La Storia dei Chiefs
Nel 1959, un 26enne texano, frustrato per i vani tentativi di ottenere una franchigia professionistica nella NFL, si imbarcò in un’avventura che avrebbe cambiato per sempre la storia del football americano.
Quel giovane si chiamava Lamar Hunt, e fu il fondatore dell’American Football League: ad essa presero parte sei franchigie, originariamente site a Dallas, New York, Houston, Denver, Los Angeles e Minneapolis (Buffalo e Boston vennero aggiunte in seguito, mentre Oakland rimpiazzò Minneapolis).
Lamar Hunt fu la vera pietra angolare, il simbolo dell’integrità della Lega. Senza di lui, la AFL non sarebbe mai nata.
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Lamar Hunt
L’anno successivo, il team di Hunt, i Dallas Texans, si trovò a dover affrontare la diretta concorrenza del nuovissimo expansion team NFL, i Cowboys.
Per la loro stagione inaugurale al Cotton Bowl, i Texans potevano vantare marcate radici locali, grazie al quarterback Cotton Davidson (da Baylor), al fullback Jack Spikes (da TCU), ed al running back Abner Haynes (prodotto di North Texas State). Haynes, nominato Player of The Year della Lega, si piazzò al primo posto assoluto sulle corse e quanto a touchdowns (rispettivamente 875 yards e nove segnature).
I Texans avevano un gioco veloce e spumeggiante, capace di segnare moltissimo, e sole tre sconfitte sul filo di lana impedirono loro di lottare per il titolo divisionale: chiusero infatti al secondo posto con il record di 8-6.
La media degli spettatori per gli incontri casalinghi fu di 24.500, la più alta di tutta la Lega.
Il campionato 1961 non fu all’altezza del precedente: una striscia perdente di cinque incontri a metà stagione compromise il cammino dei Texans, che chiusero con un deludente 6-8 ed il secondo posto (ma a notevole distanza dalla prima classificata) nella AFL West.
Il 1962 vide l’arrivo in quel di Dallas di un certo Len Dawson, QB che non aveva avuto molto successo nei precedenti sei anni di NFL.
Altro giocatore chiave fu in quell’anno il FB Curtis McClinton (nominato Rookie of The Year), che diede un contributo decisivo alla miglior stagione del RB Abner Haynes, il quale corse per 1.049 yards e fu il miglior realizzatore della AFL, con 13 touchdowns all’attivo.
I Texans chiusero col record di 11-3, che valse loro il titolo divisionale.
Nella finalissima AFL, i Texans affrontarono i conterranei Oilers a Houston. La formazione di Dallas si portò subito in vantaggio per 17-0, con due mete di Abner Haynes, ma gli Oilers impattarono il risultato nel secondo tempo, mandando l’incontro ai supplementari. Le squadre chiusero la prima frazione senza punti, il che portò una partita al secondo supplementare per la prima volta nella storia del pro football. I Texans chiusero la giornata in modo trionfale, grazie ad un FG da 25 yards di Tommy Brooker, che consegnò loro il titolo della AFL.
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Il grande Len Dawson in azione
Nel 1963, a pochi mesi dalla vittoria finale, Lamar Hunt decise, nell’interesse della sua squadra e per il futuro della Lega, di trasferirsi a Kansas City. I Texans avevano fatto bene a Dallas, ma non erano riusciti a convincere pienamente i tifosi di poter essere al livello dei Cowboys.
A Kansas City non c’era alcuna squadra professionistica, e si aprivano nuove prospettive di mercato per l’intera AFL.
La prima stagione nel Missouri dei Campioni in carica fu preceduta da uno dei migliori drafts di sempre. Buck Buchanan, Ed Budde e Bobby Bell divennero da subito delle vere e proprie stelle, e giocarono, contando tutti e tre, la bellezza di 526 partite con i Chiefs.
Tuttavia, un altro rookie, Stone Johnson, non poté fare altrettanto: un gravissimo infortunio alla colonna vertebrale lo portò infatti ad una morte prematura. I Chiefs ritirarono il numero 33 in suo onore, e con il cuore gonfio di commozione esordirono alla grande, imponendosi per 59-7 sui Broncos a Denver.
Riuscirono però a vincere un solo incontro ed a pareggiarne un altro nelle successive nove gare, chiudendo con un deludente 5-7-2.
Il 1964 fu un anno particolarmente difficile per i Chiefs, contrassegnato dagli infortuni, che colpirono alcuni tra i migliori giocatori della squadra, come E.J. Holub, Fred Arbanas e Johnny Robinson. La stagione si chiuse con un record di 7-7.
Ma lo scarso afflusso dei tifosi in occasione degli incontri casalinghi (sole 18.126 presenze di media) fu oggetto di discussione in occasione del consueto meeting tra i proprietari AFL, i quali presero a chiedersi se i Chiefs avrebbero avuto ancora un futuro a Kansas City.
Nel draft del 1965, i Chiefs selezionarono al primo giro il RB Gale Sayers (prodotto di Kansas), ma poi lo persero in favore dei Chicago Bears. Tuttavia, la franchigia del Missouri riuscì ad assicurarsi il wide receiver Otis Taylor da Prairie View.
Ancora una volta, la sventura si abbattè sui Chiefs: il RB Mack Lee Hill morì sotto i ferri dopo un intervento di routine al ginocchio, verso la fine della stagione. Quest’ultima si chiuse con un 7-5-2: tre di quelle sconfitte furono per un FG di scarto o meno.
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Otis Taylor
Anche nel draft del 1966, i Chiefs trovarono dei validissimi rinforzi: il primo fu il RB Mike Garrett, nonostante fosse stato draftato anche dalla squadra della sua città, i Los Angeles Rams.
Dopo tre successi consecutivi in trasferta, ben 43.885 spettatori (record per un evento sportivo a Kansas City), presenziarono all’esordio casalingo contro i Campioni AFL in carica, i Buffalo Bills.
I Chiefs persero per 29-14 ma, al termine dell’incontro, il coach dei Chiefs Hank Stram e quello di Buffalo, Joe Collier, posero in essere una trade nel bel mezzo del campo!!! Kansas City si assicurò il kicker Mike Mercer per una scelta al quinto giro, colmando così una delle poche lacune del roster.
I Chiefs chiusero col record di 11-2-1, conquistando la Western Division e preparandosi per il rematch contro i Bills a Buffalo, nella finalissima. Utilizzando un attacco basato su una I-formation abbagliante ed una difesa asfissiante, i Chiefs piegarono i Bills per 31-7 il giorno di Capodanno, conquistando il secondo titolo AFL e l’accesso alla prima finale AFL-NFL, il Super Bowl I.
