A New Orleans si scrive la Storia
Lo scorso Sabato sera è una sera (forse LA Sera) che a New Orleans, perlomeno quelli che amano il football, ricorderanno per un bel pezzo. La compagine gigliata si è infatti guadagnata sul campo la prima occasione nella sua storia di giocarsi un Championship Game: e le prime volte, lo sappiamo, non si scordano mai.
A cercare di rubargli il posto sono state le Aquile, di quelle con la A maiuscola, alle quali va dato il merito di aver combattuto con gli artigli e di averci creduto fino in fondo, o quasi.
Questo però non è bastato a strappare ai Santi un sogno che tenevano stretto e che hanno difeso con l’anima, quando la superiorità sul campo sembrava non bastare: Carney, Brees, Campbell, Colston, Bush, McAllister…Tutti meritano un applauso caloroso, soprattutto quest’ultimo, che è stato l’uomo decisivo del match, ed anche, a mio parere, il migliore in campo. Certo, oltre a loro l’applauso va anche a Coach Payton, che ha letteralmente messo in piedi una squadra dal nulla (o quasi) e la sta portando…fin dove riuscirà ad arrivare. E di questo tutti noi tifosi dei Santi gli siamo grati.
Tornando alla partita, è certo che ancora c’è da lavorare: specialmente in difesa, dove i nostri, in più occasioni, hanno dimostrato delle lacune, concedendo talvolta troppi spazi. Bellissima soprattutto la parte centrale della partita, che, dopo un avvio non entusiasmante, ha dato spazio allo spettacolo. L’ultimo quarto ha invece ripercorso un po’ le orme primo: resta solo, agli Eagles, il rimpianto di non aver capitalizzato alcune occasioni che potevano essere fondamentali e di dover chiudere così la stagione. Entriamo nei dettagli:
Dopo il kickoff, sono i Santi a partire dalle loro 28, ma l’inizio non è certo entusiasmante: Mc Allister guadagna su un first down 12 yarde, ma da lì non ci si muove più. Punt di Weatherford e palla alle Aquile, che iniziano il drive dalle loro 10 a cui ne aggiungono subito altre cinque. Viene però loro fischiato un holding che gliene costa nove. Al third & ten non riescono ad approfittare di un passaggio lungo di Garcia: nuovo punt e Santi che ripartono dalla metà campo, riuscendo a guadagnare, in cinque giocate, 35 yarde (grazie soprattutto ad un’incredibile giocata di Mc Allister che mette il turbo e corre da metà campo per la bellezza di 28 yarde, portando la palla sulle 22 degli Eagles). Di tanto più avanti, però, Brees e soci non riescono ad andare, ed è così Carney che sale in cattedra, si spolvera lo scarpino, e si prende l’onere e l’onore di aprire lo score, realizzando i primi tre punti con un field goal da 33 yarde: 3-0.
Il secondo drive delle Aquile non si apre certo bene: a dar loro il benvenuto sono i Sig. Thomas e Smith, che abbattono Buckhalter per la perdita di una yarda. Gli ospiti non si lasciano però scoraggiare e rialzano la testa al third down: Garcia lancia lungo per Brown che riceve. Nel successivo third down sembra di nuovo che i Santi possano fermare l’avanzata degli Eagles, ma viene loro fischiato contro un facemask che gli costa15 yarde. I “danni”, per fortuna, finiscono qui: Philadelphia non riesce ad inventare niente di interessante e New Orleans riparte dalle proprie venti, dalle quali però si allontana rapidamente, grazie a Campbell che fa suo un lancio di 23 yard. I black & gold si fermano però sulle 49 degli Eagles e sono costretti nuovamente al punt.
Come ogni buona frittata però, anche la partita si rigira presto: Garcia non riesce a tirar fuori il coniglio dal cappello e così, dopo l’ennesimo punt (ormai ne ho perso il conto!), i Santi ripartono dalle proprie 35. Mr. Bush lascia allora tutti con la bocca penzoloni, con un passaggio di 25 yarde. Poi Brees riprende in mano i controlli e completa un altro passaggio di 35 yarde per Henderson: siamo ormai sulle quattro avversarie e, nell’ultima giocata del quarto, Mc Allister viene atterrato, perdendo una yarda. Interessante è notare che, nonostante nei primi 15 minuti i Santi abbiano guadagnato un totale di 136 yarde rispetto alle 37 degli Eagles, il punteggio sia così equilibrato.
