Lawrence Julius Taylor

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Il più grande. E’ questa la definizione che per prima viene in mente parlando di Lawrence Julius Taylor, linebacker dei New York Giants, unanimemente riconosciuto da giocatori, allenatori e media come uno dei migliori, se non il migliore in assoluto, giocatori difensivi della storia del football.

L’inizio

Nato a Williamsburg, Virginia, nel 1959, Lonnie (così era chiamato in famiglia) si dimostrò fin da bambino un animo irrequieto,“…era un ragazzo che amava le sfide. Mentre i suoi fratelli avrebbero chiesto il permesso per fare qualcosa, lui l’avrebbe fatta e basta, inventando incredibili storie se fosse stato scoperto”. Lawrence Taylor cominciò la sua carriera sportiva giocando a baseball nel ruolo di catcher e si avvicinò al football solamente una volta compiuti i 15 anni.
Diplomatosi alla Lafayette High School nel 1977, LT frequentò l’University of North Carolina dove divenne capitano della squadra di football indossando la maglia numero 98. All’inizio venne, infatti, fatto giocare in linea di difesa e la sua transizione verso il ruolo di linebacker avvenne solo all’inizio del campionato del 1979. Il suo stile di gioco spregiudicato e caratterizzato da un’intensità unica meravigliò i suoi allenatori. Il suo coach lo definì, con poche, lapidarie parole: “folle, semplicemente folle” e, da quel momento, “reckless” (appunto “folle”, “spregiudicato”) divenne uno dei suoi tanti soprannomi.

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Nel suo ultimo anno all’università Taylor mise a segno 16 sacks e stabilì una serie impressionante di record difensivi che lo portarono ad essere incluso tra gli All-American e al titolo di giocatore dell’anno per la Atlantic Coast Conference. L’università in seguito avrebbe ritirato la sua maglia e Lawrence Taylor, da quel momento, sarebbe diventato un termine di paragone per chiunque si fosse ritrovato a giocare nel suo ruolo. Quando Julius Peppers si trovò a frequentare l’UNC fu spesso paragonato al suo illustre predecessore ma, pur apprezzando la cosa, si disse ansioso di terminare al più presto l’università per sfuggire all’ombra opprimente dell’immenso LT.

La NFL

Nel 1981, Taylor fu draftato, come seconda scelta assoluta, dai New York Giants. In un sondaggio proposto prima del draft, 26 dei 28 General Manager della NFL avevano sostenuto che se avessero avuto la prima scelta l’avrebbero sicuramente spesa per Taylor. Per fortuna dei Giants uno dei soli due General Manager che non avevano votato per Taylor era quello dei New Orleans Saints, che avevano proprio la prima scelta e draftarono il runningback George Rogers. Poco prima del draft era sorta una controversia sul contratto che Taylor aveva richiesto ai Giants: 250.000 dollari erano, all’epoca, una cifra inconcepibile per un rookie, tanto che i futuri compagni di squadra minacciarono di non giocare se si fossero trovati a ricevere stipendi più bassi di un “novellino” che aveva ancora tutto da dimostrare.
Ma il “novellino” mise in mostra il suo talento fin dai primi giorni del training camp. I compagni cominciarono a chiamarlo Superman e a scherzare sul fatto che il suo armadietto avrebbe dovuto essere sostituito da una cabina telefonica. Phil Simms, il QB che avrebbe guidato il team al Super Bowl, lo definiva, prima dell’inizio della stagione, “Un animale nella pass rush. Ti è sempre intorno, tranne quando non ti è sopra!” e, più tardi, ammise di aver atteso con impazienza la prima giornata di campionato “perché almeno non avrei più dovuto giocargli contro”.
Il primo contatto con il football NFL avvenne nell’agosto del 1981 e l’ultima partita di pre-season fu giocata dai Giants contro Pittsburgh. Terry Bradshaw, QB degli Steelers, che incontrò Taylor solo in quell’occasione, molti anni dopo ricordò: “Mi ha quasi ucciso, io continuavo a chiedermi chi diavolo fosse quel ragazzo e lui continuava a sbucarmi dal lato cieco e a farmi a pezzi le costole”. Il campionato doveva ancora cominciare e in tutta la Lega non si parlava d’altro che dei colpi del rookie da UNC.

