La pratica 49ers archiviata rapidamente.
Una partita come quella di ieri non ha in realtà un granché da raccontare, la sfida tra Chicago Bears e San Francisco 49ers era già ampiamente conclusa a fine primo tempo con il risultato fermo sul 41-0 per i padroni di casa. E’ un pessimo ritorno a Chicago quello di Mike Singletary, oggi assistente di Chuck Nolan, unico, quest’ultimo, a vedere in quei dieci punti segnati nel finale dai suoi ragazzi un motivo per “vendere” credenziali importanti in giro per la lega. I Bears battono il record di franchigia per punti segnati in un primo quarto (24) ed eguaglia quelli di un tempo (i 41 finali) mettendo al sicuro la partita in pochi drive. Non c’è stato bisogno, come nelle due stagioni passate, di un big play di un sempre evanescente Nathan Vasher per aver ragione dei “poveri” Niners, stavolta è bastato giocare.
Rex Grossman arriva dove deve arrivare, vincendo il pessimo ricordo del Desert Nightmare guadagnato in Arizona prima del recente bye week e lanciando 252 yards con tre touchdown senza perdere un solo pallone. Nel primo quarto, dopo il solito calcio di Robbie Gould (2/2 e miglior scorer della NFL), è stato Thomas Jones ad aprire le danze. Le sue 111 yards corse hanno misteriosamente tolto quello spazio in campo a Cedric Benson (8/26, TD) che in settimana l’offensive coordinator Ron Turner aveva garantito per lui. Resta un mistero lo scarso utilizzo della prima scelta 2005, addirittura sostituito da Adrian Peterson nei momenti finali. Certo l’ex RB di Texas University sembra lontano dal comprendere a fondo le giocate del running game di Chicago, ma non vederlo impegnato a tempo pieno nel terzo quarto a partita già vinta ha lasciato più di un osservatore perplesso.
I primi quattro tentativi di Frisco hanno riservato tre turnover e un punt, con la prima palla persa già sul ritorno del kick off che seguiva i primi tre punti di Chicago. Di Cameron Worrell il recupero del pallone che portava alla prima meta. Poi toccava a Brian Urlacher intercettare e dare il via alla segnatura nel drive offensivo seguente di Muhsin Muhammad (5/65, TD) su ricezione. Infine altro fumble e subito dopo il TD di Benson.
Il secondo quarto Chicago lo ha passato a contenere e a infierire con il tight end Desmond Clark (6/86) che con due ricezioni realizzava 12 punti. Poi ancora il solito Gould, tra field goals ed extra-points. Chicago guadagna il primato di miglior attacco della NFL e archivia una pratica poco impegnativa che però consegna solo un minimo dei valori reali su quello che i Bears possono davvero. Lovie Smith è ovviamente soddisfatto, la difesa non ha praticamente mai sofferto concedendo buona parte delle 111 yards corse da Frank Gore a risultato archiviato. Ma partite come questa, benché rappresentino un recupero sul piano morale per l’attacco e lascino l’imbattibilità a Chicago (7-0), non sono attendibili per il proseguo della stagione. L’attacco è tornato a ottimi livelli (402 yards, 37:05 minuti di possesso) con un Grossman oltre il 70% dei completi e di nuovo tranquillo nella cabina di comando. Rimane il dubbio su Benson e sul suo futuro in squadra, per ora nessuno ne parla e le sfuriate del RB in settimana in pieno “me first style” sono state probabilmente risolte lontano da orecchie indiscrete.
La difesa non ha mai avuto problemi lasciando sfogare gli avversari solo nel finale, con i giocatori più importanti poco impegnati al di fuori delle secondarie che hanno visto in Todd Johnson (5 tckl, 2 FF) un ottimo sostituto per l’out for season Mike Brown. Anche Charles Tillman ha avuto il suo bel da fare nel mezzo di una gara piuttosto tranquilla, ma non ha mai lasciato spazio ai receiver avversari aggredendoli, in caso di screen passes, fin dietro la linea di scrimmage. Chicago ha generato una serie di turnover impressionante, forzando cinque fumble (tutti recuperati) e pizzicando un pallone ad Alex Smith. Persino Mark Anderson, poco impegnato nel rientro di Adewale Ogunleye, non si è lasciato sfuggire l’occasione di rifilare l’ennesimo sack (con tanto di fumble) in stagione; il rookie è giunto ora a quota sei nel totale.
Certo Chicago sta dimostrando una forza spropositata nei confronti di quasi tutte le rivali di fascia bassa, ma dopo la sfida di domenica prossima con Miami, ancora da favoriti, arriverà una serie di trasferte (due a NY e una al Foxboro) che potranno aprire meglio gli occhi sul vero valore del team e su quale possano essere le vere ambizioni della franchigia. Per questa partita verrebbe da dire “tutto perfetto. Anche troppo”.