Lamar Hunt, vero motore trainante della AFL, conquistò un importantissimo successo, allorquando la NFL e la AFL si accordarono per giocare una finale al termine della stagione.
Inizialmente, la partita non suscitò molta attenzione: i Chiefs venivano dati per vittime sacrificali dei fortissimi Green Bay Packers, che si erano aggiudicati la finale NFL. L’incontro non fece nemmeno registrare il tutto esaurito: il Los Angeles Coliseum, infatti, fu riempito solo per 2/3 della propria capienza. I Chiefs rimasero in partita fino a metà gara, sotto per 14-10, poi i Packers dilagarono segnando 21 punti consecutivi nei restanti due quarti, chiudendo sul 35-10.
Tuttavia, quell’incontro fu l’inizio di una tradizione e divenne, nel giro di pochi anni, il maggior evento sportivo d’America.
Quella partita venne infine chiamata “Super Bowl”, nome creato dallo stesso Lamar Hunt dopo aver visto la figlia giocare con una Super Ball.
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Mike Garrett
Nel 1967, l’apparizione alla prima edizione del Grande Ballo suscitò un grandissimo interesse per la squadra: così, la capienza del Kansas City Municipal Stadium passò da 40.000 a 47.000 posti. Qualche mese dopo, i cittadini della contea di Jackson approvarono, con un referendum, un bond da 43 milioni di $ per la costruzione di un complesso sportivo.
Tuttavia, i risultati sul campo non furono quelli sperati: i Chiefs, falcidiati dagli infortuni, chiusero sul 9-5.
Nel 1968, e per la quarta volta in carriera, Len Dawson ful il miglior QB della AFL, e guidò i Chiefs al record finale di 12-2, sufficiente a chiudere al primo posto, a pari merito con gli Oakland Raiders.
Ciò portò al Divisional Playoff, che si svolse ad Oakland, dove i Chiefs vennero sonoramente bastonati per 41-6: i Raiders staccarono così il biglietto per la finalissima AFL di New York.
A distanza di dieci anni dalla fondazione della AFL, che nessuno pensava potesse durare a lungo, la stessa si apprestava a disputare la propria ultima stagione.
La Lega, non presa sul serio all’atto della sua formazione, non stava chiudendo i battenti, ma sarebbe diventata parte della NFL al termine della stagione 1969.
Tre anni dopo una fusione che aveva portato ad un draft comune ed all’indomani del Super Bowl III, la AFL ebbe finalmente la legittimazione cui aveva ambìto per anni, allorquando i New York Jets piegarono i Baltimore Colts.
Ciò preparò il terreno per l’assorbimento della AFL da parte della NFL: la Lega venne mantenuta intatta, e con l’aggiunta di tre team NFL, le due nuove Conference (AFC ed NFC) avrebbero avuto 13 formazioni ciascuna.
Anche se quella mossa pose fine alla AFL come Lega a sé stante, non fece altro che fortificare il football professionistico, e si dimostrò una grande vittoria per Lamar Hunt ed i proprietari AFL: questi, e le loro squadre, sarebbero stati sul medesimo piano di quelli della NFL.
I Chiefs aprirono l’ultima stagione AFL con due impressionanti vittorie contro San Diego e Boston, ma persero Len Dawson a causa di un infortunio al ginocchio.
La settimana dopo, il backup Jacky Lee si ruppe una caviglia, lasciando la squadra nelle mani di Mike Livingston, al suo secondo anno tra i pro. Nel suo primo incontro da titolare, Livingston fu in grave difficoltà, e la squadra perse contro i Cincinnati Bengals.
Ma il ragazzo si riprese, ed i Chiefs conquistarono ben sette successi consecutivi, prima di venire sconfitti dalla loro nemesi, gli Oakland Raiders.
Quando la stagione stava volgendo al termine, Len Dawson fece il suo rientro, ma dopo un’altra sconfitta per mano dei Raiders, i Chiefs furono costretti ad accontentarsi del secondo posto, col record di 11-3.
Tuttavia, nel suo ultimo anno di vita, la AFL aveva deciso di assegnare un posto ai playoff alle seconde piazzate di ogni Division, dando così loro un turno extra di playoff.
Nel primo turno, i Chiefs giocarono in trasferta contro i Campioni in carica, i New York Jets. La difesa di Kansas City dominò incontrastata per tutto l’incontro, imbrigliando Joe Namath, e concedendo agli avversari soli sei punti: i Chiefs, col punteggio finale di 13-6, approdarono quindi alla finalissima AFL.
Ma per puntare al Super Bowl, la franchigia del Missouri avrebbe dovuto fare i conti ancora una volta con la propria bestia nera, i Raiders, che li attendevano ad Oakland. Nell’ultimo incontro nella storia della AFL, la difesa si fece trovare pronta, e lasciò ai Raiders la miseria di sette punti: i Chiefs staccarono così il biglietto per il loro secondo Super Bowl, e divennero la sola franchigia AFL ad aggiudicarsi tre finali (contando anche gli anni a Dallas).
In occasione della prima partecipazione dei Chiefs al Super Bowl, la gara era stata ritenuta più un’esibizione che una finale per il titolo: i ragazzi del Missouri erano stati considerati come gli “underdogs” rispetto ai ben più quotati Packers.
Tuttavia, dopo la vittoria dei Jets sui Baltimore Colts nel Super Bowl III, l’incontro venne invece visto come una finalissima a tutti gli effetti. Con una fusione tra Leghe ormai prossima, quella sarebbe stato l’ultimo Super Bowl AFL-NFL, ed i Chiefs si servirono di quella partita per una crociata in favore dell’American Football League: in occasione dell’incontro, Dawson e compagni sfoggiarono delle toppe sulle loro maglie, recanti la scritta “AFL-10”, che si riferiva ai dieci anni di vita della Lega.
Questa volta, gli avversari dei Chiefs furono i Minnesota Vikings, anche loro forti di un pacchetto difensivo eccellente; ma anche in quell’occasione, gli uomini di Hunt vennero dati per sfavoriti, con un distacco pronosticato in 12 punti.
In quel di New Orleans, i motivatissimi Chiefs chiusero il primo tempo in vantaggio per 16-0, grazie ad un TD di Mike Garrett e a tre FGs di Jan Stenerud.
I Chiefs sigillarono l’incontro nel terzo periodo, con uno splendido TD pass da 46 yards di Len Dawson (MVP della partita) per Otis Taylor. La gara si chiuse con la vittoria di Kansas City per 23-7, che portò il bilancio delle vittorie al Super Bowl, tra AFL e NFL, sul 2-2, e dimostrò una volta per tutte che la Lega fondata da Hunt non era stata un bluff.
