Chicago, che notte!

Primo dei due Sunday Night Football stagionali per Chicago e primo immenso trionfo che porta la squadra di Lovie Smith sul 4-0. Una cosa è certa, il primato non è più solo divisionale, questo record non è frutto del caso e, quest’anno, non passerà mezza stagione prima che la stampa americana si accorga dei Chicago Bears. La marcia trionfante contro i campioni NFC in carica rilancia le quotazioni della squadra alle stelle, e mostra (prima volta quest’anno) il potenziale completo degli uomini di Smith. Difesa, corsa e, di nuovo, gioco aereo. Una squadra completa, compatta e sicura dei propri mezzi.

E’ vero, Seattle ha dovuto fare a meno di Shaun Alexander, ma Chicago non ha soltanto vinto questa partita, ha completamente dominato gli avversari per sessanta minuti, in lungo e in largo, in ogni zona del campo. Partiti con calma i giocatori della Windy City hanno staccato gli avversari, passati con un field goal di Josh Brown, al secondo drive a disposizione per non farsi più vedere. Una fuga simile a quella che una MotoGP potrebbe piazzare ai danni di una 125 al Mugello, un distacco immenso e al quale da queste parti non si è certo abituati: trentuno punti di gap rifilati ai Seahawks nel 37-6 finale. Rex Grossman ha orchestrato da favola l’attacco superando per la quarta volta di fila le 200 yards lanciate (232), mandando in meta due volte i propri compagni con il primo TD stagionale di Muhsin Muhammad (5/45) e il terzo sopra le 40 di ricezione di B-Dog, al secolo Bernard Berrian (3/108), di nuovo protagonista di grandi aggressioni in downfield.

Berrian ha dato dimostrazione del proprio potenziale, staccato costantemente gli avversari sul profondo, ricevuto palloni e lottato contro i placcaggi, facendo esplodere il Soldier Field, ritrovatosi a cantare all’unisono l’anthem Bear Down dopo la sua trasformazione. Questa volta il gioco offensivo ha però avuto pieno supporto dalla linea, capace di coprire un Grossman bravissimo comunque a muoversi in scramble e costretto ad un solo sack a inizio gara; in secondo luogo il running game, che finalmente frutta come ai vecchi tempi (143 yards totali) grazie alle giocate di Thomas Jones (24/98, 2 TD) e di un pimpante Cedric Benson (11/37) forse davvero vicino al pieno recupero. Jones, ritrovando una certa efficacia, ha infine risolto i problemi di redzone che spesso limitano i Bears al field goal viste le difficoltà trovate finora nelle 20 yards avversarie da Grossman per il proprio gioco verticale e dai running back per gli ingressi dentro la linea. Dopo due “flop” che l’immenso Robbie Gould (3 su 3 in partita e 13 su 13 in stagione) ha convertito in sei punti, Jones ha finalmente trovato i buchi giusti per segnare la meta del 20-3 nel secondo quarto e del 27-6 ad inizio del terzo.

Infine la difesa, stavolta completa come quella che ci si aspetta di vedere e che ha limitato a 77 yards il guadagno di un attacco orfano del proprio miglior runningback ma che, al tempo stesso, ha vinto nettamente la sfida sulla O-line avversaria, creando hurries su Matt Hasselbeck, forzandolo a sbagliare e giungendo a 5 sacks totali. Ottima la prova del rookie Mark Anderson (2 tckl e 2 sck) ed immensa quella di Tommie Harris, probabilmente il miglior tackle difensivo oggi in circolazione. Il lavoro svolto nel box e per tutta la copertura orizzontale del campo dietro la D-line è stato eseguito in modo sublime dai soliti Lance Briggs e Brian Urlacher, ma sono stati anche i cornerbacks, questa volta, a farla da padroni. Sfruttando un paio di drop incredibili di Darrell Jackson, hanno ringraziato e punito, costantemente, il receiver avversario ed il suo compagno Deion Branch. Sfruttando il frequente inserimento di un nickel la squadra ha obbligato i Seahawks a giocare veloce e sottopressione e, tentando di rimontare, anche a colpire zone dove i cinque backs potessero arrivare rapidamente. Con le safeties a dare tranquillità (grande prova del rookie Danieal Manning), è stato un gioco per Ricky Manning staccarsi dal proprio bersaglio e seguire i lanci del quarterback avversario. E’ splendida la lettura che esegue sul primo lancio, arrivando veloce sul pallone rilasciato da Hasselbeck in uscita dal box quasi come un LB aggiunto. Ottimo il controllo, dopo aver deflettato il lancio, sul secondo intercetto, con pallone ripreso al volo. Due intercetti, come ai vecchi tempi, e se per ora manca Nathan Vasher pare ci possa pensare anche qualcun altro.

Dove corre Chicago? Un terzo di stagione può tracciare un bilancio già abbastanza attendibile ma tutt’altro che definitivo. Sport strano, complesso, con il pericolo e l’errore sempre dietro l’angolo. La squadra però c’è, è completa, costruita per dominare la division e vincere nella conference per puntare in alto. Dove arriverà, però, è impossibile (e sconsigliabile) dirlo. Certo i Buffalo Bills, prossimi avversari, hanno fatto un gran favore a Chicago battendo a sorpresa i Vikings e regalando ulteriore vantaggio nella NFC North. Domenica prossima J.P. Losman e compagni arriveranno al Soldier Field, dove non segna praticamente mai nessuno e dove, da otto gare di fila in regular season, gli avversari, chiunque essi siano, vengono tenuti sotto i dieci punti. Per trovare un record simile bisogna tornare al bianco e nero di foto, ormai rovinate e sbiadite, scattate negli anni trenta. Dove può arrivare Chicago? Un passo alla volta si vedrà, per ora Lovie Smith le ha ridato lo smalto che le compete e i vertici del football con una certa continuità. E questa è già di per sé una grandissima vittoria.