Off Season 2006.

Finita la stagione, passato il Super Bowl e messo in archivio il Pro Bowl, l’ovale della NFL si ferma fino ad agosto ma non per questo lascia gli appassionati in attesa di notizie. Si discute ancora del grande ballo, degli arbitri e dei loro presunti torti, si aspetta che cominci la free agency (marzo), che venga pubblicato il calendario (metà aprile) e, ovviamente, il draft di fine aprile che quest’anno esibisce una serie di prime scelte di grandissimo interesse. I fan europei sono poi in attesa della conferma della notizia più bella, del miglior regalo che il commissioner Tagliabue potrebbe far loro: una partita di regular season da giocarsi a Londra, al nuovo Wembley Stadium. Per ora sono solo voci, concrete ma pur sempre voci. Aspettiamo di vedere cosa si deciderà, una partita di regular season infatti non è facile da spostare di così tanti chilometri, ma siamo convinti che un modo si possa trovare. O meglio, lo speriamo.

Super Bowl davvero Super?

Se ne parla un po’ meno oggi, gli States non sono l’Italia dei Biscardi e dei quotidiani calciofili, ma se ne è fatto un gran rumore per parecchi giorni anche oltreoceano. Il Super Bowl ha vissuto una serata davvero storta della crew arbitrale, tanto che chi non li vuol considerare pessimi ammette, comunque, che le decisioni prese lasciano più di un dubbio e non sono certo state fatte chiamate decise e coerenti. Ci pensa ESPN a chiarire che i tre errori più grandi (TD annullato a Jackson, TD concesso a Roetlhisberger, holding di Locklear) non sono poi errori veri e propri… fiscali, magari difficili da valutare, ma non errori. Big Ben Roethlisberger intanto passa da David Letterman per farsi radere le barba e per dire al mondo che la sua meta non era valida salvo ritrattare il giorno dopo su Fox dicendo che no, rivedendo il tutto, è proprio touchdown. Qualcuno immagina una telefonata di Bill Cowher nel cuore della notte al proprio giovane quarterback.

La verità è che Pittsburgh ha vinto grazie a due big plays un Super Bowl davvero brutto, una finalissima costellata da grandi errori, da palle lanciate male a drop insopportabili, un Super Bowl spento e poco divertente. Lo suggerisce a bassa voce Rick Morrisey del Chicago Tribune il perché dell’assenza di Joe Montana dalla passerella iniziale di tutti gli MVP di una finalissima. “Il giocatore con la miglior visuale di un campo da football” ha scritto Morrisey “aveva già visto quanto sarebbe stata brutta questa partita ed è rimasto a casa. Che occhio il ragazzo”. Dan Arkush di Pro Football Weekly ironizza sulle zebre e sottolinea gli errori del TE Stevens di Seattle, mentre nella città del grunge si polemizza proprio sugli arbitri (“Licenziate gli arbitri del Super Bowl” scrivono i tifosi su un cartello), Tom Danyluk (sempre PFW), strapazza le squadre per il pessimo spettacolo e si chiede dove fossero le safeties dei Seahawks sulla corsa record di “Speedy” Willie Parker sul TD da 75 yards. Già, dov’erano? Fox e CBS sui loro siti imprecano su una crew disastrosa ma aggiustano la mira nei giorni a venire e si uniscono al coro attaccando più la mancanza di spettacolo che i veri o presunti errori arbitrali.

Ciò che tutti capiscono più o meno al volo è che il Super Bowl è stato vinto senza dimostrare realmente di essere grandi. Se durante San Francisco Denver (XXIV, 55-10 per i Niners) o Chicago-New England (XX, 46-10 per i Bears) ci si era annoiati per via dell’esito scontato che la gara prendeva col passare dei minuti, si era comunque trovato modo di ammettere la grandezza della squadra che conquistava il titolo con una certa prepotenza, schierando in campo un’armata solida e imbattibile. Questa sensazione non sfiora nessuno degli analisti o dei tifosi, se è vero infatti che Pittsburgh merita questo Super Bowl per come ha condotto il finale di stagione, è anche vero che il 22.6 di rating del proprio quarterback lascia intendere una partita di basso profilo sul passing game di chi ha vinto, ben lontano dai tempi di chi guidava i propri attacchi e all’appello rispondeva con il nome di Montana, Young o Elway. Poco male, forse, ma Rick Morrisey trova modo di scherzarci di nuovo su e ammette che, se il Super Bowl è stato vinto da un QB con numeri alla Kyle Orton, l’entusiasmo respirato a Chicago in questi ultimi mesi è del tutto giustificato.

