Kellen Winslow

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Grazie ad una trade dell’ultimo secondo con i Cleveland Browns, i San Diego Chargers riuscirono a selezionare Kellen Winslow al primo giro del draft NFL del 1979.

Quella mossa si rivelò un colpo da maestro, perché Winslow, tight end All-America da Missouri, divenne da subito una stella di prima grandezza, contribuendo in modo decisivo ad uno degli attacchi più potenti della NFL all’inizio degli anni ‘80.
Gli infortuni limitarono il suo tempo di gioco in talune occasioni ed alla fine lo portarono al ritiro nel 1987 dopo sole 9 stagioni.
Ma quando giocava, Winslow lo faceva in modo così spettacolare che i difensori avversari non dormivano la notte, chiedendosi se vi fosse un modo legale per fermarlo.
In carriera, ricevette 541 passaggi per 6.741 yards e mise a segno 45 touchdowns.
Al momento del ritiro, si piazzò al quinto posto tra i ricevitori in attività e al dodicesimo nella classifica dei migliori di ogni tempo.
È stato il quarto tight end a venire introdotto nella Pro Football Hall of Fame. Mike Ditka fu il primo, nel 1988, seguito poi da John Mackey nel 1992 e Jackie Smith nel 1994.
I primi anni di Winslow nella NFL furono, per sua stessa ammissione, “come un sogno“.
Iniziò la stagione da rookie alla grande, mettendo a segno 25 ricezioni (miglior risultato di squadra) in 7 gare, finché non venne fermato da una frattura alla gamba.
Ma si riprese benissimo l’anno successivo, con il primato personale in carriera (e miglior risultato di Lega) di 89 ricezioni, il migliore di sempre per un tight end fino a quel momento.
Fu il miglior ricevitore nella NFL con 88 prese nel 1981, e ne totalizzò altrettante nel 1983.
Nel quinquennio tra il 1980 ed il 1984, mise a segno 374 ricezioni, seconda miglior prestazione per un ricevitore NFL durante quel periodo.
Winslow ebbe la partenza migliore nel 1984 con 55 ricezioni in 7 partite – media di quasi 8 a settimana – prima che un infortunio al ginocchio mettesse fine alla sua corsa verso una stagione da 100 ricezioni.
Ricevette altri 142 passaggi nei 3 anni successivi ma, obiettivamente, non fu più lo stesso.

