Draft 2007: Washington Redskins
La grande decisione riguardante il pick numero 6, attesa a Washington come gli sviluppi delle ultime elezioni, è stata finalmente sciolta sabato scorso e LaRon Landry, safety da Louisiana Tech, arriva a rinforzare delle secondarie che hanno estrema necessità di non farsi più colpire sul profondo pur lasciando legittimi dubbi e velate polemiche su quella che poteva essere la chiamata, che non ha considerato un elemento in grado di fornire pass rush, un bisogno latente della squadra della capitale.
L’operato di sabato ha dunque smentito le varie ipotesi che negli ultimi 20 giorni avevano inseguito la squadra, l’interesse per Lance Briggs è scemato dopo che le condizioni dettate dai Bears di Jerry Angelo erano state ritenute eccessive e le ipotetiche trades per scendere di qualche posizione, dove i vari Anderson, Okoye e Carriker potevano colmare quel bisogno di pressione guadagnando magari una scelta aggiuntiva di terzo o quarto giro dato che il draft di Washington, come spesso è accaduto nell’ultimo decennio, è stato povero di picks. E dal primo giro si è andati a scegliere direttamente al quinto, dando l’ennesima dimostrazione di quanto poca sia la stima di Dan Snyder nei confronti del draft stesso.
La decisione di Landry, a quanto sembra, era già cristallina nella mente di Joe Gibbs, la cui opinione (discutibile) risulta essere quella di avere le carte già in regola per fare bene mantenendo la linea difensiva intatta, senza quindi modifiche a quella sezione che ha prodotto il minor numero di sacks in tutta la Nfl nel 2006, solo 19, puntando tutto sulle coperture e lavorando in tal senso con le acquisizioni di Smoot, Macklin e Landry, i quali andranno ad aggiungersi a Sean Taylor ed al maturando Carlos Rogers, di modo da impedire ai quarterbacks avversari di trovare compagni liberi ed arrivare ai cosiddetti coverage sacks, quegli atterramenti che arrivano quando il tempo passato nella tasca diventa eccessivo.
Landry, originario di New Orleans, dove esordì nella squadretta locale gestita dal papà, proviene da una famiglia sportiva e suo fratello maggiore Dawan, anch’egli una safety, si è guadagnato i gradi di titolare ai Baltimore Ravens dopo essere stato selezionato nel quinto round del draft di un anno fa. La selezione di LaRon, non una gemma nascosta come Dawan ma semplicemente il miglior defensive back disponibile, è stata analizzata criticamente fin dai primi minuti da molti scouts, non troppo convinti della futura amalgama con Sean Taylor, avendo i due tendenze e caratteristiche molto, forse troppo simili essendo principalmente dei placcatori feroci; LaRon è inoltre destinato a firmare un contratto adeguato ad una sesta scelta assoluta ed a portare via spazio importante sul salary cap, fungendo da potenziale ostacolo proprio per l’auspicato rinnovo di Taylor, il cui accordo ha solamente due anni rimasti e non è certo lucrativo come dovrà essere il prossimo.
Nelle interviste post-selezione, Landry ha confidato inoltre di aver preso proprio l’ex Hurricanes come suo modello preferito di difensore, al punto da studiarne diversi filmati per capirne e riportarne in campo le caratteristiche.
La carriera collegiale di Landry ha il suo inizio a Louisiana Tech nel 2003 dove trova spazio sostanzialmente immediato, si distingue presto per le qualità di colpitore, per la velocità e per l’eguale efficacia nel giocare corse e passaggi, difettando solamente nel cercare forzatamente il big play e finendo per mancare qualche placcaggio in maniera clamorosa per la troppa veemenza. Termina il primo biennio siglando rispettivamente 80 e 92 placcaggi con un massimo di 4 intercetti nell’anno da sophomore, quindi le sue statistiche scendono, si dice, perché il rispetto ottenuto sul campo costringe i coordinatori offensivi avversari a stargli distante, dato che nel frattempo la fama di hard hitter si è già espansa ad ottimi livelli.
Alla fine del quadriennio ci sono 48 partenze da titolare in 52 partite, 315 placcaggi totali, settimo miglior risultato nella storia di Lsu, 12 intercetti, una nomina di Freshman All-American ed un’altra, arrivata quest’anno, nella prima squadra ideale di All-Americans.
Versatile, può giocare in entrambe le posizioni di safety e coprire diverse tipologie di avversario, con i Tigers ha giocato qualche snap da linebacker aggiunto, è bravo nel non cadere in trappola in schemi di playaction ed eccelle nel bloccare gli screens, che riesce a riconoscere con facilità.
I 15 turnovers complessivi da lui provocati al college sono merce preziosa per una squadra che, nel 2006, si è classificata tra le ultime in tutte le categorie statistiche relative.