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Jan Stenerud, kicker norvegese dei Chiefs
Nel 1970, nonostante numerosi infortuni ai giocatori di punta e la cessione di Mike Garrett ai San Diego Chargers, i Chiefs chiusero la stagione sul 7-5-2, ma non riuscirono a qualificarsi per i playoff.
Il 1971 vide i Chiefs confermarsi tra le squadre di vertice della AFC, anche grazie alle eccellenti prestazioni di Otis Taylor (miglior ricevitore della NFL) e di Ed Podolak, il runner di punta del team. Ma non fu solo l’attacco a dare buoni frutti: anche il trio di LBs formato da Willie Lanier, Bobby Bell e Jim Lynch fu il migliore della Lega.
Nell’ultima gara della stagione contro gli Oakland Raiders, un field goal allo scadere di Stenerud diede ai Chiefs il successo per 16-14 ed il titolo della Western Division.
Il team chiuse sul 10-3-1, proprio davanti agli arcirivali di Oakland.
Nel primo turno dei playoff, i Chiefs ospitarono i Miami Dolphins nell’ultima gara al Kansas City Municipal Stadium, il giorno di Natale. Ed Podolack disputò la miglior gara della sua carriera, totalizzando complessive 350 yards tra corse e ricezioni, ma i Chiefs non riuscirono ad aggiudicarsi l’incontro, a causa delle numerose occasioni sprecate da Jan Stenerud.
I Dolphins ed i Chiefs battagliarono fino al secondo supplementare, in quella che fu la partita più lunga della storia NFL.
A decidere le sorti dell’incontro, fu il FG di Garo Yepremian, che fissò il punteggio sul definitivo 27-24, e consentì alla formazione della Florida di approdare al Championship AFC.
Le soddisfazioni ed i motivi di orgoglio non difettarono ai Chiefs nel 1972: anzitutto, il proprietario e fondatore Lamar Hunt divenne la prima importante figura della AFL ad essere introdotta nella NFL Hall of Fame.
In secondo luogo, i Chiefs cominciarono a disputare i loro incontri casalinghi nel nuovissimo Arrowhead Stadium, l’impianto migliore di tutta la NFL, che già precorreva i tempi, potendo vantare delle splendide cabine di lusso.
Il 17 Settembre, i Chiefs ospitarono i Miami Dolphins nella prima gara all’Arrowhead. Ma anche stavolta, il risultato non fu di segno diverso rispetto all’ultima partita giocatasi nel vecchio Municipal Stadium: i Dolphins si imposero per 20-10, ed avrebbero proseguito la loro cavalcata vincente fino al titolo NFL, disputando la “perfect season”.
I Chiefs chiusero la stagione col record di 8-6, fallendo l’appuntamento con i playoff.
Nel 1973, la difesa si mantenne solida, ma l’attacco faticò oltre misura, con Len Dawson infortunato per la maggior parte della stagione. Nonostante tutto, Mike Livingston portò la squadra al primo posto verso la fine di Novembre, ma un paio di sconfitte ed un pareggio portarono al record di 7-5-2 ed al secondo posto consecutivo.
L’anno successivo, i Chiefs mostrarono gli inesorabili segni del tempo: diversi dei giocatori di punta della squadra erano ormai al tramonto delle proprie carriere, ed il record finale di 5-9, il primo negativo in undici anni, non deve sorprendere.
Poco dopo il termine della stagione, Hank Stram si dimise; il suo record, in quindici anni sulla panchina dei Chiefs, fu un eccezionale 124-76-10.
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Hank Stram, coach da Hall of Fame
Pessima partenza quella del campionato 1975, con Paul Wiggin alla guida del team: i Chiefs persero le prime tre gare della stagione.
La squadra mostrò qualche lampo del proprio glorioso passato, vincendo quattro delle successive cinque partite. Ma i troppi infortuni condizionarono pesantemente il cammino dei Chiefs, che chiusero ancora col record negativo di 5-9.
Al termine della stagione Len Dawson, il miglior passatore nella storia dei Chiefs, annunciò il suo ritiro, dopo quattordici memorabili anni con la franchigia del Missouri.
La stagione 1976 fu la terza consecutiva con record negativo, ancora una volta un pessimo 5-9, che valse ai Chiefs l’ultimo posto nella AFC West.
Il 1977 fu il peggior anno in assoluto nella storia dei Chiefs, che vinsero soli due incontri.
Tom Bettis sostituì Paul Wiggin a metà stagione, ma riuscì a vincere una sola partita su 7, ed i Chiefs chiusero con un terrificante 2-12.
Nel 1978, Marv Levy, ex allenatore capo dei Montreal Alouettes della Canadian Football League, venne nominato head coach.
Le sue quattro prime scelte al draft furono difensori, tra i quali il grande DE Art Still da Kentucky ed il LB Gary Spani da Kansas State.
Al contempo, i Chiefs poterono vantare il secondo miglior attacco su corsa della Lega, con cinque diversi runners a correre per oltre 100 yards in più partite; tra di loro, Tony Reed, il primo halfback a totalizzare 1000 yards in undici anni.
Tuttavia, la stagione terminò con un pessimo 4-12.
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Art Still
Nel 1979, sul parziale di 1-3, Mike Livingston fu rimpiazzato in cabina di regia dal rookie Steve Fuller, che portò i Chiefs a chiudere col record di 7-9.
Con una mossa che fece scalpore, nel 1980 i Chiefs rilasciarono Stenerud, il miglior realizzatore di sempre della franchigia, e puntarono su Nick Lowery, giocatore “con la valigia”, che era stato tagliato per ben undici volte da otto diverse squadre.
Dopo una partenza da 0-4, fu la difesa di Kansas City a tenere in piedi la baracca: Art Still e Garry Spani, oltre alla S Gary Barbaro ed al CB Gary Green giocarono un ruolo determinante nel record finale di 8-8.
Grande partenza quella della stagione 1981, con i Chiefs sul 6-2 al giro di boa: in quelle prime otto gare, la squadra del Missouri si concesse il lusso di battere per ben due volte i Campioni del Mondo uscenti, gli Oakland Raiders.
Tuttavia, cinque sconfitte nelle successive sette gare infransero i sogni di playoff.
Ma una vittoria nell’ultima di campionato contro i Minnesota Vikings portò il bilancio finale sul 9-7, primo record positivo dal 1973.
Passo indietro dei Chiefs nella stagione 1982, interrotta per ben due mesi a causa di uno sciopero dei giocatori: il record finale fu un pessimo 3-6, che condusse al licenziamento di Marv Levy.
Il 1983 fu segnato dall’ennesima tragedia: Joe Delaney, giovane runner e stella della squadra, morì affogato, nel tentativo di salvare la vita di tre bambini a Monroe, Louisiana.