Il secondo quarto è il più spettacolare della partita: i padroni di casa non riescono ad approfittare dell’opportunità di fare TD e si devono di nuovo affidare al piede di Carney, che segna un field goal da 23 yarde. Questi i numeri del drive gigliato: 59 yarde, sei giocate, 1:33.
Il vantaggio è destinato a durare poco, perché stavolta sono le aquile ad impacchettare un drive di 75 yarde, coronato da un bellissimo passaggio lungo di Garcia per Stallworth che, al terzo down, vanifica il lavoro di Carney e porta la sua squadra in vantaggio per 7-6.
La partita sembra letteralmente incendiarsi: i Santi rispondono allo splendido drive avversario, coronandone uno ancora più bello: 78 yarde corse in 14 giocate e 8:16. Sembra che in quest’occasione i nostri abbiano spolverato e applicato buona parte del playbook di Payton e in ben tre occasioni sono stati convertiti dei third & longs. Il primo ed il secondo grazie a Bush (che corre rispettivamente per 14 e 7 yarde), il terzo grazie alla recluta Colston. A chiudere il drive ci pensa di nuovo Bush: gioco di corsa, prova a passare in mezzo, ma non trova spazi. Si allarga allora sulla sinistra, mette la quinta, e si corre le ultime quattro yarde abbattando il filoncino che segnala l’ingresso nella end zone. Touchdown e Santi in vantaggio per 13-7.
Prima degli ultimi due minuti sono di nuovo le Aquile a farsi sotto, in un altro bellissimo drive (anche qui molti third down convertiti) che li porta sulle 12 dei padroni di casa. Sensazionale il touchdown di Westbrook che, rendendo onore al nome della sua squadra, si trasforma in un vero e proprio rapace: riceve palla da Garcia, spiega le ali, e si innalza in volo saltando letteralmente la difesa avversaria ed andando ad atterrare nella endzone: 14-13 per gli Eagles e punteggio invariato fino allo scadere del quarto.
Con l’inizio del secondo tempo New Orleans perde la bussola e rischia di buttare la partita alle ortiche: Westbrook trova un varco (o, per usare il termine appropriato, una voragine) nella difesa avversaria e si fuma la bellezza di 62 yarde, portando i suoi in vantaggio per 21-13 e facendo accendere tutte le sirene d’allarme in casa di Brees e compagni.
Per fortuna i Santi, scossi come da uno schiaffone, invece di sprofondare nel baratro reagiscono, e riescono ad inventarsi un altro drive di quelli che si ricordano: in sette giocate macinano 63 yarde (da segnalare l’ottimo TD Miller, che riceve due volte per un guadagno complessivo di 44 yarde) e Deuce McAllister riapre le danze: non sembra un uomo, ma un TIR con rimorchio lanciato a tutta potenza quello che demolisce letteralmente la linea di difesa avversaria e avanza per 5 yarde, realizzando il TD del 21-20.
Il momento è cruciale, e la partita sta per essere decisa: i Santi (dopo un ottimo lavoro della difesa, che impedisce all’attacco dei rapaci di passare) ripartono a tutta birra, e in 9 giocate e 6:22 percorrono 81 yarde!! Brees decide quindi di confezionare l’ennesimo gioiellino (e di che valore!!!) della stagione completando un passaggio di 11 yarde per il sempre presente McAllister. Deuce riceve il pallone sulla sinistra, si allarga e corre per 10 yarde, realizzando il TD che sarà decisivo: 27-21.
L’ultimo quarto sembra ripercorrere le impronte del primo e non lascia spazio a grandi emozioni. È solo nei primi minuti che gli Eagles riescono a combinare qualcosa, con un field goal di Akers che porta il risultato sul 27-24 finale.
Adesso tocca vedersela con gli Orsi, una squadra sicuramente temibile, soprattutto in difesa. Certo, la speranza è di vederli giocare (o non giocare???) come ieri contro Seattle, ma dubito che sarà così vista la posta in gioco. Quindi testa bassa e forza ragazzi: il Paradiso è vicino!