Le ultime due domeniche di Seattle: da male in peggio

Cos’è peggio: perdere fuori casa senza riuscire a segnare un punto contro una squadra certamente forte ma anche con quattro giocatori fondamentali fuori oppure perdere in casa contro una squadra fino a quel momento in crisi di risultati e gioco?
In ogni caso sono state due partite da dimenticare quelle delle ultime due domeniche per i Seattle Seahawks. La prima li ha visti perdere per 21 a zero a Pittsburgh contro gli Steelers a cui mancavano i due migliori ricevitori titolari (Hines Ward e Holmes) ed due importanti difensori, tra cui il fondamentale Pulamalu. Ma i Seahawks non sono assolutamente riusciti a trarre vantaggio da debolezze avversarie. Sebbene in un primo tempo la partita si è mantenuta su livelli di equilibrio, alcuni big play degli Steelers hanno permesso nel secondo quarto di andare in vantaggio. La totale incapacità dell’attacco di Seattle a mettere a segno punti ha fatto poi il resto: il primo zero nel punteggio finale da quanto Holmgren è sulla panchina dei Seahawks dimostra le difficoltà della squadra a segnare anche solo un FG.
A Pittsburgh l’inizio della partita faceva ben sperare per la squadra di Seattle che costringeva gli Steelers a 4 punts nei primi 4 drive. L’attacco guidato da Hasselbeck a sua volta era costretto ad altrettanti punt ma sembra essere orami una caratteristica di quest’anno l’incapacità cronica di essere produttivi nella prima metà della partita. Ma sul finire del secondo quarto gli Steelers trovavano il gioco che spostava gli equilibri della partita: una corsa da 45 yds di Nate Davenport faceva uscire Pittsburgh dalla propria metà campo e quindi poche azioni dopo permetteva a Roethlisberger di segnare con un passaggio a Miller il 7-0. Questa volta, a differenza delle altre partite, Hasselbeck e Alexander non riuscivano a riportare in partita la squadra di Seattle. Il primo ha finito con solo 116 yds in 13 passaggi completati (su 27) e Alexander è stato limitato a solo 25 yards in 11 corse. La difesa, pur con una buona partita, soprattutto all’inizio, era poi costretta a capitolare, anche perché l’inizio del terzo quarto era segnato da un lunghissimo drive degli Steelers che mangiava ben 10 minuti e portava il punteggio sul 14-0. A questo va aggiunto, dopo un veloce 3-and-out di Seattle, Pittsburgh orchestrava un altro lungo drive (altri 8 minuti). Praticamente la difesa dei Seahawks era costretta a restare in campo per quasi 20 minuti di seguito, capitolando ancora e concedendo a Davenport il suo secondo TD della giornata ed il 21-0 finale.
Ottima comunque la partita dei vari Peterson, Grant e Kerney ma il problema della difesa di Seattle è stata l’incapacità di fermare gli avversari nei terzi down, concedendogli continuamente la conquista di nuove yards e rendendo impossibile recuperare il pallone. Anche gli schemi chiamati dal difensive coordinator John Marshall hanno lasciato parecchie perplessità. Contro San Francisco si era utilizzata una difesa parecchio aggressiva mettendo gli avversari in costante difficoltà. A Pittsburgh nonostante la mancanza dei due ricevitori principali degli avversari si è utilizzata una difesa a zona permettendo a Roethlisberger di completare un ottima percentuale di passaggi (18 su 22 per 206 yds) soprattutto nelle situazioni più delicate, invece di mettere pressione con una difesa ad uomo.

Peggio ancora forse la prestazione di domenica contro i Saints.
New Orleans arrivava a Seattle dopo 4 sconfitte consecutive e aveva mostrato parecchie lacune. Quello che era il miglior attacco dell’anno scorso ha avuto proprio bisogno di giocare contro i Seahawks per poter far vedere di cosa erano capaci! La partita è iniziata subito con cattivi auspici: al primo punt il long snapper Stutz effettuava un passaggio errato che portava i Saints alla prima meta. E ancora una volta l’attacco dei Seahawks era incapace di mettere punti sul tabellone fino quasi alla fine del secondo quarto, quando riusciva a riaccorciare le distanze su un ormai compromesso risultato di 21-7. Solo poi per lasciarci ammirare quello che era appunto il miglior attacco dell’anno scorso con uno scatenato Reggie Bush (97 yds su corsa e 44 su ricevute su passaggio) che conduceva New Orleans a segnare il 28 a 7 poco prima dell’intervallo. Nella seconda metà della partita Seattle avrebbe anche potuto tentare una rimonta ma i troppi errori di uno spento Hasselbeck e le dubbie chiamate di Mike Holmgren, impedivano ai Seahawks di andare oltre il -11 del risultato finale (28 a 17). Matt Hasselbeck, a cui come scusante va detto che la linea non ha offerto molta protezione e che mancavano due importanti ricevitori come Branch e Hackett, ha comunque giocato una pessima partita nonostante le statistiche (362 yds e 2 TD) dimostrandosi spesso impreciso e fuori forma (completando solo 26 passaggi sui 43 tentanti e lanciando un improbabile intercetto perdendo una delle molte opportunità di rimonta). Anche Alexander, con le sue 35 yards corse, si è reso protagonista di una brutta partita, così come la linea d’attacco incapace di aprire un benché minimo varco per le sue corse. In attacco soltanto i ricevitori (Engram, 9 passaggi per 113 yds, Obomanu con 72 yds e un TD e Burleson con 63 yds e un TD) ed il fullback Weaver (40 yds corse e 53 ricevute) possono essere salvati da un giudizio negativo.
La difesa, che nel secondo tempo è finalmente riuscita a fermare i Saints dopo un inizio dove sembrava che Brees e soci potessero fare tutto ciò che volessero, ha mostrato comunque parecchie difficoltà. Ancora una volta una difesa a zona troppo debole ha permesso all’esperto qb avversario di trovare spazio per i passaggi, anche e soprattutto in importanti situazioni di terzi down.
Quella che doveva essere la partita con cui cancellare il brutto ricordo della sconfitta della settimana prima si è rivelata un incubo ancora peggiore.