Il nuovo coach John Mackovic ebbe grossi problemi a rimpiazzare Delaney, ed il gioco su corsa ne risentì profondamente: i Chiefs chiusero a fatica sul 6-10.
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Il bravo e sfortunato Joe Delaney
Nel 1984, il rookie NT Bill Maas ebbe un impatto immediato, conquistando il titolo di Defensive Rookie of the Year, contribuendo al miglioramento della scarsa difesa dei Chiefs.
Tuttavia, l’inconsistenza fu il tratto dominante della stagione, terminata sull’8-8.
Il 1985 vide una partenza a spron battuto dei Chiefs, che vinsero tre delle prime quattro gare di campionato. In occasione di una di quelle vittorie, il 28-7 sui Seattle Seahawks il 24 Settembre, la FS Deron Cherry eguagliò un primato NFL, mettendo a segno quattro intercetti.
Tuttavia, i Chiefs persero le successive sette gare, chiudendo con un deludentissimo 6-10.
Qualche miglioramento cominciò a vedersi nel 1986, con un parziale di 7-3, ma tre sconfitte consecutive in Novembre misero a repentaglio la partecipazione ai playoff.
I Chiefs riuscirono a recuperare, imponendosi in casa per 37-10 sui Denver Broncos; a quella vittoria seguì il primo successo in assoluto dei Chiefs sui Raiders al Los Angeles Memorial Coliseum, che mise Kansas City in condizione di raggiungere la postseason.
Il 21 Dicembre, i Chiefs riuscirono ad imporsi per 24-19 a Pittsburgh contro gli Steelers, conquistando una Wild Card e tornando così ai playoff per la prima volta in quindici anni. Ma il cammino dei Chiefs ebbe breve durata: la squadra del Missouri fu infatti battuta per 35-15 sul campo dei Jets.
Al termine della stagione, John Mackovic si dimise, per accettare il ruolo di allenatore capo offertogli dall’Università del Texas.
Nel 1987, sul parziale di 1-1 per i Chiefs, la NFL scese nuovamente in sciopero. Le riserve impiegate furono disastrose, perdendo tutti e tre gli incontri disputati. Ma al loro ritorno i titolari non seppero fare di meglio, perdendo quattro partite e portandosi sull’1-8.
La stagione si chiuse con un terrificante 4-11.
Al termine del campionato 1988, chiusosi col medesimo record negativo dell’anno precedente, vi fu un significativo cambio al vertice della dirigenza: Carl Peterson divenne infatti il Presidente / General Manager e direttore delle operazioni dei Chiefs.
Una delle sue prime mosse fu la sostituzione del coach Fran Ganaz, che non aveva combinato granché in due stagioni sulla panchina di Kansas City. Alla fine, Peterson ingaggiò Marty Schottenheimer, che aveva guidato i Browns a due finali di Conference consecutive.
Nel 1989, con la quarta scelta assoluta, i Chiefs selezionarono il vincitore del Butkus Award, il LB Derrick Thomas, prodotto di Alabama.
Il suo impatto fu devastante ed immediato, tanto da venire nominato Defensive Rookie of the Year. Tuttavia, i Chiefs partirono col freno a mano tirato, vincendo solo tre delle prime otto gare stagionali. L’ultima parte di campionato si chiuse con una nota positiva: i Chiefs terminarono col record di 8-7-1, trascinati dal RB Christian Okoye, il quale divenne il primo giocatore nella franchigia a guidare la NFL in fatto di corse, con ben 1.480 yards all’attivo.
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Il mitico Derrick Thomas
Nel 1990, giocando in onore del padre rimasto ucciso in Vietnam, Derrick Thomas disputò l’incontro della vita, mettendo a segno sette sacks ai danni del QB dei Seattle Seahawks Dave Krieg, stabilendo un nuovo record per una singola gara: al termine della stagione, ne avrebbe messi a segno 20, miglior prestazione della Lega. Ma gli sforzi furono vani, in quanto Krieg sconfisse i Chiefs per 17-16, grazie ad un TD pass all’ultimo secondo.
La sconfitta servì da lezione ai Chiefs, che fino a quel momento avevano giocato un football decisamente mediocre, specchio del quale era il parziale di 5-4.
La formazione di Kansas City vinse sei delle restanti sette gare, chiudendo col record di 11-5 e la qualificazione ai playoff.
Nell’incontro di Wild Card, i Chiefs si trovarono opposti ai Dolphins in quel di Miami. Gli ospiti si portarono in vantaggio nell’ultimo quarto, ma subirono la rimonta dei padroni di casa che, guidati dal grande Dan Marino, misero a segno un TD allo scadere e poterono accedere al turno successivo.
Ottimo il record finale della regular season 1991, un solido 10-6. Da segnalare un paio di successi casalinghi nel Monday Night.
Il 7 Ottobre, i Chiefs bastonarono i Campioni AFC in carica, i Buffalo Bills, con un impietoso 33-6, in quello che fu il primo Monday Night della squadra del Missouri in otto anni.
Tre settimane dopo, i Chiefs completarono in modo vincente una grande rimonta, imponendosi per 24-21 sui Los Angeles Raiders davanti a milioni di spettatori.
I Chiefs si guadagnarono una Wild Card, e l’incontro si sarebbe disputato per la prima volta all’Arrowhead Stadium. Nel match contro i Raiders, i Chiefs dominarono in difesa, forzando ben sei turnover e vincendo per 10-6: quello fu il primo successo in postseason dai tempi del Super Bowl IV.
Una settimana dopo, i Chiefs volarono a Buffalo per il Divisional Playoff. Il dinamico attacco dei Bills fu assolutamente inarrestabile, ed i padroni di casa si aggiudicarono l’incontro per 37-14: Buffalo, guidata dall’ex coach dei Chiefs Marv Levy, finì poi per disputare il secondo Super Bowl consecutivo.
Per tutta la stagione 1992, i Chiefs dovettero combattere non solo contro gli avversari, ma anche contro i tanti, troppi infortuni; un posto ai playoff non fu mai sicuro per tutto il campionato.
Nell’ultima gara stagionale, i Chiefs affrontarono i Broncos, con in palio l’approdo alla postseason. La difesa dei Chiefs mise a segno tre TDs, mentre il QB Dave Krieg lanciò un paio di TD passes: i Chiefs seppellirono Denver per 42-20.
Ma i Chiefs dovettero subito fare ritorno a Kansas City, venendo estromessi dai playoffs per mano dei San Diego Chargers, che li sconfissero col punteggio di 17-0. Al termine della stagione, la FS Dale Carter venne nominata NFL Defensive Rookie of the Year.
L’offseason vide Kansas City concentrati sulla ricostruzione dell’attacco.
