L’attacco non gira, Chicago perde a San Diego.

Gli incubi di molti tifosi si sono accesi domenica notte nel finale della gara che i Bears hanno perso a San Diego 14-3 dopo un’intensa sfida tutta difensiva. Motivo di tante preoccupazioni i due infortuni capitati a a Mike Brown e Dusty Dvoracek, entrambi finiti in IR per il secondo anno di fila e con la safety ormai a rischio carriera viste le ultime quattro stagioni sempre tormentate da seri problemi fisici. Un altro problema è stato però quello di vedere il solito prevedibile e poco incisivo gioco offensivo, guidato da un Rex Grossman apparso tutt’altro che sicuro, un gioco di corse poco concreto, benché di fronte ci fosse una delle migliori difese via terra della nazione, e chiamate del tutto prevedibili. Con le vittorie di Detroit, Minnesota e Green Bay, inoltre, Chicago si trova già ad inseguire tutte le rivali di division già dopo solo sessanta minuti di football e la sensazione è che con questo sistema e già due infortuni pesanti da gestire, la corsa sarà molto meno semplice del previsto.

Complice anche un difficilissimo calendario, i Bears si troveranno ad affrontare domenica prossima i Kansas City Chiefs nell’esordio casalingo, e non basterà mostrare carattere e qualche buona giocata per convincere gli scettici, servirà anzitutto trovare finalmente ritmo e continuità quando si gioca in attacco. La partita è stata guidata benissimo da una difesa come al solito solidissima, capace di tenere fuori dal gioco LaDainian Tomlinson e di soffrire solo le folate di Antoinio Gates, unico giocatore che Philip Rivers riuscisse davvero ad attivare di tanto in tanto.

Subito in difficoltà con due “three and out”, i Bears riuscivano a bloccare un calcio a Nate Kaeding e, poco dopo, un intercetto di Mike Brown dava finalmente la chance di sbloccare il tabellino e mandare Robbie Gould a piazzare un calcio da tre punti da 27 yards. Da quel momento qualcosa sembrava cambiare, l’attacco dei Chargers veniva completamente annullato, ma Grossman e compagni e non riuscivano a manovrare il giusto gioco per mettere altri punti in cascina. Cedric Benson ha trovato parecchie difficoltà ha corso un misero 19/42 perdendo un fumble, ma come già detto la prova non era delle più semplici, soprattutto per chi è appena diventato titolare. Ci ha provato Adrian Peterson a dargli una mano, e se nella media portata le cose sono andate meglio il risultato finale non è poi stato superiore, con un altro fumble e 38 yards prese in 7 portate.

A nutrire sempre più dubbi è stata però la prestazione di Grossman (12/23, 145, INT) che ha di nuovo palesato evidenti limiti. Di lettura, innanzi tutto, dove il #8 continua a non darsi la chance di visonare meglio le difese avversarie e di leggere obiettivi secondari quando il primo viene chiuso. Di mobilità, dove è ormai evidente di come, dopo i due gravi infortuni del 2004 e del 2005, il giocatore non riesca a muoversi con scioltezza e, soprattutto, non riesca praticamente mai a colpire un bersaglio quando è in movimento. Di continuità, vista l’impossibilità di giocare bene due o tre lanci consecutivi in più drive della stessa partite e, per concludere, di precisione, con un primo tempo fatto di palloni sparacchiati male, troppo alti o troppo laterali.

Con Greg Olsen inattivo per infortunio il TE titolare è stato Desmond Clark, e probabilmente lo sarebbe stato comunque, ma nonostante i tre palloni catturati da quest’ultimo, il gioco si è sempre e solo sviluppato come al solito su palloni lunghi, tesi, profondi, spesso a cercare il solo Bernard Berrian (5/83) il quale, con una traccia chiusa male, ha anche portato Grossman a lanciare il classico intercetto. Se si può accusare Ron Turner di poca elasticità nelle scelte degli schemi e delle chiamate, viene però da chiedersi, vedendolo giocare, quanto valga realmente questo Grossman, se sia in grado davvero di colpire bene e con precisione sul corto, sui lati del campo, di accelerare un rilascio tremendamente stiracchiato. La risposta che ci sentiremmo di dare oggi è: no, non sembra in grado. Ma il titolare resta lui, e ai tifosi non restava che godersi le giocate impressionanti di una difesa crollata solo dopo un turnover e grazie al settimo lancio TD in carriera dell’MVP 2006 Tomlinson, che pescava, ovviamente, Antonio Gates in ednzone.

Le giocate di Tommie Harris hanno quasi commosso, il Pro Bowler reduce da un grave infortunio lo scorso anno ha giocato una partita superlativa, partendo sempre con un tempismo perfetto sugli snap, quasi avesse imparato a memoria ogni conteggio di Rivers. Un capolavoro al quale si aggiunge lo splendido lavoro di Mike Brown che, prima dell’ifortunio, recuperava un fumble sulla linea 1 della difesa dei Bears in un’azione viziata probabilmente da un offside proprio di Harris. E ottime anche le prove di Hunter Hillenmeyer e Lnce briggs, bravi a chiudere sulle corse e con il secondo sempre abile a supportare le secondarie.

Chicago ha però regalato troppi palloni, oltre all’intercetto di Grossman e ai fumble dei due runningback, infatti, è giunto anche un “muff” su un punt dei Bolts, quando Brandon McGowan, impegnato in un blocco, sentiva il pallone toccargli la spalla dopo uno strano rimbalzo sul terreno e non riusciva, ovviamente, ad avere la giusta reattività per ricoprire l’ovale ormai “vivo” anche per gli avversari. Sul 7-3 un’azione che sega le gambe, e una difesa ormai sciolta al sole californiano con ben 37:03 passati in campo. Da lì la meta per LaDainian Tomlinson, una corsa di 7 yards e la partita che finiva, il drive successivo, con Chicago incapace di convertire un quarto down.

E’ ormai chiaro che una difesa del genere meriterebbe un supporto migliore, e se le colpe si possono ripartite in egual misure tra chi chiama i giochi e chi li esegue, è evidente che chi sta in campo non sembra davvero in grado di gestire la situazione. Rex Grossman diventerà, anche quest’anno, un problema per Lovie Smith ma, stavolta ne siamo certi, non è possibile che ce lo si trascini di nuovo fino in fondo. La corsa è cominciata male, la sconfitta brucia soprattutto perché dopo aver limitato in quel modo il trio Rivers-Gates-Tomlinson, ha dell’assurdo essersi fermati a tre soli punti, anche se dall’altra parte c’era una difesa altrettanto forte. La sensazione è che comunque quest’anno i Bears dovranno vivere più giorno per giorno che non con la convinzione di passeggiare in campionato, con la speranza che la maledizione di chi ha perso il titolo non infierisca troppo pesantemente su di loro.

Con Brown e Dvoracek a far compagnia in IR a Dan Bazuin e Mike Okwo, due scelte dell’ultimo draft, i Bears hanno pescato dalla practice squad il DT Antonio Garay e firmato il CB Adebola Jimoh. In PS sono stati inseriti poi un altro DT, Babatunde Oshinowo, e la safety Josh Gattis. In campo titolari dovrebbero finire quindi al posto di Mike Brown la safety Brandon McGowan in rotazione con Danieal Manning, mentre come tackle, tagliato Tank Johnson e perso Dusty Dvoracek, si renderà più indispensabile il maggior utilizzo dell’ex 49ers Anthony Adams.