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Taylor concluse la sua prima stagione da professionista con 9.5 sack, che contibuirono a fargli vincere il titolo di NFL Defensive Rookie of the Year e, cosa mai riuscita a un rookie, quello di Defensive Player of the Year. L’arrivo di LT contribuì a far passare i punti concessi dalla difesa dei Giants dai 425 del 1980 ai 257 del 1981. I NYG terminarono la stagione con il record di 9–7 che consentì loro di accedere ai playoff.
Il secondo anno, ridotto a nove partite dallo sciopero NFL, fu il palcoscenico che vide Taylor dar vita a una delle giocate più memorabili della sua carriera durante la partita del Thanksgiving Day contro i Detroit Lions, in diretta televisiva. Le squadre erano sul 6-6 all’inizio dell’ultimo quarto quando i Lions raggiunsero un’ottima posizione in territorio Giants. Taylor intercettò un passaggio e corse per 97 yds, mettendo a segno il TD della vittoria. Al termine della stagione vinse di nuovo il titolo di NFL Defensive Player of the Year.
All’inizio dell’anno seguente sulla panchina dei New York Giants sedeva un nuovo allenatore: Bill Parcells. Nonostante Taylor, che nel frattempo era stato al centro di una disputa tra NFL e USFL, apparisse per la terza volta consecutiva nel team All-Pro, i Giants terminarono il campionato con un deludente 3-12-1. Le prime partite del 1984 videro un Taylor in forma strepitosa: 4 sack nella sola partita contro i Buccaneers e un totale di 8 nelle primi 4 incontri. A seguito di queste prestazioni gli avversari cominciarono a raddoppiare, se non triplicare, su LT e riuscirono a limitarlo a un totale di 11.5 sack. L’anno successivo sarà ricordato per un evento che tutti gli appassionati di football hanno ancora negli occhi: il terribile sack con cui fratturò, fortuitamente, la gamba a Joe Theismann. L’incidente mise fine alla carriera del QB dei Redskins e LT ha ammesso di non aver mai visto le immagini dell’accaduto e di non volerle vedere.

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Nel 1986 Taylor giocò una delle più grandi stagioni della storia della NFL per quanto riguarda un ruolo difensivo: mise a segno 20.5 sack, dominando la relativa classifica, fu nominato Defensive Player of the Year e divenne uno dei soli tre giocatori difensivi capaci di vincere il titolo di MVP, il solo a vincerlo all’unanimità. I Giants dominarono la NFC East con un record di 14-2 e giunsero al Super Bowl XXI nel quale batterono i Denver Broncos. Taylor fu protagonista di una giocata chiave quando, nel corso del primo tempo, salvò un TD fermando sulla goal-line una corsa di John Elway.
I Giants sembravano, a questo punto, destinati ad un futuro dominante, essendo anche uno dei team più giovani della Lega, invece gli anni successivi furono caratterizzati da prestazioni altalenanti. Uno dei punti fermi era sempre LT che però cominciava a fare i conti con il suo stile di vita sempre sul filo del rasoio. Nel 1988 fu sospeso per trenta giorni per essere risultato, per la seconda volta, positivo alla cocaina. Al suo ritorno in campo mise insieme 15.5 sack in 12 partite. La stagione va ricordata anche per l’ennesima, memorabile partita giocata da Lawrence Taylor, quella contro i New Orleans Saints, uno dei più chiari esempi di cosa si intenda per “no pain, no gain”. I Giants si presentarono all’incontro, decisivo per i playoff, senza il QB titolare Phil Simms e i linebacker Harry Carson e Carl Banks che insieme a Taylor erano i pilastri della mitica difesa soprannominata “The Big Blue Wrecking Crew”. LT, nonostante una lesione ai legamenti della spalla e uno strappo al muscolo pettorale, mise a segno 7 placcaggi, 3 sack e forzò 2 fumble. I Giants vinsero 13-12 e Bill Parcells dichiarò, commentando la prestazione del suo linebacker, “la più grande partita che io abbia mai visto”. Secondo Bill Belichick, all’epoca defensive coordinator dei Giants “ciò che rendeva LT così grande, così aggressivo, era il completo disprezzo del suo corpo. Una volta, dopo una commozione celebrale, ho dovuto nascondergli il casco per evitare che tornasse in campo”.
Nel 1989, nonostante avesse giocato l’ultima parte della stagione con una tibia fratturata, Taylor riuscì ad effettuare 15 sack e l’anno seguente, coronato dalla decima convocazione al Pro Bowl in dieci anni, raggiunse con i suoi Giants il secondo Super Bowl, vinto dopo una partita tiratissima (15-13) contro i Buffalo Bills.