Il 20 Aprile, i Chiefs ingaggiarono nientemeno che il grande Joe Montana, che aveva condotto i 49ers a quattro vittorie nel Super Bowl.
I Chiefs cedettero la prima scelta nel draft 1993 ai ‘Niners in cambio di Montana, la safety David Whitmore e la terza scelta di San Francisco nel draft 1994. Ma Kansas City non era ancora soddisfatta. Il 9 Giugno, il club mise sotto contratto il RB unrestricted free agent Marcus Allen, ex Raiders.
Le scelte del front office si rivelarono decisamente azzeccate, tanto che i Chiefs chiusero sull’11-5, e conquistarono il primo titolo della AFC West dal 1971.
I tifosi del Missouri ebbero un primo assaggio della “Montana Magic” nella sfida di Wild Card, allorquando l’Hall of Famer condusse una magistrale rimonta contro gli Steelers. I Chiefs erano sotto per 24-17, quando suonò la sirena del two-minute warning. In situazione di 4° e goal dalle 7, Montana lanciò il TD pass del pareggio al WR Tim Barnett, portando l’incontro in overtime; a far esplodere definitivamente l’Arrowhead Stadium fu poi il PK Nick Lowery, che diede ai suoi la vittoria grazie ad un FG da 32 yards.
I Chiefs si trovarono opposti agli Oilers nel Divisional Playoff in quel di Houston. I favoritissimi Oilers iniziarono l’ultimo quarto in vantaggio per 13-7, ma ancora una volta Montana aveva già chiara in mente la rimonta. Anzitutto, imbeccò il WR J.J. Birden con un TD pass da 11 yards, ed in seguito pescò libero l’altro ricevitore Willie Davis nel mezzo della endzone, con un lancio da 18 yards.
Marcus Allen chiuse l’incontro con una corsa in TD da 21 yards. L’incontro terminò con la vittoria di Kansas City per 28-21.
I Chiefs approdarono così al Championship AFC, ma la loro corsa si arrestò bruscamente in quel di Buffalo, dove i Bills vinsero il loro quarto Lamar Hunt Trophy consecutivo, staccando il biglietto per il Super Bowl.
Il 17 Ottobre 1994 milioni di spettatori rimasero inchiodati alla poltrona, per seguire la grande sfida del lunedì sera tra i grandissimi Joe Montana e John Elway al Mile High Stadium di Denver. Verso la fine dell’ultima frazione di gioco, Elway guidò i suoi al vantaggio per 28-24, ma Montana rispose prontamente, con un drive magistrale che si concluse con il TD pass della vittoria, a soli 7″ dalla fine.
Tuttavia, i Chiefs faticarono per la maggior parte della stagione, e stavano sul parziale di 8-6 allorquando si prepararono ad affrontare in trasferta i Los Angeles Raiders nell’ultima di campionato. In una partita determinante, Marcus Allen distrusse la sua ex squadra con 133 yards su corsa, trascinando i Chiefs alla vittoria per 19-9, che assicurò loro il sesto ed ultimo posto utile per i playoff.
Tuttavia, il cammino di Kansas City nella postseason fu brevissimo: in quello che sarebbe stato il canto del cigno di Joe Montana, i Chiefs si arresero ai Dolphins a Miami per 27-17.
La Montana Magic era finita.
Splendida partenza dei Chiefs nella stagione 1995: dopo un parziale di 10-1, la regular season si chiuse sul 13-3, il che diede loro il vantaggio campo nei playoff.
In stagione regolare, i Chiefs furono i migliori della Lega quanto a corse, mete realizzate dalla difesa e turnovers, tre capisaldi di una grande squadra.
I Chiefs erano tra le squadre favorite per l’accesso al Super Bowl all’inizio della postseason.
Nel Divisional Playoff, tutti pensavano che gli Indianapolis Cots sarebbero stati le vittime sacrificali dei Chiefs, nel loro tempio dell’Arrowhead Stadium, specie per il fatto che si sarebbe giocato all’aperto (ed al gelo) anziché in un dome. Ma i Chiefs sprecarono numerose opportunità per andare a segno: in modo particolare, il PK Lynn Elliot fallì qualcosa come cinque FGs, e l’incontro si chiuse con un’imprevista sconfitta per 10-7, che proiettò i Colts al Championship AFC.
Nel 1996, i Chiefs terminarono col record di 9-7 e, per la prima volta dopo sei anni, non disputarono la postseason.
In stagione, Marcus Allen stabilì tre record NFL: maggior numero di TDs su corsa in carriera, maggior numero di incontri disputati e maggior numero di ricezioni da parte di un running back.
La stagione 1997 fu contrassegnata da numerosi finali al cardiopalma, il primo dei quali ebbe luogo l’8 Settembre ad Oakland, quando il QB Elvis Grbac pescò libero il WR Andre Rison con un incredibile TD pass da 32 yards a pochissimi secondi dal termine, dando la vittoria ai suoi per 28-27 sui Raiders.
Giunta al giro di boa sul 6-2, la formazione di Kansas City sembrò aver esaurito la propria scorta di fortuna: il 3 Novembre, nella sfida contro gli Steelers, Grbac rimediò una frattura alla clavicola. Tuttavia, il backup Rich Gannon si fece trovare pronto, consentendo ai suoi di vincere l’incontro e guidando i Chiefs al parziale di 5-1 nei successivi sei incontri.
Ma uno dei momenti più memorabili di quella stagione giunse il 16 Novembre, quando il PK Pete Stoyanovich mise a segno un FG da ben 54 yards e diede a Kansas City la vittoria per 24-22 sui Denver Broncos. La vittoria fu determinante per il record finale di 13-3, che diede ai Chiefs il titolo divisionale, proprio ai danni dei Broncos.
Nell’ultima di campionato, Grbac tornò nella formazione titolare, guidando i suoi alla vittoria contro i New Orleans Saints e ad uno splendido record di 8-0 nelle gare disputate all’Arrowhead Stadium.
Nel Divisional Playoff, i Chiefs furono nuovamente costretti ad affrontare i Broncos. Nonostante il primato in fatto di yards totali, i Chiefs non riuscirono a trasformare in punti diverse buone occasioni, e vennero infine piegati per 14-10 dai futuri Campioni del Mondo.
Elvis Grbac
Nel 1998, i Chiefs partirono ancora una volta con la quinta ingranata, vincendo quattro dei primi cinque incontri. Tuttavia, una striscia perdente di ben sei gare condusse, per la prima volta in dieci anni, ad un record negativo (7-9).
Al termine della stagione, Marty Schottenheimer si dimise, affidando le redini della squadra al suo assistente Gunther Cunningham.
