Chicago fuori alla prima.
Una partita attesa da anni e gettata al vento dopo che per tutta la settimana si era pensato di poter ripetere l’impresa di novembre quando i Carolina Panthers vennero spazzati via da una difesa granitica capace di arrivare al sack 8 volte e di intercettare 2 intercetti un Jake Delhomme stavolta perfetto. Nel momento della verità è proprio la granitica difesa di Chicago a tradire ma le scelte del coach of the year 2006, Lovie Smith, lasciano dietro di sé uno strascico polemico più che giustificato. Coinvolti dall’abituale gara alla ricerca dei “perché” che contraddistingue il giorno dopo di ogni cocente sconfitta, la cosa che spiazza di più è proprio il game plan scelto dal coaching staff dei Bears. Il 29-21 che porta i Panthers a Seattle per giocarsi l’accesso al Super Bowl è figlio soprattutto di uno sconsiderato offensive game plan che ha portato Rex Grossman a lanciare per ben 41 volte nell’arco dell’incontro; numeri altissimi che non dipendono certo dal tentativo finale di ribaltare l’incontro forzando palloni in aria, ma è realmente il frutto delle chiamate giunte dalla sideline. Il giovane ed inesperto quarterback era in assoluto l’incognita più grande della gara dei Bears ed al Soldier Field lo staff di tecnici di Chicago pare averle provate tutte per bruciarlo. Questa scelta scriteriata non è nemmeno giustificata dalla meta subita da uno Steve Smith scatenato dopo soli 55 secondi, una meta così veloce concede comunque tutta una partita per ragionare e tentare il recupero.
Chicago ha invece lanciato, lanciato e lanciato ancora. Thomas Jones nel primo tempo ha portato palla solo 7 volte rendendo di fatto facile per i Panthers il compito di occuparsi di Bernard Berrian e Muhsin Muhammad e portando Grossman ad una serie infinita di errori che portava al risultato di ben 4 three and out nei primi 5 drive dell’incontro, tutti conclusi con un punt di Brad Maynard. Solo sul 13-0 il gioco ha cominciato a decollare, dopo che nemmeno un intercetto spettacolare di Brian Urlacher era stato sfruttato dai padroni di casa per portare dalla propria l’inerzia dell’incontro. Con un gioco finalmente più equilibrato Grossman ha pian piano preso coraggio e Chicago ha cominciato a segnare.
Nonostante il running game di Carolina sia stato completamente annullato con un DeShaun Foster prima e un Nick Goings quasi nulli, la D-line dei Bears non avuto buon gioco come in altre occasioni, soprattutto proprio come nella gara giocata contro i Panthers in regular season. La offensive line ha protetto alla grande Jake Delhomme e solo Adewale Ogunleye è riuscito a mettere le mani sul quarterback avversario, nel terzo periodo, per quello che è stato l’unico sack della gara. Ma Steve Smith è stato devastante, ricevendo per ben 218 yards delle 319 lanciate dal proprio QB. Le 12 palle toccate dal primo wide receiver del 2005 hanno fruttato anche 2 td, contro un Charles Tillman assolutamente sovrastato per atletismo e preparazione al gioco. Se a questo si aggiungono l’infortunio a Mike Brown e i crampi a Chris Harris sostituiti tutt’altro che egregiamente da Todd Johnson e il defensive back Chris Thompson allora la frittata è completa. Per chiunque era palese che John Fox avrebbe ordinato di colpire lontano da Nathan Vasher e, dopo aver notato l’imbarazzo di Tillman di continuare a infierire sul lato destro del campo, resta un mistero anche il perché del mancato utilizzo dello stesso Vasher proprio su Smith. Un cambio di zona del campo, a un certo punto, sembrava obbligato, e invece nulla.
Anche per Lovie Smith si è trattato di un esordio e ai suoi ragazzi va comunque riconosciuto di essere rimasti in gara fino all’intercetto di Grossman nel drive finale, quello della disperazione, che ha permesso ai Panthers di festeggiare e di giocarsi, domenica prossima, il titolo di NFC. Una partita che non cancella quanto di buono è stato fatto in stagione e che non toglie speranze su quello che può essere un buon futuro se si continuerà a lavorare su questa strada, con impegno e qualche aggiustatina in campo, con l’accumulo di esperienza e di maturità per Grossman, Tillman e… Lovie Smith. La postseason è finita troppo presto, ma l’obiettivo primario resta quello di trovare continuità per essere di nuovo protagonisti nel gennaio 2007.