Chicago all’ultimo lancio.
Cominciamo dalla fine, raccontiamo prima i minuti che hanno realmente cambiato la gara, gli attimi che hanno visto Chicago rialzarsi dal tappeto e assestare un colpo da KO inaspettato. Tre minuti e trentuno secondi al termine, Minnesota avanti di quattro e palla in mano sulle proprie 38 per un primo e dieci dopo che, il gioco precedente, Mewelde Moore ha convertito un terzo down che vale oro. Brad Johnson perde palla mentre cerca un handoff, Adewale Ogunleye si avventa sul pallone e recupera il pallone. Cambia la storia di una partita che i Vikings sembravano poter controllare fino alla fine dopo uno scontro che aveva loro dato l’inerzia grazie ad una giocata difensiva. Il drive seguente lo guida Rex Grossman, il quale dopo un incompleto e due yards corse da Thomas Jones pesca Muhsin Muhammad per 11 yards, di nuovo Jones per nessun guadagno e Rashied Davies per 24 yards ed il touchdown della vittoria. Primo di TD pass in carriera all’ultimo quarto per Grossman dopo una partita difficile, insidiosa, piena di pressione per il giovane quarterback spesso impreciso ed intercettato due volte. La gara è scivolata via tra troppe penalità (10-82 Chicago, 8-83 Minnesota) spesso decisive e in momenti cruciali, con due difese solide ed in grado di fermare ogni tentativo offensivo. Il primo tempo si chiude come una partita d iping-pong, poche emozioni, molti punt e tre field goals. Minnesota chiude 6-3 e capitalizza gli sbagli di un Grossman costantemente sottopressione e spesso incapace d iragionare; due orrendi lanci ravvicinati portano un drop di Darren Sharper e l’intercetto di Dwight Smith. Chicago spreca anche l’ultima occasione dopo un completo di Muhammad che non riesce ad uscire dal campo per dare a Robbie Gould (4/4 oggi) la possibilità di cercare il pareggio. Nel terzo quarto la storia non cambia, ma i Bears sembrano finalmente in grado di prendere in mano le redini del gioco. La solita carenza di gioco in redzone si traduce però in soli sei punti grazie ai calci di Gould, dopo che in week 1 a Green Bay i tentativi andati a vuoto dentro le venti avversarie erano stai ben quattro.
Il problema nasce sostanzialmente dalla recidiva mancanza di un gioco di corse degno di questo nome; con Cedric Benson costretto di nuovo alla sideline per tutta la partita, Thomas Jones non ha fatto meglio di un 18 per 54 con una sola giocata davvero valida (17 yards) e una media levigata un minimo verso l’alto nel secondo tempo ma senza grandi successi. In parte la colpa sembra essere della linea, un anno in più su questi veterani sembra cominciare a pesare e il front five della franchigia dell’Illinois sembra incapace di aprire i varchi giusti al proprio RB e di dare seria protezione al quarterback che pure subisce pochi sack (due in tre partite). Con queste premesse Grossman è spesso obbligato a lanciare, anche quando il campo si stringe e il profondo non esiste più dando la possibilità ai difensori di coprire meglio ogni parte del campo. Grossman ha perso anche Desmond Clark durante il terzo periodo, per un infortuino che sembra piuttosto grave, ed ha così cercato di connettere solo con ireceivers producendo buoni numeri per se (23/41, 278yds, TD, 2 INT) e per i compagni, con Bernard Berrian volato a 70 yards, Davies a 48 e Muhammad a 118, gara numero 28 sopra le cento yards per l’ex Carolina. Mentre la difesa riusciva quindi a tenere a bada l’ordinato e ottimamente bilanciato attacco di Minnesota, con un Chester Taylor spesso fermato ma capace pur sempre di 74 yards (su 97 totali) e i receivers ben controllati e obbligati (Travis Taylor) al fumble in uno dei rari big play condotti dal bravo Brad Johnson.
Senza idee di corsa e con un Thoams Jones apparentemente capace di giocare solo su spazi ampi e totalmente nullo nel mezzo, Grossman ha dovuto fare affidamento solo su se stesso, senza riuscire a chiudere i due giochi in redzone e regalando la meta del vantaggio ai Vikings quando, all’inizio dell’ultimo periodo, è stato forzato per l’ennesima volta dai difensori avversari rischiando la safety all’interno della propria area di meta e lanciando un pessimo pallone per Jones, una palla dalla spirale pessima e dalla velocità quasi inesistente facile presa di Antoine Winfield che sette yards più avanti si è trovato in endzone. Un altro drive da tre punti, subito dopo, ed un altro calcio per Ryan Longwell hanno messo Minnesota avanti di quattro. La difesa, non ancora ai livelli dello scorso anno, ma pur sempre solidissima, resta ad una sola meta concessa, ai Lions una settimana fa. Entra determinata a dare a Grossman non solo la possibilità di rifarsi, ma anche di dare la vittoria alla squadra. Il fumble rioperto da Ogunleye doipo una buona corsa di Moore su una difesa non “da Bears”, ha donato questa chance al quarterback e lui non se la è fatta scappare.
Interessante come le secondarie di Minnesota, veloci e bravissime a coprire le tracce sul profondo, siano andate a raddoppiare su Berrian sull’ultimo drive, l’ennesimo nato da una singleback formation con tre ricevitori schierati. Questo ha permesso a Davies di prendere quattro o cinque yards sul proprio diretto avversario che, tornato sui suoi passi, non ha potuto far altro che constatare la meta del secondo anno dei Bears. La vittoria di oggi vale tantissimo, in vista dell’impossibile scontro con i Seattle Sehawaks nel prossimo Sunday Night Football; impossibile non per pessimismo ma perchè, alla luce dei fatti, la difesa non ha la forma giusta per contrastare i buoni giochi di corsa (e a Seattle c’è Shaun Alexander), soffre qualche intoppo di troppo sulle secondarie e Danieal Manning come free safety non è pronto per sostenere un’intera partita e obbliga Mike Brown ha pesanti straordinari. Inoltre, se non si comincia a correre come un anno fa, si carica tutto il gioco sui lanci e non si dà possibilità a Grossman di modificare le chiamate di tanto in tanto. Certo, difesa e gioco aereo tutto sommato funzionano, la D-line è sempre presente, mentre Lance Briggs e Brian Urlacher sono sulla via della piena forma, ma oggi, probabilmente, servirebbe una by week che è ancora lontanissima. Proprio dal turno di riposo, un anno fa, Chicago uscì da un avvio disastroso col record di 1-3 per andare a vincere la division con tre sole sconfitte di lì alla fine.
Seattle sarà un pessimo ospite, e subito dopo ci sarà da soffrire contro un attacco rapido come quello di Arizona, per questo serve il pieno recupero di giochi fondamentali, il running game e quel gioco delle secondarie che l’anno scorso sfornava un intercetto dopo l’altro. Contemporaneamente questa vittoria ha un valore immenso perchè, non aancora a pieni giri, permette ai Bears di mettersi in testa alla NFC North e di avere il vantaggio dello scontro diretto contro tutte le rivali della Division, un 3-0 che ha un peso specifico molto più alto del normale.