Nonostante un football incostante, i Chiefs giunsero all’ultimo incontro della stagione 1999 col record di 9-6: sarebbe stata sufficiente una vittoria sugli Oakland Raiders all’Arrowhead per accedere alla postseason. I Chiefs mantennero il vantaggio per 38-35 fin quasi allo scadere, prima del pareggio dei Raiders, che poi si imposero in OT con due FGs di Joe Nedney.
La stagione dei Chiefs si chiuse così con molti rimpianti, ed un record finale di 9-7. Ma l’offseason sarebbe stata ancor peggiore.
A pochi giorni dal termine del campionato, il LB Derrick Thomas rimase ferito in un incidente automobilistico, su un tratto autostradale ghiacciato a Kansas City. Thomas, che non indossava la cintura di sicurezza, rimase paralizzato dalla vita in giù. Un mese dopo, un coagulo di sangue portò all’improvvisa e prematura scomparsa dell’atleta.
Nel 2000, gli strascichi della morte di Thomas si fecero decisamente sentire: i Chiefs faticarono per tutta la stagione, che si chiuse sul 7-9.
Al termine del campionato, Gunther Cunningham venne licenziato, ed al QB Elvis Grbac fu consentito di cercarsi un’altra squadra. La panchina del team fu assegnata a Dick Vermeil, già Campione del Mondo alla guida dei Rams.
Agli ordini del nuovo coach, i Chiefs vissero un 2001 di transizione, e dopo dodici incontri il parziale era di 3-9. Conquistando tre successi consecutivi, chiusero sul 6-10.
In quell’anno, la vera stella fu il RB Priest Holmes, che si aggiudicò il titolo di miglior runner della NFL.
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Priest Holmes
Le eccellenti prestazioni di Holmes proseguirono anche nel 2002: il RB mise a segno 24 touchdowns e totalizzò 2.287 yards tra corse e ricezioni, che gli valsero il titolo di Offensive Player of The Year (benché avesse saltato le ultime due gare a causa di un infortunio all’anca). Ma anche il QB Trent Green disputò una buona stagione, con 3.690 su passaggio ed un rapporto TD / intercetti di 2-1.
La difesa fu però il vero tallone d’Achille dei Chiefs, e concesse la bellezza di 431 punti agli attacchi avversari.
La stagione si chiuse con un deludente 8-8.
Splendido avvio quello del campionato 2003, con quattro successi consecutivi: sul parziale di 4-0, i Chiefs si apprestavano alla sfida casalinga contro i Denver Broncos, anch’essi col medesimo record. L’incontro fu deciso da Dante Hall, che giocò la quarta partita consecutiva con un TD su ritorno di kickoff, stabilendo un nuovo record NFL e portando i suoi sul 5-0, con la vittoria per 24-23.
La settimana dopo, i Chiefs erano sotto 31-14 contro i Green Bay Packers: Kansas City mise a segno 20 punti nell’ultimo quarto, con un Trent Green in forma smagliante (400 yards per lui). In overtime, il QB imbeccò Eddie Kennison con un TD pass da 51 yards, che diede il successo ai Chiefs per 40-34 e li portò sul 6-0.
La formazione del Missouri vinse altre tre partite, ma la striscia vincente si arrestò nella Week 11, con la sconfitta per 24-19 contro i Cincinnati Bengals. La battuta d’arresto sembrò aver scosso in negativo i Chiefs, che continuarono a vincere ma senza convincere: giunsero infatti due successi consecutivi sui San Diego Charges e gli Oakland Raiders, con i quali gli uomini di Vermeil misero in cassaforte il titolo della AFC West.
Ma le ultime quattro gare si conclusero con due vittorie ed altrettante sconfitte, portando il bilancio finale sul 13-3, che costò ai Chiefs il vantaggio campo nei playoff.
Nonostante le difficoltà di fine stagione, Priest Holmes riuscì a stabilire un nuovo primato per una singola stagione, con 28 touchdowns all’attivo.
Dopo un bye al primo turno, i Chiefs afrrontarono gli Indianapolis Colts nel Divisional Playoffs. Kansas City si trovò subito in svantaggio, dato che i Colts misero a segno 14 punti nel solo primo quarto, al termine di due lunghi drive. I Chiefs risposero, realizzando 10 punti nei loro primi due drive. Ma i Colts non batterono ciglio, segnando un altro TD nel terzo possesso del primo tempo, mentre quello dei Chiefs si chiuse con un FG sbagliato di Morten Andersen. Con i Colts avanti per 21-10, i Chiefs avevano bisogno di una segnatura per cominciare il secondo tempo, ma il fumble commesso da Priest Holmes portò ad un FG dei Colts e ad un deficit di 14 punti. I Chiefs provarono a rispondere, ma solo per veder segnare ancora gli avversari. Dante Hall ridusse lo svantaggio a sette punti, con un ritorno vincente da 92 yards. Tuttavia, i Colts segnarono un’altra volta. I Chiefs avevano la necessità di segnare rapidamente: ci vollero però ben 7 minuti, e Kansas City vide i Colts avanzare al Championship AFC con la vittoria per 38-31.
Dettaglio statistico: i Colts non calciarono alcun punt in tutto l’incontro.
Nel 2004, i Chiefs non seppero ripetere l’inizio della precedente stagione, perdendo le prime tre gare, in cui la difesa seguitò ad essere il vero tallone d’Achille della squadra.
Dopo aver alternato vittorie e sconfitte nelle due partite successive, i Chiefs misero a segno qualcosa come 101 punti nelle due vittorie casalinghe contro gli Atlanta Falcons e gli Indianapolis Colts. Ma fu un fuoco di paglia, dato che i Chiefs vennero sconfitti nei quattro turni successivi, precipitando sul 3-8 e fuori dalla corsa ai playoff.
I Chiefs decisero di panchinare Priest Holmes, tormentato per tutta la stagione da un ginocchio dolorante, per puntare sul suo backup Larry Johnson: quest’ultimo si fece trovare pronto, segnando ben 11 TDs e trascinando i suoi a quattro vittorie di fila.
Ma le chance di chiudere sul .500 svanirono per effetto della sconfitta contro i diretti rivali dei San Diego Chargers, che portò il bilancio sul definitivo 7-9.
Nel 2005, mentre prendevano a circolare voci del ritiro di Dick Vermeil al termine del campionato, i Chiefs iniziarono la stagione alla grande, piegando i New York Jets per 27-7.
Dopo la vittoria esterna contro gli Oakland Raiders, i Chiefs fallirono il test contro i Denver Broncos, perdendo 30-10: Denver prese il comando della AFC West, che avrebbe mantenuto sino a fine stagione.
