pollice alzato divenne una sorta di mantra per i Lions, che vinsero i successivi sei incontri e conquistarono il titolo divisionale, con la bellezza di dodici vittorie, record di franchigia.
Nel Divisional Playoff, contro i Dallas Cowboys, i Lions ospitarono la prima partita di postseason dal 1957. Con Mike Utley quale fonte di ispirazione, i Lions, dopo un sostanziale equilibrio fino a metà gara, ruppero gli indugi e dilagarono, imponendosi per 38-6 e vincendo per la prima volta un incontro di playoff dal 1957. La vittoria li proiettò al Championship NFC.
Per la prima volta, la squadra di Detroit era ad un passo dal Super Bowl. Ma dovettero volare fino a Washington, città nella quale non avevano mai più vinto dal 1935.
Nella rivincita della prima di campionato, i Redskins fecero letteralmente a pezzi gli ospiti, con un impietoso 41-10, guadagnandosi così l’accesso al Grande Ballo, che li avrebbe poi visti trionfare. Ancora una volta, il destino parve accanirsi contro i Lions: nella offseason, infatti, la guardia Eric Andolsek venne uccisa da un guidatore ubriaco mentre stava tagliando l’erba nel suo giardino.

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Mike Utley portato fuori dal campo dai soccorritori

I tifosi avevano grandi aspettative, dopo una stagione chiusa sul 12-4 e ad un passo dal Super Bowl. Tuttavia, i Lions terminarono con un deludentissimo 5-11.
L’unica nota positiva della stagione 1992 fu Barry Sanders, che il 22 Novembre infranse il record su corsa di Billy Sims.

Il riscatto giunse nel 1993: i Lions si disputarono il titolo divisionale con i Minnesota Vikings ed i Green Bay Packers per tutta la stagione. Alla fine, furono proprio i Leoni a spuntarla, nell’ultima giornata di regular season, con una bella vittoria per 30-20 sui Packers al Silverdome.
Ma soli sei giorni più tardi, le cose andarono nel verso opposto: i Packers tornarono infatti a Pontiac, dove piegarono i padroni di casa per 28-24, avanzando al secondo turno dei playoff e lasciando i Lions con un palmo di naso.

Il 13 Novembre 1994, Barry Sanders realizzò il record di franchigia per yards corse in una singola partita (ben 237) ed un altro stagionale (1.883).
I Lions, sospinti dal loro uomo migliore, chiusero sul 9-7 ed affrontarono nuovamente, nella sfida di Wild Card, i Green Bay Packers.
Al Lambeau Field, Sanders venne contenuto alla grande, ed i padroni di casa sconfissero Detroit per la seconda volta di fila, imponendosi per 16-12.

Oltre a quelle di Barry Sanders, il 1995 vide le eccellenti prestazioni del QB Scott Mitchell (nuovo record di franchigia in fatto di TD passes, ben 32) e della coppia di ricevitori Herman Moore – Brett Perriman (record NFL in termini di ricezioni e yards ricevute).
Il record di 10-6 portò i Lions ai playoff per il terzo anno consecutivo.
Anche stavolta, il primo turno di postseason si rivelò fatale per la formazione del Michigan: con una difesa a dir poco porosa, i Lions vennero bastonati per 58-37 dagli Eagles in quel di Philadelphia.

Herman Moore

Nel 1996, il coach Wayne Fontes, che era sempre parso sul punto di essere licenziato (ma portando poi la squadra ai playoff), venne finalmente silurato al termine di una pessima stagione, chiusa da fanalino di coda con un allucinante 5-11.
Nonostante le difficoltà, Barry Sanders visse un’altra stagione eccellente, correndo per 1.553 yards.

Il 1997 vide ancora Sanders guidare i suoi alla postseason: in quell’anno, Barry divenne il terzo giocatore nella storia della Lega a superare il traguardo delle 2.000 yards in una singola stagione (ben 2.053).
Sanders venne anche nominato co-MVP, ed i Lions chiusero sul 9-7, approdando ai playoff per la quarta volta in cinque anni.
Tuttavia, anche stavolta i Lions non proseguirono nel loro cammino, piegati dai Buccaneers per 20-10 a Tampa.