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Sin quasi dalla sua prima partita tra i pro, Winslow ebbe un impatto fortissimo sulla National Football League.
Non dovrebbe essergli assolutamente permesso di giocare in questa Lega“, disse con ovvia ammirazione Jack Faulkner, ex allenatore della AFL ed a lungo scout NFL con i Los Angeles Rams. “A volte riusciamo a fermare Fouts, ma con Winslow non c’è verso. Non c’è un altro giocatore come lui nella Lega. Non lo puoi rimpiazzare“.
Fu una vera fortuna, per Winslow, essere scelto dai Chargers dopo il college.
I Bolts, più di qualsiasi altra squadra NFL dell’epoca, enfatizzavano il gioco aereo, ed avevano il talento necessario per mettere in pratica con terrificante efficacia la filosofia offensiva di Coach Don Coryell.
Per implementare l’attacco, si cominciò con Dan Fouts, un grande quarterback che passò per oltre 40.000 yards in carriera.
Fouts, in cambio, ebbe a disposizione eccellenti ricevitori del calibro di Charlie Joiner e John Jefferson, oltre a Winslow, che riuscirono a trasformare i suoi passaggi in grandi guadagni e touchdowns.
Ed anche i Chargers stessi ebbero successo come squadra.
Guidarono la NFL in termini di total offense per 5 volte in 6 anni tra il 1980 ed il 1985, conquistando oltre 6.000 yards nel 1981 e nel 1985.
Furono la miglior squadra sui passaggi per 7 volte tra il 1978 ed il 1985.
Con un record complessivo di 33-15 tra vittorie e sconfitte, San Diego conquistò il titolo della AFC West nel 1979, nel 1980 e nel 1981 e giunse al Championship AFC in quegli ultimi 2 anni. Tuttavia, persero contro gli Oakland Raiders nel 1980 e contro i Cincinnati Bengals l’anno successivo.
Benché tight end di ruolo, Winslow venne impiegato in molti modi, particolarmente nei suoi primi anni a San Diego, quando i Chargers schiantavano gli avversari con un attacco apparentemente inarrestabile.
Kellen a volte si allineava come wide receiver, slot back, man-in-motion e tavolta come halfback o fullback. La difesa non sapeva mai da dove arrivasse o dove andasse e nemmeno come chiamarlo.
La domanda che girava nella Lega era: “Winslow può essere fermato?“.
Credo ci sia di più, ovvero se San Diego possa essere fermata“, rispose Winslow . “Sono solo all’altezza degli altri ragazzi che aiutano la squadra correndo le loro tracce, così riesco ad avere una copertura a uomo o a leggere la zona. Prima di fermare me, dovete fermare la squadra. Comincia tutto dal capo, dalla sua filosofia che devi accettare per vincere. Il sistema è davvero buono, ma qualsiasi sistema lo è quanto le persone che lo mettono in pratica“.
Winslow apprezzava anche l’aiuto che gli veniva da Joyner, il suo compagno altrettanto prolifico su ricezione.
Charlie è un grande professionista“, disse di lui. “Non ricordo una volta in cui fosse fuori posto sul campo. Ci dava un grande vantaggio. Ho imparato molto da Charlie, non solo come giocatore di football ma anche come uomo, ho imparato a comportarmi nel modo giusto“.
La situazione non durò a lungo, ma all’inizio della sua carriera tra le fila dei Chargers, Winslow era il terzo totem dell’attacco, quando cominciò ad attirare l’attenzione dei difensori su di sé.
A quell’epoca, gli avversari dei Bolts tendevano a raddoppiare su Joiner, Jefferson e Wes Chandler e ad utilizzare una copertura singola sul tight end.
Ne approfittammo“, disse Winslow.
Poi si giunse al punto in cui gli avversari furono costretti a decidere chi raddoppiare. Quelli furono i mal di testa che provocammo loro agli inizi degli anni ‘80“.
Winslow non seguì il trend in voga all’epoca tra i ricevitori, quello di indossare guanti.
Non mi piacciono”, disse. “Penso che indossandoli si droppino più palloni di quanti se ne ricevano”.
Comunque, mise i guanti 2 volte in carriera. La prima fu in occasione del Championship AFC del 1981 giocato ad una temperatura polare (-50 gradi!!!).
Fu proprio lui a mettere a segno l’unico TD dei Chargers, con una ricezione da 33 yards. “Avevo 2 paia di guanti quel giorno, e sentivo ancora freddo al pollice destro. Quel giorno li ho usati solo per un istinto di sopravvivenza. L’unica altra volta in cui ne ho fatto uso è stato a Denver, all’ultima di campionato, con un forte blizzard“.

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High-five volante tra Winslow e Jefferson

Fu dopo poco tempo dall’arrivo di Winslow tra i pro che i media nazionali cominciarono a riservare alla giovane e sensazionale stella dei Chargers lo stesso tipo di attenzioni dei difensori avversari.
Winslow venne nominato All-Pro per 3 anni di fila, dal 1980 al 1982.
La United Press International lo inserì nell’All-AFC team in quegli stessi 3 anni e di nuovo nel 1987. La sua elezione nel team del 75° anniversario della fondazione NFL, nel 1994, precedette di pochi mesi quella nella Hall of Fame.
Winslow fu selezionato come miglior tight end della AFC in 5 Pro Bowls, al termine delle stagioni 1980, 1981, 1982, 1983 e 1987.
In occasione del suo secondo Pro Bowl, nel Febbraio 1982, le sue 6 ricezioni per 86 yards gli valsero il titolo di Offensive Player of the Game.
La giovane superstar visse molte giornate felici, come quella dei suoi 5 TD passes ricevuti contro Oakland il 22 Novembre 1981, o quella delle sue 15 ricezioni contro Green Bay il 07 Ottobre 1984.