Sette giorni dopo, i Chiefs partirono a spron battuto contro i Philadelphia Eagles all’Arrowhead, portandosi sul 17-0. Ma poi Trent Green lanciò un intercetto, che venne riportato in meta: i Chiefs recuperarono velocemente grazie a Dante Hall, che riportò in meta il successivo kickoff per 96 yards, ed i Chiefs allungarono sul 24-6. Gli Eagles si portarono sul 24-13 all’intervallo, riuscendo a pareggiare nel terzo periodo ed a portarsi poi in vantaggio per 27-24; poi, sul successivo kickoff Hall si trovava nel bel mezzo di un’altra giocata decisiva, ma commise un fumble sulle 25 yards, dando agli Eagles un’occasione d’oro per segnare e portare a casa la vittoria per 37-31.
Dopo il turno di riposo, i Chiefs si sono ripresi con due vittorie di fila, prima di perdere un altro scontro diretto in trasferta contro i San Diego Chargers.
A rendere il tutto ancor più difficile, i Chiefs persero Priest Holmes per il resto della stagione a causa di un infortunio alla colonna vertebrale, che mise a repentaglio la sua carriera. Ma quell’infortunio portò all’esplosione di una nuova stella: Larry Johnson divenne infatti il perno intoccabile dell’attacco dei Chiefs, conquistando più di 100 yards in ciascuna delle ultime nove partite in calendario, due delle quali da oltre 200 yards. Alla fine del campionato, Johnson totalizzò quasi 2.000 complessive e ben 21 TDs.
Dopo una brutta sconfitta contro i Buffalo Bills in trasferta, i Chiefs vinsero tre incontri consecutivi, incluso il match di ritorno contro i Broncos all’Arrowhead, e portandosi sull’8-4.
Ma le trasferte di Dicembre contro formazioni della NFC East furono pessime per i Chiefs, che persero allo scadere contro i Cowboys, capaci di imporsi per 31-28 col TD pass da una yard di Drew Bledsoe per Dan Campbell a 22″ dalla sirena.
Sette giorni dopo, i Chiefs non seppero fermare Tiki Barber, che oscurò la performance di 167 yards di Larry Johnson correndo per 220 yards e due mete, nella sfida persa per 27-17 contro i New York Giants.
I Chiefs terminarono la stagione con due vittorie di fila, ma il loro record di 10-6 non fu sufficiente per partecipare ai playoff: Dick Vermiel si ritirò, ricevendo gli onori da parte di molti protagonisti della Lega.
Alla fine i Chiefs, grazie ad un accordo con i Jets, trovarono il successore di Vermeil, quell’Herman Edwards che aveva allenato i defensive back di Kansas City ai tempi di Schottenheimer.
Con un nuovo allenatore capo in panchina, i Chiefs hanno iniziato male la stagione: la carriera di Priest Holmes è rimasta appesa a un filo dopo l’intervento al collo che l’aveva costretto a saltare l’intera stagione precedente. Ma con Larry Johnson i Chiefs avevano a disposizione un sostituto decisamente all’altezza.
All’esordio, i Chiefs hanno dovuto fare i conti con un altro pesante infortunio, la commozione cerebrale rimediata da Trent Green nella gara persa per 23-10 contro i Cincinnati Bengals.
Guidati dal backup Damon Huard, i Chiefs sono passati sullo 0-2 dopo aver perso allo scadere in trasferta ai supplementari contro i Denver Broncos.
Huard e i Chiefs hanno giocato decisamente meglio la settimana successiva, vincendo la prima gara stagionale all’Arrowhead per 41-0 contro i San Francisco 49ers. Al contempo, Larry Johnson ha continuato a dimostrarsi come uno dei migliori RB dell’intera Lega, con 1.789 yards su corsa e 19 TDs. Anche Huard ha giocato bene in assenza di Green, con un ottimo 98.0 di rating e 11 TDs contro un solo intercetto; quando il QB titolare ha fatto ritorno, i Chiefs si trovavano sul parziale di 5-4. Green ha condotto i suoi alla vittoria in rimonta per 17-13 sugli Oakland Raiders.
Pochi giorni dopo, i Chiefs hanno ospitato i Broncos per la sfida in prima serata del Thanksgiving, nella quale Larry Johnson ha corso per 157 yards, mentre Lawrence Tynes ha segnato quattro FGs: con la vittoria per 19-10, i Chiefs si sono ritrovati in corsa per i playoff.
Ma l’entusiasmo è svanito in breve tempo, dato che i Chiefs sono incappati in tre sconfitte di fila, con un Trent Green decisamente fuori forma.
Il 13 Dicembre i Chiefs hanno perso molto di più, quando il loro patriarca Lamar Hunt è scomparsi all’età di 74 anni, dopo una lunga battaglia con un cancro alla prostata. Hunt, che aveva contribuito alla fondazione della AFL, era stato proprietario della squadra sin dal 1960, quando il team si chiamava ancora Dallas Texans, per poi passare a Kansas City nel 1963.
Per il suo grande contributo al pro football, il trofeo di Campione AFC da quell’anno avrebbe portato il suo nome.
Con le speranze di postseason sempre più evanescenti, i Chiefs sconfissero i modesti Raiders e misero fine alla loro striscia perdente, giungendo all’ultima di campionato con una residua chance di agganciare il treno playoff. Obbligati a vincere ed a sperare nella sconfitta dei Broncos contro i 49ers, i Chiefs hanno fatto la loro parte, sospinti dai tre TDs di Larry Johnson nella gara vinta per 35-30 sui Jacksonville Jaguars. Poi si sono seduti davanti alla tv per assistere alla sgida tra 49ers e i Broncos a Denver. Sulle prime, le cose si sono messe male, in quanto i Broncos si sono portati rapidamente sul 13-0. Ma i ‘Niners hanno rimontato alla grande, finendo per imporsi ai supplementari per 23-20, proiettando i Chiefs ai playoff.
Nel turno di Wild Card, i Chiefs hanno dovuto affrontare gli Indianapolis Colts, dando a Herm Edward la chance di affrontare il suo mentore, Tony Dungy. Per la maggior parte del primo tempo, i Chiefs hanno imbrigliato il potente attacco dei Colts, intercettando Peyton Manning per ben tre volte. Con la possibilità di passare in vantaggio, i Chiefs si sono ritrovati sulle 9 avversarie dopo l’intercetto messo a segno da Jarrad Page. Ma l’attacco di KC non ha capitalizzato, dato che Lawrence Tynes ha fallito un FG da 23 yards. I Colts, evitato il peggio, si sono ripresi e l’hanno spuntata per 23-8, concedendo a Larry Johnson la miseria di 32 yards su corsa.