Nonostante un’altra grande stagione per Barry Sanders, nel 1998 i Lions furono mediocri, chiudendo al quarto posto con un pessimo 5-11, ed una difesa che concesse agli avversari la bellezza di 378 punti.

Brutta sorpresa per la squadra ed i tifosi: nel 1999, all’inizio del training camp, Barry Sanders, ormai stanco di stagioni perdenti, annunciò improvvisamente il suo ritiro.
Comunque, grazie ad un aiuto inaspettato del QB Charlie Batch, i Lions chiusero sull’8-8, record sufficiente per agganciare il treno dei playoff. Nel turno di Wild Card, tuttavia, i Washington Redskins domarono i Leoni, imponendosi per 28-13.

Grande avvio di stagione per i Lions nel 2000, con cinque vittorie nelle prime sette gare.
Dopo due sconfitte consecutive, però, l’head coach Bobby Ross diede improvvisamente le dimissioni, e venne rimpiazzato dal suo secondo (ed allenatore dei linebacker) Gary Moeller. Sotto la sua guida, i Lions vinsero le prime tre partite, e parevano ormai destinati ai playoffs sul parziale di 8-4.
Tuttavia, i Lions persero tre delle ultime quattro gare, e mancarono l’appuntamento con la postseason. Moeller venne licenziato a fine stagione, allorquando il nuovo GM Matt Millen ingaggiò Marty Mornhinweg.

L’ultima stagione al Pontiac Silverdome non sarebbe stata facile da dimenticare per i Lions.
Alternando ben tre quarterback, divennero la barzelletta della Lega, e persero i primi undici incontri.
Il 16 Dicembre, il rookie QB Mike McMahon mise fine alla striscia perdente, portando i suoi alla vittoria contro i Minnesota Vikings.
I Lions persero quattordici gare su sedici. Tuttavia, la stagione terminò positivamente, con la seconda vittoria stagionale del 5 Gennaio contro i Dallas Cowboys: i Lions diedero così l’addio al Silverdome.

Reduci da una delle peggiori stagioni della loro storia, nel 2002 i Lions speravano di cominciare una nuova era, costruendo un nuovo stadio nel centro di Detroit, guidati dal rookie QB Joey Harrington.
Dopo due sconfitte esterne in altrettante gare, Harrington fece il suo debutto al Ford Field contro i Green Bay Packers. Pur a fronte di una buona prova del giovane regista, i Lions persero per 37-31. Nonostante l’ovvia inconsistenza tipica di un rookie, Harrington portò i suoi alla vittoria per tre volte nelle successive cinque gare.
Tuttavia, i tifosi di Detroit cominciarono a lamentarsi, specialmente nei confronti del GM Matt Millen e del Coach Marty Morhinweg.
Le critiche contro quest’ultimo divennero feroci, allorquando decise di calciare il kickoff nell’overtime della partita del 24 Novembre in trasferta contro i Chicago Bears. Questi ultimi segnarono nel loro primo possesso, così i Lions e Morhinweg divennero nuovamente lo zimbello della Lega.
La squadra di Detroit perse le ultime otto gare, chiudendo all’ultimo posto con un allucinante 3-13. Nella offseason, Mornhinweg fu silurato, e rimpiazzato dall’ex coach dei San Francisco 49ers, Steve Mariucci, noto per la sua abilità di convertire i giovani QBs in giocatori vincenti.

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Joey Harrington

La stagione 2003 cominciò alla grande, con una bella vittoria interna per 42-24 contro gli Arizona Cardinals, in occasione della quale Joey Harrington mise a segno ben quattro TD passes.
Ma l’euforia durò ben poco, dato che i Lions persero le successive sei gare, ed il rookie WR Charlie Rogers saltò il resto della stagione a causa di un infortunio alla clavicola.
I Lions chiusero all’ultimo posto, con un deludentissimo 5-11.
Le prestazioni casalinghe furono buone, ma quelle esterne furono davvero pessime: i Lions, infatti, furono sconfitti in tutte e otto le partite in trasferta per la terza stagione di fila, stabilendo un nuovo e poco invidiabile primato nella NFL (ben 24 sconfitte consecutive).