Con il secondo SB vinto, e il successivo ritiro di Bill Parcells, iniziò il declino della carriera di LT. Quella del 1991 fu la prima stagione in cui non arrivò la convocazione per il Pro Bowl. La rottura del tendine d’Achille nel 1992 lo fece pensare di smettere, ma decise di giocare la stagione seguente. Il momento del ritiro era, però, ormai vicino. Il 15 gennaio 1993 i Giants persero nettamente, al secondo turno dei playoff, contro i San Francisco 49ers e Taylor fu sorpreso in lacrime, durante le fasi finali dell’incontro, dalle telecamere. Durante la conferenza stampa del dopo partita Taylor annunciò la sua decisione: “Sono arrivato a giocare dei Super Bowl, a giocare i playoff. Ho fatto cose che altra gente non è mai riuscita a fare prima in questo sport. Dopo 13 anni, è giunto il momento di andare”. La sua maglia, la numero 56, è stata ritirata dai Giants il 10 ottobre 1994 e nel 1999 LT è stato introdotto nella Hall of Fame.

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Con lui tutto è cambiato

La forza dirompente e la velocità esplosiva di Taylor sono da tutti considerati due dei fattori che hanno contribuito a trasformare il ruolo di outside linebacker. Secondo John MaddenLawrence Taylor ha avuto sul gioco l’impatto maggiore che io abbia mai visto. Ha cambiato il modo di giocare della difesa, gli schemi di pass rush e il modo di bloccare i linebacker da parte delle linee offensive”. LT non ha solo giocato a football: ha rivoluzionato il football. Prima della sua comparsa sui campi, i linebacker più forti avevano sempre giocato al centro. Mastini come Ray Nitschke e Dick Butkus controllavano le trincee dietro la linea. Taylor ridisegnò il ruolo a sua immagine: 6.4 piedi e 240 libbre di furia atletica, veloce a sufficienza per coprire i ricevitori, abbastanza forte per sfidare la linea offensiva, un Butkus con le ruote. La sua forza come linebacker esterno costrinse gli allenatori avversari a rivedere gli schemi offensivi. Fino al suo avvento, i blitz erano generalmente presi dai running back, ma ora LT era troppo per loro. Joe Gibbs, coach dei Washington Redskins, sviluppò l’attacco con due tight end e modificò il ruolo dell’half back per prevenire i blitz di LT: “Dovevamo adottare, in qualche modo, un piano speciale solo per Lawrence Taylor. Ora non succede spesso, ma vi assicuro che è perché abbiamo imparato la lezione. Da lui”. Bill Walsh impiegò una guardia per bloccarlo (e successivamente un tackle) e da quel momento diventò comune blitzare un linebacker con un uomo di linea offensiva.

Sulla sua vita sregolata fuori dal campo non dirò niente. Sono state scelte personali che ha pagato sulla sua pelle. Voglio solo ricordarlo in campo, voglio ricordarlo come “il più grande”.

C’è a un momento della partita in cui ti rendi conto che sta per arrivare una giocata fondamentale. Puoi sentirlo nell’aria. Ci sono giocatori che snobbano quei momenti. E’ come nel basket: alcuni vogliono il tiro decisivo, altri passano la palla. Io voglio quell’ultimo tiro.” (Lawrence J. Taylor)

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Titoli e Statistiche

2 Super Bowl (1987-1991)
10 Pro Bowl (1982-1983-1984-1985-1986-1987-1988-1989-1990-1991)
1 NFL MVP (1986)
3 Defensive Player of the Year (1981-1982-1986)
1 Defensive Rookie of the Year (1981)
2 NFC Player of the Year (1983-1986)
NFL 75th Anniversary All-Time Team
NFL 1980s All-Decade Team

Partite Giocate: 184
Sacks: 142
Placcaggi: 1.088
Intercetti: 9
TD: 2
Fumble Forzati: 33
Fumble Ricoperti: 11