Ma per il tifoso medio, la prestazione più epica di Winslow rimane certamente la vittoria in overtime per 41-38 contro i Miami Dolphins in un Divisional Playoff del 1981.
L’incontro venne trasmesso in diretta nazionale dalla NBC e, prima della fine della serata, i commentatori definirono Winslow “il miglior tight end dell’universo“: non a torto, probabilmente.
I Chargers si erano portati sul 24-0 nel primo quarto, ma i Dolphins avevano impattato sul 24-24 nella terza frazione di gioco.
Winslow rispose con un TD pass da 25 yards, ma i Dolphins riuscirono ancora a pareggiare sul 38-38.
Con solo pochi secondi da giocare, i Dolphins si allinearono per il FG della vittoria, ma Winslow riuscì a bloccare il calcio di Uwe von Schamann.
Rolf Benirschke mise a segno il FG della vittoria.
La performance eroica di Winslow fu ancor più notevole a causa delle condizioni di caldo torrido nelle quali giocò tra le mura dell’Orange Bowl.
Per natura portato a sudare moltissimo, Winslow cominciò a bere acqua ogni volta che raggiungeva la panchina.
Al terzo quarto, dovette utilizzare la maschera ad ossigeno.
Inoltre, veniva massacrato dalla linea e sommerso dai placcatori ogni volta che toccava palla.
Per tre volte venne portato fuori dal campo. Ed ogni volta rientrò per ricevere un passaggio.
Alla fine dell’incontro, Winslow bloccò il FG ma non lo vide. Pensò che i Chargers avessero vinto perchè c’era silenzio sugli spalti.
Sfinito, cadde sul turf e rimase immobile fin quando 2 compagni non lo portarono fino agli spogliatoi.

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Winslow, nato a St. Louis, Missouri, il 05 Novembre 1957, crebbe ad East St. Louis, Illinois, in una famiglia con 7 figli.
Eravamo una famiglia molto unita“, disse Kellen. “I nostri genitori ci diedero un grande esempio. Fecero un grande lavoro nel crescere 7 bambini a quei tempi ad East St. Louis, e nel mantenerci così uniti“.
A Kellen, comunque, non venne permesso di giocare a football fino all’anno da senior al liceo, perchè sua madre aveva paura che si infortunasse. Invece era componente della squadra di scacchi del liceo, giocando anche in quella di baseball come sophomore. Ma il football era sempre nei suoi pensieri.
Volevo giocare a football al liceo“, disse. “L’insegnante di educazione fisica era anche l’allenatore della squadra di junior varsity. Ero capace di lanciare il pallone molto lontano. Il coach voleva provarmi nel ruolo di quarterback. Corsi a casa tutto eccitato. Mio padre disse “sì”, ma mia madre disse “no”. E fu lei a vincere“.
Winslow provò brevemente con la squadra di football della scuola sia nell’anno da freshman che in quello da sophomore, ma entrambe le volte decise di non proseguire.
Tuttavia, nell’anno da senior, il suo istruttore di educazione fisica, Cornelius Perry, un giorno gli disse: “Figliolo, tu appartieni ad un campo da football, che tu lo sappia o meno“. Così, una carriera eccezionale era iniziata.
La East St. Louis High School aveva una squadra di football eccellente quell’anno. Con 20 dei 22 titolari ormai senior, East St. Louis giunse fino alle finali statali prima di perdere in overtime contro Chicago Glenbrook North.
Avendo giocato solo un anno al liceo, Winslow ricevette offerte da sole 4 scuole – Kansas State, Kansas, Missouri e Northwestern.
Winslow scelse Missouri perchè era vicina, ed offriva tutto quello che lui voleva. “C’era del grande football e volevo realmente giocare nella Big Eight Conference“, disse.
Winslow ricevette 71 passaggi per 1.089 yards e 10 touchdowns nelle prime 4 stagioni a Missouri, con una media di 15.3 yards a ricezione.
La sua miglior stagione fu nell’anno da senior, nel quale guidò Missouri quanto a ricezioni e yards (rispettivamente 29 e 479), oltre a 6 mete.