All’inizio della stagione 2004 i Lions hanno finalmente posto termine a tre anni di frustrazioni e 24 batoste esterne di fila, superando i Chicago Bears per 20-16. Una settimana dopo, all’esordio casalingo, sono passati sul 2-0 piegando gli Houston Texans. Dopo la sconfitta contro i Philadelphia Eagles, i Lions hanno vinto nuovamente in trasferta, battendo gli Atlanta Falcons per 17-10.
Ma quello è stato l’ultimo acuto della stagione, dato che Detroit è riuscita a vincere solo tre partite da lì al termine del campionato, chiudendo con un pessimo 6-10; i tifosi hanno iniziato a chiedersi se Joey Harrington sarebbe mai stato all’altezza delle aspettative che i Lions avevano al momento del draft. Mentre Harrington veniva sommerso dai fischi, due rookie sembravano dare speranze al pubblico: il RB Kevin Jones, migliore in squadra con 1.133 yards, ed il WR Roy Williams, con otto TDs e 817 yards su ricezione all’attivo.

Buon esordio dei Lions nel 2005, con la vittoria sui Green Bay Packers per 17-3 tra le mura amiche del Ford Field. Ma si è trattato del classico fuoco di paglia: Detroit ha infatti perso per 38-6 contro i Chicago Bears nella Week 2, perdendo altresì tre delle prime cinque gare in calendario, prima che Joey Harrington venisse panchinato.
Con Jeff Garcia in cabina di regia, i Lions hanno alternato vittorie e sconfitte nei successivi due turni; ma a causa di un infortunio al collega, Harrington ha avuto un’altra chance di tornare ai comandi. Tuttavia, stava diventando ormai chiaro che i Lions si trovavano per le mani un sonoro bidone, dato che l’ormai ex seconda scelta assoluta stentava paurolsamente, e Detroit vedeva rapidamente andare in fumo l’ennesima stagione.
Dopo tre settimane, Jeff Garcia è tornato in campo, ma ciò non è bastato ad evitare la sconfitta per 27-7 contro gli Atlanta Falcons nel Thanksgiving. I tifosi, ormai esausti e furiosi, hanno iniziato a gran voce a chiedere il siluramento del GM Matt Millen; ma ad andarsene pochi giorni dopo, proprio come gli scarti del tacchino, è stato invece Steve Mariucci.
Con il coach ad interim Dick Jauron in panchina fino al termine della stagione ed una rabbia sempre crescente da parte della tifoseria, i Lions sono riusciti a vincere solo una delle rimanenti sette gare in calendario, chiudendo al terzo posto con un pessimo 5-11. Finito il campionato, la furia dei tifosi è aumentata ulteriormente, dato che Millen è rimasto al suo posto: al contempo, Rod Marinelli è stato nominato HC, mentre Joey Harrington è stato rilasciato.

Nel 2006, l’era di Rod Marinelli si è aperta con una vittoria morale contro i Campioni NFC uscenti, i Seattle Seahawks: in quell’occasione, i Lions hanno concesso all’NFL MVP Shaun Alexander solo 51 yards su corsa, tenendo gli avversari lontano della endzone. Ma alla fine è stata Seattle a spuntarla, imponendosi per 9-6 in una gara che ha visto i kicker farla da padroni.
Le successive quattro gare non sono state altrettanto soddisfacenti, ed infatti Detroit si è ritrovata sullo 0-5. Il primo successo è giunto contro i Buffalo Bills, superati per 20-17. Dopo la sconfitta esterna contro i New York Jets, i Lions hanno vinto la seconda partita di fila in casa degli Atlanta Falcons; la difesa ha imbavagliato il QB avversario Michael Vick, mentre Kevin Jones ha corso per 110 yards e segnato due TDs. Ma Detroit ha dovuto attendere l’ultima di campionato per tornare a vincere (contro i Cowboys), terminando con un disastroso 3-13, il peggior record della NFC.
Per tutta la stagione, il ritornello “Fire Millen” ha riempito l’aria; la sconfitta del Thanksgiving contro i Miami Dolphins è stata particolarmente dura da digerire: Joey Harrington, tornato per la prima volta a Detroit da avversario e sommerso dai fischi, ha guidato i Dolphins al successo per 27-10, lanciando ben tre TD passes.