Al termine della stagione, i Chiefs hanno ceduto Trent Green ai Miami Dolphins, puntando su Brodie Croyle come QB del futuro; al contempo, Damon Huard è stato nominato titolare.
Nel 2007, con la partenza di Trent Green, i Chiefs sono diventati un team in transizione, partendo con due sconfitte consecutive contro Houston Texans e Chicago Bears, nelle quali hanno messo a segno solo tredici punti.
Nella Week 3, i Chiefs hanno ottenuto la prima vittoria, segnando tredici punti di fila dopo essere stati sotto per 10-0 contro i Minnesota Vikings.
Sette giorni dopo a San Diego, i Chiefs hanno rimontato di nuovo, chiudendo la gara con 24 punti nel secondo tempo, grazie ai quali hanno piegato i Chargers per 30-16.
Dopo la sconfitta contro i Jacksonville Jaguars, KC ha sconfitto i Cincinnati Bengals e gli Oakland Raiders, portandosi oltre quota .500.
Ma una settimana più tardi, Larry Johnson ha subito un infortunio al piede che gli ha fatto terminare anzitempo la stagione, nella gara persa per 33-22 contro i Green Bay Packers. L’infortunio a Johnson si è verificato in coincidenza del rientro di Priest Holmes, fermo da quasi due anni. Ma il ritorno di Holmes è stato di brevissima durata, poiché un secondo infortunio al collo l’ha costretto definitivamente al ritiro. Al contempo, i Chiefs hanno cominciato a lavorare in proiezione futura, con il passaggio di testmone in cabina di regia tra Damon Huard e Brodie Croyle.
Croyle non ha giocato bene, e l’intero attacco dei Chiefs ha stentato paurosamente. I Chiefs non sono più riusciti a vincere un’altra gara, perdendo tutte e nove le restanti gare in calendario e chiudendo con un pessimo 4-12.
L’unico aspetto positivo degli ultimi due mesi di campionato è stato Tony Gonzalez, che ha infranto il record di Shannon Sharpe quanto a TDs messi a segno da un TE, giungendo a quota 63.
Il 2008 è iniziato malissimo per i Chiefs, che hanno esordito perdendo le prime tre gare in calendario.
La vittoria sui Denver Broncos nella Week 4 è stato un fuoco di paglia, dato che sono poi seguite sette sconfitte consecutive: durante quella striscia negativa il leggendario TE Tony Gonzalez ha espresso il desiderio di essere ceduto, ed è divenuto ancor più evidente che i Chiefs erano in fase di ricostruzione quando è stato gettato nella mischia il QB Tyler Thigpen, al secondo anno tra i pro.
Dopo aver sconfitto in trasferta gli Oakland Raiders, i Chiefs hanno seguitato a zoppicare, chiudendo la stagione col peggior record di sempre, un disastroso 2-14.
Al termine del campionato, i Chiefs hanno deciso di operare dei profondi cambiamenti: Scott Pioli ha infatti sostituito lo storico Presidente Carl Peterson, che si è dimesso dopo ben 20 stagioni nel front office di Kansas City.
A fare le valigie è stato anche Herm Edwards, mentre Tony Gonzalez è stato ceduto agli Atlanta Falcons in cambio di una seconda scelta al draft.
Nel 2009, i Chiefs hanno iniziato la stagione con un nuovo HC, Todd Haley, ed un nuovo QB, Matt Cassel, giunto dai New England Patriots insieme al LB Mike Vrabel in cambio di una seconda scelta.
Sfortunatamente, all’esordio in campionato Cassel era reduce da un infortunio al ginocchio, il che ha costretto Haley a ripiegare su Brodie Croyle: i Chiefs hanno perso l’opener in trasferta contro i Baltimore Ravens per 38-24.
Cassel è rientrato sette giorni dopo per l’esordio casalingo, che ha visto Kansas City soccombere per 13-10 per mano degli Oakland Raiders.
I Chiefs si sono ritrovati in un batter d’occhio sullo 0-5, conquistando la prima vittoria per 14-6 in trasferta contro i Washington Redskins.
Ma i guai dei Chiefs sono continuati, ed è giunta la pesante sconfitta per 37-7 contro i San Diego Chargers. Dopo l’incontro, Larry Johnson ha criticato coach Haley, utilizzando gravi epiteti contro gli omosessuali su Twitter. I Chiefs hanno sospeso l’atleta per due settimane, per poi rilasciarlo definitivamente.
Dopo il turno di riposo, i Chiefs hanno seguitato a stentare: con la sconfitta per 24-21 contro i Jacksonville Jaguars, KC è giunta al giro di boa sull’1-7.
Trascinati dalla corsa vincente da 44 yards di Jamaal Charles, i Chiefs, che per l’occasione vestivano le divise dei Dallas Texans nel 50° anniversario di fondazione della AFL, hanno superato in trasferta gli Okland Raiders per 16-10.
Sette giorni dopo, all’Arrowhead Stadium, i Chiefs sono partiti bene, col ritorno vincente di kickoff da 97 yards di Jamaal Charles contro i Pittsburgh Steelers. Questi ultimi hanno rimontato, chiudendo il primo tempo sul 17-7. I padroni di casa hanno risposto, mettendo a segno dieci punti nel terzo periodo e portandosi in parità; con un TD a testa nell’ultimo quarto, la gara è giunta all’overtime, che ha visto i Chiefs prevalere per 27-24 grazie al FG da 22 yards di Ryan Succop.
Dopo due successi consecutivi, sono arrivate due battute d’arresto di fila, per mano dei San Diego Chargers e dei Denver Broncos: a rendere ancor più umilianti le sconfitte, i soli 27 punti realizzati, a fronte degli 87 subiti.
I Chiefs sono giunti all’ultima di campionato sull’onda di cinque gare di segno negativo: ma il finale di stagione è stato positivo, con la vittoria esterna per 44-24 contro i Denver Broncos 44-24; al nono tentativo, i Chiefs sono finalmente riusciti ad espugnare l’Invesco Field, terminando col record di 4-12.
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Carissimo Diego, come al solito ti faccio i miei complimenti per un altro dei tuoi magistrali e appassionanti articoli, anche se si tratta dei nostri acerrimi rivali, che come avrai potuto notare scrivendo il tuo articolo ci fregano spessissimo sul filo di lana… Che nervoso!! Una franchigia che ad ogni modo merita rispetto, tanta sfortuna ma sempre una buona squadra di buon livello ed
ottimo diego davvero bravo
grazie warner per uno splendido articolo… la stagione 93 l’ho vista dagli states (solo in tv, purtroppo) e veder giocare montana, per quanto messo insieme con lo spago, era davvero uno spettacolo… per non parlare della suspance prima di ogni Fg di nick “the kick”…
un sacco di adrenalina!