Gli scout dei Chargers sapevano tutto di lui, e coach Coryell in particolare era ansioso di assicurarselo. “Ci potrà senz’altro aiutare“, disse l’allenatore capo. “È un ricevitore eccezionale, che sa muoversi come un giocatore di basket. Ha la velocità e l’abilità per andare sul profondo“.
La trade posta in essere da San Diego in occasione del draft si rivelò un affare clamoroso per i Chargers.
Questi ultimi diedero ai Browns la loro prima scelta (la 20ma assoluta) ed una al secondo giro (la.47ma). Nessuno di quei giocatori, il wide receiver Willis Adams ed il tackle Sam Claphan, ceduti ai Browns dai Chargers, divenne una stella. Ironia della sorte, Claphan non giocò mai per i Browns, ma passò ben 4 stagioni proprio coi Chargers dal 1982 al 1985.
Winslow aveva sperato di poter giocare per Coach Coryell per via della sua filosofia di gioco fortemente improntata ai passaggi, cosicché tutti furono contenti in occasione del camp di San Diego.
Alcuni osservatori esperti pensavano che Winslow non fosse un vero tight end o almeno che non ve ne fosse mai stato uno come lui.
Fino agli inizi degli anni ‘60, il tight end era principalmente chiamato a bloccare, era una sorta di offensive tackle mobile.
Fu Mike Ditka, dotato di un grande istinto per la ricezione, iniziò a portare il trend verso il ruolo del tight end moderno, dal quale ci si aspettava prima che ricevesse e poi che bloccasse.
Venire lanciato nell’attacco aereo dei Chargers si rivelò il modo migliore per Winslow di mostrare il proprio talento.
Qualcuno si chiedeva se Winslow avrebbe potuto rendere altrettanto bene in qualunque altro team.
Ernie Zampese, allenatore del reparto ricevitori dei Chargers, fu categorico: “Se Kellen giocasse in un’altra squadra, non importa quale attacco abbia, lui sarebbe semplicemente il miglior tight end nel mondo del football, ecco tutto“.
La striscia apparentemente infinita di successi di Kellen ebbe un improvviso arresto nell’ottava gara del campionato 1984, quando il linebacker dei Los Angeles Raiders Jeff Barnes schiantò Winslow sul turf al momento di ricevere un passaggio.
Fu un colpo pulito, secondo Winslow, ma 2 legamenti del ginocchio furono seriamente danneggiati. Non giocò per quasi un anno intero, fino alla settima gara della stagione 1985.
La riabilitazione fu particolarmente difficile per Winslow, sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico. Al suo rientro, Kellen fece sforzi incredibili, ma la sua produttività in termini di ricezioni calò vertiginosamente rispetto agli anni d’oro.
Fu il culmine di molte cose“, disse Winslow. “Principalmente, ciò che feci al mio ritorno fu imparare di nuovo a giocare”.
Winslow mostrò alcuni lampi dei tempi andati nel 1986, quando ricevette per 64 yards.
Ma i minuti giocati e le ricezioni messe a segno diminuirono nella stagione 1987, che fu poi l’ultima in carriera.
Nell’Agosto 1988, annunciò il ritiro. “E’ la combinazione di 2 fattori: il mio ginocchio che ancora mi dà problemi ed il fatto che sto invecchiando“, spiegò. “E’ tempo per Kellen di andare avanti“.

Winslow si ritirò con queste impressionanti statistiche e titoli:
– 10 stagioni NFL;
– 109 incontri disputati;
– 541 passaggi ricevuti;
– 6.741 yards ricevute;
– 12.5 yards di media a ricezione;
– 45 TDs messi a segno;
– 3 volte All-NFL (1980, 1981, 1982);
– 1 volta All-AFC (1987);
– 5 volte Pro Bowler (1980, 1981, 1982, 1983, 1987);
– NFL 75-Season Team (1994
.

In quell’ultima conferenza stampa, aggiunse: “L’unica cosa che ho sempre voluto è stata quella di dare ai miei genitori una ragione per essere orgogliosi di me, al di là del fatto che fossi loro figlio. Ho cercato duramente di farlo, sia sul campo che fuori“.

E non si può dire che non ci sia riuscito.

Fonte: http://www.profootballresearchers.org/Coffin_Corner/17-01-589.pdf

Autore: Don Smith

Originariamente pubblicato su “The Coffin Corner

Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.