Nel 2007, Matt Millen ha continuato a puntare sul gioco di passaggio, selezionando con la seconda scelta assoluta il WR Calvin Johnson, prodotto di Georgia Tech; stavolta, la scelta non è stata oggetto di pesanti critiche, dato che Johnson era considerato da molti il miglior giocatore di quel draft.
I Lions hanno iniziato fiduciosi la stagione, tanto che il QB Jon Kitna si è spinto a pronosticare ben dieci successi stagionali: una previsione che faceva ridere, pensando alle precedenti stagioni in quel di Detroit.
Ma con Kitna in cabina di regia i Lions sono in realtà partiti bene, vincendo le prime due gare, una delle quali allo scadere contro i Minnesota Vikins per 20-17 all’esordio in casa; in quell’incontro Kitna ha superato un leggero trauma cranico, orchestrando il drive della vittoria conclusosi con il FG da 37 yards di Jason Hanson.
Dopo essere stati bastonati per 56-21 dai Philadelphia Eagles in trasferta, i Lions hanno segnato 34 punti nell’ultimo quarto, piegando i Chicago Bears per 37-27 al Ford Field. Dopo un’altra brutta sconfitta esterna, i Lions hanno fatto un altro passo verso le dieci vittorie di Kitna, battendo a sorpresa i Chicago Bears al Solider Field per 16-7. Sul 6-2, i Lions erano in piena corsa per i playoff, ma li attendeva la parte più dura del calendario, e nonostante il loro solido parziale avrebbero dovuto giocare un football migliore per raggiungere l’obiettivo postseason. Ma iniziando con una brutta sconfitta per 31-21 contro gli Arizona Cardinals, i Lions sono precipitati rapidamente perdendo sei partite di fila.
La striscia perdente si è arrestata col successo per 25-20 sui Kansas City Chiefs nella Week 16, ma il danno ormai era fatto; i Lions, con una delle peggiori difese della Lega, hanno chiuso ancora con un record negativo, in questo caso un deludente 7-9. Ma, mentre il suo obiettivo di dieci vittorie non si era realizzato, Jon Kitna ha fatto tutto il possibile, lanciando per oltre 4.000 yards per la seconda stagione di fila.

Nel 2008, i Lions hanno toccato davvero il punto più basso in assoluto, e l’era di Matt Millen si è chiusa nel peggior modo possibile, con un allucinante 0-16.
Incredibilmente, i Lions in realtà avevano iniziato la stagione con buone sensazioni, chiudendo la preseason con un ottimo 4-0, ma i veri tifosi dei Lions sapevano che non era vero; prova ne sono le T-shirt indossate dai fans con la scritta “pre-season champions”, mentre i Lions perdevano per 31-24 contro gli Atlanta Falcons, guidati dal rookie Quarterback Matt Ryan.
All’esordio casalingo, Detroit ha subito un’altra brutta sconfitta, perdendo per 48-25 contro i Green Bay Packers 48-25. Dopo essere stati piegati per 31-13 dai San Francisco 49ers, al General Manager Matt Millen è stato dato un buyout da 50 milioni di $, che sarebbe stato spalmato sugli ultimi dieci anni di contratto: oltre il danno, la beffa, poiché durante la sua gestione i Lions potevano vantare un bilancio di 31 vittorie e 84 sconfitte.
Il nuovo GM, concentrato sul futuro, ha ceduto il WR Roy Williams: i Lions hanno continuato a faticare, perdendo per 34-7 nella Week 5, e dovendo rinunciare fino alla fine della stagione al QB Jon Kitna a causa di un brutto infortunio. Il suo sostituto, Dan Orlovsky, è stato fonte di ulteriore imbarazzo per i Lions, uscendo dal fondo della endzone per un safety nella gara persa per 12-10 contro i Minnesota Vikings. Le sconfitte sono proseguite per tutta la stagione: il povero HC Rod Marinelli ha sofferto per tutto l’anno in conferenza stampa, facendo buon viso a cattiva sorte. Nemmeno l’ex All-Pro Quarterback Daunte Culpepper ha potuto evitare ai Lions la disfatta totale: la formazione di Detroit ha finito così per diventare la prima squadra di sempre a perdere tutte e 16 le gare in calendario.

