Il Super Bowl più bello
Poco più di 30 secondi alla fine, la palla scagliata da Manning sembra non arrivare mai a destinazione. 2 secondi che sembrano eterni fino alla ricezione decisiva di un Plaxico Burress che era praticamente scomparso dal match dopo il primo drive di New York. 17-14 e Super Bowl praticamente finito col Vince Lombardi Trophy che prende la volta della Grande Mela.
Della stagione perfetta delle truppe di Bill Belichick resta la cenere di un sogno finito in fumo a una manciata di secondi dalla Storia che i Patriots hanno sfiorato ma non raggiunto tra lo sconforto dei fans che pregustavano una festa infinita tra le strade di Boston. Una festa che, per quanto grande, non avrebbe nemmeno lontanamente raggiunto l’immensità di un’impresa impossibile da definire.
La partita è stata bellissima. Le due difese hanno dominato, tanto che per 3 quarti abbondanti il totale a tabellone dava 10 punti. 7 per New England, grazie al touchdown di Maroney (1 yard run) e di un FG di Tynes dopo un drive d’apertura interminabile: 9’59”, record del Super Bowl.
Il tutto nei primi 2 drives!
Drive lunghi, questo doveva fare New York a detta di tutti. Serie offensive che sarebbero servite a due cose: 1) mangiare tempo per tenere fuori l’attacco atomico dei Patriots più a lungo possibile e 2) tenere fresca fino alla fine una difesa in forma sì, ma che per mettere sempre sotto pressione Tom Brady avrebbe dovuto tenere energie per tutti i 60 minuti della partita.
Brady, perfetto o quasi fino al Grande Ballo, aveva qualcosa che non quadrava. Non la caviglia, quella non l’aveva mai impensierito seriamente, ma lo sguardo. Uno sguardo strano, diverso da quello sicuro di se che tutti conosciamo. Sembrava se la sentisse.
I Patriots dal canto loro hanno sfidato le cabale, hanno voluto strafare invece che fare, cosa che forse sarebbe bastata.
Perché togliere Tom dalla lista infortunati dopo tante partite in cui da “probabile” aveva dominato? Perché BB non ha tenuto la felpa portafortuna? Perché giocare un 4° e 13 quando puoi mettere 3 punti facili (al coperto da 48 yards)? Perché sfidare così da supponenti gli dei del football?
Nel poker si dice che se fai un dispetto alle carte non vedi più un punto. Che sia così anche nel Football??? Io al posto del re del legno Kraft non avrei voluto scoprirlo e avrei dato chiare indicazioni a proposito.
Ma sia ben chiaro, scherzi a parte, che i Giants hanno vinto meritatamente con le loro forze che, grazie ad una preparazione atletica perfetta, erano molte.
Loro al contrario dei Patriots avevano negli occhi una rabbia che hanno sfogato in campo annichilendo il più forte attacco della Storia della NFL!
Doveva essere, la squadra di Coughlin, la vittima sacrificale all’altare dei più grandi di sempre. Ma Straham, Manning, Tyree e tutti I Road Warriors (così definiti per le 10 vittorie esterne tra stagione regolare e post season) non erano d’accordo. Loro erano lì per vincere, per dare una spallata agli avversari e soffiare loro il posto nella Storia. Loro non erano in Arizona per dire un giorno “c’eravamo anche noi”, erano lì per dire “abbiamo vinto noi!”
Gli spettatori allo Stadio (splendido) e quelli davanti alla tv man mano che passavano i minuti iniziavano a credere nell’impresa, la tensione saliva, il cuore pompava nel petto di chi sperava e di chi cominciava a temere.
Quando Tyree ha segnato il primo TD della sua stagione, portando il punteggio sul 10-7 per i suoi, sembrava quasi che gli dei del football volessero il finale a sorpresa di una splendida stagione che nemmeno un regista di Hollywood avrebbe potuto mettere su pellicola.
Sembrava che non fosse più quella partita col copione già scritto che in molti immaginavano.
E, fino a poco più di 2 minuti e mezzo dalla fine della partita sembrava cosa fatta.
Tyree segna il TD del 10-7
Poi, come un sogno (o un incubo a seconda da che parte uno stava) che la sveglia mattutina interrompe arriva il TD di Randy Moss, fino a quel momento triste comparsa della partita e dei playoffs tutti.
La scivolata di Webster sulla traccia che portava l’avversario in end zone sembrava la resa di una difesa impeccabile (se escludiamo il pass interference che aveva portato al TD di Maroney), il perfetto passaggio di un Brady finalmente lui nel drive decisivo sembrava mettere la parola fine e ci faceva immaginare i comunque tanti complimenti che sarebbero stati fatti ad una Squadra che aveva dato moltissimo filo da torcere ai logici trionfatori della stagione perfetta.
Quel TD sembrava il solito finale alla Patriots, una squadra che altre volte (poche) in stagione aveva illuso gli avversari di avercela fatta prima di piazzare i punti decisivi nell’ultimo quarto di gara, una squadra che trovava sempre il modo di vincere, anche in un’occasione in cui il suo signal caller aveva preso botte per 57 minuti.
Ora quasi tutti quelli che avevano creduto al miracolo tornavano atei.