Questo Super Bowl passa quindi agli archivi perché vinto dai più bravi, fortunati e grandi giocatori della nottata, ma nessuno sembra voler farsi uscire di bocca (o dalla tastiera di un PC) che sia stato vinto come lo dovrebbe vincere una grande squadra; come dargli torto? Chi vince, però, ha sempre ragione e gli Steelers hanno finalmente raggiunto il “one for the thumb” dopo la dinastia di fine anni settanta, quella della Steel Curtain, e tutti noi siamo molto felici per il grande Jerome Bettis. A proposito del Bus… nel 2005 firmò un altro anno di contratto per provare ad arrivare a giocarsi il Super Bowl nella propria città natale. Ci è riuscito, Jerome, ed ha vinto; dice che se andasse a Hollywood a raccontare la propria storia per farne un film gli risponderebbero che “No, non può essere vero. Non può essere finita realmente così”. Invece sì, è finita così. Standing ovation per il Bus.

Tagli, free agent, draft e firme varie.

I due nomi che fanno più rumore sono Edgerrin James e Shaun Alexander. Il primo, da Indianapolis Colts, stanco e frustrato alfiere di Peyton Manning non vede l’ora di lasciare l’Indiana per diventare la stella del running game di una qualsiasi franchigia NFL. Il secondo, da Seattle Seahawks, vicecampione del mondo ed MVP della stagione regolare; qualcuno dice non abbia ancora deciso, ma il patto con Seattle era quello di “subire” un tag per il 2005 e andarsene nel 2006. Due nomi che fanno gola a chiunque e che si aggiungono ad una lista che vede anche Ahman Green (ormai lontanissimo dai Packers), il talentuosissimo Jamal Lewis di Baltimora e DeShaun Foster dei Carolina Panthers. Questo solo per quel che riguarda i running backs, mercato che offre i nomi migliori, senza dimenticare altri ruoli e soprattutto il draft che propone una serie di nomi incredibili. Da non sottovalutare nemmeno l’ipotesi Terrell Owens, ormai mera merce di scambio per i Philadelphia Eagles.

Ma restiamo al draft, con la prima scelta che dovrebbe finire in Texas, sponda Houston. I Texans si faranno incantare dalle gesta di Reggie Bush (RB, USC) o intavoleranno una trade-down per portarsi su un possente uomo di linea offensiva come D’Brickashaw Ferguson (Virginia). Dopo il “caso” Michael Jordan (non draftato da Portland che cercava un centro) nessun GM americano sembra volersi prendere la briga di scartare a priori il nome più altisonante del draft quando vi è la possibilità di chiamare per primi quando si va “on the clock”. Vince Young (Texas) e Matt Leinart (USC) sono i quarterback più promettenti del lotto, ma Houston non sembra voler andare a parare da quelle parti dopo aver rifirmato abbondantemente il proprio David Carr, già prima scelta nell’anno di nascita della franchigia. Attendono quindi notizie a New Orleans e New York (sponda Jets) che vorrebbero aggiungere proprio un quarterback al proprio roster, ma attende anche Jay Cutler, passer da Vanderbilt che ha visto le proprie azioni in rialzo e si giocherà tutte le carte a disposizione durante le combine. C’è anche la difesa a questo draft, con A.J. Hawk (Ohio State) linebacker di peso già nel mirino di Green Bay (quinta scelta) e Mario Williams (DE, North Carolina State) lineman che non uscirà dal lotto dei dieci. Ma siamo ancora lontani dalle combine, dai giorni di trade e free agency, troppo presto per capire come ci si muoverà realmente e, soprattutto, per capire cosa deciderà di fare Houston, vera chiave di questo draft 2006.

Wake me up when september… starts.

Aspetteremo Settembre dunque, per sapere se la NFL invaderà davvero il vecchio continente (avete già un biglietto aperto low coast per Londra?) e per rivedere in campo gli eroi delle maledette domeniche, dopo l’aperitivo della preseason di agosto. Si aggiunga che il Pro Bowl è finito nelle mani della NFC con il solito scarso spettacolo se non per chi può godersi lo show dal vivo, magari con una corona di fiori al collo, una camicia hawaiana ed un cocktail tra le mani. Ma queste “amichevoli” non divertono più, così come quelle di Agosto non fanno che aumentare a dismisura la voglia di football. Fino ad allora ci si arrangi con l’Arena Football League, il campionato italiano e la NFL Europe League, che quest’anno potrebbero avere una buona copertura anche qui su Endzone; mettiamola così, stiamo lavorando per voi. Intanto, ogni motivo per stare insieme all’ombra della palla lunga un piede è più che valido, sia che si tratti di una partita di flag sia che si tratti del Super Bowl italiano. In attesa che a metà Aprile escano le schedules NFL, buttando un occhio su tutto il calendario per vedere se apparirà il nome della magica città… Londra. Fino a Settembre sarà comunque un modo per passare il tempo, a volte sonnolento ma pur sempre divertente… poi, quando Settembre comincerà, ci dimenticheremo di tutto questo e, sperando che il caso Tagliabue-Upshaw sia risolto (il contratto NFL-lega giocatori è in scadenza e si rischia di perdere tutto ciò che è stato costruito in questi anni a cominciare proprio dal salary cap, che rende questa lega unica al mondo), saremo pronti a trattenere il fiato per altri cinque mesi di pura estasi sportiva. Una follia che solo chi ama il football può concepire.

Buona off season a tutti.