Nel 2009, raccogliendo i cocci della precedente disastrosa stagione, i Lions hanno iniziato il processo di ricostruzione: il primo passo è stato l’ingaggio di Jim Schwartz come nuovo HC, seguito dalla prima scelta assoluta, utilizzata per draftare il QB di Georgia Matthew Stafford. Il Lions hanno anche modificato il proprio logo, aggiungendo ulteriori dettagli al leone per renderlo ancor più feroce.
Dopo aver perso le prime due gare in calendario, la striscia negativa di 19 sconfitte si è finalmente arrestata col successo per 19-14 contro i Washington Redskins al Ford Field il 27 Settembre. Una settima dopo, però, Detroit è tornata al passato, venendo sconfitta in trasferta dai Chicago Bears per 48-24. Sette giorni dopo, con il backup Daunte Culpepper a rimpiazzare l’infortunato Stafford, i Lions hanno giocato meglio, ma alla fine sono stati i Pittsburgh Steelers a spuntarle per 28-20. Il ritorno di Stafford non è stato però sufficiente ad invertire il trend: i Lions sono stati infatti lasciati a secco dai Green Bay Packers con un impietoso 26-0, giungendo al bye con un pessimo 1-5.
Contro i St. Louis Rams, dopo il turno di riposo, i Lions hanno avuto nuovamente una chance di vincere, pareggiando sul 10-10 verso la fine dell’ultimo quarto. Ma Stephen Jackson ha riportato avanti i Rams con una corsa da 25 yards, dando il successo ai suoi per 17-10 a meno di due minuti dal termine, per quella che sarebbe stata l’unica vittoria stagionale di St. Louis.
Dopo due sconfitte di fila, i Lions si sono ritrovati opposti ai Cleveland Browns (1-8) al Ford Field, sperando di conquistare la seconda vittoria, in quella che sulla carta sembrava una delle peggiori partite immaginabili. Invece, quella gara è divenuta una delle migliori di sempre per i tifosi di Detroit, che hanno visto quelle due brutte squadre lottare fino in fondo in una delle partite più tirate della stagione. I Lions si trovavano sotto per 37-31 allo scadere, dopo una battaglia serratissima; il tempo stava per esaurirsi, e Matthew Stafford ha lanciato sul profondo da metà campo. Un’interferenza chiamata alla safety dei Browns Hank Poteat ha dato ai Lions un’altra chance dalle 1 avversarie, poiché una partita non può concludersi su una penalità difensiva. Ma in quella giocata Stafford è stato colpito duramente e si è infortunato, rimanendo a terra. Nel caos seguitone, mentre Daunte Culpepper si preparava a ricevere l’ultimo snap, i Browns hanno chiamato timeout. Ciò ha consentito al dolorante Stafford di tornare in campo ed imbeccare Brandon Pettigrew con un TD pass in endzone, che ha dato ai Lions il successo finale per 38-37. Per la sua eroica prestazione, insieme a 422 yards e cinque TD passes lanciati, Stafford è stato nominato NFC Offensive Player of the Week. Sfortunatamente, i Lions non sono riusciti a costruire nulla su quella vittoria, con Stafford costretto a saltare le ultime quattro partite stagionali; perdendo le restanti sei gare in calendario, Detroit ha chiuso all’ultimo posto col record di 2-14.