LaRon troverà forte competizione nel ruolo che andrà a ricoprire, in quanto ci sarà il rientro dopo il lungo infortunio di Pierson Prioleau, uno dei favoriti di Gregg Williams, e la presenza contemporanea di Vernon Fox, ma lui, già definitosi “the total package” non ha paura di niente e nessuno proprio come quando, in precoce adolescenza, litigava di continuo con gli altri ragazzini finendo per dare (o per ricevere) qualche cazzotto di troppo, oppure come quando, sfidato dal fratello, decise di arrampicarsi su un camion fermo per poi saltare giù rompendosi un dente, al fine di dimostrare il suo coraggio.
Il draft è proseguito solamente la domenica con le rimanenti 3 scelte, che i Redskins hanno investito per rimpolpare il reparto linebackers, dare gioventù al reparto quarterbacks e per aggiungere un tight end che difficilmente sarà a roster quando il campionato partirà: anche in questo frangente il voto di fiducia alla linea difensiva di Gibbs non è stato prevaricato in alcun modo nonostante una chiamata per aggiungere profondità ad un reparto vecchio ed acciaccato ci potesse stare benissimo, anche se il talento a disposizione non era certo quello dei primi tre giri.
Dallas Sartz è arrivato al quinto round con la chiamata 143: ex Trojan di Usc, Sartz, figlio d’arte (il padre Jeff giocò safety ad Oregon State), ha iniziato la carriera collegiale come giocatore di special teams, ovvero nello stesso modo in cui comincerà la sua avventura tra i pro, per poi mettere gradatamente le mani sullo spot di strong side linebacker sfruttando il termine di eleggibilità di Matt Grootengoed, contribuendo più concretamente al secondo titolo consecutivo dell’ateneo, quello del 2004.
Fermo per la maggior parte del 2005 per un infortunio abbastanza grave ad una spalla che destava dubbi prima dell’ultimo draft, ma che è stato dichiarato recuperato al 100%, Sartz è rientrato nel 2006 come senior al quinto anno sfruttando le motivazioni mediche, collezionando 70 placcaggi, 7 sacks e 9 placcaggi dietro la linea di scrimmage riuscendo nel contempo anche a bloccare un calcio.
Con Marcus Washington reduce da un’operazione chirurgica e Rocky McIntosh alle prese con il recupero da un problema al ginocchio serviva ulteriore carne fresca da mettere a disposizione del reparto, ed ecco quindi motivata la scelta 179, che i Redskins hanno fatto cadere su uno dei prospetti che rientrava nei piani del coaching staff, H.B. Blades, middle linebacker da Pittsburgh.
Horatio Benedict Blades non è nient’altro che il figlio di Bennie Blades, terza scelta assoluta del draft del 1988 e membro di Seattle e Detroit, nonché nipote di Brian, wide receiver anch’egli con trascorsi nella Motor City, ed è quindi cresciuto respirando football in tutte le sue forme.
La sua convinzione di poter sfondare deve superare tutti i dubbi che sussistono sulla sua altezza (5-11) non esattamente consona al prototipo di linebacker Nfl, fattore che al college ha combattuto sbattendo sul campo grinta, tenacia ed una parte bassa del corpo in perenne movimento, abbinate ad una tecnica di placcaggio molto buona ed a un’intelligenza che gli consente di leggere la situazione spostando i compagni di conseguenza.
Per entrambi i linebackers scelti si prospettano mesi e mesi di duro lavoro sia sul campo di football che in palestra per aggiustarne le lacune tecniche e fisiche, che rendono ambedue i prospetti labili sui blocchi avversari, aspetto di enorme rilevanza se un giorno si vuole essere titolari di una difesa Nfl come desidera lo stesso Blades, eccitato dall’idea di poter imparare molto da London Fletcher.
Chiudono la lista di chiamate il quarterback Jordan Palmer, ex Texas El-Paso e fratello minore di Carson, dotato di grandi numeri e di diverse decisioni dubbie, reduce da una carriera collegiale distinta da 88 TD passes, un doppio record di ateneo per yards lanciate e yards totali ma anche un’infinità di turnovers, ed Ecker Tyler, mediocre tight end che ha saltato metà della scorsa stagione a Michigan per infortunio che per fare il roster deve migliorare come bloccatore, perché come doti di ricezione non sembra avere margini di miglioramento.
Nei giorni scorsi sono stati infine firmati 9 undrafted free agents, capeggiati dall’ex quarterback di Maryland Sam Hollenbach, ovvero il quarto Terrapin ogni epoca a superare le 5.000 yards lanciate: fanno parte della truppa anche Terry Caulley e Marcus Mason, running backs, Taylor Sele e Deyon Williams, entrambi ricevitori provenienti dalla Acc, Daniel Francis, cornerback, Stephon Heyer, uomo di linea offensiva, Justin Hickman, ex defensive end di Ucla, e Zach Latimer, linebacker proveniente da Oklahoma.