Il buono e il cattivo – 1a parte

Archiviata con il Pro Bowl di Honolulu anche questa stagione 2006, proviamo assieme a tirare le somme in casa Cowboys su quello che è andato bene e quello che è andato male, e come gli indovini nella loro sfera di cristallo, cerchiamo di traguardare attraverso le nebbie del tempo per indovinare i piani di Dallas e del suo padre-padrone Jerry Jones, almeno in chiave draft e free agency.

LE CINQUE COSE ANDATE BENE

1. Andre Gurode e Marc Colombo
Dopo le prime tre stagioni piuttosto interlocutorie, Gurode sembra aver trovato finalmente la propria dimensione come center, dove ha giocato tutte le partite. Ha evitato gli errori che commetteva giocando da guardia, e ha progressivamente migliorato anche il suo snap lungo nelle shotgun formations. Colombo invece ha sostituito egregiamente Rob Petitti già dal training camp, e anche lui ha giocato da titolare tutti gli incontri. Anche se non molto atletico, è stato bravo a farsi sempre trovare nella giusta posizione, collezionando solo un holding e 4½ sack permessi in tutta la stagione.

2. Mat McBriar
Il punter australiano ha raggiunto il suo primo Pro Bowl dopo aver giocato una delle stagioni migliori nella storia della squadra e della lega negli ultimi 45 anni. La sua media/punt di 48.2 yards è stata infatti la più alta dai tempi di Yale Lary (48.9 nel 1963). Ed ha chiuso il Pro Bowl con l’impressionante media di 51.0 yards.

3. Tony Romo
I Cowboys affrontano il 2007 con la consapevolezza di aver un giovane quarterback che è in grado di sostenere la squadra. Romo è andato al Pro Bowl ed ha terminato la sua stagione con il terzo miglior rating della storia dei Cowboys (95.1), nonostante le difficoltà incontrate verso la fine a causa di una curva di apprendimento che è ancora in pieno sviluppo. Jerry Jones voleva evitare di salire in cima alla lista del draft per un quarterback spendendo cifre folli: la riconoscenza verso Romo per il risparmio che gli ha permesso potrebbe anche spingerlo ad offrirgli un contratto a lungo termine piuttosto soddisfacente.

4. Il sistema offensivo
I Cowboys hanno segnato 425 punti, più di quanti ne abbiano mai segnati fin dal 1983, passando per la Tripletta Aikman-Smith-Irvin al massimo del suo splendore. Solo per la seconda volta nella storia della franchigia hanno avuto un corridore (Julius Jones) e due ricevitori (Terrell Owens e Terry Glenn) da più di 1000 yards, ed un altro corridore (Marion Barber) in testa alla NFC con 13 TD su corsa. Hanno ottenuto tutto questo grazie alle chiamate di Tony Sparano, che dal prossimo anno verrà affiancato da Jason Garrett per assicurare la crescita di Tony Romo come titolare al suo secondo anno.

5. La crescita di DeMarcus Ware
Senza Greg Ellis, infortunatosi al tendine di Achille all’ottava giornata, DeMarcus Ware è stata l’unica concreta minaccia per il QB avversario, ed ha ricevuto un bel pò di attenzioni dalle linee che ha fronteggiato. Nonostante questo, ha terminato l’anno con 11½ sack e la sua prima partecipazione al Pro Bowl, dove a causa delle regole che impongono la difesa 4-3 ha giocato tutto l’incontro fuori posizione risultando comunque decisivo nel deflettare un passaggio in endzone per Chad Johnson. Il suo totale dei sack è stato il migliore per un linebacker dei Cowboys dal 1996, ma Ware ha migliorato in generale, mostrando anche la capacità di mettere a segno giocate decisive, come i due TD su fumble ed intercetto segnati a Philadelphia e ad Atlanta.

1 – continua