Quasi… non i Giganti. Strahan, quando manning ritornava in campo per tentare un drive di 83 yards, urlava ai compagni della difesa con lui sulla sideline ad assistere e quasi sospingere l’attacco verso la vittoria: “Un TD e siamo campioni. Un solo TD. Se ci crediamo tutti succederà!”.
Tutti col fiato sospeso sugli spalti e davanti alla tv. Chi pregava perché la partita finisse così, chi lo faceva per avere il td della vittoria. Tutti a votarsi ad un Dio che non poteva fare entrambe le cose, ognuno convinto che dall’alto dei cieli avrebbero ascoltato lui.
Il drive parte. Quasi subito uno scoglio altissimo: un 4° e 1 che Jacobs trasforma, forse sì, forse no (le ginocchia non si vedono) ma tant’è, in un 1° e 10.
Il drive prosegue con una mancata ricezione di Plaxico che non è da lui. Forse è un segno.
Eli non ci sta e chiude il down, poi corre ma ne guadagna poche, poi un quasi intercetto sulla sideline, il tutto in un susseguirsi di emozioni di speranze che si scontrano da New York a Boston.
Ed ecco il capolavoro, l’azione che non ti aspetti e che è la più bella di sempre, di tutti i SB giocati, la pubblicità perfetta per questo sport.
Manning riceve lo snap, indietreggia e arriva la pressione. Due, tre avversari riescono a mettergli le mani addosso, ma lui scompare. Riappare con la maglia tirata. “Stavolta va giù ed è finita” pensano tutti. No, si divincola, resta in piedi, indietreggia altre 4 yards, guarda in fondo, ma quello che vede lo sa solo lui. Forse mira proprio Tyree, forse la sparecchia alla “speraindio”, fattostà che David si alza, pressato da Harrison, la prende, la tiena tra mano e casco e, mentre cade e inarca la schiena in modo innaturale, riesce a metterci anche l’altra mano impedendo che il pallone tocchi il terreno.
THE CATCH! Così sarà ricordata. La ricezione impossibile, in un momento che non ti da la possibilità di avere un’altra occasione, fatta da un uomo che, a detta dei compagni, in allenamento non ne prendeva una.
Apoteosi.
La fantastica azione Manning-Tyree
Poi tutto deve ripartire, perché non basta questo capolavoro. La palla deve entrare in endzone, perché quell’azione meravigliosa non resti fine a se stessa.
E così avviene. Il passaggio è perfetto, il ricevitore fa di nome Plaxico e di cognome Burress, l’azione è stata provata e riprovata in allenamento e nel pre-partita come dimostrano le immagini.
E funziona. 17-14 Giants!
Amani Toomer si complimenta con Plaxico Burress
I NY Giants fans sono in tripudio, ma devono anche attendere 35 secondi, quelli che all’attacco dei Patriots potrebbero bastare se non per vincere, almeno per arrivare in field goal range e impattare il match, portandolo all’Overtime.
Non succede. Quell’azione sull’asse Manning-Tyree merita di essere la firma sulla vittoria più di una perfect season ancora possibile. Almeno così decidono gli dei del football che a quanto pare è meglio non sfidare mai con chiamate sciocche, cambiando felpa o semplicemente credendo che quel TD di Moss avesse posto fine alle avversità.
Brady prende altri sacks, altre botte. La difesa di NY, per quanto preoccupata dei lanci di Brady, che comunque nel corso della partita a causa della costante pressione era stato costretto a lanciare corto e in maniera veloce, e delle ricezioni di Moss non avrebbe mai permesso di perdere quella partita.
Alla fine Belichick se la squaglia, come un pessimo sconfitto o come uno preoccupato che il nuovo spygate possa mettere fine ad una carriera stellare, grandiosa.
Capitolo MVP. Io personalmente lo avrei dato alla dfefense di NY in blocco; Butler, Pierce, Tuck, Dockery, Umenyiora e co. Hanno fatto la partita perfetta. Gli addetti hanno deciso diversamente assegnandolo a Eli Manning che lo ha comunque meritato. Non fosse stato per l’intercetto di Hobbs, del quale comunque l’unico colpevole è stato Smith, avrebbe fatto dei playoffs perfetti.
Bravo Eli a far cambiare idea a tutti quelli che lo consideravano un bust assai costoso in termini monetari e di draft, vista la prima scelta che i Giants dovettero cedere a San Diego quattro anni fa per averlo.
Ha vinto la squadra migliore, non della stagione, ma dei playoffs e della partita decisiva, quella che conta più di tutte.
Ha vinto New York, congratulazioni a un grande Coach, Tom Coughlin, una grande Defensive Coordinator, Steve Spagnolo, che ha deciso di resistere alle avances dei Redskins per restare con i Campioni del Mondo, ha vinto Eli Manning, tanto criticato in stagione quanto osannato a fine torneo, ha vinto un gruppo eccezionale che ha saputo trovare forza e motivazioni, che ha trovato la perfetta forma psico-fisica al momento giusto.
Ha vinto, infine, una città che da anni aspettava di arrivare nuovamente in cima al Mondo con lo sport preferito dagli Americani.
Complimenti a tutti.